Diario di un fascista alla corte di Gerusalemme verso Israele (quarta puntata)
“That’s is your life”
Un giorno del dicembre 1981, con una telefonata da Tel Aviv, il direttore di quella televisione mi comunica l’intenzione di fare, come spesso avviene in America, una ripresa sulla vita di un personaggio – “That’s your life”, naturalmente su Yohay Ben Nun, ripresa che riteneva impossibile senza la mia presenza. Ne fui entusiasta e mi dichiarai disponibilissimo. Aggiungeva anche la necessità che io arrivassi in incognito, in modo che il mio “Grande Amico” non potesse avere il minimo sospetto, perché conoscendolo non si sarebbe prestato al gioco.
Fu fissato il giorno e il volo del mio arrivo. All’aeroporto “Ben Gurion” di Tel Aviv, quando si aprì portello di discesa dell’aereo, due dei veterani di Gaza erano sulla scaletta, per portarmi direttamente a Haifa, in albergo. Tutti sapevano dell’evento, compresi i familiari di Yohay, tutti partecipavano alla manifestazione: l’unico ignaro di tutto era il festeggiato. Sapeva di una ripresa televisiva, ma immaginava fosse collegata alla sua nuova attività, ed alla “Oceanographic & Limbographic Research”.
L’appuntamento era alla televisione per le ore 21 del giorno successivo al mio arrivo, che coincideva con il compleanno di Yohay: 20 dicembre 1981.
Il mattino dopo, alquanto presto, vennero a prendermi per condurmi al porto, per una breve, simbolica uscita in mare con la flotta che, naturalmente, non era più la Marina da Guerra inesistente del 1948. Faceva corona anche un consistente codazzo di rappresentanti della stampa e fotografi, che scattavano fotografie su ogni angolo delle navi e del paesaggio.
Dopo il rientro in porto, la mia visita alla Marina Israeliana si concluse con il solito pantagruelico pranzo, chiamato comunemente “Rancio”.
L’ammiraglio Zeev Almog, comandante in Capo della Marina era stato impossibilitato a presenziare, da improrogabili impegni ministeriali: faceva gli onori di casa il Com.te in II, un Alto Ufficiale che poi ne divenne Comandante in Capo. Era una specie di idolatra di un grande combattente, deceduto da poco, il cui nome era Yossele Dror.
Nome che a me diceva nulla o quasi. Io invece conoscevo un grande “fighter”, che per certi aspetti poteva anche competere con Yohay, pur avendo questo maggior capacità di sintesi.
Era Yossele Huber, mio carissimo amico, incontrato a Cesarea quando era in durissimo allenamento da sub, prima ancora di conoscere Yohay, e col quale avevo collaborato anche in Italia, quando tentò di far saltare in aria due MAS, in costruzione presso i Cantieri Baglietto di Varazze e destinati per l’Egitto. Operazione andata a monte e per la quale credo venne arrestato.
Non ci accorgemmo che stavamo parlando della stessa persona: io lo avevo conosciuto come Yossele Huber, prima che cambiasse il suo cognome in Dror, con il quale era stato conosciuto dal mio interlocutore.
Yossele era più duro di Yohay, era inflessibile fino all’assurdo. Naturalmente amava solo le cose difficili, difficilissime: quelle facili non gli procuravano né gioia né gusto. Fu il primo comandante del primo sommergibile della Marina Israeliana, e come tale si era prefisso di entrare in immersione in porto a Haifa, per provare a se stesso e a tutti il suo valore e le sue capacità, che in verità non avevano affatto bisogno di dimostrazione: le sue azioni leggendarie ne facevano il più ardito combattente d’Israele.
Yohay in quel periodo (1960/1966), Comandante in Capo della Marina si sentì obbligato ad emettere un Ordine di Proibizione assoluta, contro quel proponimento del suo carissimo amico e fratello di tante battaglie.
Yossele, fu anche sfortunato: era un grande sommozzatore, senza limiti di resistenza e di profondità operativa. Dai tanti duri, durissimi allenamenti a cui si sottoponeva, aveva avuto un danno irreparabile alla vista. Egli amava l’Italia ed in Italia finì i suoi giorni.
Insieme a suoi carissimi amici volle andare nell’isola di Stromboli; volle arrampicarsi sulla cima del vulcano; volle andare sul bordo del cratere, come per carpirne il segreto; ma, a causa del suo difetto visivo, inciampò, andando a cadere e scivolare nel cratere, scomparendo nel nulla.
Così ci lasciò il mitico Yossele Huber, e se volete Yossele Dror, senza una traccia su questa terra, alla quale, forse, non era mai appartenuto: era, forse, l’unica maniera per tornare nel mondo misterioso dal quale, probabilmente, era venuto, lasciando a noi il problema di risolvere il mistero, se mai ne saremo capaci.
Nel pomeriggio ci spostammo a Tel Aviv; prima, per rendere doverosa visita all’Ammiraglio Zeev Almog, Comandante in Capo della Marina che volle onorarmi con un bellissimo Crest, poi verso le ore 20 arrivammo al palazzo della televisione per l’appuntamento: “This is your life”.
Mi sistemarono al 3° piano dell’edificio, da dove, su video, seguivo quanto accadeva nella sala di ripresa che si andava affollando inverosimilmente. Già prima delle 21, tutto era pronto, con sulle prime file i veterani di Gaza, i familiari di Yohay e tanti ragazzi che avevano vissuto quegli eventi sia direttamente che indirettamente.
Man mano che si andava avanti nell’operazione di riempimento io scendevo di un piano, sempre seguendo su video appositamente sistemati quanto accadeva in teatro.
Ore 21. Si spengono tutte le luci! Buio pesto e silenzio assoluto.
Sembra che tutti trattengano il fiato: arriva Yohay! E, come entra in teatro le luci si accendono di colpo e, tutti in piedi prorompono nel canto di “Happy Birthday Yohay”, ripetendolo più volte!
È il finimondo! Con Yohay commosso, perché tutto si aspettava, ma non lo spettacolo che aveva di fronte: tutti gli amici di Israele, tanti, tanti, i compagni d’arme ed anche tutti i membri della sua famiglia.
Passata la grande emozione, Yohay ed il conduttore si accomodano sul palcoscenico per iniziare la ripresa del programma “This is your life”.
Si comincia dalle origini russe della sua famiglia, poi il periodo dell’infanzia (c’erano amici e amiche dei primi anni di scuola, c’era anche un’insegnante di quei tempi lontani), c’erano ragazze con le quali aveva “filato”, una specialmente, tanto innamorata che saputo della sua morte durante la battaglia di Gerusalemme, si era messa a lutto: c’era veramente tutto il suo mondo!
Così si andò avanti ripassando gli eventi che crescono col crescere dell’età, fino alla guerra.
Vennero fuori anche coloro che con lui avevano condiviso onori e oneri delle battaglie cruente, e chi lo trasse fuori dal pericolo mortale quando cadde ferito sul fronte di Gerusalemme. Poi, il racconto arriva ai giorni della mia presenza in Israele, ai giorni della sua uscita dall’ospedale ancora claudicante.
A questo punto il conduttore dice: Yohay, che ne diresti se chiedessimo ai nostri tecnici di provare a rintracciare Capriotti in quel di Milano? Naturalmente si dichiarò felice, felice ed entusiasta, non immaginando che man mano che il racconto della sua vita andava avanti, io scendevo sempre più in basso, tanto che ero arrivato al piano terra, dietro le transenne.
I tecnici naturalmente riuscirono facilmente a pescarmi in quel di Milano (Sic): Yohay, sento ancora il canto di “Happy Birthday Yohay”, ed anch’io te lo auguro, ma non col canto perché non è il mio forte! E, man mano che il dialogo va avanti tra lui e me, io lentamente avanzo sempre più, fino a quando entro nel semicerchio, allo scoperto, davanti al palcoscenico.
La scena non è descrivibile! Non è possibile dare un’idea che possa avvicinarsi a quell’incontro tra Yohay e me, tra tutti noi che significavamo e rappresentavamo quasi 40 anni di calorosa fraterna amicizia, 40 anni circa di storia vissuta da protagonisti!
Il conduttore, Yohay ed io, prendemmo posto sul palcoscenico e, questa volta “This is your life”, fece riferimento a me personalmente, nei rapporti con Israele, la sua Marina Militare, e con questi magnifici combattenti, per i quali, vale la pena ripetere ancora, ci intendemmo perfettamente e subito al primo incontro.
In quella atmosfera si rivissero tutti i fatti salienti del nostro lungo rapporto, perché ognuno volle raccontare la sua storia, il suo rapporto diretto con me. “Cogno”, così lo si chiamava un Bus-autista, sognava un cappello italiano: gli portai uno splendido “Borsalino”, che divenne suo orgoglio personale, che forse avrebbe amato non toglierselo nemmeno quando andava a letto.
Anche la mia insensibilità verso la bellezza del Kineret, quando ci trasferimmo a Tiberias per gli allenamenti, fu rievocata con tutti i minimi particolari, compresa la gita sul lago di Como e lago Maggiore; e, Itzik (ltzac Brookman), quale bravissimo marinaio e impresario; e il più serio di tutti Ritov; e Soola the Great; e “S. Ruba Vel”, nome che non sapevo pronunciare; e quelli che ricordavano i miei insulti in lingua italiana; e tante, tante storie che ci portavano indietro a fatti e scene serie o ridicole, che ci gonfiavano il cuore di immensa gioia nel riviverle.
Anche il mio passaporto israeliano (00020), con i viaggi avanti e indietro per l’Italia ebbe il suo successo.
Il mio viaggio durò solo quattro giorni, anche perché eravamo a Natale ed era imperativo passarlo in Italia, in famiglia. Naturalmente ripartii facendo ben chiaro che mi fosse rinviato il passaporto ed anche una copia in video della registrazione. Anche i giornali riportarono gli eventi di quei giorni, con fotografie e commenti.
In data 8 febbraio ’82, la segretaria di Johay, all’Israel Oceanographic e Limnological Research, mi rimetteva una copia di un giornale:
Caro Sig. Capriotti,
l’accluso articolo fu pubblicato sull’“Yediot Aharonot” un giornale di ampia tiratura, in data dicembre 21, 1981, subito dopo la registrazione. Yohay partì per gli Stati Uniti oltre un mese fa e mi chiese di tradurre l’articolo e inviarglielo. Solo ora, dopo oltre un mese posso soddisfare la richiesta e non mi resta che scusarmi per il ritardo.
“Questa è la tua vita”, il programma televisivo su Yohay, non è stato ancora trasmesso: è previsto per il Febbraio 23.
Yohay dovrebbe tornare in Israele all’incirca per quella data, sperando in tempo per vedere il programma.
Desiderando ogni bene. Sinceramente.Lea
Traduzione del suddetto articolo:
Legenda: Fiorenzo Capriotti (foto sulla destra) per riconoscenza, da parte della Marina, riceve un “Crest” speciale dal Comandante in Capo della Marina, Ammiraglio Zeev Almog.
“The Wingate of the navy” è tornato in missione segreta.
Il primo istruttore dell’unità d’assalto della Marina Israeliana, arriva dall’Italia e sorprende l’Ammiraglio (Res) Yohay Ben Nun nel programma “This is your life”.
Scritto da Yair Amikam, reporter del “Yediot Aharonot”.
Fiorenzo Capriotti, un ufficiale italiano che fu il primo istruttore degli Assaltatori della Marina Israeliana nel 1948, arrivò alla fine settimana in Israele per una visita di 4 giorni, quale ospite della Marina Israeliana.
Capriotti, 63 anni di età oggi, fu un ufficiale della Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale, al comando di unità d’assalto siluranti. Nel 1948 gli fu chiesto di aiutare la Marina d’Israele, che allora era appena nata, di creare un gruppo d’assalto similare, da operare dagli uomini del Commando Israeliano.
Capriotti accettò volentieri, arrivò in Israele per pochi mesi, e gli fu appioppato il nome di “Wingate of the Navy”.
Giovedì passato, il programma “Questa è la tua vita” fu registrato sulla vita e con l’Ammiraglio Yohay Ben Nun.
Il produttore scoprì Fiorenzo Capriotti in Milano, Italia, che accettò entusiasticamente di arrivare per la registrazione del programma.
Capriotti, in missione segreta, arrivò in Israele in incognito ed alloggiò al “Dan Carmel Hotel” di Haifa, fino al momento in cui fece l’entrata a sorpresa nello studio di ripresa, dove egli incontrò il suo amico ed allievo Yohay Ben Nun.
Durante il breve soggiorno, Capriotti visitò la Marina israeliana che gli riservò “un’accoglienza da Re”, una visita alle cannoniere, un’uscita in mare su lanciamissili. Alla fine di questo “Tour”, Capriotti rese visita al Comandante in Capo Ammiraglio Zeev Almog che gli offrì uno speciale “Crest”, come riconoscimento della Marina Israeliana, quale uno dei suoi primi fondatori.”
Andai alla ricerca del significato di quel nomignolo appioppatomi di “Wingate”, ma con tutti gli sforzi della mia pur non indifferente perspicacia ed intelligenza non riuscii ad approdare ad un possibile logico significato: “Wing = ala – Gate = cancello”. L’accoppiamento diceva nulla, assolutamente nulla!
Naturalmente mi rivolsi per aiuto ad Israele, e, il 27 aprile 1982 da Lea Teitelbaum ricevetti la risposta.
Caro Sig. Capriotti,
La ringrazio moltissimo per la Sua lettera del 8 marzo 82.
Yohay e il suo equipaggio arrivarono senza danni ad Haifa il 26 marzo. Il loro arrivo fu ritardato di qualche giorno a causa di due tempeste in Mediterraneo, che li obbligò ad attendere.Apparentemente, deve essere stata la mano del “fato” a consigliare i dirigenti della televisione israeliana, di posporre la messa in onda del programma “Questa è la tua vita”, così da consentire a Yohay il rientro nel Paese in tempo per la trasmissione.
Il programma sarà trasmesso il ricorrente “Giorno d’Indipendenza”, che cade domani 28 aprile 1982. Il programma dura due ore e mezza ed io penso che l’“Indipendence Day” sia certamente più adatto.
Ho ricordato a Yohay le sue richieste concernenti il Passaporto e la cassetta in video del programma, e sono certa che egli non mancherà di adempiere.
Per quanto riguarda il significato del soprannome, il “Wingate” della Marina, il Wingate servì in Israele nella struttura dell’esercito Britannico. Egli si identificò con la causa sionista, e fu conosciuto come amico di Israele, ed agì per Israele nel conflitto arabo-israeliano durante il suo relativamente breve termine di servizio (1937-38). Wingate mise il suo sigillo sulla strategia dell’Haganà. Egli stabilì nella struttura dell’Haganà una unità chiamata “la squadra speciale della notte (S.N.S.)” ed istruì gli uomini di questa unità in metodi di operazioni e nuove strategie nel combattere contro il terrorismo arabo.
Wingate e questa speciale unità si guadagnarono fama grazie ai successi operativi ottenuti.
Basandosi su questa precedente esperienza, risulta chiaro il perché il giornale le abbia appioppato il soprannome di “Wingate” della Marina Israeliana.
Con molti auguri
Lea
Sul fondo della lettera c’è una breve importante postilla, messa il 29 Aprile da Johay.
Aprile 29,
Caro fratello,
Ieri il programma andò in onda. Fu un grande successo ed io sono tempestato da una pioggia di chiamate telefoniche, giorno e notte.
Abbiamo fatto una copia in video-cassetta per te, che ti verrà inviata prontamente. Tutti insistono nel dire che tu avesti il maggior successo in quel programma: tu apparivi giovane, energico e bello! Ettinger ti spedirà il passaporto separatamente.Tanto affettuosamente a tutti,
come sempre
Johay
Naturalmente ricevetti il passaporto e la videocassetta, così da poter anche noi rivivere quei momenti esaltanti ed irripetibili.
“Il genietto del gruppo”. Uzi Sharon, colui che aveva escogitato l’elmetto a luci infrarosse per i piloti dell’azione di Gaza, mi fece pervenire anche questo brevetto rilasciato dalla Regina Elisabetta II, per una “macchina laser” per operazioni chirurgiche, con in fondo alla pagine la dedica: Ad un vecchio amico, Capriotti, con ammirazione. Uzi”
«È un fatto che non sono i fondatori di un movimento che conducono questo movimento alla vittoria. Così avvenne fin dall’antichità. Fu Mosè che iniziò la liberazione degli Ebrei, ma non gli fu concesso di entrare nella Terra Promessa. Egli non poté che sgombrare il cammino per Giosuè e fu questi che raggiunse la mèta. Così è il destino di ciascun profeta: egli è condannato all’opposizione, alle sofferenze, alle persecuzioni. E quando gli uomini arrivano, infine, a comprendere che egli aveva ragione, che il suo insegnamento era giusto, allora non è più dalle sue mani che essi possono ricevere la verità, ma dalle mani di altri».
Abramo Lincoln
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