Italcraft: un mito – la fabbrica delle innovazioni di Francesco Fiorentino
Un marchio con mezzo secolo di storia, con spirito innovativo nel DNA e la velocità nel sangue!!
In Italia pochi cantieri possono vantare una tradizione che ha ormai superato abbondantemente i 50 anni di storia. Una storia fatta di successi, di ingegno e soprattutto di coraggio ma anche di momenti di difficoltà eppur sempre pervasa dallo spirito dell’innovazione a tutti i costi!
L’X-1 e l’epoca d’oro
Questa è stata la storia del cantiere Italcraft nato nel 1956 dalla volontà dei fratelli Mario e Sergio Sonnino sulle rive del lago di Bracciano e poi successivamente trasferitosi sul golfo di Gaeta dove tuttora può vantare una posizione strategica sia per le attività di produzione che per quelle di rimessaggio.
La filosofia produttiva di Italcraft è stata sempre quella di proporre al pubblico imbarcazioni con un alto contenuto tecnico in ogni aspetto dall’idrodinamica degli scafi, alle tecniche costruttive, alle propulsioni. Questo continuo sviluppo tecnico è stato sempre perseguito mediante una costante ricerca che partiva sin dalla proprietà del cantiere, impegnata in prima persona nel collaudare le proprie imbarcazioni e nel testare direttamente sul campo le innovazioni che poi sarebbero state immesse sul mercato.
Erano gli anni d’oro della motonautica, le competizioni erano quelle dell’offshore vero in cui le barche navigavano per lunghi tratti molto distanti dalla costa in pieno mare aperto e per questo dovevano essere progettate e costruite in maniera robusta ma leggera e con carene che permettessero di affrontare le condizioni di mare più impegnative.
Questo i fratelli Sonnino l’avevano capito bene partecipando più volte a competizioni come la Viareggio-Bastia-Viareggio ed ottenendo successi e vittorie come quello del 1963 raggiunto da Sergio Sonnino con un 26’ costruito in compensato marino chiamato Italcraft X-1B motorizzato con due motori Chrysler da 300 hp a benzina che percorse le 160 miglia della gara alla velocità di ben 26 nodi di media con mare forza 5. Quell’anno gli X-1 partecipanti alla gara furono cinque e tutti risultati nelle prime dieci posizioni della classifica generale.
A riprova della grande attenzione allo sviluppo tecnico profusa dalla proprietà Italcraft si noti che tra i cinque esemplari della flotta X-1 uno era pilotato dal fratello di Sergio, Mario Sonnino, identico all’X-1B ma motorizzato con una coppia di GM da 180 hp diesel, il quale tagliò il traguardo come primo nella classe diesel e quarto assoluto a conferma delle ottime doti marine della carena nonostante la meccanica più pesante.
Dall’esperienza maturata nelle competizioni Italcraft produsse la serie X-1 per il diporto attribuendogli l’appellativo di “elica d’oro” e pubblicizzandone la carena a “dislocamento planante” (Foto_1). Questo termine che potrebbe lasciare perplessi molti tecnici in realtà voleva indicare una carena a V profondo con pattini di sostentamento molto simile a quella dei Bertram di Hunt.
L’ X-1 diede vita ad una vera e propria serie di modelli della serie “X” sempre costruiti in compensato marino, con lo stesso spirito tecnico innovativo, dal design facilmente distinguibile e tuttora molto elegante ed attuale: X-20, X-31, X-33 ed X-44. Prodotto dal 1968 come vera e propria sfida tecnica ed industriale alle barche d’oltreoceano, L’ X-44 sostituì l’X-11 proponendosi con un design completamente differente.
X 33 Diplomat 1968-71
X44- Super S3
Figlio del nuovo corso Italcraft, l’X-44 venne presentato come un motoryacht fisherman con spiccate doti di abitabilità e di comfort oltre che dalle immancabili prestazioni di tenuta al mare e velocistiche consentite dalla carena cavallo di battaglia della tecnologia del cantiere.
Il Sarima e gli anni ‘60
Ma la prima delle milestones del cantiere di Bracciano non fu un’imbarcazione appartenente alla serie X, anche se da essa derivata. Il primo grande successo di massa di Italcraft portava il nome di Sarima (che significa principessa), un day cruiser di circa otto metri costruito in compensato marino e motorizzato con l’allora innovativo sistema dei piedi poppieri.
Il Sarima fu uno dei diretti rivali dell’Aquarama di Riva: entrambe prodotti nello stesso periodo ma dal design molto diverso ebbero una diffusione sviluppata con la differenza che il Sarima fu rivolto ad un target di pubblico meno elitario e divenne ben presto “la 600” delle barche a motore.
Il punto di forza del progetto Sarima fu la grande abitabilità all’aperto unita ad una comodissima cabina con due cuccette e bagno. Un design essenziale ma molto elegante caratterizzato dal ponte perfettamente flush deck e la carena morbidissima sull’acqua completarono il quadro per il successo commerciale del day-cruiser più famoso del cantiere laziale, prodotto anche nella variante Corallo, realizzata dal 1965 in poi, che rispetto al suo predecessore presentava una piccola tuga che ne aumentava i volumi interni.
Negli anni ‘70 il cantiere Italcraft rappresenta uno dei punti di riferimento per la nautica da diporto a motore e dispone di un ufficio tecnico tra i più tecnologicamente avanzati in Italia e probabilmente anche in Europa. Ancora oggi visitando lo stabilimento di Gaeta si possono trovare i numerosi modelli delle carene con i quali venivano effettuati i test in vasca navale e scavando tra gli archivi è possibile reperire informazioni e disegni riguardanti ognuna delle unità prodotte con tutte le relazioni eseguite dai tecnici di produzione, dei collaudi e delle prove in mare: una mole di informazioni, naturalmente in formato cartaceo, che costituiscono un vero e proprio patrimonio della storia della tecnica in campo nautico.
Il Drago: la sfida tecnologica
Spesso dalle rivalità sul campo di gara nascono le collaborazioni più interessanti, specie in ambito nautico, ed è per questo che dopo anni di battaglie tra gli X-1 di Italcraft e le Speranzella di Levi prodotte dal cantiere Canav di Anzio, i fratelli Sonnino si rivolgono proprio a Levi che con il suo ingegno e le sue carene rivoluzionarie in quel periodo vinse tutto quello che c’era da vincere nelle competizioni motonautiche europee.
Levi fu chiamato ad una vera e propria sfida tecnologica che da qual momento avrebbe totalmente rivoluzionato il concetto di imbarcazione veloce, un’impresa che nessuno a parte lui avrebbe mai accettato con i mezzi tecnologici che aveva a diposizione: creare la prima imbarcazione di serie da diporto motorizzata diesel che potesse raggiungere i cinquanta nodi!
Levi non era nuovo a sfide del genere, era reduce da altre imbarcazioni simili come Hidalgo, accettò la sfida e la vinse segnando una delle milestones più importanti non solo della produzione del cantiere e della sua carriera ma dell’intera storia della motonautica mondiale.
Il Drago era la barca dei record: oltre che ad essere la barca diesel più veloce al mondo era anche la prima barca da diporto a montare un sistema di propulsione ad eliche di superficie e le innovazioni riguardavano anche la tecnica ed il materiale di costruzione poiché per rispettare il peso di progetto di soli 5500 kg per una barca di 42’ si optò per la costruzione in lamellare di mogano rinforzato con resine epossidiche piuttosto che in compensato marino.
Dal successo commerciale ottenuto nel diporto il Drago passò ben presto anche ad essere apprezzato nel campo delle applicazioni militari grazie all’interesse della Guardia di Finanza che dopo averne sequestrato un esemplare ai contrabbandieri lo adottò come motovedetta di pattugliamento veloce dalla fine degli anni ‘70 fino agli anni ‘90.
Visti gli ottimi risultati ottenuti con il Drago i fratelli Sonnino chiesero a Levi di progettare per loro anche una versione più piccola ed economica ma con la stessa indole sportiva del Drago dando vita al Mini Drago, un piccolo Mini Drago.
day cruiser di otto metri e mezzo sempre spinto da eliche di superficie e motori diesel, capace di raggiungere i 45 nodi di velocità massima e di cui, analogamente a quanto accaduto per il fratello maggiore, vennero prodotte delle versioni militari in dotazione ai corpi di polizia e capitanerie di porto.
La storia recente
Quando la collaborazione di Levi con Italcraft terminò il know-how riguardante le geometrie di carena e le eliche di superficie acquisito con il Drago venne riproposto dal cantiere per tutto il corso degli anni ‘80 e ‘90 creando numerosi altri modelli assolutamente innovativi per l’epoca come l’Aermar 36’ o la serie dei Fast open.
Degni di nota sono anche i modelli Espada ed il suo fratello maggiore Blu Marlin, in particolare Espada aveva la particolarità di avere la postazione di comando rialzata come se fosse su un flying bridge ma che in realtà era accessibile dalla dinette retrostante: una sorta di antenato dei moderni coupé.
Nel corso degli anni ‘90 e poi nei primi anni 2000 il cantiere Italcraft ha continuato a produrre imbarcazioni sia open che flying bridge di grande prestigio ritornando ad una concezione meno estrema e più classica ma sempre utilizzando materiali e tecniche all’avanguardia, molte delle quali acquisite nella costante collaborazione con le forze armate per le quali le forniture sono continuate fino ai primi anni 2000 anche dopo il cambio di proprietà dai fratelli Sonnino ai Cantieri del Golfo.
Durante la gestione di Italcraft da parte di Cantieri del Golfo i modelli che hanno segnato maggiormente la storia del cantiere sono stati il Sarima38’, il Drago 70’, barca dell’anno 2003 ed il primo megayacht del cantiere di Gaeta il 95’ SSR.
Nell’anno 2005 Italcraft passa ancora una volta di mano dai Cantieri del Golfo al gruppo InRizzardi che immette nel cantiere nuove risorse ma soprattutto nuove idee.
Il gruppo di Sabaudia, già titolato a livello mondiale nelle competizioni motonautiche nelle classi endurance, decide sin da subito di impegnare ingenti risorse per costruire due imbarcazioni da far partecipare al campionato Powerboat P1 posizionando il cantiere di Gaeta nella propria holding come una vera e propria divisione di ricerca e sviluppo.
In quell’anno Italcraft produce due imbarcazioni da corsa costruite entrambe in fibre aramidiche e resina vinilestere e con componentistica, compresi motori FPT e trasmissioni di superficie Top System, esclusivamente made in Italy: Sarima P1 e l’XT.
Il primo fu un’evoluzione del già performante Sarima 38’ chiamata per l’occasione Sarima P1 con una nuova carena ventilata e con
l’adozione delle trasmissioni ad eliche di superficie ma che mantenne in tutto e per tutto la conformazione del modello da diporto compresa la compartimentazione interna.
La sua sfida fu quella di dimostrare come anche una normale imbarcazione da diporto possa raggiungere prestazioni elevate ed affidabilità tali da potersi comunque confrontare con i bolidi del mare. La seconda sfida fu XT, un’imbarcazione più estrema e destinata a sviluppare una nuova carena per un nuovo modello da diporto purtroppo mai realizzato.
Sia Sarima P1 che XT ottennero buoni risultati sia nel campionato del mondo Powerboat P1 del 2006 (Sarima P1 quinto posto con una media di 37 nodi con mare forza 5 nella gara di Anzio ed XT secondo posto nella stessa gara) sia nel campionato italiano endurance IPS del 2007 (XT secondo posto nella gara di Ostia).
Parallelamente alle attività sportive sotto la gestione InRizzardi Italcraft ha anche prodotto l’evoluzione del 95’ SSR che ha portato alla nascita del 105’ (Foto_5), un megayacht
capace di raggiungere i 40 nodi di velocità massima con due motori da 2400 hp e sul quale per la prima volta sono state installate le trasmissioni di superficie più grandi al mondo, prodotte dalla Top System e quindi sempre made in Italy.
Purtroppo dal 2008 in poi, con l’inizio della crisi economica le attività produttive del cantiere sono andate via via scemando fino al blocco avvenuto in concomitanza delle sfortunate vicende legate alla holding InRizzardi la quale ha a sua volta ceduto Italcraft a terzi.
Oggi, nonostante le sfortunate vicissitudini, Italcraft rappresenta ancora una risorsa storica e tecnica di grande importanza oltre che un marchio che ha condotto la nautica italiana ad essere uno dei punti di riferimento europei e mondiali, capace di confrontarsi alla pari con i grandi costruttori non solo sul campo di gara ma anche nei porti grazie all’audacia ed alla competenza di tutti coloro i quali hanno voluto credere in una realtà mitica che ha dato tanto a chi l’ha potuta vivere da vicino come progettista, come dipendente e soprattutto come cliente!
Sono un amatore di Italcraft, ho un Fast 35 con il quale regolarmente navigo, ed adesso mi appresto a risistemare un Fantastico M 74 K open che ho trovato in un cantiere con appena 600 ore di moto!!!!, per questa barca sto cercando dei disegni degli arredi esterni, o foto degli stessi.
Ringrazio quanti mi potranno aiutare
avevo un aermar 36 fly e devo dire che mi sono molto divertito , velocità 35 nodi con solo 2 motori da 275 cv aifo
2 muli sempre a manetta ,
adesso ho un blu marlin 50 ma non si trovano in giro le schede tecniche , qualcuno può aiutarmi
grazie
Gentile Paolo Musmeci,
ci dispiace informarla che nei nostri archivi non abbiamo notizie tecniche e storiche dell’unità Italcraft Sea Skiff di cui ci chiede.
La ringraziamo per averci contattato.
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
Buonasera, mio padre comprò un italcreft sea skiff nel 1965 ad Anzio, la prima barca, motori a benzina 8v chrysler da 177 hp. Non c’è molta documentazione tecnica su questo cabinato, chissà se esiste ed è reperibile. grazie Paolo Musmeci. Condividerei delle foto se interessa.
Gentile Luca Moratti,
circa l’unità Sea Skiff della Italcraft a cui fa riferimento e come ho già detto a qualche lettore che mi chiedevano informazioni tecniche di tale barca, ho purtroppo risposto che nei nostri archivi non abbiamo alcuna notizia tecnica e foto di tale barca. Il fatto che non se ne vedano in mare è certamente dovuto a due fattori che Lei ha citato e cioè il sistema costruttivo della carena a clinker, molto costoro da mantenere e gli anni in cui sono stati costruiti i vari modello Sea Skiff e cioè la fine degli anni ’50.
Cercheremo di procurarci notizie e foto di tale barca per pubblicare un articolo storico in cui si possa ricordare di tale unità, facendo sicuramente cosa gradita agli appassionati e Lei compreso, di questa tipologia di unità da diporto.
La ringraziamo per averci contattato.
Cordiali saluti.
Giacomo vitale
Altomareblu
Buonasera,
ho visto che recentemente alcuni lettori di questo bell’articolo dell’ing. Fiorentino hanno espresso interesse per i modelli Sea Skiff e California della Italcraft. A differenza di altri modelli Italcraft successivi (quali l’x44, x33, Sarima, X11 ed x1) in cinquant’anni in cui navigo in Adriatico non ho mai avuto modo di vederne di persona anche perchè credo fossero diffusi prevalentemente in Tirreno.
Essendo un cultore della nautica a motore degli anni ’60 negli anni ho avuto modo di dotarmi di una collezione delle migliori riviste nautiche del periodo che coprono tutto il decennio. Ho quindi a disposizione della rivista AMB e degli interessati del materiale informativo, anche fotografico, relativo a questi due modelli che personalmente considero splendidi. Come progetto credo risalgano alla fine degli anni cinquanta, ma erano entrambi in produzione ancora nel 1962.
Per quanto a mia conoscenza, sono entrambi stati costruiti in più serie (il Sea Skiff almeno in 5 serie). Difatti mi risulta che alcuni modelli del California avessero una lunghezza di ml 12,70 per un baglio massimo di ml 3,69, mentre altri raggiungevano la lunghezza di ml 13.10 e motorizzazione da cv 554 complessivi con velocità “dichiarata” di m.p.h. 33. Il Sea Skiff IV serie aveva invece lunghezza di ml 8,20 e larghezza di ml 2,68 con motorizzazioni che raggiungevano i 354 cv e velocità da listino sino a 45 m.p.h.
Da anni periodicamente monitoro la “rete” per vedere se vi sono modelli in vendita ma non ne ho mai trovati. Uno dei motivi credo sia da individuare nella tipologia di costruzione. Entrambi i citati modelli infatti erano costruiti con carena tonda e fasciame sovrapposto all’inglese (detto “a clinker”) tipologia di costruzione che poi è ben presto stata superata dalle carene plananti a V profondo che la Italcraft aveva introdotto già con il modello X1, come ben evidenziato dall’ing. Fiorentino nel suo articolo.
Pur non essendo un tecnico del settore credo che la costruzione di scafi in legno a clinker – che in passato aveva avuto molta diffusione nei mari del nord Europa, a partire, se non sbaglio, dalle popolazioni vichinghe – richieda una manutenzione alquanto impegnativa, soprattutto nelle imbarcazioni a motore che sono sottoposte a notevoli vibrazioni e sollecitazioni. Temo pertanto che degli esemplari costruiti non ve ne siano rimasti molti, soprattutto del modello California che, per le sue dimensioni, avrà richiesto cure manutentive sempre più onerose con il passare del tempo. C’è tuttavia da sperare che qualche appassionato cultore “del bello” abbia fatto all’umanità questo favore.
Sono comunque a disposizione tanto della Redazione che degli interessati per far avere copia del materiale informativo e fotografico di cui sono in possesso, fermo restando che, essendo tratto da riviste nautiche, una delle quali ancora attiva, dovranno essere tenuti in considerazione eventuali diritti d’autore prima di eventuali pubblicazioni sul Vs. sito.
Resto a disposizione ed invio cordiali saluti.
Luca Macoratti
Gentile Giorgio,
in riferimento all’imbarcazione Italcraft – “Sea Skiff” di cui chiede disegni, foto degli interni e tutte le informazioni possibili, ci dispiace comunicarle che nei nostri archivi non abbiamo purtroppo nessuna indicazione o notizia di tale barca risalente agli anni ’60.
La ringraziamo per averci contattato.
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
Altomareblu
Buonasera, interessante la pubblicazione sulle barche prodotte da Italcraft, vorrei, se possibile, avere qualche info o addirittura disegni del sea skiff (interni, esterni), conosco l’imbarcazione, sono stato su una motorizzata Diesel con 2 GM da 140hp 2 tempi. Grazie mille e a presto
Gentile Mino,
purtroppo quando le barche sono di fine serie, pur performanti di carena, come ci riferisce, può capitare di trovarsi nelle difficoltà da lei accennate nel suo commento. Prima di acquistare una barca nuova direttamente in cantiere, è bene informarsi presso un altri armatori che ne hanno una simile. So bene che spesso non è una cosa fattibile per vari motivi. Tuttavia, si può almeno evitare di andare in contro ai problemi da lei accennati e riferiti alla barca acquistata dalla sua famiglia..
Grazie per averci contattato. Cordiali saluti,
Giacomo
In famiglia abbiamo posseduto un 30 Ital dal 1991 al 2014. Una barca con una carena eccezionale e performante ma con molte soluzioni obsolete anche per l’epoca o con finiture realizzate un po’ troppo in economia. Essendo di Gaeta mio padre aveva diversi amici che lavoravano presso l’Italcraft e questo ha avuto un certo peso nella scelta di acquistare una barca del cantiere.
Gentile Andrea Apolloni Ghetti,
nel ringraziarla per averci contattato siamo spiacenti non poterla accontentare circa la sua richiesta di sapere dove possa trovarsi un esemplare
di Italcraft, modello California da 12 m di lunghezza di cui, come lei dice, si sono perse le tracce. Purtroppo, non abbiamo avuto mai nessuna occasione di avere qualche segnalazione circa tale barca. Tuttavia, per accontentarla possiamo istituire un registro storico della Italcraft on line, sperando che con questa iniziativa possiamo scovare qualche California magari in buone condizioni e navigante.
Ci dia tempo per raccogliere dati mediante l’articolo e speriamo bene.
Faremo un collegamento a questo suo commento ed ogni volta che pubblicheremo un aggiornamento il sistema la informerà in automatico.
Certo di averle fatto cosa gradita siamo a sua disposizione e di tutti i lettori di AMB per tutto quello che possiamo al fine di rintracciare vecchie barche interessanti di cui si sono perse le tracce.
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
Ricordo svariati decenni fa l’Itacraft California costruito con fasciame sovrapposto. All’epoca era una superbarca, di cui però si sono completamente perse ogni traccia. Erano intorno ai 12 metri di lunghezza e con molto spazio disponibile all’interno ed all’esterno. Esiste qualche appassionato che ne sappia più di me e ci sa dire se c’è ne ancora qualche esemplare in circolazione? Grazie della cortese attenzione
Grazie a Wayback Machine ecco le costruzioni Italcraft fino all 2002. Qualcuno di loro e pure Cantieri dell Golfo, la quale aveva preso il cantiere nell 96
ELENCO FORNITURE DA DIPORTO
n. 1 Motoscafo “Atlantico” da mt. 7.80 bimotore 145 hp x 2 Velocità 76 km/h (legno) anno 1956
n. 24 Motoscafi “Bucaniere” da mt. 5.10 monomotore 65 cv velocità 58 km/h (legno) anno 1956
n. 10 Motoscafi “Champion” bimotore 177 cv x 2 (lamellare corazzato con costruzione a klincher)
n. 11 Pilotine “Skandy” di cui n. 10 per la Regione Sicilia (legno)
n. 51 Cabinati “Sea Skiff”, da mt. 8.55 mono e bimotore, benzina e diesel da 130 a 354 cv x 2; velocità da 45 a 72 km/h
(lamellare corazzato con costruzione a klincher)
n. 6 Motoscafi “Acapulco” da mt. 6.80 mono e bimotore 185/225 cv x 2 velocità 65 km/h (lamellare corazzato con costruzione a klincher)
n. 1 Semicabinato “Pilot” (legno)
n. 13 Cabinati “California” da 12 mt. bimotore diesel Aifo di cui n. 2 per la Regione Sicilia (Lamellare corazzato con costruzione a klincher)
n. 44 Cabinati “X-1”, monomotore benzina e diesel da 177/130 HP.
(legno lamellare corazzato)
n. 6 Motoscafi semicabinati “X-1 Portorotondo” bimotore diesel con 2 x 130 cv (Legno lamellare corazzato)
n. 9 Cabinato ” X-11 ” bimotore diesel con 2 x 130 cv
n. 1 Motonave “Sabazia per trasporto passeggeri per il consorzio Lago di Bracciano da mt. 21, bimotore diesel
n. 259 Motoscafi semicabinato “Sarima” 7,00 mt. mono e bimotore entrofuoribordo benzina e diesel (legno lamellare corazzato)
n. 2 Navette “Baleniera” da 26 mt. bimotore diesel (legno)
n. 13 Semicabinati “X-31″ da mt. 9.30 bimotore diesel (legno lamellare corazzato)
n. 12 Motoscafi semicabinati ” X-31 Portorotondo” da mt. 9.30 bimotore diesel (legno lamellare corazzato)
n. 37 Motor Yachts ” X-44″ da 14 mt. bimotore e diesel da 270/370 cv x 2 velocità 29/32 nodi (legno lamellare corazzato)
n. 5 Semicabinati aperti ” X-44 Ambassador” da 12 mt. bimotore diesel da 160/238 cv x 2, velocità 23/31 nodi (legno lamellare corazzato)
n. 42 Cabinati “X-33″ da 11 mt. bimotore diesel da 160/190 cv x 2
velocità 25 nodi (legno lamellare corazzato)
n. 20 Semicabinati ” X-33 Diplomat” da 11 mt. bimotore entrofuoribordo
da 130/225 cv x 2, velocità 26 nodi (legno lamellare corazzato)
n. 35 Semicabinati ” X-25″ da 8.25 mt. bimotori entrofuoribordo da 130/225 cv x 2, velocità 26/33 nodi (Prima unità in VTR nel 1970)
n. 53 Semicabinati velocissimi “Mini Drago” da 8.50 mt. bimotore diesel velocità 45 nodi (legno lamellare corazzato) eliche di superficie.
n. 11 Semicabinati velocissimi “Drago” da 13 mt. bimotore diesel da 370 x 2 cv, velocità 49,7 nodi (legno speciale costruzione a struttura geodetica incollata a freddo), eliche di superficie.
n. 40 Cabinati Fisherman “Espada Mediterraneo” da mt. 13.40 bimotore diesel da 240/290 cv x 2, velocità 32 nodi ( VTR)
n. 33 Cabinati “Espada DC” da 13.40 mt. bimotore diesel con 370 x 2 cv, velocità 32 nodi (VTR)
n. 32 Motor Yachts “Blue Marlin” da 16 mt. bimotore diesel da 370/550 cv x 2, velocità 35 nodi (VTR)
n. 54 Cabinati veloce “AERMAR” F.B. da 11 mt. bimotore diesel da 240 /270 cv, velocità 36 nodi (VTR), eliche di superficie
n. 23 Semicabinati veloci “AERMAR” F.C.” da 11 mt. bimotore diesel da 240/270 cv x 2, velocità 36 nodi (VTR), eliche di superficie
n. 17 Motor Yachts “M-74” da 15.50 mt. motori diesel da 240/270 cv x 2, velocità 50 nodi (VTR, Klevar), eliche di superficie
n. 24 Semicabinati “Fast 35” da 10.20 mt. bimotore diesel da 270 cv x 2, velocità max 50 miglia (VTR), eliche di superficie
n. 26 Cabinati “30-ITAL” di 9.30 mt. bimotore diesel da 240 cv x 2, velocità 32 nodi (VTR)
n. 2 Motor Yachts velocissimi “M-78” da 21 mt. bimotore diesel da 1600 cv x 2, velocità max 56 nodi (VTR, Klevar), eliche di superficie
n. 1 Motori Yacht “C 70” da 22 mt. bimotore diesel da 1100 cv x 2, velocità max circa 40 nodi (VTR)
n. 19 Semicabinati “C 51 da 15.40 mt. bimotore diesel, da 550 cv x 2, velocità 40 nodi (VTR)
n. 8 Semicabinati velocissimi “F-38” da 11 mt. bimotori diesel da 300 cv x 2, velocità 45 nodi (VTR) eliche di superficie
n. 11 Cabinati “C-45″ da 14.45 mt. bimotore diesel da 2 x 425/440 cv x 2, velocità 35 nodi (VTR)
n. 15 Motor Yachts ” C-58″ da 17,60 mt. bimotore diesel da 680 cv x 2, velocità 34 nodi (VTR
n. 5 Cabinato “Black Jack” da 8.50 mt. bimotore diesel EFB da 130/220 cv x 2, velocità 38 nodi (VTR)
n. 10 Cabinato “Ipanema 45 S e Open” da mt. 13.50 , bimotore diesel da 380/450 cv x 2, velocità 37 nodi ( VTR)
n. 12 Cabinato “Ipanema 50 S e Open” da mt. 14.80 bimotore diesel da 550 cv x 2, velocità 36 nodi (VTR)
n. 6 Cabinato ” Ipanema 15 Fly” da mt. 14.80, bimotore diesel da 550/680 cv x 2, velocità 37 nodi (VTR)
n. 1 Cabinato ” G 38 Fisherman” da mt. 10.80 , bimotore diesel da 300 cv x 2, velocità 36 nodi (VTR)
n. 13 Motor Yacht “Ipanema 53” da mt. 16.00, bimotore diesel da 680/820 cv x 2, velocità 37-42 nodi (VTR)
n. 15 Nuovo cabinato “Sarima” da mt. 11.85, bimotore diesel EFB da 230 cv x 2 – EB da 420 cv x 2 velocità 38/42 nodi circa (VTR e Aramat)
n. 4 Motor Yacht ” X 54 Ipanema” da mt. 16.54 , bimotore diesel da 770/800 cv x 2, velocità 38/40 nodi (VTR)
n. 2 Motor Yacht “Drago 70” da mt. 22.30, bimotore diesel da 1300/1420 cv x 2, velocità 38 nodi (VTR)
Gentile Pat,
il design di certe barche non tramonta mai, è una bellezza eterna che sopravvive al tempo ed alle mode perché ha una sua identità forte e sempre riconoscibile!
Saluti,
Francesco Fiorentino
Il Sarima 38 é una di quelle barche che non sfigura mai, neanche accanto a yacht di metrature e nomi importanti, esce dal confronto con grande fascino, e grande classe.
Gentile fabrizio,
La ringraziamo per quanto dice circa l’articolo scritto dall’ihng. Francesco Fiorentino sulla bellissima storia del Cantiere Italcraft e appena leggerà le sue osservazioni aggiungeremo alla produzione iniziale i cabinati Sea – skeef ed il California. Tuttavia, penso che se l’ing. Fiorentino non li ha inseriti è perché potrebbero mancare foto o informazioni tecniche a riguardo. Pertanto, visto che Lei è ben informato, nel caso abbia notizie e foto che si riferiscono alle imbarcazioni citate, Le saremo grati se ce le inviasse e così saremo in grado di colmare la lacuna di cui Lei ci ha informato e di cui La ringraziamo per averlo rilevato.
Cordiali saluti ed ancora grazie per averci contattato e per essere un lettore di AltoMareBlu!
Giacomo Vitale
Complimenti per l’informazione completa su un cantiere che ha fatto la storia della nautica italiana del XX secolo.
Forse si può aggiungere l’inizio della produzione del cantiere che è partito da motoscafi entrobordo, adatti allo sci nautico, ed è proseguito con i cabinati Sea- skeef e il più grande California. Poi è arrivato l’X1…
Bravi
Fabrizio
Gentile William,
La informiamo che l’autore dell’articolo ing. Francesco Fiorentino ci informa che lo ha scritto includendo tutte le notizie che era riuscito a mettere insieme. Inoltre, il cantiere ha avuto una vita molto travagliata ed oggi dopo il lungo arco temporale trascorso è quasi impossibile rintracciare i collaboratori ed i tecnici degli anni ’80 che lavorarono in Italcraft.
Tuttavia, l’ing. Fiorentino è sempre attivo per ricercare notizie degli anni ’80 come Lei chiede e se riuscirà a raccoglierle sicuramente pubblicherà un articolo di aggiornamento qui su Altomareblu.
La ringraziamo per averci contattato,
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale,
AMB
Bello l’articolo ma la storia anni 80 e totalmente mancante. Era la fase due di questo cantiere e molto interesante con I modelli F78 MY ma anche il successo dell C58, C51, e C45 e F45.