Diario di un fascista alla corte di Gerusalemme (ottava puntata)
YOHAY
Dagli elogi funebri pronunciati durante la cerimonia di sepoltura, estrapoliamo brani significativi che ne danno grandezza e umanità.
Prof. Yehoshua Arieli (Università ebraica)
Molti di quelli venuti per dire “good bye” a Yohay, rappresentano i vari capitoli e cicli della sua vita al servizio d’Israele. Questi capitoli che appartengono a tutti noi, sono scolpiti nella storia dello Stato di Israele.
lo sono venuto ad esprimere il mio affetto, per aver avuto il privilegio di essere suo amico fin da quando ci incontrammo studenti in Boston 43 anni or sono.
In Yohay colpiva la sua umanità. Il segreto del suo fascino era forse la tensione tra la sua immagine di combattente ed uomo d’azione da un lato, e la ricchezza della sua straripante personalità con doni eccezionali di nobiltà d’animo dall’altro.
Yohay fu israeliano in ogni fibra del suo essere. Egli amò il suo paese, lo servì, attinse forza dalla sua cultura, sia antica che moderna, e fu permeato con il senso di appartenenza e missione della sua generazione.
Egli fu benedetto con molti talenti, pieno di vitalità, grazia di vivere nella costante ricerca di sfide e rischi. (…) Yohay ci ha lasciati circondato di Gloria. Uomo meraviglioso che donò alla sua famiglia ed agli amici grande felicità.
La profondità del nostro dolore è così grande come lo fu la nostra felicità.
Con “Shakespeare” noi diciamo:
“Buona notte Yohay, e, voli di Angeli cantano te per il tuo riposo”.
General (RES) Meir Iorea (Zaro)
A Yohay
Ci conoscemmo e marciammo insieme nella guerra d’indipendenza, nella durissima battaglia di Nebi Samuel, nella quale egli fu ferito al mio fianco. Da allora noi marciammo fianco a fianco, nell’esercito, nel servizio di sicurezza e nel kibbutz, dove vivevamo… Dopo tutto, la sua vita fu intrecciata e testimoniata inseparabilmente con la vita della nostra comunità, il nostro stato e la nostra società.
Oggi noi ci congediamo da Yohay, l’uomo, l’essere umano.
L’uomo impegnato che sempre trovò qualche cosa positiva in ognuno.
L’uomo il cui cuore era grande, ma mai invano.
(…) Ci congediamo da un uomo che fu grande in opere e grande in spirito.
Noi membri del kibbutz Maagan Michael, parenti e ragazzi, vecchi e giovani ci congediamo da te Yohay Ben Nun che vai al tuo eterno riposo. La tua vita fu con noi, il tuo finale riposo è fra di noi. Riposa in pace in questa terra, che è insieme sabbia tua e nostra, e che la pace sia con te.
Ami Ayalon – Comandante in Capo della Marina d’Israele – alla cerimonia di sepoltura (10 giugno 1994)
Yohay Ben Nun, Ammiraglio della Marina di Israele.
Noi, per anni abbiamo navigato, nuotato, ci siamo tuffati e camminato, seguendo il rumore dei tuoi passi, mentre ora ti stiamo portando sulle nostre spalle.
Chi non ti conobbe non può comprendere il timore reverenziale che sentiamo verso di te: Tu eri, Tu sei, Tu sarai sempre il nostro “Comandante”.
Noi che nelle gite dei nostri movimenti giovanili andammo sempre in cerca di strade diverse, noi che non siamo usi a prendere il sentiero battuto, scopriamo che camminiamo dietro di te su una strada che ci era sconosciuta, quasi invisibile.
Davanti a te andava quella strada che tu avevi aperta ed anche trasformata in “Strada Maestra” per noi.
Sempre, con le tue speciali, originali soluzioni in pensiero ed azione, Tu creasti un modello che ancora soddisfa tutte le nostre esigenze.
(…) Tu ci hai sempre preceduto, con le tue speciali iniziative, differenti e subito non comprese, ma che poi diventavano la “via Maestra” che trasformò la Marina in quella Forza di combattimento indipendente, che ci aiutò ad ottenere la vittoria sul Mare nella Guerra del Yom Kippur.
“Attacca sempre e sempre in modo diverso!”.
(…) Per noi nati dopo gli anni delle Tue battaglie vittoriose, per noi Tu eri un “mito” che non fu distrutto nemmeno quando cresciuti, ti conoscemmo.
Noi credemmo quello che Tu ci raccontasti, anche quando erano cose che sembravano assurde se sentite da chiunque altro:
“Tu ci raccontasti di combattimenti solitari capaci di determinare l’esito di battaglie navali, anche nell’era dei missili.”
E, noi, Ti credemmo perché eri Tu che raccontavi il tuo agire!
Tu dicesti che la guerra è una questione personale, per ciascuno ed ognuno di noi, che nessuno può combattere per noi; e, noi, Ti credemmo, e Ti crediamo.
Noi Ti crediamo perché vediamo Te di fronte a noi, innanzi a noi. E, sempre porteremo con noi la memoria di Yohay, Comandante, Amico, Essere umano, che sempre ci precede e, …di tanto!
Haim Hefer – Pubblicato dal “Ye Diot Acharonot”
Yohay,
ora, come nella leggenda stai navigando,
nell’oceano infinito che è la fine.
Le luci del Faro sono spente, la Nave abbandonata,
là non ci sono scogli, né banchi di sabbia, né onde costiere.
Ma un grande amore veleggia con te,
l’amore tra te e noi,
tra noi quando eri con noi,
ed anche, adesso, che non lo sei.
…. omissis …..
Il mare lo amò,
di un ribollente spumoso amore marino.
Nei settanta pericoli che egli scampò,
il mare fu sempre buono con lui.
Lo circondò, quando in quella segreta
ostinata notte egli e i suoi uomini, nuotarono lungo la fiancata
della Nave dell’Espulsione
attaccando mine dopo mine.
Fu ancora il mare che lacerò la cima
che lo trascinava con il siluro
verso l’ammiraglia egiziana El Emir Farouk
orgoglio delle marine arabe,
che Yohay affondò in quei momenti,
in quella notte di battaglia e di terrore.
Si, essi canteranno le tue lodi
per molte generazioni a venire.
Il mare lo amò,
un amore delicato,
come l’amore di un ragazzo per una ragazza,
un amore coraggioso, come l’amore
dell’Uccello-Assaltatore per la tempesta,
come l’intrepido amore del combattente
con la vita e la morte appese ad un sottilissimo capello.
lo vedo Lui, il più nobile del gruppo,
al timone della Nave,
l’uomo che mai fu preda dei rischi,
ma che invece ne andava a caccia.
…… omissis……
egli fu anche un amico per vino e canzoni,
un fratello per conversazione,
un soldato che non fu solo un comandante
ma pure, e principalmente, un capo,
ed ora che sta salpando
per l’oceano infinito che è la fine,
io lo vedo ancora sulle scogliere,
sui “barchini”, con le onde lambire la spiaggia,
portando con sé coraggio e saggezza,
strategia e segreti.
Yohay, Yohay, non c’è generazione
che non ha leggende …
Da Yigal Tumerkin, Shishi.
Questo Ammiraglio era anche un poeta, ognuno desiderava essere Yohay, ma nessuno lo fu mai.
No, io non posso descrivere la sua personalità, perché correrei il rischio di affondare in un mare di superlativi. Eppure, sarebbero tanto veri.
Yohay, il modesto, l’uomo nobile, l’amico, il capo, è come una leggenda che cammina; io sono già nostalgico.
Quando ero ragazzo desideravo essere come Yohay, ognuno desiderava essere Yohay, ma nessuno lo fu mai. E, questa settimana noi abbiamo dato sepoltura alla parte migliore e leale d’Israele…
Egli mai chiese cosa per se, egli conosceva come dare senza prendere.
Quando noi mettiamo un fiore sulla sua tomba dicendogli “addio”, non piangiamo solo per lui, ma per noi stessi.
Addio Yohay, addio!
Cara Saya, un anno è già passato dalla morte di Yohay; un anno di dolore e lutto, perché Yohay ci manca, ci manca sempre di più.
Avrei tanto desiderato di essere con Te ed i Ragazzi, forse per ricordare quei lontani giorni felici.
Cara Saya, io sono con te con il mio cuore e l’animo.
Dio vi benedica tutti
Come sempre Fiorenzo
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