Barche Classiche Riva Vs Carene Classiche Levi
L’incompetenza corre nel web, l’esperto Riva parla per… ditelo voi
Barche Classiche? Questo articolo nasce come risposta a Piero Maria Gibellini (Presidente RHS – Riva Historical Society) che prima su “Vivariva” (n° 44 Anno XII Estate 2014) e poi su un sito, Barche d’epoca e Classiche di Paolo Maccione, ha fatto alcune considerazioni che ci riguardano.
Gentile Paolo Maccione del sito Barche d’epoca e Classiche,
ho trovato per caso questo suo articolo intitolato “L’INCOMPETENZA DEGLI ARMATORI DEI RIVA DI LEGNO” e ci sono alcune precisazioni nel merito che devo fare:
- Non è bello scrivere un articolo come il suo e non comunicarlo ai diretti interessati.
- Ha utilizzato immagini di AltoMareBlu (immagine a lato con evidenziate le foto) ed anche questo, non è bello.
- Non si è documentato su quanto afferma Piero Maria Gibellini (Presidente RHS – Riva Historical Society), ma lo potrà fare qui, attraverso il nostro sito.
Al primo punto, è evidente che lei non conosce come si gestisce un sito web, ma questo è un suo problema.
Il secondo punto, dalla data di messa in linea di questo articolo, le chiedo di eliminare tutto il materiale fotografico che lei ha pubblicato e NON AUTORIZZATO.
Terzo punto, l’azione di disinformazione a mezzo web è un reato regolamentato dal Garante per l’editoria ed è indicato come “pubblicità ingannevole”. Competenze e valutazioni di un “esperto” che fa riferimenti e basa le sue teorie su considerazioni personali con imprecisioni, riferimenti e affermazioni diffamanti, non è per niente bello.
Di seguito andremo a fare “le nostre considerazioni” su quanto da Lei, Paolo Maccione e dall’esperto Piero Maria Gibellini è stato scritto sul sito Barche d’epoca e Classiche.
Cordiali saluti,
Alessandro Vitale
L’esperto di restauro, storico delle carene Levi, Giacomo Vitale risponde:
Non c’è dubbio e questo lo affermo con il massimo rispetto verso gli armatori di qualsiasi tipo di Riva, sono splendide opere ebanistiche che Carlo Riva seppe introdurre sul mercato. Open classici di cui sappiamo, coniugando con indubbia capacità e maestria un successo targato Riva e finalizzato ad un business che nella storia della cantieristica nautica non credo sia stato ancora eguagliato e migliorato.
Tuttavia, occorre fare un’analisi oggettiva delle due categorie di barche che sono poste di fronte, l’una all’altra, in un faccia a faccia senza esclusione di colpi e che portano ad una domanda:
Circa il valore delle barche classiche Riva, si capisce che c’è un trend speculativo di non poco conto e che a mio modo di vedere non valgono assolutamente le cifre iperboliche che chiedono per queste barche. Ovviamente, massimo rispetto per coloro che ci lavorano su questo tipo di barche, perché richiedono manodopera comunque di un certo costo e preparazione, ma i ricarichi, oltre il tempo per le lavorazioni eseguite, sono costosi.
…gli splendidi progetti di Levi, quelli pensati per la costruzione in serie con carene veloci più che per l’uso famigliare, non ebbero un successo di vendita adeguato al loro valore per vari motivi: i limiti dovuti al loro sistema costruttivo, votato alla leggerezza; la scarsa notorietà internazionale dei cantieri costruttori; forse anche la verniciatura a smalto del compensato marino delle murate, privato del fascino del legno a vista, senza avere i vantaggi manutentivi della vetroresina; ma soprattutto perché i cabinati si comprano per l’uso famigliare e non per saltare sulle onde o infilarvisi dentro. Piero Maria Gibellini
Giacomo Vitale esperto di barche classiche Levi risponde:
Ma Vi rendete conto che motivazioni pretestuose e sciocche sono quelle che dovrebbero giustificare il loro mancato successo? Quale mancato successo? Da queste affermazioni si capisce che il Gibellini è molto pratico di barche Riva, in grado di navigare solo con mare tranquillo o magari su un lago. Egli confonde il navigare in sicurezza in qualsiasi condizioni meteo, con l’andar per banchine? Le carene classiche Levi affrontano con brillante disinvoltura tutte le condizioni di mare dando il meglio nel momento in cui c’è più bisogno!
Lamellare di mogano incrociato: il carbonio del legno!
Le carene Levi in lamellare, giusto per fare un esempio comparativo, sono altra cosa. Infatti, se confrontiamo la composizione della struttura di uno scafo Levi notiamo quattro strati di lamelle di legno, con essenza in mogano da 85 mm di larghezza per sei millimetri di spessore poste a 45° tra loro.
Quattro strati incrociati a 45°, il tutto incollato con colla resorcinica, detta anche colla rossa, per uno spessore totale di circa 24 – 26 millimetri, che tradotto in termiti di sollecitazioni meccaniche possiamo affermare con assoluta certezza che questo tipo di carena autoportante, di cui spiegherò più avanti, è in grado di sopportare le tremende sollecitazioni meccaniche a cui è sottoposta una carena in caso di navigazione con mare formato e duro.
Questo tipo di costruzione, riduce il peso totale, visto che non è necessario creare una struttura a chiglia, ordinate, correnti, paramezzale ecc… necessari per le costruzioni di tipo antico, comunque validissimo se riferito a barche con fasciame longitudinale in massello, ma con differenti prestazioni e tipi di navigazione.
Come è ben noto il legno è un materiale altamente anisotropo ovvero non ha la stessa resistenza meccanica a flessione in tutte le direzioni ma ha il picco di resistenza nella direzione parallela alle fibre.
Incrociare più strati di legno sfalsandoli di 45° tra loro equivale a realizzare un manufatto pressoché isotropo come per altro accade con i tessuti quadriassiali utilizzati per la costruzione in composito i quali sono costituiti da fibre unidirezionali intrecciate e disposte lungo direzioni a 0°, 45°, 90° e -45°.
Una tale configurazione consente di ottenere caratteristiche meccaniche abbastanza omogenee in qualsiasi direzione di sforzo e ad assorbire al meglio gli sforzi di flessione anche in assenza di una struttura portante. Lo spessore resiste invece al taglio. E’ un po’ come confrontare un composito monolitico con un sandwich.
Non per niente la costruzione in lamellare è stata per anni alla base della tecnologia aeronautica fino all’avvento delle leghe leggere e dei compositi. La tecnica di costruzione classica dei Riva come di molte altre barche dell’epoca è indubbiamente valida ma non è volutamente orientata verso la ricerca della leggerezza per la prestazione assoluta in termini velocistici.
Ricordiamo poi che i Riva nascono a Sarnico, su un lago e che pertanto hanno una filosofia di navigazione totalmente diversa. Carlo Riva non ha mai pensato all’Aquarama come una barca da competizione senza considerare che ogni serie di Aquarama aveva delle modifiche nelle linee di carena proprio per migliorarne il comportamento in mare in base alle richieste degli armatori. Il confronto tra barche classiche Levi e barche classiche Riva è un po’ come confrontare una Bentley con una Lamborghini (anche come pubblico a cui si rivolgono). Proprio per questo mi stupisce che nessuno (tanto meno Gibellini) si sia posto due domande a questo punto ovvie:
- Quanti Riva hanno partecipato gare di endurance o offshore (Cowes-Torquay, VBV, Miami-Nassau) confrontandosi con i vari Bertram, Cigarette, Levi etc… e quante barche Levi di “serie” (escludo Surfury ed i suoi derivati) hanno fatto la stessa cosa e con che risultati? Una partecipazione ad una SOLA gara peraltro a tappe e non si sa con che tempi e velocità è come una rondine che non fa primavera. Mi domando anche cosa sarebbe successo se a quella gara ci fosse stato una Speranziella o un Delta 28, Settimo Velo, etc….
- Perché lo stesso Riva volle una carena Levi per il suo Riva 2000? Se la filosofia progettuale Levi non andava bene per il pubblico Riva perché lo stesso Ing. Riva chiese a Levi il progetto?
La costruzione dello scafo in compensato marino delle barche di Levi consiste nell’incollaggio dei pannelli con rinforzi e giunzioni di resina, senza il supporto di una vera e autonoma struttura interna. Il che significa che se marcisce un pannello di compensato non vi è una struttura su cui avvitare quello nuovo. Se invece marciscono i compensati del fondo di un Riva, si svitano dalla struttura e si riavvitano quelli nuovi con una spesa contenuta. Ogni parte è avvitata e sostituibile anche se incollata. Piero Maria Gibellini
Foto sopra: Sostituzione di una intera parte di fasciame di una barca Classica – Italcraft Drago
Giacomo Vitale esperto di barche classiche Levi risponde:
Ha detto bene Gibellini: quando le costruzioni in “compensato di mogano” da 10 mm di spessore, come quelle dei Riva marciscono, perché è un dato di fatto che possono marcire facilmente, si cambiano con facilità e disinvoltura, perché la loro struttura è semplice… verissimo, ma anche molto fragile.
Non voglio immaginare cosa accadrebbe ad una barca del genere se in navigazione urtasse su un corpo galleggiante, come per esempio una piccola bombola di gas.. mentre una carena in lamellare di Levi fatta in strisce di mogano da 6 mm di spessore inclinate ed incollate tra loro in quattro strati a 45° e con colla resorcinica, a parte che potrebbe marcire solo se lasciata per anni alle intemperie ed esposta all’acqua dolce, mentre a contatto con l’acqua salata del mare si conserva inalterata per decine di anni anche se il lamellare non è protetto da vernici ecc… indubbiamente subirebbe un choc per l’impatto, ma sicuramente non un cedimento.
Detta in due parole, potrebbe mai resistere un compensato da 10 mm si spessore ad un carico violento ed improvviso di molti chili, rispetto ad una carena in lamellate incrociato ed incollato come detto e dello spessore di 24 mm? Credo che la risposta sia ovvia e lascio al lettore ogni considerazione…
La costruzione delle carene Levi rispetto le carene Riva
Sostanzialmente le carene in lamellare di mogano di Levi o altre essenze riescono a coniugare leggerezza e robustezza che paragonate alle carene Riva non temono assolutamente confronto perché il fondo di queste ultime è anch’esso in mogano, ma di spessore contenuto in 10 millimetri realizzato in più pezzi, che vengono così avvitati ed incollati tra loro, favorendo una eventuale sostituzione in modo più semplice. Se andiamo a paragonare la resistenza meccanica dei due metodi, il lamellare di mogano della carene Levi incollati ed incrociati tra loro, contro un solo strato longitudinale alla chiglia dello spessore 10 millimetri di un Riva, lo capisce anche una persona non competente di barche… che la differenza è notevole.
DEEP EVOLUTION
ANALISI DEL SEAKEEPING NELLE PRINCIPALI SERIE DI CARENE DI RENATO «SONNY» LEVI
Video di uno studio MICAD su carene a V profondo Levi: articolo completo: Deep eVolution
Diedro di prua Riva
Le carene Riva hanno un diedro a prua che è molto pronunciato e che si riduce verso la quinta ordinata di calcolo a circa 10°, per continuare così verso lo specchio di poppa con diedro lievemente inferiore. Analizzando il comportamento di una carena Riva come descritto tra le righe, in caso di vento pronunciato al giardinetto di poppa, sia a dritta che a sinistra e mare formato con velocità moderata, si va incontro ad un probabile e pericoloso testa coda che in gergo tecnico marinaresco viene definito “spin out” che in condizione estreme, può avere conseguenze molto gravi per gli occupanti della barca.
Diedro di prua Levi
Le carene Levi, invece, hanno solitamente un diedro a prua contenuto in 40° che verso la quinta ordinata di calcolo si riduce andando così in modo costante verso lo specchio di poppa, con circa 20° di inclinazione. Le carene Levi più spinte come prestazioni, hanno diedro allo specchio di poppa fino a 25° con una notevole stellatura. I pattini arrivati a una certa velocità, sommano l’effetto portante con la carena convessa nelle sue sezioni aumentando considerevolmente la portanza totale. Tutto questo avviene fino alla diminuzione della superficie bagnata che in planata si riduce. Il pronunciato diedro allo specchio di poppa, garantisce stabilità e sicurezza.
…sono tutte barche apprezzabili per la famosa carena dislocante veloce, a delta con i pattini di sostentamento, che necessita molta potenza dai motori e leggerezza dello scafo per planare ed essere veloce, e sono tutte barche cabinate, con costi di restauro che, per quelle più trascurate, possono contemplare il rifacimento totale dello scafo. Piero Maria Gibellini
Giacomo Vitale esperto di barche classiche Levi risponde:
Qui il Gibellini si è sbizzarrito definendo le carene Levi “dislocanti veloci”, ma dovrebbe spiegare perché le definisce così… bah!
Le carene plananti a bassa velocità navigano in dislocamento. È una condizione normale per questo tipo di unità. Lo stesso Levi, quando fu intervistato in occasione della prima gara Cowes – Torquay a cui partecipò con A’ Speraziella, alla domanda: è vero che una carena Levi planante richiede maggiora potenza per planare? Levi rispose che questa affermazione era vera solo in piccola parte e cioè, il tempo necessario per portare la carena in planata.
Dire che le carene Levi sono onerose in caso di restauro perché sono cabinate è un’affermazione assolutamente gratuita e aggiungo: ma lo sapete quanto costa restaurare un Riva non cabinato? UN BOTTO!
Le carene Levi sono la storia della nautica moderna. Hanno generato studi sulle carene a V profondo, le carene Delta, il triciclo rovesciato o carena a Y, tutti studi che rendono queste barche classiche oggetti di culto oltre ad aver dato al suo realizzatore/progettista un riconoscimento accademico proprio per l’innovazione e la sicurezza che questo tipo di imbarcazioni hanno avuto anche nell’utilizzo militare, di soccorso e di pattugliamento come possono testimoniare i militari della Guardia di Finanza e delle Capitanerie di Porto, la laurea Onoris causa in Yacht Design a Reanto “Sonny” Levi è un fatto, non chiacchiere da sito di terzo livello in gossip nautico.
Tralasciando che tra queste carene ci sono anche innovazioni importantissime come le step drive, parlare di eliche di superficie potrebbe addirittura far sorridere quanti conoscono il mondo della nautica da diporto moderna che utilizza questo tipo di propulsioni e Levi, ne è stato il precursore ed anche un attento promotore, arrivando ad ipotizzare ed a realizzare dei piedi poppieri che utilizzavano questo principio “moderno” di propulsione nautica.
Mi perdonerà Piero Maria, ma se le carene da lui citate, le barche Levi sono “dislocanti veloci” Exocetus Volants è una “dislocante misteriosa”?
…la rarità di per sé non è un valore se è indice di insuccesso di vendita, per un progetto o una costruzione inadeguati. Cosa diversa è se la rarità è dovuta ad un progetto esclusivo, o un progetto tecnicamente importante, ma dal costo eccessivo di vendita, oppure per essere il prototipo di una serie di successo. Il valore è anche influenzato dalle valenze storiche, come l’età, la partecipazione ad eventi importanti, la tecnologia, i proprietari, il cantiere e il progettista famosi, eccetera. Piero Maria Gibellini
Giacomo Vitale esperto di barche classiche Levi risponde:
Gibellini fa confusione tra rarità ed insuccesso di vendite perché Levi quando progettava le sue barche su input degli armatori che gliele ordinavano, pensava prima di tutto a realizzare una carena unica, esclusiva.
Definire le carene Levi che si sono vendute poco un insuccesso, perché magari mal costruite, sono affermazioni gratuite che potrebbe fare una persona superficiale, ma inaccettabili se queste accuse provengono da chi si definisce esperto di barche ed offendono la memoria di un progettista innovativo che ancora oggi a pochi giorni dalla sua scomparsa è all’avanguardia per le sue coraggiose scelte progettuali e le sue geniali intuizioni.
I progetti unici di Renato “Sonny” Levi come G.50, Barbarina, Hidalgo, Corsara, giusto per fare qualche esempio, basta solo citarli per mettere a tacere chiunque.
Il valore delle barche classiche Riva e le barche classiche Levi
Circa il confronto del valore tra le carene Riva e le Levi, le motivazioni portate a ragione delle prime contro le Levi sono insostenibili ed insisto nell’affermare che le barche classiche Riva sono bellissime dal punto di vista ebanistico, ma non sono affatto paragonabili alle carene Levi.
Il legno a vista può piacere o meno, è un fatto estetico che ha una sua valenza, ma avere una barca che ti porta sempre in porto e che è capace di affrontare ogni tipo di mare e dati i tempi e le condizioni atmosferiche che sono tanto cambiate in peggio, rispetto a quelle più miti e affrontabili di una volta, la dicono lunga su quale barca è meglio trovarsi a condurre in caso di condizione meteo avverse…
Avere una barca unica al mondo o costruita in pochi esemplari potrebbe fare la differenza e assicuro che le carene Levi, ovunque siano in navigazione o all’ormeggio fanno fermare ad osservarle ammirati tantissime persone, dall’esperto a quella che comunque comprende che sta vedendo con i suoi occhi una barca speciale… piaccia o meno ai possessori o estimatori di carene Riva.
Tuttavia, anche le carene Riva suscitano interesse e meraviglia agli occhi dei meno esperti perché essendo tutte in legni lucidi e splendenti, con le loro cromature luccicanti, le strumentazioni con tanti particolari in ottone cromato o acciaio inox che contrastano bene sul legno lucidato a specchio.. ma la differenza è sulle prestazioni che ne fanno tanto la differenza…
Certo ‘A Speranziella, il prototipo della Canav, arrivò primo nel 1963 alla Cowes-Torquay Race, ma, di contro, lo Zoom, Super Aquarama del 1970, arrivò primo di classe e secondo assoluto nella ben più massacrante Londra-Montecarlo del 1972. Piero Maria Gibellini
Giacomo Vitale esperto di barche classiche Levi risponde:
Rispettando il personale punto di vista, è abbastanza singolare non aver visto altre partecipazioni e con altri modelli di barche classiche Riva, quasi come aver centrato un obbiettivo ed averci creato un marketing attorno, lecito ed indiscusso, ma se vogliamo parlare di nautica, quella vera, di progettazione, quella vera, evoluzione di costruzione, dovremo essere più obbiettivi e suggerire una sana lettura: A’ Speranziella story di Renato “Sonny” Levi.
I RIVA? NON ROMPONO LA SCHIENA E NEMMENO I TIMPANI Ma i Riva sono barche da diporto famigliare, le cui carene si sono evolute assieme alla potenza dei motori con lo scopo di ottenere una navigazione sicura e confortevole e non per una velocità estrema, rompi schiena e rompi timpani. La prua portante permette anche di viaggiare a velocità ridotta cavalcando le onde, mentre la carena delta è fatta per viaggiare in planata, saltando sulle onde, ma riducendo la velocità si infila nell’onda terrorizzando gli occupanti. Piero Maria Gibellini
Giacomo Vitale esperto di barche classiche Levi risponde:
Nelle righe precedenti abbiamo ampiamente risposto, le affermazioni sopra fatte da Gibellini sono quanto mai superflue e terrorizzano i lettori!!
Il Delta Levi G50 del 1967 è in vendita a €800.000, una barca bellissima che fu costruita come esemplare unico per Gianni Agnelli con 4 motori B.P.M. a benzina. Di essa non si può avere né la certezza del valore effettivo, che è determinato solo da quello di acquisto, né la certezza dell’investimento. L’unico riscontro che abbiamo viene dal Barbarina, un fast-commuter Delta Levi di m.11,28, costruito anch’esso in compensato marino per il Conte Corrado Agusta, proprietario delle fabbriche delle motociclette e degli elicotteri. E’ una evoluzione, assieme all’Hidalgo di Roberto Olivetti, del G50. Piero Maria Gibellini
Giacomo Vitale esperto di barche classiche Levi risponde:
Gibellini ormai è andato con le sue farneticazioni e non sa cosa dice… Barche classiche Levi come G. Cinquanta in vendita? Non ci risulta. L’unico riscontro Barbarina? Barbarina non esiste più. Costruito in compensato? È massello in essenza intrecciato ed utilizzato per tutti gli scafi in legno Levi!
…Barbarina fu smontato in un cantiere dell’isola d’Elba per il suo restauro, ma, riscontrato il marciume diffuso nei compensati di carena e non sapendo come intervenire in mancanza di una struttura portante, fu interpellato il cantiere costruttore Delta. Il responso fu che, per la sicurezza di una barca veloce, non si potevano fare sostituzioni parziali in assenza di una struttura portante, andava rifatto ex novo tutto lo scafo, con costi finali fuori logica, vista anche la perdita di originalità, al limite della replica. La conseguenza di ciò fu la vendita dei 4 motori B.P.M., per recuperare in parte le spese. Anche l’Hidalgo è in vendita, a €500.000; ha 2 motori a gasolio non originali che, forse, ne rendono più interessante l’acquisto per la navigazione d’altura. Il prezzo richiesto per il G50 contempla, oltre al valore storico, anche la valenza del nome dell’armatore, ma solo il futuro potrà dire se farà la fine del Barbarina, o se il nome Gianni Agnelli manterrà la sua attrattiva. Piero Maria Gibellini
Giacomo Vitale esperto di barche classiche Levi risponde:
Idem come sopra e non c’è altro da aggiungere, anche le più recenti realizzazioni come il Levi Corsair in composito derivato dal Settimo Velo, la dice lunga sulla bontà di questo tipo di “tecnologia” che ha, evidentemente, radici profonde!
Carlo Riva e Renato “Sonny Levi” sono due mondi paralleli, tecnicamente non in conflitto ne in competizione, espressione di due filosofie diverse ed ugualmente di successo. Il valore tecnico delle loro barche non si discute relativamente all’utilizzo a cui erano destinate. Metterle a confronto per capire chi è il “migliore” è sbagliato così come valutare tutto in base alla diffusione degli esemplari o al prestigio internazionale dei cantieri costruttori (Italcraft, Canav non credo siano stati all’epoca secondi a Riva).
Caro Tealdo,
la frase della discordia è questa:
“Meglio un Levi dei blasonati Riva che certamente non valgono quelle assurde quotazioni riservate a chi di nautica e barche marine ne capisce assolutamente nulla.”
Se ci fosse ancora tra noi Antonio, leggere una sua risposta sarebbe quanto mai divertente e il motivo è semplice: si parla di “barche marine” e non da lago.
C’è chi a suo tempo fece notare che una carena Levi naviga bene sia a mare che in un fiume che in un lago, per una barca classica Riva di serie, le variabili possono essere tante, ma di certo non nascono per il mare.
Le risposte a Gibellini furono date a suo tempo proprio da Antonio Soccol: Il vero valore delle Speranzella Levi dove Gibellini, che scriveva per Yacht Digest, nelle sue valutazioni non dava alcun valore alle invenzioni e all’importanza che hanno, nella storia!
Quindi, le barche classiche Riva avevano un valore esponenziale rispetto alle barche classiche a motore Levi; la risposta a uno degli armatori evidenziò, la totale “ignoranza” su produzione, tipologia di imbarcazione, date e storia dei cantieri che producevano quelle barche; non mi sono dato io il “titolo” di “storico” della nautica.
La famosa frase “della discordia” era alla fine di un articolo del 2010 dal titolo:
L’importanza economica del Registro Storico delle Carene Levi
Dal titolo, si parlava dell’importanza del Registro Storico delle Carene Levi, un ragionamento che arrivava anche a evidenziare i prezzi di acquisto di quel tipo di carene negli anni di produzione, ma evidentemente gli interessi sono maggiori della ragione ed ecco che se ne sono lette di tutti i colori.
Sta di fatto che noi non abbiamo stilato nessun listino prezzi su riviste di settore, non abbiamo detto al mondo di essere degli storici della nautica, nel 2011 non abbiamo copiato da AltoMareBlu il registro storico delle barche classiche Riva…
Insomma, può essere simpatico oppure no, ma Gibellini a me sembra una persona che dimostra di avere delle evidenti lacune di conoscenza storica, di conoscenza tecnica, di cognizione rispetto tutta quella nautica che differisce da un mondo bellissimo qual’è quello Riva, ma se dovessimo mai dare delle valutazioni economiche in base a un prodotto, il discorso cambierebbe, questo almeno per me che posso andare oltre il valore storico e basarmi solo su fattori costruttivi, scelte tecniche, materiali ecc…
Per scherzare, ho detto a Giacomo di fare un video utilizzando due carene: Una Levi e un Riva, prendere un martello da carpenteria pesante e dare un forte colpo alla carena Levi e poi a quella Riva; Giacomo è scoppiato a ridere!
Ribadisco che le barche classiche Riva, sono davvero molto belle da vedere, un bel mondo creato attorno, non rientrano nel mio modo di concepire il mare, vivere la barca, ma rispetto.
Avendo utilizzato molte volte il Tritone del film Il sorpasso e essendo stato il felice proprietario di due Rover Marine disegnati da Sonny Levi, sono con il cuore diviso in due, ma ha ragione Giacomo: il paragone non regge.
“Carlo Riva e Renato “Sonny Levi” sono due mondi paralleli, tecnicamente non in conflitto ne in competizione, espressione di due filosofie diverse ed ugualmente di successo.
Il valore tecnico delle loro barche non si discute relativamente all’utilizzo a cui erano destinate. Metterle a confronto per capire chi è il “migliore” è sbagliato così come valutare tutto in base alla diffusione degli esemplari o al prestigio internazionale dei cantieri costruttori.
Se voglio fare un viaggio comodo ed elegante scelgo un Mercedes (ne ho guidate diverse e a lungo tra quelle di famiglia, tra cui la 220 SE a sei cilindri, negli anni ’60 un altro pianeta), la 230 e la 250 tutte a 6 cilindri, se voglio correre in sicurezza prendo una Porsche, faccio centinaia di km come un fulmine e poi il giorno dopo porto il figlio a scuola.
Il paragone con Porsche è voluto, in quanto sono auto che si prestano a utilizzi diversi, non come altre che necessitano di cure continue. Sono come si dice delle persone “multi tasking”, soprattutto con il mio Slim Rover seminavo tutti, nel Golfo di Saint Tropez, anche con Mistral contrario e mi divertivo come un pazzo.
Certo che il figlio di 10 anni e mia moglie mi seguivano su altre barche, che arrivavano quando io avevo già lavato e asciugato la mia.
Pertanto lunga vita al mito Riva e all’ing Carlo, ormai oltre 90enne e un pensiero riconoscente a Sonny, per avermi dato sensazioni e ricordi indelebili.