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Diario di guerra del Sergente silurista Piero Basagni - di Lino Mancini

Malta 2 di Lino Mancini – postfazione

02/09/2019/3 Commenti/in Lino Mancini, Marina Militare, X^ Flottiglia MAS/da Lino Mancini

a) La fine del MAS 452 e il suo impiego dopo la cattura da parte Inglese

Nel 2015, qualche anno dopo aver scritto Malta2, sono venuto in possesso di un  “Diario di Guerra” scritto dal sergente silurista Piero Basagni, imbarcato sul Mas 452 durante l’azione di Malta2 .

A recuperare questo diario, scritto dal Basagni su un blocco notes a quadretti, è stata sua nipote, la signora Daniela Basagni che lo ha casualmente trovato mentre riordinava il solaio della sua casa. Con il diario ha trovato anche ritagli di giornale dell’epoca con addirittura un articolo del Comandante Moccagatta dal titolo “MAS”, corredato di una foto proprio del MAS 452 con equipaggio schierato per il posto di manovra; il primo a sinistra nella foto è il Sergente Silurista Piero Basagni. (Articolo e foto di seguito riportate).

Leggendo l’articolo del comandante Moccagatta si ha una precisa idea di come lui considerasse il MAS utile per missioni particolari dove l’agguato era la cosa fondamentale. Il MAS, nella riorganizzazione del naviglio da guerra, veniva ormai considerato dalla Regia Marina come qualcosa di superato per essere impiegato nelle nuove strategie navali.

Le idee dello Stato Maggiore della Regia Marina erano ormai proiettate sulle grandi navi, le navi da battaglia, le sole che avrebbero potuto dare un controllo e una supremazia nel teatro in cui eravamo principalmente impegnati, il mediterraneo. I reparti speciali, per incursioni navali, tipo la X^MAS, non ebbero nella preparazione del secondo conflitto mondiale particolari attenzioni ed abbiamo già visto nel capitolo tre di questo libro, mezzi disponibili per un attacco a Malta, come la Marina arrivò all’evento impreparata con mezzi non operativi e con uomini ancora da addestrare.

La non perfetta operatività sia degli SLC (Siluro Lenta Corsa) che degli MT (Barchini Esplosivi), i pochi mezzi disponibili, la mancanza di idoneo naviglio trasportatore, sia di superficie che subacqueo, non permise di pianificare alla Regia Marina azioni sia di agguato che di attacco nei porti inglesi che  avrebbero sicuramente contribuito a ridurre la capacità operativa della Marina Inglese all’inizio del conflitto.

Furono necessari i primi anni di guerra per adeguare queste capacità offensive che comunque non furono sufficientemente sfruttate.

All’impreparazione dei materiali non dobbiamo sottrarre anche l’incapacità operativa ed organizzativa, le azioni ripetute negli anni contro Malta ne sono una testimonianza.

Diario di guerra del Sergente silurista Piero Basagni – di Lino Mancini

Diario di guerra del Sergente silurista Piero Basagni - di Lino Mancini

Diario di guerra del Sergente silurista Piero Basagni – di Lino Mancini

articolo d’epoca del Comandante Vittorio Moccagatta

Tornando al diario di guerra del sergente Basagni, nel leggerlo, rimasi particolarmente colpito da quanto aveva  scritto sull’azione di Malta, sulla triste fine del MAS 452 e dei morti che lasciarono a bordo nel momento in cui riuscirono a mettersi in salvo.

E’ un diario dove vengono descritti gli avvenimenti delle azioni di guerra di cui è stato partecipe senza tralasciare di esternare le sue emozioni, i suoi sentimenti, le sue aspettative e le sue delusioni.

Di questo “Diario di Guerra”, ne prendo in esame solo una parte e precisamente il periodo che va dal novembre 1940 all’agosto del 1941, cioè quello relativo al suo imbarco sul MAS 452 che lo renderà testimone oculare del tragico epilogo avvenuto nelle acque prospicienti Malta il 26 luglio del 1941. Per chi fosse interessato al Diario integrale, lo rimando al mio articolo  “Imprese di Guerra Sul Mare – Dal Diario del Sergente Silurista Pietro Basagni” pubblicato sul sito:

  • Imprese di Guerra Sul Mare – Prima Puntata
  • Imprese di Guerra Sul Mare – Seconda Puntata

In questo Diario ho trovato racconti inediti sull’attività operativa nell’ultima ora di missione del MAS 452 che differiscono da quanto riportato nelle relazioni ufficiali, in particolare per le rotte di avvicinamento che il MAS compie sotto costa dopo le 04,30 non avendo sentito, come da ordine di operazione, lo scoppio della carica di Teseo Tesei.

Come descritto nel capitolo in cui tratto la cronologia dell’attacco, i MAS, con un ritardo  di circa venti minuti ritardano il previsto rientro che sarebbe dovuto iniziare intorno alle 04,30, subito dopo lo scoppio della carica di Tesei.

Il rientro inizia effettivamente quando il comandante Moccagatta sente lo scoppio che avverrà alle 04,48 ma, come sappiamo, non è la carica di Tesei bensì sono le esplosioni delle cariche dei barchini di  Carabellli e Frassetto che portano al crollo dell’arcata del ponte e all’ostruzione dell’ingresso al porto.

Iniziata la rotta di rientro e dopo il recupero e la presa a rimorchio del MTS del comandante Giobbe, intorno alle 05,30, il Comandante Moccagatta prosegue per Nord passando dalla propulsione ausiliaria di circa 8 nodi a quella principale di circa 40 nodi. Nel frattempo inizia la battaglia aerea tra i Macchi italiani e gli Hurricane inglesi e successivamente un gruppo di circa dieci Hurricane inizia il  mitragliamento prima dei barchini superstiti rimasti fuori dall’ingresso del porto e poi il mitragliamento dei MAS.

A questo punto prendo in esame quello che  Basagni  ritiene di aver visto da bordo del suo MAS e che pensa sia effettivamente accaduto durante l’attacco aereo e cioè che il il Mas 451 affondò per i danni subiti, mentre il  MAS 452, danneggiato sia nelle sovrastrutture dello scafo che nell’apparato motore,  rimase galleggiante ma fuori uso.

Come già detto, sempre nella cronologia dell’azione, i morti furono quattro sul MAS 451 e due sul 452. Ai morti del MAS 452 ne vanno aggiunti altri  sei della X^ MAS presenti a bordo, tra questi il Capitano di Fregata Vittorio Moccagatta. I superstiti del MAS 451, gettatisi in acqua al momento dell’affondamento, furono  successivamente raccolti dagli inglesi e fatti prigionieri, mentre gli undici superstiti del 452, quattro illesi e sette feriti, raggiunsero autonomamente le coste Siciliane utilizzando l’MTS che si trovava a  rimorchio del MAS.

Circa otto ore dopo l’attacco aereo, il MAS 452 fu catturato dagli inglesi e trasportato con il suo carico di morti a Malta.

Su come fu immobilizzato il MAS 452,  come già detto nella cronologia dell’attacco, ci sono due versioni: una italiana ed una inglese. La versione inglese sostiene che il MAS 452 si trovasse ad una distanza di meno di tre miglia dal Forte di S. Elmo, uno dei due punti strategici a difesa del porto, l’altro era il forte di Tigne, dove era concentrata la difesa del porto di Malta (Gran Harbour- La Valletta) e che l’unità fu colpita da un proiettile sparato proprio dal forte di S.Elmo.

Lo storico maltese Caruana, in un articolo sul Warship International del Febbraio 1991, divulgò

la versione inglese sulla base di una testimonianza fatta dal comandate del Forte di S.Elmo, colonnello Ferro, e sul risultato a cui giunse una commissione inglese che, esaminando la timoneria del MAS, constatò che c’era un foro compatibile con la forma della granata.

Questa ricostruzione inglese sulla messa fuori uso del MAS 452 è in netta contraddizione con le testimonianze rilasciate dai componenti dell’equipaggio sopravvissuti. Secondo le testimonianze di fonte italiana, al momento dell’attacco, il MAS 452 era già da circa mezz’ora sulla rotta di rientro e  oltre le dieci miglia dalla costa.

A farmi sorgere qualche dubbio sulle ricostruzioni fatte da parte italiana sono state proprio delle frasi contenute nel diario di Basagni in cui afferma che il MAS 452 aveva effettuato un avvicinamento  sotto costa:

“ … ci cercano con i proiettori ma però insistono a cercare al largo mentre noi siamo appena ad un miglio un miglio e mezzo al massimo. Sono le 2 del 26 ci siamo fermati e già incominciamo le operazioni per mandare alle reti di sbarramento il Magg. Tesei …….”

Questo significherebbe che contrariamente a quanto previsto dal piano di operazione che prevedeva un avvicinamento fino a 3,5 miglia dal forte di S.Elmo, il Mas 452 si sarebbe spinto oltre fino ad avvicinarsi sensibilmente ad un punto sulle secche di Dragut, di fronte all’ingresso del porto, da dove era previsto dovessero partire i mezzi attaccanti. I proiettori si accendono automaticamente non appena i cannoni della difesa costiera iniziano a sparare, cioè non all’ora  segnalata dal Basagni,  bensì qualche ora dopo, come lui stesso torna ad evidenziare quando rimarcherà i colpi di cannone a cui il MAS è sottoposto. Infatti, come da testimonianze dei piloti dei barchini precedentemente riportate, alle 02,00 i due MAS di scorta si fermano alla distanza prevista, i piloti eseguono un controllo dei mezzi e poi si allontanano dai MAS per raggiungere il previsto punto d’attacco. Lo stesso Basagni, non nel diario ma nella sua relazione ufficiale, riferisce che alle 04,00, cioè due ore dopo dall’allontanamento dei barchini, il MAS si trovava a tre miglia da Malta. Quindi Moccagatta sta rispettando il piano di operazione.

L’affermazione del Basagni, relativo all’avvicinamento fino a un miglio e mezzo dalla costa, non è riferita, quindi, alle 02,00, qui probabilmente ha commesso un errore nel ricordare i fatti quando qualche giorno dopo ha ricostruito l’azione, ma a quello effettuato tra le 04,30 e le 05,00 quando effettivamente il comandante Moccagatta, non avendo sentito nessuna esplosione prevista per le 04,30, si avvicina all’isola per capire cosa sta succedendo. Questo viene riconfermato dallo stesso Basagni in una seconda sua frase:

“Anche noi siamo stati scoperti quindi con gli uomini ai posti di combattimento e le macchine a tutta forza con un ampia accostata che ci ha avvicinati ancora di più, e forse con la speranza del comandante di attirare l’attenzione nemica maggiormente su di noi sfiliamo davanti alle ostruzioni con una velocità folle inseguiti dalla reazione nemica con tutti i calibri dei sui cannoni che aprono davanti e dietro di noi spaventosi baratri e colonne alte di acqua, in un tremendo fuoco infernale,…..”

Riescono infine ad allontanarsi e leggiamo:

“ I cannoni sparano ancora su di noi ma ormai schivare i colpi è facilissimo siamo ormai a circa 10 miglia a Nord di Malta allorché siamo raggiunti dal com. Giobbe che con la speranza di ricuperare qualche pilota si era attardato nelle vicinanze del porto come era stabilito con un piccolissimo Mas ma che poi aveva dovuto anch’esso abbandonare l’impresa perché l’azione si era svolta tutto all’opposto del previsto.”

Quindi tutto lascerebbe supporre che fossero fuori dalla portata di tiro dei cannoni di Forte S. Elmo e che la versione inglese non sia fondata, ma ritengo che non sia così proprio per la succitata frase scritta dal Basagni:.

“….ma ormai schivare i colpi è facilissimo siamo ormai a circa 10 miglia a Nord di Malta….”

 I cannoni avevano una gittata di circa 2,7 miglia, quindi, se fossero stati a 10 miglia non avrebbero dovuto schivare niente. Ritengo, invece, che il MAS, avvicinatosi troppo all’ingresso del porto, con l’apertura del fuoco da parte dei cannoni di Forte S. Elmo che alle 04,50 iniziano a sparare dopo il fallimento dell’attacco, non abbia preso subito una rotta di allontanamento ma abbia tentato di soccorrere i rimanenti sei barchini che tentavano di ricompattarsi raggiungendo un previsto punto più’ a nord già pianificato in caso d’insuccesso dell’azione. Quindi, non è da escludere che il MAS abbia navigato per più di mezz’ora entro le due miglia dalla costa prima di prendere la rotta di rientro verso la Sicilia. Alle 06,15, secondo altra versione alle 05,50, sia i MAS che i barchini ancora naviganti iniziano ad essere mitragliati da due gruppi diversi di Hurricane. Nel prendere la rotta di rientro il MAS 452, dovendo aspettare come pianificato il MTS del comandante Giobbe, riduce la velocità passando dai termici principali a quelli ausiliari, anche questo previsto nel piano d’operazione, ed è quindi ipotizzabile che navigasse in acque al limite dalla gittata dei cannoni del Forte di S. Elmo. Da qui l’affermazione del Basagni

“ormai riuscivano facilmente a schivare i colpi”.

L’errore di apprezzamento della distanza di dieci miglia anziché tre può essere attribuito anche   al fatto che pensasse che sulla costa ci fossero cannoni di calibro più grosso e, soprattutto, a difficoltà di visibilità della costa stessa, come vedremo più’ avanti.

Nell’indagare su questa versione, ho avuto, alcuni anni fa,  uno scambio di corrispondenza con lo storico Maltese Joseph Caruana per avere qualche chiarimento in più’ e capire perché fosse così convinto che a mettere fuori uso il MAS fosse stato un proiettile sparato dal forte e non l’attacco aereo come sostenuto nelle testimonianze italiane. La sua spiegazione è stata la seguente, ne trascrivo le parti essenziali:

“Io non capisco il tuo dissenso sul fatto che il MAS fu colpito vicino Malta da una granata sparata da un cannone da 6 libbre del Forte di S. Elmo. La prova incontrovertibile è che l’apposita commissione inglese raccolse sul MAS resti del bossolo della granata…….

Effettivamente, i caccia Hurricane non sparavano proiettili da 6 libbre (n.d.r.: erano armati con mitragliere da mm. 20).

Allora ci si chiede: perché i sopravvissuti fecero questo errore?

Gli attacchi aerei iniziarono all’incirca alle 05,45 e quando iniziarono i due MAS si separarono. Durante l’attacco, l’equipaggio del MAS 452, tranne gli ufficiali e il cannoniere, ha dovuto ragionevolmente ripararsi sottocoperta. Ma Moccagatta, dopo il rientro di Giobbe sul MAS, aveva cambiato i suoi piani e stava nuovamente avvicinandosi a Malta passando dalla propulsione ausiliaria a quella principale per recuperare il barchino del 2°Capo Montanari andato in avaria al momento dello sbarco da Nave Diana nel punto K e che si era portato a rimorchio lungo tutto il trasferimento mollandolo, con ormeggio, all’inizio dell’attacco aereo. Proprio durante questa manovra di recupero il suo MAS fu immobilizzato dal fuoco nemico.

Nelle testimonianze, i sopravvissuti non parlano mai di questo barchino e chi ne parla, il silurista Bratovich, addirittura dice che viene affondato quando viene preso a rimorchio il MTS del comandante Giobbe. Il barchino, invece, non fu affondato ma recuperato dagli inglesi a circa sei miglia a nord est della Valletta.

Quando da sottocoperta sentirono i motori principali partire (n.d.r.: il MAS stava navigando sugli ausiliari per facilitare il ricongiungimento del Com.te Giobbe), pensarono che fosse iniziata la navigazione verso Nord, di rientro verso la Sicilia, una logica deduzione dal momento che Giobbe era rientrato a bordo.  Quando il MAS fu immobilizzato, appena dopo le 06,00, era nel bel mezzo di una nebbia (n.d.r.: in parte una foschia naturale e in parte causata dalle esplosioni dei barchini e delle granate sparate dalla difesa costiera). Questo è menzionato sia dal comandante del forte di S. Elmo che dai piloti italiani della caccia che andarono vicino a Malta per proteggere il MAS. I piloti la definirono densa foschia. I sopravvissuti dell’equipaggio, risalendo sul ponte di coperta dopo che il MAS fu colpito, si trovarono in mezzo a corpi dilaniati e non furono in grado di vedere la vicina costa proprio per la presenza della densa foschia e quindi, all’oscuro della manovra di recupero del barchino, ritennero ancora che stavano navigando per nord fuori dal tiro dei cannoni inglesi, distanti dalla costa.

Sulla base delle tracce dei racconti del Basagni, dell’azzardata manovra di recupero del barchino,  della testimonianza del comandate Ferro, sono alla fine arrivato alla conclusione che c’erano più indizi che rendevano credibile la ricostruzione inglese.

A farmi inizialmente dissentire da Caruana, oltre alle testimonianze ufficiali rilasciate dai superstiti, era stato il fatto che ritenevo assurdo che Moccagatta avesse potuto cambiare rotta per avvicinarsi a Malta anziché dirigersi a Nord, come previsto, e così allontanarsi dall’area del disastro. Ma, contrariamente a ogni logica,  Moccagatta  pensa al barchino che ha dovuto mollare e quindi tenta di recuperarlo per non farlo cadere in mano inglesi;  manovra questa che lo riavvicina alla costa esponendolo nuovamente al tiro dei cannoni e alla messa fuori uso del suo MAS. Recuperare il barchino, comunque , non aveva nessun significato strategico dal momento che i barchini esplosivi erano noti agli inglesi in quanto nel Marzo dello stesso anno avevano già subito un attacco del genere a Suda e ne avevano catturato uno integro; perderne un secondo, non avrebbe fatto una grande differenza.

bordo del MAS452 prima della missione

Dal Diario di Basagni:

“Luglio 1941

 Questo mese oso chiamarlo il mese del martirio e della Gloria poiché è in questo mese che scriviamo una pagina d’oro sul libro dell’eroica storia della nostra Marina. Queste pagine le scrivo ora in agosto dopo che sono stato decorato sul campo dall’ammiraglio Barone con medaglia di Bronzo al V.M. con la seguente motivazione:

 Sergente silurista Basagni Piero (82091)

Imbarcato su M.A.S. di sostegno ravvicinato a mezzi d’assalto penetrati in una munita base navale nemica, durante la violenta reazione aerea a bassa quota che uccideva tutti gli ufficiali e uccideva e feriva la maggior parte dell’equipaggio, dava prova di virile coraggio e di calma cooperando efficacemente al salvataggio dei superstiti.

Acque di Malta 26-7-1941-XIX°

 La morte non mi vuole, non so se felicitarmi o no comunque la vita è bella anche se il destino te la rende amara……..”

Superstiti MAS 452 – Infermeria Augusta

foto del MAS 452 prima della missione MALTA 2

foto Mas 452 dopo la cattura – La Valletta Malta

foto 2 MAS 452 dopo cattura – La Valletta Malta

Il MAS 452, dopo sommarie riparazioni, fu riutilizzato dagli inglesi con il nome di “HMS X MAS” e impiegato sia in versione anticontrabbando che come lancia di salvataggio.

Nella primavera del 1942, il 25 aprile, durante un raid aereo dell’asse, si trovava ormeggiato a Menqa, proprio sotto i bastioni del forte S. Angelo che, colpiti da una bomba, crollarono sul MAS provocandone la sua distruzione e la sua fine.

Il personale morto durante l’azione Malta2, sia a bordo dei barchini che sulle MM.SS, fu  sepolto dagli inglesi nel “Capuccini Naval Cemetery”, presso il villaggio di Kalkara.

Capuccini Naval Cemetery

Nella primavera del 1950 il rimorchiatore Colosso riportò in patria la salma del SottoTenente (AN) Carabelli per essere poi inumata nel cimitero monumentale di Milano.

Rimorchiatore Colosso

Nel 1960, Nave Proteo riportò in patria i resti di Vittorio Moccagatta, Giorgio Giobbe , Giobatta Parodi, Bruno Falcomatà, Leonildo Zocchi, Luigi Costantini, Vincenzo Montanari, Federico Fucetola che furono sepolti nel sacrario militare di San Michele nei pressi di Cagliari.

Nave Proteo

Le otto salme furono inizialmente sepolte dagli inglesi senza poter essere identificate. Nelle ricerche non è stato possibile appurare dove è sepolto il Sotto Tenente di Vascello Carlo Bosio (MT N°1).  Bosio, rimane l’unico dell’azione di Malta con sepoltura non identificata.

Sacrario di San Michele – Cagliari

b) Ritrovamento SLC nelle acque di Malta

Nel capitolo 7 del mio libro Malta 2, dove tratto “L’azione del SLC di Teso Tesei e Alcide Pedretti”, cito l’articolo  di Joseph Caruana pubblicato nel 1994 sul numero 6 di “Storia Militare” dal titolo “Malta 2- 26 Luglio 1941 – Una nuova ipotesi sulla morte di Teseo Tesei”.

In questo articolo, Caruana da una nuova versione sulla morte di Teseo Tesi raccontando che il suo SLC fu colpito da un colpo di cannone sparato dal forte di S.Elmo e che poi nel 1966 fu recuperato nelle acque di Malta, nel punto T indicato nella cartina sotto riportata, completo di carica. Questa sua versione è stata da me confutata dimostrando che il colpo di cannone, a cui lui si riferisce, cadde nelle vicinanze del SLC di Costa-Barla.

Note: 1 Percorso dl MT di Frassetto e Carabelli; 2 Rotta di attacco dei sei MT; 3 Rotta Teseo Tesei; A Punto di Partenza;T Punto dove fu colpito l’SLC dal cannone nel punto G

Premesso quanto sopra, ho effettuato ulteriori ricerche e sono riuscito ad entrare in contatto con Mike Stewart, un “Clearance Diving Officer” del Royal Navy, che nel 1966, come capo team, predispose il brillamento di quella che secondo alcune fonti britanniche avrebbe potuto essere la testa del semovente del SLC di Teseo Tesei.

Si è ritirato dal servizio nel 1976 ma ricorda perfettamente il suo intervento e dalle mail che ci siamo scambiate, l’unica affermazione certa, da lui fatta, è che nel punto T indicato nella cartina fece brillare esclusivamente una forte carica; nessun mezzo , tipo SLC,  con o senza carica fu rinvenuto in zona. Inoltre, dalla documentazione appresso riportata non si può escludere che la carica fatta saltare da Mike fosse una  mina paracadutabile di tipo tedesco (luft mine) tipo LMA, estesamente impiegata nelle acque maltesi e non troppo dissimile dalle teste dei semoventi della X^MAS.

In particolare, la mina LMA aveva dimensioni (senza impennaggi) pari a circa 1.700×660 mm (contro i circa 1.800×533 mm delle teste degli S.L.C.), ed una carica esplosiva da 300 kg (contro i 230 kg dei semoventi italiani).

mina LMA 1.700×660 mm

Caruana, nell’indicare che fu ritrovato nel 1966 un SLC, prese per buona una notizia incompleta riportata dal “Sunday Times of Malta”ove si dava per scontato che era stato ritrovato un SLC completo di carica e non del ritrovamento di una carica che poteva essere simile a quella del mezzo italiano.

Questo, a mio avviso, lo ha portato  a formulare una nuova ipotesi sull’azione e la morte di Teso Tesei non suffragata da nessuna prova reale.

BIBLIOGRAFIA SECONDA EDIZIONE

CAPRIOTTI Fiorenzo, La mia Decima da Malta alle Hawaii. Le avventure di un Ardito
del mare, Foggia, Italia Editrice New, 2000

CARUANA Joseph, The battle of Grand Harbour, Rabat (Malta), Wise Owl, 2004

GALEA Frederick R. , Mines over Malta. Wartime exploits of Cdr Edward D. Wolley GM
& Bar, RNVR, Rabat (Malta), Wise Owl, 2008

SANTONI Alberto, Il vero traditore. Il ruolo documentato di Ultra nella Guerra del Mediterraneo,
Milano, Mursia, 2005

SANTONI Alberto, Ultra intelligence e macchine enigma nella guerra di Spagna, 1936-1939,
Milano, Mursia, 2010

SPERTINI Marco – BAGNASCO Erminio, I mezzi d’assalto della Xa Flottiglia Mas,
1940-1945, Parma, Ermanno Albertelli, 1991

UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE, I mezzi d’assalto, Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1913

I documenti utilizzati provengono dall’archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare
Il materiale fotografico consultato ed utilizzato proviene dall’archivio dell’editor

ERRATA CORRIGE SECONDA EDIZIONE

  • Pag. 105 Titolo: Motoscafo Turismo Silurante Allargato è Motoscafo Turismo Silurante Modificato Allargato
  • Pag. 107 Seconda riga – Aeronautica Militare è Regia Aeronautica
  • Pagine 66 riga 22 – pagine 67 riga 14 e 24 –  pagine 68 righe 1, 13, 22, 28, 31, 33
  • Tenente Osborne è Lieutenant Woozle Osborn (pilota del Royal Navy)
  • Pag. 106 riga 10 (2 tubi lanciasiluri) è (2 lancia siluri a impulso laterale)
  • Pag. 107 e pag. 108 riga 2 Aeronautica Militare è Regia Aeronautica
  • Pag. 129 riga 2 Marina Militare è Regia Marina
Tags: Lino Mancini, Marina Militare Italiana, X^ Flottiglia Mas
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3 commenti
  1. R. Pinelli
    R. Pinelli dice:
    01/09/2020 in 23:18

    Ringrazio sentitamente il signor Cricelli per aver condiviso il commosso ricordo della carriera militare del padre, che non conoscevo nei dettagli: personaggi simili meriterebbero di essere ricordati con tutti gli onori, ma si sa come vanno le cose in Italia.

    Mi permetto, con rispetto, un’unica osservazione: tutte le fonti disponibili (relazioni ufficiali, ricordi dei superstiti, notizie di fonte britannica) concordano sul fatto che il corpo del c.te Moccagatta (deceduto sul colpo) sarebbe stato lasciato sul MAS 452 al momento in cui venne evacuato, assieme agli altri caduti.

    Forse, lo dico con rispetto, a distanza di anni da quei drammatici momenti, suo padre confuse Moccagatta con uno degli altri commilitoni rimasti feriti, e trasportati ad Augusta sul barchino MTS su cui si imbarcarono i superstiti.

    Il corpo di Moccagatta, per quanto noto, fu recuperato dagli inglesi ed inizialmente sepolto a Malta: rientrato in Italia all’inizio degli anni ’60, oggi risulta sepolto in un sacrario nei pressi di Cagliari. Questo nulla toglie al racconto di suo padre.

    Grazie di nuovo per aver condiviso il ricordo.

  2. Lino MANCINI
    Lino MANCINI dice:
    01/09/2020 in 21:27

    In relazione a quanto segnalato dal Sig. Cricellii, confermo quanto da me scritto nella postfazione a cui si riferisce. I morti del MAS 452, compreso il comandante Moccagatta, furono lasciati a bordo dai superstiti che si salvarono utilizzando il MTS del com.te Giobbe precedentemente preso a rimorchio dal MAS 452. Avendo esaminato tutta la documentazione Marina Militare sull’azione Malta 2, tra questa non ho mai trovato il rapporto Marina Militare a cui fa riferimento sempre il sig. Cricellii. Se ne ha una copia sarei curioso di leggerlo.

    Allego una delle testimonianze di un sopravvissuto del MAS 452, quella del C° Meccanico Guglielmo Marcon, in aggiunta a quelle già pubblicate in Malta 2, in cui esplicitamente afferma: ” Abbandoniamo sul MAS i caduti….” Anche le altre testimonianze dei sopravvissuti del MAS 452, utilizzate per la ricostruzione dell’azione, confermano la versione di C° Marcon.

    Mi dispiace che i ricordi di C° Cricelli, trasmessi al figlio, non coincidano con quanto effettivamente accaduto. Chi sopravvisse all’attacco aereo contro i MAS, come ho già avuto modo di evidenziare nelle mie pubblicazione, vissero momenti terribili non percependo quello che realmente stava accadendo.

    Questo non toglie niente al valore degli equipaggi dei due MAS che, comunque, rimangono gli eroi di questa sfortunata azione di guerra.

    Meccanico Guglielmo Marcon
    C° Meccanico Guglielmo Marcon
    C° Meccanico Guglielmo Marcon

  3. cricelli riccardo
    cricelli riccardo dice:
    31/08/2020 in 20:05

    Vi sono delle inesattezze riportate dal Sgt. Basagni nei suoi scritti,
    essendo figlio del Capo PM Caf. Inc.Pal.BSM X Cesare CRICELLI, dai ricordi di mio padre e da quanto riportato sul rapporto marina, mio padre che è in foto con il cognome errato (Gricelli) cosi trascritto anche nel libro (100 uomini contro 2 flotte), dicevo nella nota della motivazione riporta che il Cricelli durante l attacco aereo il Mas era oramai in condizioni critiche continuava imperterrito a sparare contro gli aerei, pur se ferito insieme ai compagni abbandonava il mezzo, accortosi che il C/Te Moccagatta era ferito gravemente lo soccorse e pur se morente lo riporto in patria, per questo atto di coraggio ebbe il riconoscimento con 3 medaglie d’argento, una dalla Marina, una da parte del fascio (Mussolini) e la terza la ebbe dal Comando Tedesco, alla fine della guerra sia la Medaglia del Fascio che quella ottenuta dal Comando Tedesco gli furono ritirate, da un ordine Nazionale, tutti coloro che avevano ottenuto onorificenze da parte della Germania o dal Fascismo dovevano consegnarle allo Stato Maggiore, cosa che mio padre fece.

    Dopo l’azione su Malta nella sua città LECCE ci fu’ grande festa in quanto il figlio del Colonnello Alberto CRICELLI,comandante delle batterie di difesa del salento eroe della 1GM, era il Marinaio d’ITALIA più decorato d’ITALIA e il più ferito, il terzo ferimento occorse nei combattimenti per la presa di Montecassino.

    Mio Padre non si è mai interessato nel far correggere o modificare ciò che fu scritto perchè persona molto riservata su ciò che fu la guerra che a differenza di altri l’ha praticamente svolta dalla a alla z, essendosi arruolato a 15 anni nel 1936 e dopo un addestramento rapido fu subito imbarcato, tra tante cose raccontava con orgoglio il fatto di essere partito dalla libia alla campagna di Russia dove durante la ritirata furono fatti prigionieri ma riusci a scappare insieme al GM (MD) Armando Leccese divenuto poi Ammiraglio e Prof. Chirurgo Ortopedico, deceduto il il 5 Agosto 2020 ed altri, sotto la guida di mio padre si ripararono in un paese al confine qui vi rimasero per un periodo abbastanza lungo dove furono rifocillati ed aiutati, visto che costoro erano contro il regime stalinista, durante la permanenza mio padre si sposo con la figlia del borgomastro, quando dopo uno scontro avuto contro la milizia sovietica per difendere il paese da rappresaglia se ne andarono e attraversando la Grecia rientrarono a Brindisi e qui seppero che eravamo in guerra contro i tedeschi, dopo 3 mesi di riposo fu inviato a combattere contro i tedeschi, al comando di un nucleo del BSM riusci a distruggere una mitragliera che era posta sul costone e solo loro potevano arrampicarsi e annullare quella postazione che praticamente impediva l’avanzata per la presa di Montecassino, non mi prolungo nello spiegare la carneficina alla quale furono indotte le truppe polacche indiane e marocchine mentre coloro che si reputano vincitori bevevano the a Km di distanza.

    Cmq la storia la fanno i vincitori ma ritengo come asseriva mio padre e non solo lui, se aprissero gli archivi prima che vengano distrutti ci sarebbe da riscrivere tutti i libri di storia. Per finire e tornare a Malta certamente ci fu tradimento.

    Gli inglesi sanno, il C/Te Junio BORGHESE ne aveva le prove asseriva mio padre come fu per l’attacco al porto di Taranto.

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