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Linee d’acqua – Paolo Caliari e la nascita del mediterranean style

19/04/2014/10 Commenti/in Altomareblu News, Paolo Caliari/da Antonio Soccol

L’Architetto Caliari se ne è andato.

AltoMareBlu e gli autori lo ricordano riproponendo un articolo scritto in collaborazione con Antonio Soccol, in occasione della retrospettiva dedicata a Paolo Caliari, organizzata in occasione del 51° Salone Nautico di Genova, ecco il pensiero del prestigioso progettista che, negli anni Sessanta, ha cambiato il volto della nautica made in Italy.

Buon vento Paolo.

Paolo Caliari e la nascita del “Mediterranean Style”

Obbiettivo di questa mostra è quello di evidenziare il ruolo fondamentale di Paolo Caliari nella storia della nautica contemporanea, focalizzando due particolari momenti della sua lunga carriera.

Il primo, legato al periodo pionieristico e all’apogeo della sua produzione, compreso storiograficamente e stilisticamente tra il 1962 e il 1980. Il secondo, riferito agli ultimi dieci anni, dal 2002 ad oggi, legato soprattutto alla realizzazione di superyacht e alla nuova line up dello studio. linee-acqua-caliari

Il concept della mostra, storiograficamente ricostruito da Massimo Musio Sale e Pier Federico Caliari, è incentrato su due sezioni: la prima è relativa al “caso Tiger”, la barca che ha trasformato, come un fulmine al ciel sereno, la nautica a cavallo tra la fine degli anni ’60 e i primi degli anni ’70.

La seconda sezione analizza lo sviluppo evolutivo del design di Paolo Caliari, dal riferimento estetico-costruttivo al “military”, passando per il “performative period”, alla piena maturità della serie dei Jaguar per Tecnomarine.

E ancora, attraverso il periodo dei megayacht legati ad una riflessione retrospettiva sulle linee essenziali del “trawler” e del “expedition boat”, fino alle ultime esperienze, prodotto della collaborazione con il figlio Pier Federico, con Carlo Donati, Carola Gentilini e altri giovani collaboratori, che ha portato alla nascita del nuovo brand Caliari Architect Yacht Design. caliari paolo

Paolo Caliari, classe 1932, è stato uno dei padri fondatori dello yacht design contemporaneo nonché una delle maggiori espressioni del made in Italy classico, tra il 1965 e gli anni ‘90.

Ma soprattutto è stato pioniere di una disciplina – lo yacht design appunto – da intendersi come insieme di saperi, competenze e processi organizzati intorno ad una ricerca scientifico-tecnologica e formale.

Una disciplina declinata in una componente costruttivo-cantieristica legata alle performance e alla navigabilità, in una componente di stile e allestimento one off e in una particolarissima articolazione dell’architettura degli interni, che la rendono del tutto eccezionale sotto il profilo dell’esperienza della storia del design italiano.

La professionalità di Paolo Caliari, sospesa tra una formazione industriale ed un’intensa propensione per l’alto artigianato, si è concretizzata nel progetto e realizzazione di imbarcazioni dai 10 ai 100 metri di lunghezza. Un’esperienza, che si è misurata con le diverse fasi storiche della cultura, della società e del design, evolvendosi in un arco di tempo molto lungo e che nel 2012 raggiunge l’invidiabile soglia dei cinquant’anni di attività.

Nel quadro di una collocazione storica del suo profilo, Paolo Caliari è stato un caposcuola nella nautica da diporto in chiave internazionale. Diversi tra i più noti ed esperti designers nautici attualmente in attività si sono formati nel suo studio dove hanno lavorato agli albori della loro carriera, acquisendo i fondamenti del mestiere, il senso “rivoluzionario” della purezza della linea e l’importanza dell’attenzione per l’innovazione tecnologica, capisaldi “morali” del paradigma professionale del loro maestro.

Designers come Aldo Cichero, Andrea Bacigalupo, Anna e Franco Dellarole, hanno assistito in diretta, come giovani collaboratori dello studio nella Pineta di Arenzano, alla gestazione del Tiger, la mitica barca che nel 1970-71 ha rivoluzionato il paradigma della nautica da diporto, e del Leopard, il primo di una lunga serie di modelli dai 15 ai 27 metri firmata da Paolo Caliari e realizzata dai Cantieri Arno, che ha generato la denominazione del nuovo brand, Leopard appunto, della famiglia Picchiotti.

tiger-cantiere tiger-cantiere-caliari caliari-tiger-cantiere tiger-caliari

caliari-LeopardProveniente da una solida formazione tecnica – maturata presso il Politecnico di Torino prima e internamente agli ambienti FIAT sullo scorcio degli anni ’50 – associata a un DNA segnato in profondità dall’eleganza, sobrietà e leggerezza delle atmosfere delle cristallerie muranesi (il padre Antonio era titolare dello showroom Caliari&Venini a Torino), Paolo Caliari, esordisce non ancora trentenne nel mondo della nautica nel 1961 in occasione di una collaborazione con il cantiere Baglietto di Varazze.

Collaborazione destinata a produrre modelli importanti come il 16,50, il 18,50 e il Superischia e ad affermarsi come nuova figura di riferimento del panorama della cantieristica di allora. paolo-caliari-designer

Nel 1968 compie un viaggio negli Stati Uniti per studiare i processi di produzione “leggeri” incentrati sull’applicazione dei compensati marini e del fiberglass. La ricerca d’oltreoceano, assieme ad esperienze professionali condotte per la marina militare e ad esperienze assai significative nel quadro della progettazione di imbarcazioni da corsa, costituisce la premessa per la rivoluzione del paradigma formale. In questo senso il Tiger è una cerniera nei processi creativi del design nautico e allo stesso tempo uno spartiacque che genera una netta separazione storica tra un prima e un dopo.

Rappresenta l’apice di un processo di sviluppo tecnologico, quello della barca a carena lignea, e l’inizio dello sviluppo della carena stampata nella classe di imbarcazioni tra i 10 e i 27 mt, che troverà nel C42, nel Cobra e nel Leopard Sport, gli esempi più significativi nella produzione europea degli anni 70 e 80 e 90. leopard-caliari-design

Nella sua lunga carriera ha istituito importanti e durature collaborazioni con i cantieri italiani Alalunga, Arno, Baglietto, Mochi Craft, Picchiotti, Tecnomarine, con gli americani Denison, Donzi, Intermarine, Roscioli e Wellcraft, con gli inglesi Keith Nelson e Vosper, i francesi dell’Esterel e con i turchi di Proteksan.

Con il cantiere turco Caliari ha stabilito una relazione significativa, che affondando le radici in una collaborazione dei primi anni ’70, descrive il percorso di maturità dell’architetto esibendo una rinnovata propensione verso modelli di grandi dimensioni, sopra i cinquanta metri. Per Proteksan ha realizzato il Camaleon B di 42,5 mt, il Leo Fun di 53,9 mt e il Vynidrea, di 53 mt.  Il Vynidrea gli è valso nel 2008 il premio “Innovation”, promosso dalla rivista Yachts, con specifico riferimento all’organizzazione asimmetrica del ponte principale dell’expedition boat.

paolo-caliari-designer (2)

Per comprendere il suo effettivo ruolo (al di là dell’atteggiamento riservato e schivo nei confronti delle mode e delle tendenze di superficie, che ne ha distinto il carattere e il modo di confrontarsi con il suo “milieu”), sarebbe sufficiente entrare del suo archivio di disegni, fotografie e schizzi –questi bellissim,i al punto da essere stato soprannominato “La Matita”- che costituiscono un autentico patrimonio di saperi e conoscenze, di virtuosismi e perizia tecnica e allo stesso tempo una radiografia di un’epoca, quella eroica della nautica, passata per sempre.

Paolo Caliari ha ricevuto diversi riconoscimenti, il primo dei quali è stato la Medaglia d’Oro della Tredicesima Triennale di Milano del 1964, all’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative Industriali Moderne e dell’Architettura Moderna. Nel nuovo millennio, durante il periodo “americano” (compreso tra il 1998 al 2005, anni in cui ha vissuto e lavorato prevalentemente in Florida) è stato insignito di una laurea ad honorem per l’istituzione della branch studies in Yacht Design per il Fort Lauderdale Art Institute.

Nel 2010 dà vita ad una nuova realtà professionale denominata Caliari Architechts Yacht Design, assieme al figlio Pier Federico Caliari, Carlo Donati e Carola Gentilini.

tiger-p-caliari

Il periodo “Military”

Ricordo perfettamente il giorno della gestazione del Tiger. Era una domenica pomeriggio del 1969. Avevo Cinque anni. Passavo le mie giornate a disegnare seduto vicino a lui nello studio di Arenzano. Era già sera.

La Mamma ci aveva già chiamato più volte per la cena, ma lui non si decideva a staccarsi dal foglio. Aveva nelle mani il suo capolavoro. Poi finalmente andammo a cena. Il Tiger era fatto. Non disse nulla per tutta la cena.

Aveva impresso con la grafite poche linee decise, aggressive e allo stesso tempo armoniche. Tutte su un foglio lucido in A4. I n basso a destra aveva annotato la scritta “TIGER” aggiungendo la data e la firma. Il giorno dopo, gli ho chiesto perché lo avesse chiamato così. Non mi diede mai una risposta precisa.

Ma io sapevo che quello era il nome di un carro armato tedesco di cui lui ammirava le linee. Era il Panzerkampfwagen Tiger II. Dai carri armati Panther, Leopard e Jaguar derivano i nomi di altre sue barche importanti di quegli anni straordinari.

(Pier Federico Caliari)

Tiger-S-caliariMa non si tratta solo di nomi. Il primo riferimento stilistico delle barche di Paolo Caliari non proviene dalla tradizione della nautica. Egli infatti arrivò alla nautica in modo indiretto.

E quando ci arrivò il primo approccio fu con il GA40 che era costruito su una carena Vosper e Thornicrof. Lo stile del primo periodo deriva dalla sua passione per l’industria meccanica militare. Aerei e mezzi corazzati soprattutto.

Ma anche auto come la Volkswagen Pescaccia del 1969, discendente dalla Kübelwagen della Wehrmacht. In quegli anni post ’68 la cosa non era dichiarabile. Ma, a prescindere da ciò, il primo stile Caliari è propriamente definibile “military”.Tiger-S-paolo-caliari
caliari-Tiger-S

Queste linee dure, spezzate e diamantate sono comuni a barche come il 16,50, il Ghibli, il Cariddi, gli aliscafi messinesi e le motovedette di Baglietto. E fanno parte di un periodo, diciamo così, di preparazione.

Il Tiger, che è la più “militare” delle barche di Paolo Caliari, paradossalmente ha già superato, nel senso che ha già metabolizzato, quella prima esperienza.

E’ il punto più alto e allo stesso tempo la conclusione di quel percorso. Il Tiger è una sintesi geometrica di aggressività ed eleganza, di aerodinamica e performatività. A queste connotazioni di “stile”, il Tiger associa un modello sociale esclusivo e sportivo assieme:

…Tiger si è presentato sfacciatamente al pubblico come una garçonnière galleggiante. Proponeva un living arredato in stile minimalista, con una cucina che altro non era che un bar per un drink a due. Soprattutto però il Tiger presentava, al termine della zona interna, la unica cabina equipaggiata per la prima volta con un vero letto matrimoniale, collegata direttamente al bagno (mai prima di allora completato con il bidet).

L’insieme era assortito come una vera suite d’albergo e la cosa fece scandalo perché, in sintonia con i comportamenti post-sessantottini, tale progetto aveva avuto il coraggio di denunciare pubblicamente l’ipocrisia formale correlata all’ambiente dello yachting più conservatore (…) Il motoscafo Tiger, disponeva di una tecnologia di assoluta avanguardia: costruzione in compensato marino, motorizzazione con gruppi poppieri entrofuoribordo, guida solo esterna sul flying bridge e ferramenta in alluminio anodizzato.

Le forme degli accessori, disegnate maniacalmente in ogni dettaglio, presentavano soluzioni che esaltavano sia l’aggressività dell’insieme sia la semplicità formale: le prese d’aria motore, ad esempio, erano costituite da una semplice successione di “buchi neri” che richiamavano alla mente i rombanti scappamenti degli aerei da combattimento tipo “Spitfire”, mentre, il corrimano anteriore, per esaltare la semplicità e lo stile realmente minimalista, si tuffava verso il puntale di prua formando un arco convesso che ricordava da vicino il becco di un uccello predatore.

(Massimo Musio Sale)

Il periodo “Performativo” (1971-1976)

Il Tiger costituisce uno spartiacque tra il periodo “military” e una nuova modalità che mette insieme alcune esperienze performative basate sull’utilizzo di carene a V profondo (in particolare le carene americane Cigarette) conosciute e studiate in prima battuta, durante un clinic di aggiornamento negli Stati Uniti nel 1968, e in un secondo momento con l’esperienza di amicizia e collaborazione con Ronny Bonelli, per il quale curò la coperta del Lady Nara e realizzò il RONNY BOY (oltre allo splendido appartamento in Torre Velasca a Milano).

ronny-boy-caliari

Ronny-Boy-2Il Ronny Boy è un one off concepito in aderenza perfetta con il carattere del suo proprietario – pilota offshore di successo – ed è considerabile come il prototipo dell’esperienza stilistica del periodo “performativo” di Paolo Caliari, espresso per la prima volta all’XI Salone Nautico di Genova con il motoscafo Iguana, che affiancava il Tiger, il Leopard 15,50 e il Ghibli: “(…) Ecco il Leopard disegnato da Paolo Caliari per il Cantiere Navale Arno.

Questo undicesimo Salone di Genova per Caliari si è trasformato un po’ in uno showroom personale. Iguana, Leopard, Ghibli, Tiger: una accanto all’altra queste barche mostravano la linea evolutiva del design di Caliari che si fa – ogni giorno che passa – più asciutto.

Ne deriva una fusione armonica, purissima tra linee interne e linee esterne; il design diventa costruzione navale, la progettazione raggiunge un grado di completezza e di funzionalità consapevole che fanno delle barche firmate da Caliari le barche più nuove, più imperative, più moderne del momento”. (Ada Fenati, “Caliari New Look” in Uomo Mare, suppl n° 17, Vogue, 1972) L’IGUANA, mutuata nell’appeal dal Ronny Boy, resta anch’essa una proposta one off, non genera cioè una serie poiché risulta estremo in tutte le sue espressioni, dal colore rosso pieno di scafo e sovrastruttura, agli interni “tirati”, fino al layout della coperta.

La quale tuttavia, si presenta meno elaborata di quella della barca di Bonelli e con minor presenza di apparati scenografici destinati allo spettacolo dell’avviamento, ma già pronta per il passaggio evolutivo stilistico successivo. Infatti, la performatività e allo stesso tempo l’eleganza figurativa degli spazi interni del Tiger, uniti alle due esperienze estreme del Ronny Boy e dell’Iguana, vengono sviluppate per la messa a punto di una nuova tipologia di fast commuter destinata ad avere un successo strepitoso in tutto il Mediterraneo e identificabile nel motoscafo C42 realizzato a partire dal 1973 e prodotto fino al 1986 in circa cento esemplari.

interni-iguana-caliari

interni-iguana-paolo-caliariIl C42 è costruito con la carena del Tiger e la coperta ispirata a quella del Ronny Boy, ulteriormente rarefatta con l’eliminazione del paesaggio di “accessori” esibiti nella rossa di Bonelli.

Le linee del C42 sono la quintessenza del saggio stilistico di Paolo Caliari: “(…) sarò partigiano ma nessuno dei moltissimi imitatori e “seguaci” di Caliari ha raggiunto la sua pulizia e raffinatezza: le sue barche, se hai l’occhio, le distingui proprio per questo: semplicemente non ci sono punti disarmonici. Provate a trovare un attacco “tirato” sul Tecnomarine C 42 o sul Tiger, se ci riuscite.”

Antonio Soccol in Altomareblu, “Architettura del Mare La progettazione nella nautica da diporto in Italia”.

C42-prototipo C42-sport

Il C42 costituirà il punto di partenza per il successivo sviluppo, portato anche a ragguardevoli dimensioni, della tipologia del motoscafo cabinato open performativo di cui il Cobra, anch’esso realizzato in decine di esemplari, tutti i Leopard dai 19 ai 27 metri, fino alla grande famiglia dei Coanda degli anni ‘80 e ‘90 costituiscono le pietre miliari del secondo stile Caliari.

Altomareblu – Tutti i diritti riservati. Note Legali

 

Tags: Barche d'epoca, Paolo Caliari, Progettisti Nautici
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10 commenti
  1. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    02/02/2018 in 01:20

    Gentile Fabrizio,

    concordo totalmente su quanto ricorda delle scelte progettuali di Paolo Caliari e posso solo aggiungere che furono tutte dovute al suo estro geniale ed al di sopra di tanti altri anche blasonati colleghi del settore, un po’ duri di comprendonio e di inventiva, che poi sono arrivati a capirle e poi copiarle molto tempo dopo. Cose che capitano solo ai grandi!!

    La ringraziamo per averci contattato.

    Cordiali saluti,
    Giacomo Vitale

  2. Fabrizio
    Fabrizio dice:
    01/02/2018 in 21:50

    Il 16,50 è stato il primo Flyng bridge non sovrapposto al ponte di coperta,ma posto più posteriormente e in basso rispetto alla guida coperta. Con il Tiger c’è stato l’abolizione , per la prima volta, della guida coperta. Gli americani hanno continuato per decenni a sovrapporre il fly al saloncino, magari chiudendo con pannelli i vetri anteriori.

    In pochi anni Paolo Caliari ha portato avanti soluzioni che per altri c’è stato bisogno di decenni.

  3. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    22/09/2016 in 20:42

    La ringraziamo tanto per quanto dice ed il merito è certamente del ns. Direttore Antonio Soccol che lo seppe scrivere con la sua solita maestria e precisione, ricco di foto significative e di un testo magistrale come solo lui sapeva fare.

    Approfitto dell’occasione per un saluto a Lei che ci ha scritto, ricordando due grandi che ci mancano tantissimo, Antonio Soccol e suo papà Paolo Caliari, che hanno lasciato un vuoto incolmabile nella nautica offshore e da diporto e che non dimenticheremo mai!

    Un caro saluto,
    Giacomo Vitale

  4. Francesco Caliari
    Francesco Caliari dice:
    22/09/2016 in 20:28

    Leggo purtroppo solo ora l’articolo su Paolo Caliari, mio padre.

    Volevo fare i complimenti.

    Grazie!
    Francesco Caliari

  5. Alessandro Vitale
    Alessandro Vitale dice:
    13/09/2016 in 13:12

    Ciao Cinzia,

    non so a cosa ti riferisci, ma direi che le barche che sono state elencate in questo articolo, sono tutte naviganti.

    Sono davvero barche molto belle e meritano davvero l’interesse storico italiano.

    Grazie del commento.
    Alessandro Vitale

  6. Cinzia Mirabile
    Cinzia Mirabile dice:
    13/09/2016 in 03:03

    Quando si dice… Per fortuna che c’è ne sono ancora in giro..?

  7. Pietro Calcagno
    Pietro Calcagno dice:
    28/01/2012 in 15:52

    Ciao Federico,

    si sono proprio io e mi scuso per la risposta tardiva, ma è parecchio che non visito questo sito. Ho molto apprezzato il leggere di un progettista e di barche di cui, non so perché, nessuno parla. Se passi da qui fatti vivo.

    Attendo di leggere qualcosa sul Puma.
    Pietro

  8. Pier Federico Caliari
    Pier Federico Caliari dice:
    11/10/2011 in 11:45

    Caro Pietro,

    non so se sei il Pietro Calcagno che conosco, ma hai ragione. Ho dovuto fare una sintesi, e in effetti il Puma poteva essere inserito all’interno del novero delle barche del periodo “aureo”, citate nel testo. In mostra comunque c’era ed era collocato nella sezione della genealogia evolutiva.

    Per William, quell’immagine che ritrae Paolo Caliari con l’Ing Florio, suo grande amico e collaboratore è del 1968 e risale al periodo del “clinic” americano durante il quale c’è stato un inizio di rapporto con Magnum che tuttavia non credo abbia prodotto poi risultati concreti.

    Comunque approfondirò con Paolo Caliari e ti posterò appena possibile.

    Ciao!
    Pier Federico Caliari

  9. Pietro Calcagno
    Pietro Calcagno dice:
    10/10/2011 in 18:42

    Bell’articolo, purtroppo l’autore ha dimenticato il Puma …

  10. William
    William dice:
    09/10/2011 in 10:24

    Tutto bello questo articolo.

    Infatti, Paolo Caliari ha cambiato la nautica mondiale con i suoi disegni e modelli di barche prodotte. Forse, uno dei più assidui osservatori della sua scuola, secondo me è Fulvio De Simoni che, se non sbaglio, ha lavorato insieme a lui prima di mettersi in propio.

    Ma quel modellino nella Foto 1 è un Magnum 38?

    Non sapevo che ne avesse curato le linee o qualche versione.

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