Una barca di nome Creuza de mä
di Giovanni Panella
In ricordo di De André Genova ha dato il nome della celebre canzone a una lancia che ha inserito la città in un circuito di regate internazionali dedicate ai giovani. La competizione avviene a bordo di “lance di Bantry”, una imbarcazione di fine ’700 spinta sia dalle vele che dai remi
E’nt’a barca du vin ghe naveghiemu ‘nsc’i scheuggi
emigranti du rìe cu’i cioi ‘nt’i euggi
finché u matin crescià da puéilu rechéugge
fré di ganeuffeni e dè figge
bacan d’a corda marsa d’aegua e de sä
che a ne liga e a ne porta ‘nte ‘na creuza de mä.
E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli
emigranti della risata con i chiodi negli occhi
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere
fratello dei garofani e delle ragazze
padrone della corda marcia d’acqua e di sale
che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare.(Creuza de mä, Fabrizio De André)
Mi è capitato di scoprire il fascino della “lancia di Bantry” dieci anni fa, nel fiordo danese di Roskilde. Ero andato a osservare la prova di regata “mista”, che prevede l’uso della vele e dei remi: a un certo punto della gara le vele vengono ammainate e si fa forza sui remi. Ricordo ancora l’emozione di fronte all’apparizione delle prime lance che scivolano basse sul mare, sbucando dalla nebbia del mattino: i lunghi scafi, velocissimi sotto il vento teso, arrivano quasi in silenzio. Subito prima della virata, a un comando del capo-barca, le vele sono ammainate, mentre le lance mettono in mare i loro remi, lunghi e massicci, uno dopo l’altro. Il suono che ne risulta è una raffica sommessa, uno scroscio prolungato, legno contro legno, inframmezzato da urla frenetiche d’incitamento e dallo sbattere dei remi incrociati contro altri scafi che, sotto boa, si son fatti troppo vicini. Se si socchiudono gli occhi viene in mente che questo frastuono concitato deve esse simile alla colonna sonora che per secoli ha accompagnato gli scontri tra le galee. Poi le lance, presa la distanza una dall’altra nella mischia che segue la virata, scivolano via controvento, con colpi cadenzati di remo, accompagnate dal ritmo strascicato delle urla di incitamento alla voga…
La storia delle lance di Bantry
Affascinato dallo spettacolo, ho voluto saperne di più sull’origine di imbarcazioni che risalgono al 1796 e sono quindi le barca da regata più antiche. Prendono nome dalla baia di Bantry, che si trova nel sud dell’Irlanda.
Qui, nel dicembre del 1796, una flotta francese tentò di sbarcare un corpo di spedizione di 15.000 soldati che, con l’aiuto di un’ insurrezione popolare contro l’odiato dominio britannico, avrebbe dovuto scacciare gli inglesi dall’Irlanda (1). Con l’isola in mano ai francesi, le linee di rifornimento marittimo britanniche sarebbero state interrotte e l’Inghilterra avrebbe dovuto capitolare.
Il piano non aveva fatto però i conti col maltempo e il tentativo di sbarco della fanteria si tramutò presto in un disastro. Anche la fregata francese La Résolue fu colpita da una violenta tempesta di neve mentre tentava di sbarcare gli uomini sotto costa. Quando le ancore cominciarono ad arare sul fondo e a cedere, minacciando di far finire la nave sugli scogli, una lancia fu calata in mare in cerca di aiuto. La violenza degli elementi la spinse però a terra, dove fu catturata da una pattuglia inglese.
L’ufficiale che comandava il distaccamento come premio ricevette un titolo nobiliare. E’ questo il motivo per cui la sua famiglia conservò per 150 anni la lancia in perfette condizioni, come trofeo di guerra. Nel 1944 questa venne poi donata al National Museum di Dublino e nel 1977 fu eseguito un primo rilievo delle linee dello scafo che permise di ricavarne delle copie identiche all’originale. Nel 1984, nel corso dei festeggiamenti del centenario della Statua della Libertà di New York (donata dalla Francia al popolo degli Stati Uniti), si voleva organizzare nelle acque di Manhattan una competizione marinaresca tra giovani francesi e americani. Dopo lunghe ricerche, qualcuno si ricordò della lancia del 1796 e ne furono quindi riprodotte due repliche fedeli, che si affrontarono in competizione davanti alla Statua della Libertà. Il successo dell’iniziativa fece nascere l’idea di ripeterla aprendola ad altre nazioni. Era nato l’Atlantic Challenge, un programma educativo dedicato alla formazione marinaresca dei giovani.
Oggi in tutto il mondo sono stati costruiti più di cinquanta esemplari di lance di Bantry. La loro struttura è sottile e leggera: lunghe circa 12 metri, sono larghe solo 2 metri, per un peso che non raggiunge la tonnellata. Sono mosse da dieci vogatori che impugnano remi lunghi cinque metri e inoltre dispongono di tre vele. Offrono quindi ottime prestazioni sia a vela, sia a remi e si prestano a essere utilizzate come piccole navi scuola.
Queste imbarcazioni devono essere manovrate da un equipaggio che padroneggi, insieme, i due sistemi di propulsione. Per i marinai del passato queste distinzioni non avevano alcun senso, perché tutti sapevano manovrare, indifferentemente, vela e remi. Oggi però è molto difficile trovare ragazzi che dispongano di queste abilità perché i cultori delle due discipline sportive sono separati da un robusto steccato: i rematori considerano i velisti poco meno di un branco di snob, mentre questi ultimi vedono i vogatori come elementi tutti muscoli, abituati a faticare su specchi d’acqua senza increspature, insomma dei personaggi che non hanno nulla a che fare con il mare.
Il Challenge of Seamanship
La competizione, organizzata ogni due anni in località che si alternano sulle due sponde dell’Atlantico, ha preso il nome di Challenge of Seamanship, un termine che si potrebbe tradurre con “sfida di arti marinaresche”. E’ stata quindi arricchita da diverse prove: nodi e impiombature, navigazione, recupero dell’uomo a mare. Il Challenge si conclude con una prova di eleganza, nella quale gli equipaggi si misurano nell’esecuzione di una manovra impeccabile dal punto di vista formale, nella tradizione di quanto era un tempo richiesto ai marinai della lancia del comandante, che erano scelti tra i migliori.
Il regolamento prevede che, dei 13 componenti dell’equipaggio (tra i 16 ai 25 anni), almeno quattro siano ragazze. Si privilegiano gli aspetti formativi su quelli agonistici: vengono quindi premiati gli equipaggi che mostrano attitudine alla collaborazione con le altre squadre. Lo spirito che permea il Challenge è quello di offrire a giovani di nazionalità, lingue, culture e religioni diverse l’opportunità di vivere insieme per una settimana. Per l’alloggio viene allestito un “villaggio degli equipaggi” con tende che ospitano le squadre nazionali, davanti alle quali sventola la bandiera. La lingua ufficiale utilizzata per gli ordini di manovra e le istruzioni di regata è l’inglese. Le imbarcazioni partecipanti al Contest of Seamanship portano i colori di Usa, Russia, Canada, Danimarca, Francia, Belgio,Olanda, Inghilterra, Irlanda, Italia, Finlandia,Indonesia, mentre una lancia con equipaggio internazionale batte la bandiera delle Nazioni Unite.
Atlantic Challenge Genova
Nel 2002 si è costituita l’associazione Atlantic Challenge Genova, per iniziativa di un gruppo di appassionati (di cui faccio parte), che volevano costruire una lancia di Bantry per promuovere la tradizione marinara della città.
La lancia è stata costruita senza attingere a fondi pubblici ma solo con le somme raccolte da una sottoscrizione popolare, per l’allestimento del cantiere al Porticciolo Duca degli Abruzzi si è potuto contare sugli spazi messi a disposizione dall’Unione Dilettanti Pesca e sull’incoraggiamento dello Yacht Club Italiano e di Carlo Croce, ha sempre appoggiato l’iniziativa. Terminata la barca, bisognava sceglierle un nome.
Quando si fa parte di un’associazione, la cosa non è semplice: non è come per il singolo armatore, che può darlo a suo piacimento. Per mesi, l’abbiamo cercato inutilmente, girando intorno a nomi che rappresentassero la storia marinara di Genova, ma quelli proposti erano sempre un po’ troppo seriosi, troppo “ufficiali”. Finché, una sera, ci siamo detti: ”per una barca che porterà i nostri ragazzi in giro per il mondo, ci vorrebbe qualcosa come una canzone di De André” … La risposta è arrivata subito sulle labbra: Creuza de mä . Quel nome è rimasto.
Ha scritto Fabrizio De André a proposito della lingua della propria canzone:
”Creuza de mä non è dedicato né al genovese né a Genova, ma al bacino mediterraneo. Io dovevo scrivere delle parole che rispecchiassero letterariamente – perché sono sempre versi per canzoni – quello che è il mondo del Mediterraneo. Credo che il genovese sia fra gli idiomi neolatini quello che ha più importazione di fonemi arabi, che coinvolgono quindi tutto il Mediterraneo”
(2).
Creuza de mä è stata varata nel giugno del 2004 e dopo un mese partecipava al Contest of Seamanship di Fishguard (Galles), dove i ragazzi dell’equipaggio hanno potuto provare l’ebbrezza di “cavalcare” le lunghe onde dell’Atlantico. Per l’edizione del 2006 si è ottenuto che il Contest si svolgesse a Genova e dopo il buon piazzamento ottenuto nel 2008 a Jakobstad (Finlandia), nel luglio dell’anno prossimo il Contest si svolgerà a Midland, nella provincia canadese dell’Ontario.
In questi anni, oltre a partecipare a raduni e feste del mare, Atlantic Challenge Genova ha attivato un programma di collaborazione con la Scuola di Mare Beppe Croce dello Yacht Club Italiano per organizzare corsi su argomenti e pratiche collegate alle tradizioni marinare.
Note:
- Giovanni Panella Il tentativo francese di sbarco a Bantry Bay in Rivista Marittima , Giugno 2004
- Fabrizio De Andrè Come un’anomalia Torino, Einaudi ed, 1999 cit. pag. 214
Gentile Luigi Griva,
la ringraziamo per la Sua gradita testimonianza e immaginiamo la Sua emozione nel vedere questi meraviglioso capolavoro del passato!
Giacomo Vitale,
AltoMareBlu
Sì, c’ero anch’io al varo della lancia, dieci anni fa.
E’ stata una esperienza emozionante e la barca è bellissima!