S.L.C. – Siluro Lunga Corsa o Siluro Lenta Corsa? – di Lino Mancini
UN ACRONIMO MODIFICATOSI NEGLI ANNI – S.L.C.
Con l’acronimo S.L.C. individuiamo un mezzo subacqueo della Regia Marina Italiana che Teseo Tesei ed Elios Toschi progettarono autonomamente nel 1935 nei loro alloggi della caserma sommergibili di La Spezia.
Prima di definire il nome o i nomi di questo acronimo, diamo un’idea di come questi personaggi arrivarono a concepire il loro mezzo senza addentrarci troppo nell’aspetto tecnico operativo del mezzo stesso già ampiamente trattato nel mio libro “Malta2”, pubblicato anche su Alto Mare Blu.
Inizialmente la loro idea, come ci racconta Toschi nel suo libro “Tesei e i Cavalieri Subacquei”, era quella di progettare un mezzo elettrico subacqueo che potesse aiutare chi lavorava in acqua. Questa idea era nata in loro nel 1934 durante una prova test di fuoriuscita da un sommergibile per verificare l’idoneità dei piccoli apparecchi Davis ad ossigeno.
Questi erano normalmente di dotazione sui sommergibili per eventuali salvataggi di equipaggi in caso di sinistri su bassi fondali. Durante questa prova, con sommergibile posato su un fondale di metri 15 nel golfo di La Spezia, il cavo della boa telefonica si era incattivato su se stesso e Toschi e Tesei avevano dovuto faticare non poco, in immersione, spostando la stessa boa con dei lunghi giri.
Da qui venne loro un’idea: perché non pensare a un mezzo elettrico di ausilio in queste logoranti operazioni? Ma da idea, nasce idea, e dal progetto di un mezzo da lavoro passarono al progetto di un mezzo da incursione in grado di muoversi liberamente in immersione; un piccolo sommergibile per due operatori che potesse penetrare in basi nemiche trasportando cariche da attaccare alle carene delle navi.
I due, nei primi mesi del 1935, iniziano a lavorare, al di fuori dei loro impegni di ufficiali imbarcati su sommergibili, ad una rivisitazione del progetto del Maggiore del Genio Navale Raffaele Rossetti, la famosa “Mignatta”, che lo stesso Rossetti con il Tenente Medico Raffaele Paolucci utilizzò il primo di Novembre del 1918 per affondare la corazzata austriaca “Viribus Unitis” nel porto di Pola.
La Mignatta si basava su un siluro autopropulso (diametro da mm.600 per una lunghezza di m. 8) ad aria compressa, senza timone, con la possibilità di trasportare nella parte anteriore due cariche da circa Kg.175. I due operatori rimanevano in acqua agganciati a due maniglie situate nella parte superiore della mignatta e ne regolavano l’andatura con i loro spostamenti. Si trattava, sicuramente, del primo mezzo da incursione con una velocità di due nodi e un’autonomia di circa dieci miglia, ma si trattava comunque di un mezzo di superficie, semi sommerso.
Progetto Tesei – Toschi
Per il loro progetto, Tesei e Toschi pensarono a un qualcosa di più moderno e soprattutto, a differenza del progetto Paolucci, pensarono a un qualcosa che potesse essere cavalcato, che fosse dotato di strumentazione per la navigazione, che potesse immergersi ed essere regolato negli assetti, un qualcosa, quindi, che potesse evoluire in immersione.
Nel giro di pochi mesi definirono il progetto che si basava sempre sull’allestimento di un siluro, allora in esercizio, di mm.533 di diametro e lungo metri 7,20 .
Questo progetto fu presentato allo Stato Maggiore della Regia Marina che lo approvò nel giro di pochi mesi autorizzando la costruzione immediata di un prototipo.
A partire dai primi di ottobre del 1935 una squadra del Balipedio Cottrau di La Spezia si dedicò a questa costruzione e riuscì, nel giro di tre mesi, ad assemblare il primo prototipo che fu provato con buoni risultati il 3 gennaio del 1936 in uno dei bacini dell’Arsenale Militare di La Spezia.
Durante la costruzione del primo esemplare, subito dopo le prime prove effettuate in vasca nella terza decade di novembre, visti i risultati raggiunti, fu autorizzata la costruzione di un secondo mezzo che fu provato solo nel maggio del 1936 perché su questo furono apportate le modifiche che si erano rese necessarie per eliminare una serie d’inconvenienti che si erano presentati sul prototipo.
Nell’Aprile del 1936 venivano ordinati altri 4 esemplari la cui costruzione andò a rilento e si concluse solo nell’ottobre del 1938.
Nonostante i successi ottenuti con i due primi mezzi e la messa in cantiere di altri quattro presso l’Officina Siluri di S.Bartolomeo a La Spezia, la Regia Marina non proseguì subito nell’organizzazione di un reparto per la gestione di questa nuova arma, non affrettò l’approntamento degli altri quattro mezzi e Toschi e Tesei ritornarono ai loro incarichi di Direttori di Macchina a bordo dei sommergibili.
Una piccola attività di formazione del personale fu comunque avviata tra l’ottobre del 1935 e l’agosto del 1936 e fu coordinata dal Primo Gruppo Sommergibili con l’utilizzo dei sommergibili di piccola crociera classe H. L’attività prevedeva pratica di pilotaggio, attività di distacco e attacco delle cariche, partenze e appontaggi su sommergibile posato sul fondo, ecc. L’area prescelta inizialmente fu Porto Santo Stefano che, per motivi di riservatezza, nell’estate del 1936 fu poi abbandonata per Bocca di Serchio. A questi corsi parteciparono 13 ufficiali e una ventina di sottufficiali e sottocapi palombari e solo 3 ufficiali e 10 palombari risultarono idonei rispettivamente come primo e secondo operatore. Tra i tre ufficiali idonei c’era anche Teseo Tesei.
Di fatto la Regia Marina, tra il 1935 e il 1938, non aveva creato un comando ad hoc per la gestione e lo sviluppo di questo nuovo mezzo insidioso preoccupandosi di più del programma navale in corso di attuazione. A questo, probabilmente, aveva contribuito l’apparente distensione politica internazionale creatasi subito dopo la campagna d’Etiopia (3 Ottobre 1935 – 5 Maggio 1936).
Solo nel giugno del 1937 la Marina riprese in considerazione l’impiego operativo di questi tipi di mezzi e si dovette arrivare a Settembre del 1938, dopo la conferenza di Monaco che lasciava presagire venti di guerra, per costituire un nuovo comando, la Prima Flottiglia MAS a La Spezia, da cui far dipendere l’organizzazione di tutte le attività legate all’impiego e allo sviluppo di questi nuovi mezzi per l’incursione navale.
Subito dopo vennero ordinati altri 5 mezzi che costituirono la seconda serie portando, nel 1939, ad undici gli apparecchi disponibili. I mezzi della seconda serie si differenziavano dai sei della prima serie soprattutto per:
- la presenza di uno scudo metallico a protezione del primo operatore in sostituzione dello scudo trasparente in cellulosa e legno che comunque offriva poca visibilità subacquea per la presenza nelle acque portuali di sostanze oleose;
- un incremento di potenza del motore elettrico da Hp 1 a 1,6;
- un incremento della capacità delle batterie da 150 Ampere a 180;
- la sistemazione di staffe poggia piedi per gli operatori;
- la sistemazione di una cassa zavorra, oltre le due casse assetto prodiera e poppiera già presenti, ubicata tra il primo e il secondo operatore. L’imbarco d’acqua in questa cassa, con casse assetto già pronte, consentiva al mezzo d’immergersi in meno di 10 secondi;
- Invariata la lunghezza del mezzo in metri 6,70 che nelle serie successive passerà a metri 7,30
Il mezzo prenderà la seguente configurazione:
Per le attività addestrative verrà creata una base alla foce del Fiume Serchio ed i mezzi verranno rimessati in una Bettolina ormeggiata alla foce del fiume.
Prima Bettolina Officina Utilizzata nel 1939
Definire gli 11 mezzi operativi era quanto meno azzardato dal momento che erano stati intensamente utilizzati e usurati sia per la loro messa a punto che per l’addestramento del primo nucleo di operatori. Da queste attività era anche emersa la necessità di apportare significative migliorie tecniche per raggiungere una maggiore affidabilità operativa; interventi, questi, non più effettuabili nelle officine della Marina di S. Bartolomeo a La Spezia. Era necessario ricorrere all’industria privata. Dovendo conservare la giusta riservatezza, la Marina si rivolse ad una Ditta già di sua conoscenza impegnata nella realizzazione della prima serie di MT (Motoscafi Turismo – Barchini): la C.A.B.I. Cattaneo di Milano.
Nel dicembre del 1939 fu stipulato il primo contratto, chiamato in codice “Progetto Trespolo”, per predisporre sull’apparecchio N°8 le modifiche già individuate relative allo scafo, all’impianto assetto e alla propulsione. Solo dopo le prove in mare del N°8, compiute nella primavera del 1940, la Marina stipulò, sempre con la C.A.B.I. Cattaneo, un contratto per la costruzione di altri otto mezzi.
Questi fecero parte di una nuova serie, chiamata serie cento, poiché i mezzi erano numerati come 110, 120, 130 ecc., la cui consegna fu eseguita nel corso del 1941. A questa serie ne seguì un’altra, chiamata serie duecento, composta da trentuno mezzi di cui sedici consegnati nel corso del 1942 e quindici nel 1943.
Dopo aver inquadrato il nuovo mezzo di di Tesei e Toschi, dobbiamo stabilire qual’é il suo vero nome. In questo facciamo poca fatica perché è proprio Toschi che ce lo dice nel suo già citato libro “Tesei e i Cavalieri Subacquei”:
Quindi Tesei e Toschi lo chiamano Siluro Lunga Corsa – S.L.C.
La denominazione Siluro Lunga Corsa derivava dal fatto che l’autonomia del S.L.C. era di circa 15 miglia alla velocità di 2,5 nodi contro le 2,7 miglia a 50 nodi dei siluri per sommergibili da cui lo stesso S.L.C. derivava; quindi, anche se a velocità sensibilmente diverse, la sua autonomia era di circa 5,5 volte superiore.
Nel fare questa ricerca sul significato dell’acronimo S.L.C. mi sono guardato una buona quantità di documenti emessi dalla Marina Militare e ho trovato, per individuarlo, solo i seguenti nominativi: S.L.C., solo acronimo è il più usato, Siluro Lunga Corsa, Semovente Tesei, Apparecchio, Mezzo, Mezzo Speciale, Maiale, ma mai ho trovato un documento ufficiale con scritto “Siluro Lenta Corsa”. A titolo di esempio riporto alcuni dei documenti prima citati in cui compare per esteso l’acronimo.
Alla luce dei documenti sopra riportati , ci si domanda: chi ha cambiato l’acronimo modificando l’iniziale L da Lunga a Lenta facendolo così diventare Siluro a Lenta Corsa? Nel libro di Spertini Bagnasco, a pag. 130, nella descrizione degli S.L.C. della serie 100 costruita dalla C.A.B.I Cattaneo di Milano, si afferma quanto segue:
Se agli SLC fosse stata data ufficialmente una diversa classificazione, come viene affermato da Spertini-Bagnasco, avremmo dovuto trovare un documento ufficiale della Regia Marina che lo certificasse mentre nei documenti sopra riportati, posteriori al giugno del 1940, si continua a citarlo come Siluro Lunga Corsa.
La parola “Lenta” è stata probabilmente introdotta dalla C.A.B.I Cattaneo, come da documentazione tecnica presente nel suo archivio, quando, con il progetto Trespolo, nel dicembre 1939 rivisitò completamente il Siluro Lunga Corsa allungandolo di circa centimetri 70 e riprogettando sia l’apparato di propulsione che l’impianto assetto.
Con “lenta” in sostituzione di “lunga”, la Cabi Cattaneo pensava di distinguere i nuovi S.L.C. di sua produzione, pur lasciando invariato l’acronimo. La bassa velocità del S.L.C. , quindi il “Lenta”, era stato considerato predominante rispetto alla corsa “Lunga” evidenziata da Tesei e Toschi.
L’utilizzo del “Lenta” sembra anacronistico trattandosi di mezzi che solo con una lunga autonomia potevano svolgere l’attività d’attacco una volta rilasciati da sommergibile.
Di sicuro il Siluro Lenta Corsa non diventò mai il nominativo ufficiale del mezzo che come abbiamo visto continuerà ad essere chiamato nei documenti ufficiali Siluro Lunga Corsa ma si diffuse ugualmente, specialmente nel dopoguerra, quando operatori della X^MAS, ancora in servizio attivo, iniziarono a chiamarlo Siluro Lenta Corsa.
E’ presumibile che questi operatori, già durante la guerra, avevano utilizzato il nuovo acronimo che evidentemente in maniera ufficiosa veniva utilizzato nei contatti diretti per l’approntamento e consegna dei mezzi tra Cabi Cattaneo e X^ Flottiglia MAS. Lo stesso Comandante Borghese, molto amico dell’Ing. Guido Cattaneo, ufficiale della X^MAS assegnato alla colonna Moccagatta (Mar Nero) nel 1942, figlio del titolare della Ditta, si lascia coinvolgere e finirà per chiamarlo Siluro Lenta Corsa come riporta nel suo libro “X^ Flottiglia MAS” del 1950.
L’acronimo SLC , con il passare del tempo, ha finito per sottintendere le parole Siluro Lenta Corsa. La stessa Marina Militare sia nelle sue pubblicazioni dell’Ufficio Storico nonché sul suo sito ufficiale definisce l’acronimo S.L.C come Siluro Lenta Corsa . Sulla base di quale documentazione ufficiale la Marina Militare faccia questo non è dato sapere ma sarebbe interessante poterne avere una delucidazione.
MAIALE
In quanto a nomi questo mezzo di vicissitudini ne ha subite, anche se molte sono state inventate. Uno dei suoi nomi che lo ha reso ancora più famoso è quello di “Maiale”. Su questo soprannome e su chi glielo ha dato ne sono state dette più di una. Nel novembre del 2009 ci fu addirittura un certo Rossetto, ufficiale di Marina con un breve trascorso come allievo pilota a Bocca di Serchio, che inviò al giornale “Marinai d’Italia” un articolo dal titolo “Finalmente la Verità sul Maiale”. Attribuiva ad un marinaio dell’Isola D’elba, Giuseppe Giannoni, addetto al rimessaggio del SLC a Bocca di Serchio, quanto segue:
Un giorno al termine della consueta esercitazione, il SLC venne rimorchiato alla banchina per essere alzato con la gru e riportato in officina per la solita manutenzione.
Quel giorno nel fiume c’era una corrente molto forte ed il marinaio addetto all’operazione non riusciva ad agganciare il mezzo alla gru; dopo alcuni tentativi, spazientito, lo prese a calci urlandogli alcuni improperi, tra cui il famoso “maiale”(il marinaio era elbano come Tesei). I presenti scoppiarono a ridere e l’episodio arrivò subito alle orecchie di Tesei, che effettivamente lo adottò.
Sempre nello stesso articolo raccontava altra inesattezza circa l’inesistenza nel 1941 di una rete ostruzione per allenamenti al largo di Bocca di Serchio, invece esistente come confermato dagli operatori che su questa ci si allenavano.
Le cose non andarono come racconta il sig. Rossetto visto che sempre Toschi ci viene in aiuto con il suo libro “Tesei e i Cavalieri Subacquei” :
A distanza di un anno, nel gennaio del 2010, il giornale “Marinai d’Italia” rettificò l’affermazione di Rossetto su segnalazione di un parente di Tesei, Dr. Luciano Tesei, che confutava questa nuova verità citando Toschi sia per quanto riguardava l’attribuzione a Tesei del nome “Maiale”che per l’esistenza della rete di sbarramento per allenamenti al largo di Bocca di Serchio .
Il nome “Maiale” fu molto utilizzato in quanto con questo nome veniva camuffata l’esistenza del segretissimo mezzo.
CONCLUSIONE
Nella corso della ricerca effettuata sull’acronimo S.L.C. è emerso che per ragioni indipendenti dalla volontà della Regia Marina questo stesso acronimo, negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, ha finito per storpiarsi nella lettera L adottando la parola “Lenta” inserita dalla C.A.B.I. Cattaneo in sostituzione dell’originale “Lunga”.
Con questa differenziazione che manteneva inalterato l’acronimo ma non la sua estensione, diventando Siluro Lenta Corsa, la C.A.B.I. Cattaneo aveva pensato di distinguere la sua nuova produzione da quella vecchia effettuata dalla Regia Marina nell’officina siluri di S. Bartolomeo a La Spezia. L’acronimo modificato in “ Siluro Lenta Corsa” è quello che via via dopo il 1941 iniziò a circolare in ambito X^MAS e, anche se senza nessuna ufficialità, di fatto utilizzato.
Saranno proprio i sopravvissuti di questa flottiglia che negli anni successivi alla fine della guerra , probabilmente anche in buona fede, inseriranno l’acronimo modificato nei loro resoconti/relazioni dando così il via al nuovo nominativo tecnico di “Siluro Lenta Corsa” che dal 1948 in poi è quello comunemente utilizzato.
A questo punto mi chiedo: perché continuare nell’errore denominando l’acronimo in maniera errata e non voluta dalla Regia Marina?
Ristabiliamo una verità storica e ridiamo a Tesei e a Toschi quello che è sempre stato loro ritornando a definire l’acronimo come da loro tecnicamente battezzato e ufficialmente accettato, cioè: ” Siluro Lunga Corsa”.
Rimane, invece, del solo Tesei il fiorito soprannome di “Maiale”.
La ringrazio signor Franco per il suo commento e sono particolarmente felice se il mio articolo è riuscito a destare il suo interesse visto il silenzio che c’è su questi argomenti. E’ la nostra storia e come tale non va dimenticata.
Lino MANCINI
“bello perché affascinante e interessantissimo documento della storia della nostra Marina Militare in quegli anni che precedettero la seconda guerra mondiale e che io, che sonato nel 1937, non potevo aver conosciuto… per.
In seguito essendo stato imbarcato in qualità di Ufficiale di Marina Mercantile con viaggi fissi Haifa -Londra (anni 1963-64) ho conosciuto un comandante di sottomarini italiani (tale Com. Maranzana di Alessandria) che dopo la fine della guerra era stato comandato di portare il suo sommergibile ad Haifa per fare da bersaglio alla nascente marina israeliana…”