L’Odissea del motoveliero San Giuseppe Due – Quando avrà fine?
di Mario Camilli
Ulisse dopo dieci anni tornò alla sua Itaca…, il nostro motoveliero Antartico tornerà in mare o, come assicura la Marina Militare, “troverà idonea sistemazione”?
Ripercorrendo per l’ennesima volta l’assurda vicenda legata al San Giuseppe Due e ponendomi questa domanda, il sentimento che provo è di grande tristezza, che nasce nel constatare che gli accordi intercorsi fra la Marina Militare (destinataria della donazione) ed il Comune di Anzio, che garantiva “di far fronte all’impegno assunto di sostenere tutti gli oneri per il recupero, restauro e manutenzione” della nave, sono stati totalmente disattesi.
E’ anche deludente constatare il comportamento anomalo della Marina Militare a seguito della donazione avuta (2011). A tutt’oggi, infatti, non è ancora chiara quale sia la destinazione dello storico e particolare “Bastimento”, né chi ne sia proprietario, in quanto non risulta esistere un “Decreto di Accettazione a favore dello Stato Italiano” di questo bene, al contrario di quanto, ad esempio, è avvenuto a suo tempo per la donazione di un’imbarcazione “Capricia” da parte dell’ Avv. Giovanni Agnelli (G.U. n.133 in data 09-06-1993).
E’ anche triste ascoltare “ Assordante Silenzio “ dell’unica erede materiale dei beni antartici lasciati dal Comandante Giovanni Ajmone Cat, che lascia pensare che non ci siano state sollecitazioni da parte sua presso gli Enti preposti e beneficiari della donazione per realizzare il desiderio del Comandante che il Veliero fosse donato alla Marina Militare Italiana come “Nave Scuola”.
Chi scrive ha fatto parte della ”Spedizione Antartica Italiana “ 1973/74 e con gli altri membri dell’equipaggio, dopo tanti anni da essa, ha riallacciato (2002) rapporti divenuti poi frequenti e cordiali con il Comandante e ne ha raccolto quello che si può chiamare un “testamento amicale” oltre che “morale”.
Negli ultimi anni della sua vita, nelle lunghe giornate trascorse insieme, il Comandante aveva più volte manifestato l’intenzione di realizzare a Villa Palomba un piccolo, personalissimo “Vittoriale” dove si sarebbero dovuti riunire i cimeli del padre, il generale S.A. Mario Ajmone Cat, primo Capo di Stato Maggiore dell’Aviazione Militare del dopoguerra, della madre, Donna Carlangela Durini di Monza Ajmone Cat, pioniera delle esplorazioni femminili e partecipante alla Prima Traversata dell’Africa in periodo antebellico, dal Mar Rosso a Lobito in Angola ed il Museo Antartico, già predisposto e visitabile al piano terra della Villa nella “Sala Antartica”.
Quanto al Veliero, collocato di fronte a Villa Palomba in una cavea di cemento armato, desiderio del Comandante era che la Marina Militare se ne facesse carico, dal momento che si trattava di una Nave Storica.
D’altra parte quali fossero i desideri del Comandante è testimoniato anche dal giornalista Marco Nicoletti, che nel suo libro ”Aurea Materia” (Appunti Coincidenze Disegni 1996-2010) così scrive:
Anzio, 22 dicembre 2002
<< Nella casa di Anzio, una domenica pomeriggio davanti al camino con Giovanni Ajmone Cat e l’equipaggio del San Giuseppe II. Dopo colazione, Giovanni inizia a raccontare della seconda spedizione antartica.
Si era fermi al largo di Las Palmas di Gran Canaria, all’ancora. In …(omissis..)…
Quando, nell’articolo su Ideazione, parlo di come l’archetipo del Vittoriale sia presente in ogni italiano che si accinge a eternare le proprie imprese, forse non vado lontano dal vero. Il caso di Giovanni Ajmone mi da ragione. Nella sua casa, esiste quella stessa atmosfera che Ugo Ojetti rilevò essere quella di D’Annunzio; c’è qualcosa di pesante e leggermente opprimente in quella bella casa di Anzio, nell’aspetto delle persone che la frequentano; anche il timbro della voce del narratore, nonostante il carattere avventuroso dei racconti, rivela una stanchezza dello spirito, un esaurirsi dell’energia, dell’iniziativa e dell’entusiasmo.
Nella dimora, tutto rimane prigioniero dentro un cono d’ombra e, forse per questo, il luogo appare proprio come la copia minima del Vittoriale: là, c’è Villa Thode, piena di oggetti della memoria raccolti in un museo, qui, Villa Palomba (progettata da Tomaso Buzzi) con il suo museo dell’Antartico; accanto alla prima troviamo il Garda e accanto alla seconda il Tirreno; in un parco c’è la nave Puglia e nel giardino dell’altra il veliero San Giuseppe II. Il comandante Ajmone Cat si è imprigionato nella propria casa assieme al suo fedele equipaggio, come d’Annunzio con i legionari di Fiume, e rievoca le avventure del passato. Ad Anzio, sono anche entrato nel San Giuseppe II e sono sceso nella soffocante angustia dello spazio sottocoperta, dove cinque uomini hanno vissuto per due anni in mezzo al mare. Ora, il luogo è un vero mausoleo incantato. >>
(pagg. 98-99-100).
Ora, tutto questo non esiste più perché il materiale museale è stato donato a vari Enti, in varie città, ma resta il San Giuseppe Due su cui, naturalmente, era costante il pensiero e l’attenzione del Comandante che su di esso aveva trascorso una gran parte della sua vita.
Il Veliero, collocato in un primo tempo in uno spazio prospiciente Villa Palomba, è stato poi spostato ad Anzio presso il Cantiere Gallinari dove a tutt’oggi “giace”.
Il vivo interesse dell’intero equipaggio per il San Giuseppe Due, e la preoccupazione per il suo futuro nascono dal fatto che su di esso nel lontano 1973/74 quattro giovani (l’equipaggio) e il Comandante hanno trascorso in mare quattordici mesi della loro vita, portando a termine con grande fatica e abnegazione un’impresa di cui rivendicano l’importanza e che è di lustro per l’intera Nazione (esiste fra l’altro, in Antartide un lago il cui toponimo è AjmoneCat Lake).
Ed è per questo, o anche per questo, che il San Giuseppe Due va considerato una “Nave Storica” e come tale va trattato.
E’ necessario e urgente, dunque, che si intervenga per il suo restauro e la sua manutenzione prima che si producano danni irreversibili, e, infine, per una sua idonea, definitiva e meritata sistemazione.
Mi piace terminare questo mio sfogo o più semplicemente una constatazione di fatti con la parte finale di un suo racconto:
<< ….anche qui il capriccio degli elementi potrà decidere se ghermire, fra i lividi gorghi, la nave con la sua gente, in quel giorno, se mai vi sarà, un pilota di jet….potrà incontrare sulle nuvole un vecchio marinaio camminare, leggero e sereno, seguito da un cane giallo. >>
Ancora una volta…Buon Vento… Comandante.
Mario Camilli:
- Capo Gruppo Militare Spedizione Antartica Italiana 1973/974
- 2° Capo Tm/Mn . Op. Sub.
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