Motorsailer planante Exocetus Volans – progetto Levi – Harrauer
I “forum” sul web, si sa, raccolgono di tutto un po’: nessuno deve stupirsi.
Racconta una antica favola che erano in due, avevano la Terra a disposizione e niente e nessuno li disturbava ma uno ha ucciso l’altro che era pure suo fratello: si chiamavano Caino e Abele. Curiosamente ci hanno abituato a scandire così i loro nomi: non in rigoroso ordine alfabetico ma prima il fratricida e poi la vittima. Insomma, più o meno e da che mondo è mondo, non andiamo d’accordo fra di noi.
E l’omicida è il più famoso: l’altro è solo un poveraccio che s’è fatto ammazzare.
Fossi Caino (e quindi assassino) ucciderei (quasi) tutti i velisti non perché vanno a vela (anzi, questo è stupendo e “comprensibile” oltre che accettabile al 100%) ma per come, spesso, parlano della “loro” vela: con arroganza e superiorità patetiche e ridicole, indegne della comunità e dignità umana. Come se mandare avanti un barco a vela qualsiasi fosse chissà cosa: un’impresa permessa solo ai “migliori”, agli eletti. Perché poi?
Il mio caro amico Alex Carozzo, con una barca che era stata una scialuppa di salvataggio di una nave mercantile (comprata usata in un cantiere di demolizione), con un albero che era (davvero) un palo del telefono e con vele ricavate da una pezza di stoffa per ombrelloni, ha traversato, in solitario, l’Atlantico e non spara sentenze come mi è capitato di recente di leggere su un sito con relativo forum dove qualcuno aveva parlato di “Exocetus volans”, il motorsailer planante progettato nel 1977 da Renato “Sonny” Levi e Franco Harrauer e con armamento velico curato (vedi caso) proprio da Alex Carozzo, il primo navigatore solitario italiano (prima invernale, in solitario, del Pacifico dal Giappone a San Francisco, California- USA, nei primi anni Sessanta con una barca auto-progettata e auto-costruita con materiali di recupero, dentro la stiva del Liberty dove era ufficiale di rotta…).
DATI DI TARGA
- Lunghezza fuoritutto 11,89 metri
- Lunghezza al galleggiamento 9,14 metri
- Larghezza massima 3,96 metri
- Larghezza allo spigolo 3,20 metri
- Immersione 0,51 metri
- Diedro allo specchio di pioppa 23°
- Motori Diesel Man-Nanni 2 X 270 CV
- Velocità massima > 37 nodi
Exocetus Volans in navigazione-planante e senza albero alla Venezia-Montecarlo 1992
Premesso che “Exocetus Volans” ce l’ho io, e che, dopo trenta anni, naviga ancora ottimamente, vorrei dire la mia in una sede autorevole come questo blog.
Exocetus Volans in navigazione dislocante a vela
Nel forum di cui sopra () qualcuno scrive (copio e incollo):
E’ vero il progetto si chiamava Exocetus Volans.
Una bestia che non ha mai navigato, ne a vela ne a motore. Un prototipo e basta. L’ultimo capannone del pseudocantiere è stato smantellato recentemente in quanto sorgeva nell’area che ora è il Parco di San Giuliano a Mestre.
Lascia perdere.
Ciao.
Guido
E qualcuno obbietta:
Mi spiace contraddire, ma la barca ha navigato, anche tanto ed è tutt’ora navigante. E’ rimasta, dopo la chiusura del cantiere, abbandonata per un periodo di tempo, poi è stata recuperata e rimessa in esercizio. Ha partecipato anche a gare di motonautica dimostrando di avere prestazioni migliori di tanti motoscafi “puri”.
E’ sicuramente discutibile il “tipo” di barca, ma quella barca in sé assolutamente no in quanto è stata progettata con estrema scienza e razionalità.
Ma Guido insiste:
Si, si è vero che ha navigato (il solo prototipo) l’ho anche visto, navigava in laguna (si vede anche dalle foto). Ma un prototipo che naviga non vuol dire che LA BARCA in questione ha navigato. Per ha navigato io intendo dire che ne sono state fatte un certo numero perché il progetto era valido ecc.
Che poi abbia anche fatto gare di motonautica non dice niente a me velista, anzi che forse era meglio che il progettista si concentrasse per fare un bel motoscafo e basta.
Come detto più sopra, Levi faceva motoscafi a cui metteva un albero di barca a vela.
Ciao.
Guido.
Risponde, con gradevole apertura mentale, il precedente interlocutore:
Mi sa che stiamo aprendo un tread nel tread.
Il prototipo è stata l’unica barca costruita di quel progetto. Per quel che ne so ha navigato in laguna e in mare e di miglia ne ha fatte veramente tante.
Purtroppo non sono d’accordo sul valutare la validità di un progetto sulla base di quante barche sono state costruite. Anzi, la cosa mi inquieta. E’ comunque un punto di vista (a cui però sono molto legato…).
Il progetto del motorsailer di Levi comunque non è banale tutt’altro. E’ un grande esercizio. Purtroppo non basta mettere un albero su un motoscafo.
Poi dal giudizio di valore a quello di gusto il discorso cambia ancora: io non comprerei mai una barca così, ma confesso di aver letto con grande attenzione e curiosità la storia e la genesi di quella barca e penso sia un bell’esempio di come si affronta (per coerenza, chiarezza e soluzioni) un tema progettuale.
Ciao
Con immarcescibile arroganza il solito “qualcuno” scrive anche:
“Levi e Harrauer erano i più grandi innovatori nel campo delle carene prestazionali (Levi è stato il primo ad inventare qualcosa di simile alle attuali eliche di superficie e semi-intubate) ma hanno fatto un motoscafo e ci hanno messo su un albero. Qui trovate un articolo scritto (in inglese) da un progettista navale che in sintesi dice proprio questo l’errore di gran parte dei MS è che il progettista o ha applicato un albero su una barca a motore o ha messo un motore spropositato su una barca a vela con il risultato né carne nè pesce…”
Lo so, la verità ha infinite facce (lo ha detto un ragazzo di nome Jean Paul Sartre) e quindi è inutile pretendere che ve ne sia una sola e unica. Però alcuni elementi storici sono inconfutabili:
- 1. è assolutamente vero che di “Exocetus volans” ne è stato costruito un solo esemplare in lamellare marino che doveva servire come stampo per una successiva produzione in serie in vtr. Produzione che non si è mai fatta per mancanza di interesse commerciale dovuta alla troppa “avanguardia progettuale” del disegno;
- 2. è vero che nel settembre del 1977, quando “Exocetus volans” venne presentato al Salone Nautico di Genova, l’avvocato Gianni Agnelli, guardandolo, disse: “Lo prenderei in considerazione se fosse più grande: per me 12 metri ft sono pochi.” e l’avvocato non era uomo di mare da poco;
- 3. è vero che alle prove fatte alla presenza di oltre trenta giornalisti, nel 1978, all’isola della Giudecca davanti al bacino San Marco di Venezia, quel prototipo risalì trenta gradi di vento (scirocco marcio) e filò 31,5 nodi sulla base misurata della Federazione Italiana Motonautica sotto la spinta di due diesel Aifo da 220 cv ciascuno ;
- 4. è vero che il capannone dove lo scafo venne costruito è stato demolito;
- 5. è vero che la maggior parte delle foto scattate al momento della presentazione ufficiale e poi apparse un po’ ovunque sono state fatte in laguna (dove la barca era stata costruita);
- 6. è vero che, nel 1992, ho iscritto quella barca (dopo averla recuperata e dopo averle cambiato i motori con due Man-Nannidiesel da 270 cv ciascuno) alla Venezia-Montecarlo. Gara sfortunata visto che ho investito un tronco a circa 37 nodi di velocità e sono stato costretto al ritiro.
Però vi sono alcune “realtà” che non afferro:
- il progresso si valuta in base al successo commerciale di un prodotto? Vincent van Gogh era, allora, solo un povero pazzo visto che non ha venduto un solo quadro in tutta la sua vita mentre hanno ragione dieci miliardi di mosche che mangiano m… tutti i giorni? Le Courboisier diceva che ogni nuova idea ha bisogno di circa venti anni per esser capita e di oltre trenta per esser messa in circolo.
- il fatto che il cantiere Iag Nautica, che aveva prodotto questo prototipo, sia stato cacciato dal capannone (peraltro costruito per altre funzioni ancora ai tempi del raddoppio del ponte Mestre-Venezia) per far posto ad un ecologico (?) Parco comunale e che il produttore si sia, perciò, trasferito altrove, ha determinante valenza sul progetto della costruzione? Dante Alighieri, obbligato a vagabondare in località scomode (dove persino il pane gli risultava molto salato), era, per questo, un “negato”, incapace, da bocciare senza facoltà d’appello?
- perché un produttore di normali barche (che hanno avuto buon successo commerciale) e di un prototipo rivoluzionario debba esser qualificato come “pseudocantiere” da uno pseudocompetente?
- perché una barca non amata si debba definire “bestia”?
- perché uno, che scrive in inglese e si spaccia per progettista nautico, debba esser considerato un indiscutibile e probante autore della Bibbia? E un altro (nella fattispecie, Levi) che parla anche l’italiano (oltre all’inglese, al francese e alla lingua thai) e che di barche, di assoluto successo, ne ha progettate oltre duemila debba esser considerato un povero scemo?
- perché una barca che andava e va (bene) sia a vela che a motore debba essere considerata un ignobile “motoscafo con albero e velatura”? Allora, a guardar la genesi della navigazione, una barca a vela è una “assurda” barca senza remi? Oppure, guardando ai tempi odierni, una grottesca bagnarola senza (quasi) motore, qualcosa tipo una carrozza senza cavalli? Diciamo, un qualcosa di patetico che non tiene conto delle nuove (?) tecnologie?
- perché un progettista come Renato “Sonny” Levi che di gare motonautiche con i suoi progetti (e talvolta con lui stesso come pilota) ne ha vinte ha iosa debba esser invitato a concentrarsi su un motoscafo e non possa progettare una formula di natante nuova e funzionante?
- perché una barca, che poteva avvicinare i motonauti alla bellezza della vela (e i velisti alla bellezza della navigazione a motore), debba essere tanto maltrattata con giudizi offensivi quasi di “lesa maestà”? Piace così tanto ai velisti rientrare, quando c’è bonaccia, in porto a 6 nodi che, davvero, crepano di invidia e sputano veleno per chi può farlo a 37,7 nodi (cioè alla attuale velocità di punta di “Exocetus Volans”)?
- perché si scrive che questa barca non ha mai navigato, quando di miglia coperte ne ha fatte probabilmente molte di più di quante mai messe assieme in vita sua da chi distorce in modo così palese la verità storica e si diverte a sputare ridicole pseudogaranzie su un forum e per di più sotto anonimato?
- perché, infine, i velisti hanno tanto odio nei confronti di chi naviga a motore? Sembra quasi che soffrano di qualcosa di molto analogo a quello che, in psicoanalisi, si chiama il complesso di castrazione che sarebbe molto comune, nell’età della pubertà. Fra le donne. La mancanza del pene è dunque simile alla mancanza del rombo di un motore? Strano: io quando vado a vela non provo questa isteria. Né mi sento un eroe.
Altomareblu – Tutti i diritti riservati. Note Legali
Buon giorno,
mi unisco al dibattito sull’Exocetus che ho sempre trovato una barca estremamente intelligente. Diciamo il mio ideale di barca. Peraltro segnalo che recentemente ho visto un video di un simile progetto (in questo caso barca a vela però molto motorizzata e planante, 18 nodi. Se ritrovo il video lo invio)
Sono difatti una “strana bestia” come il primo commentatore definiva l’Exocetus, perché sia motorista che velista. Ho un motoscafo con il quale adoro viaggiare sopra i 30 nodi quando il mare è calmo, fare sci e monosci nautico, o trainare i figli e i loro amici su una specie di ciambellone, in planata ovviamente, nonché proprietario di una “pilotina” cabinata norvegese che viaggia ai limiti tra il dislocamento e la planata, con la quale faccio piccole crociere, vivo a bordo, dormo in rada, faccio piccole traversate alle varie isole che le nostre coste ci regalano etc.
Ma sono anche parzialmente un velista (peraltro patentato a vela dallo scorso anno): sul motoscafo di cui sopra mi porto dietro una piccola barchetta a vela sulla quale faccio andare mio figlio o il windsurf di mia moglie o qualche volta a traino una barchetta a vela, frutto anch’essa di un “ardito” progettino di un ingegnere di Verona che ha avuto un discreto successo negli anni ’80 ma che non credo sia più prodotta (si chiama Mariposa ed è una barca pieghevole di 3,20 mt con armo sloop in tutta regola).
Sulla “pilotina”, utilizzando pezzi di altri armi velici, ho peraltro predisposto un piccolo armo velico smontabile (sempre randa e fiocco). Era ovviamente un gioco e soprattutto una scommessa ma con mia grande soddisfazione ho potuto constatare che la vela porta e la barca cammina bene (ovviamente non ha deriva e scarroccia un po’ ma neanche troppo). Insomma, la mia esperienza con il mare, che amo a 360 gradi, è un continuo swinging tra mezzi veloci e vela.
Tra la sensazione di volare sull’acqua che hai a 30 nodi, come se riuscissi a divorare, a fare tuo lo spazio infinito che hai davanti (è questo che i velisti puri, spesso un po’ ottusamente, non capiscono)e la smania di armare (o metter a riva le vele) e prendere il vento non appena senti che inizia a salire la termica.
Credo che la grande ostilità dei velisti puri verso i motoristi (o verso gli ibridi come Exocetus) al di là dell’emotività o dell’irrazionalità (di chi si sente l’unico baciato dal Signore e come tale legittimato ad andare per mare) si fondi però su un dato oggettivo. Su un fatto culturale, di cultura del mare e della navigazione.
Spesso difatti per andare per mare a motore è richiesto un livello di cultura della navigazione obiettivamente più basso del complesso di conoscenze che si rendono necessarie per saper governare una barca a vela, dove, tanto per fare un esempio,visti i tempi più lenti di spostamento, una conoscenza e una previsione metereologica più accurata è spesso determinante. In genere un velista deve conoscere qualcosa di più: cioè tutto quello che riguarda l’interazione tra l’imbarcazione ed il vento.
D’altro canto se si mette al timone di un motoscafo veloce un bravo velista (mi è capitato) spesso si riscontra un atteggiamento un po’ impacciato nel gestire le rapide sollecitazioni date dalla velocità.
Credo comunque che la differenza maggiore stia tra motoristi o velisti che fanno crociere importanti (ovviamente comandano la barca da soli e senza aiuti o deresponsabilizzazioni di skipper o marinai) ed hanno buona esperienza e motoristi che usano la barca come un’automobile, cioè come mezzo per spostarsi rapidamente nel luogo del bagno e non per navigare. Stesso discorso si potrebbe fare, specie negli ultimi anni e come già sottolineava qualcuno, per alcuni recenti velisti che semmai si limitano a noleggiare una barca per una settimana l’anno.
In conclusione…viva Exocetus e le tutte teste pensanti che amano il mare e si arrovellano e innovano cercando di trovare il modo per goderselo nella maniera più completa possibile.
Ciao a tutti
Francesco
Inoppugnabili le argomentazioni dell’articolo di cui sopra. Io stesso trovo che spesso i forum siano infarciti di prese di posizione acritiche.
Comunque, detto da uno che sostiene l’assoluta complementarietà della vela e del motore, non la loro equivalenza o sostituibilità, mi permetto di rispondere con una provocazione alla domanda: perché i velisti odiano i… “motoscafari”, i… “ferri da stiro”?
Pura e semplice statistica.
Tempo fa, non tantissimo, tolti gli amanti della pesca, gli amanti delle carene veloci, gli amanti, per qualche motivo della tecnica motoristica, i gommonauti più avventurosi o semplicemente chi aveva bisogno di un mezzo pratico per spostarsi… la massa di diportisti motoristi era fatta di cafoni arricchiti che, a bordo dei loro “panfili” di plastica faceva bella mostra di se. Per esempio:
– Nella più assoluta tranqullità e acqua cristallina di una baia in Sardegna, il ferro da stiro
cala due noiosissime moto d’acqua che, per 6 ore di fila ronzano intorno alle barche.
Moltiplicare quanto sopra per il numero di ferri da stiro presenti in Sardegna d’Agosto.
– Perché, stai pur tranquillo, nonostante i 4 thruster ed eliche controrotanti, il ferro da
stiro fa strage in darsena?
– Perché, su un braccio di mare largo 3 miglia, il motoscafaro trova sempre il modo di
passarti di prua a 2 metri e ti lascia impiantato… e ci gode?
– Perché, nonostante tutte le raccomandazioni e il buonsenso, il motoscafaro mette
l’autopilota sul bridge e poi se ne va sottocoperta a fott… o si arrostisce sul prendisole,
tanto ha un fighissimo telecomando vero? E tu, in barba alle norme internazionali, cambi
rotta, perché tanto la precedenza non te la darà mai!
– Perché è comodo e facile girare una chiave e partire, la noia più grande? Il top-up con
(almeno) 500l di gasolio.
E il rombo di due diesel da corriera a 80dB, permetti, non manca proprio a nessuno, non stiamo parlando di un Mercury Racing che prende coppia!
Oggi la situazione è cambiata, viviamo circondati da cafoni arricchiti, della peggior specie, quelli che non hanno un ciufolo di passione per niente, ne buonsenso, ne “tempo” per imparare.
Va di moda X? Si fanno i salti mortali per comprare X. Va di moda la barca a vela? Tutti a prendere il primo plasticone in leasing. Non sai andar per mare, non importa, apri il portafoglio e fai una vacanza porto-porto, ormeggio-ormeggio.
Dormire in rada? Che scomodità! Voglio aperitivo e locale trendy aperto tutta la notte!
E di fatti, sarà un caso, ma vedo una convergenza sempre maggiore fra le due “interpretazioni” del mare… tant’è che le barche a vela tendono sempre più ad assecondare un uso orientato al “giornaliero” che non alla navigazione, affine ai compari motoristi.
Eh… finiti i tempi in cui il velista poteva permettersi di sentirsi facente parte della categoria degli…”eletti”. Infondo, anche io penso che la carena planante di cui sopra, in tempi malati di velocità, avrebbe un certo seguito.
Pero’ non posso accettare l’accostamento al “senso di castrazione”. Credo, al contrario, che il “castrato” sia proprio l’utente della barca a motore, quello a cui la vela nemmeno passa per l’anticamera del cervello. In pochi hanno fatto il “grande passo” di abbandonare gommoni e barchini e motoscafetti vari, per imparare ad andare a vela e chi lo ha fatto, ha guadagnato qualcosa, non che ne è stato privato.
Io almeno, mi ritengo un “eletto” perché apprezzo quello che la vela ha da offrire, che non è né comodità né velocità, non è quello che cerco a bordo e non voglio che la barca a vela sia fruibile allo stesso modo del motoscafo, sarebbe una forzatura.
Mi ritengo un “eletto fra gli eletti” perché so apprezzare e uso frequentemente anche la barca a motore, certo, in contesti diversi.
Ps… e poi, castrato sarà il motoscafo, la barca a vela ce l’ha il… PALO :):)
“E, già…”
Buon vento!
Giacomo Vitale
Caro Antonio,
purtroppo in questi ultimi anni stanno sparendo gli appassionati di “nautica” o di mare, e hanno preso piede i fanatici di varie fazioni motonautiche o velistiche.
Personalmente sono nato e cresciuto in mare sia su barche a vela che a motore, e di entrambe so apprezzare e capire pregi e difetti.
Personalmente sono appassionato di imbarcazioni tradizionali e d’epoca, armo una barca a vela oceanica di 35 piedi su cui abito dal 2003, e indovina indovina? Dovendo navigare tutto l’anno per mezzo mediterraneo (sono un archeologo navale) ho necessità di un motorsailer con timoneria interna/esterna e che mi garantisca buone prestazioni sia a vela che a motore… purtroppo stanno sparendo i motorsailer e non esiste la barca che fa per me.
Peccato che l’Exocetus volans non sia stato portato avanti come progetto, e non abbia dato il via a un nuovo genere di imbarcazioni, perchè non compreso dai puristi.
Buon vento!
Claudio
Gentile Franco,
ti ringraziamo per il tuo commento circa Exocetus Volans e della tua bella passione per le barche storiche. Provvediamo a girare le tue Congratulazioni all’attuale armatore di questa straordinaria barca progettata dall’inesauribile miniera di idee ed applicazioni: Renato “Sonny” Levi…
Un caro saluto,
Giacomo Vitale
Volevo solo dire che nel ’77 ero un ragazzino incantato dall’idea dell’Exocetus Volans visto sullo “Speciale Salone” di Nautica.
Con gli anni mi sono appassionato alle “barche d’epoca” sia a vela che a motore, ai restauri ed all’amore per il “classico” e tradizionale.
Poi, l’anno scorso, ho fatto un sogno e mi sono ricordato dell’Exocetus: il sogno di cercare per i cantieri della Laguna e trovarlo buttato in un angolo, in attesa di risorgere.
Beh, qualcuno è arrivato qualche anno prima di me.
Complimenti!
Franco
Caro Angelo,
essendo stato fra i “carbonari” che hanno concepito (nessuno di noi usava anticoncezionali, con mille scuse all’odierno Papa)”Exocetus volans” non posso essere che totalmente d’accordo con te.
Ho già avuto modo di ricordare quanto affermato da un grandissimo architetto: “Ci vogliono venti anni perché una “nuova” idea venga recepita, trenta perché venga utilizzata”.
Vale in edilizia, un po’ meno nella nautica… ma, prima o poi, tempo verrà…
Cari saluti e grazie per l’appoggio…
Antonio Soccol
Trent’ anni fa,
quando le moto enduro non esistevano in Italia, io le compravo usate in Francia.Tutti gli esperti di moto dicevano: ne’ carne, ne’ pesce… Dopo dieci anni tutti avevano l’enduro.
Per i motorsailer, mi sembra un po’ la stessa storia, solo che il mondo nautico é piu’ lento. Andar per mare contro vento a motore e a vela con il favore del vento, é pur sempre andar per mare o no? Perdiamo prestazioni sia nell’uno o nell’altro modo, ma non stiamo facendo regate o gare a chi arriva primo… andiamo per mare e basta, anzi se devo andare in una direzione con vento contrario, non sto a fare le boline, ammaino la randa e via a tutto gas! Ho il vento a favore, mi godo la musica del vento!
Chi se ne frega del massimo delle prestazioni, si naviga al massimo con doppia sicurezza!!
Resto in attesa di eventuali commenti.
Angelo
Gentile Sig. Soccol (e stavolta credo di poterlo dire con maggior cognizione) perchè non si può sbagliare essendo al contempo gentili?
Lei ha dimostrato senz’altro di si! (e spero di averlo fatto anch’io)
L’equivoco è chiarito. Come si diceva i Forum non sono un luogo perfetto e probabilmente ci si capisce anche poco fra di noi.
Ciò non toglie che vi possano nascere belle amicizie e vi si possano anche ottenere consigli utili e sinceri… naturalmente il tutto misto a persone che approfittano dell’anonimato per offendere o dare consigli “interessati” o persone che si spacciano per depositari del Sapere Universale.
Insomma l’importante è capire cosa si cerca dalla frequentazione dei forum.
Molto spesso si assiste o si partecipa a discussioni molto accese l’importante è non voler convincere a tutti i costi gli altri. Noi (invero pochi) armatori di motorsailer del forum siamo spesso presi in giro dai cosiddetti “sparaboe” ci prendiamo simpaticamente in giro a vicenda e ognuno resta della sua opinione (io continuo a cullarmi nei miei 5 nodi a vela e 8 a motore e loro continuano a sognare l’acquisto di una ruota in carbonio da XXXmila euro).
Abbiamo capito che la chiave della convivenza sta nel non prendersela troppo… certo capisco che non è facile quando ci si sente punti su emozioni e ricordi intimi.
Il mio nome è Andrea Cosentino, Napoli nel Forum.
Egregio Signor Giorni,
grazie per le sue parole.
Non ho, personalmente, alcun merito particolare: sono solo nato in un cantiere nautico, ho assaporato il profumo della segatura, delle colle, dell’antivegetativa eccetera quasi prima del sapore del latte materno (ed essendo quello, il primissimo degli anni Quaranta, tempo di guerra, il latte artificiale non esisteva ancora).
Ma mio padre è stato il primo in Italia a costruire barche in serie…negli anni Venti, a realizzare scafi con eliche semi intubate (primi anni Trenta), la prima barca in Europa con elica di superficie (anno 1933-35), il primo a montare motori diesel su barche da 8 metri (sempre negli anni Trenta)…
Sono, insomma, nato e vissuto fra le barche e benché orfano (di padre) dall’età di cinque anni, non mi è stato, davvero, difficile prendere la patente nautica proprio il giorno del mio 18° compleanno… Guidavo le barche da …”sempre”.
Poi sono diventato amico (spesso intimo) di gente come “Sonny” Levi, Franco Harrauer, GB Frare, Paolo Caliari, Salvatore Gagliotta, Pietro (e Giampiero) Baglietto, Luciano Mochi Zamperoli, Nino Petrone, Peter Du Cane, John Illingworth…
Di mio, io ci ho messo solo nove anni di gare offshore (portando al record mondiale di velocità “Arcidiavolo”, il primo scafo da corsa al mondo, con eliche di superficie) e cinquanta anni di giornalismo nautico. Aggiungiamoci pure un po’ di studio (oltre che di pratica). Ma è il minimo che un vero professionista deve fare.
I suoi complimenti perciò non sono del tutto meritati ma…mi lasci dire che, in un dettaglio, dissento profondamente dal suo scritto. Là dove lei dice (cito): “ Levi è stato una persona molto capace ed abile”.
Levi è una persona molto capace ed abile.
Acquisti il numero di gennaio del mensile “Barche” e mi darà ragione….
Con cordialità.
Antonio Soccol
Caro “Napoli” (chiunque lei sia…:-),
innanzitutto “touche”: io sbaglio e sono scorretto e lei mi definisce “gentile”: grazie.
Sembrerà scusa banale (ma, ahimè, non lo è affatto): purtroppo non sono molto abile a districarmi nei linguaggi e nelle usanze di queste moderne “diavolerie” (“forum, “chat”, “blog” eccetera). Per anni il mio “ferro del mestiere” è stata la Olivetti Lettera 22 (vedi Montanelli, Biagi & c.) e passare al linguaggio , spesso criptato, dei pc non è stato (né è) semplice per me.
Insomma, e per farla breve, ho letto molto male e avevo capito che “Guido” e “Napoli” fossero lo stessa persona: mi scuso.
Ha anche ragione nel dire che non è corretto “estrapolare”: il mio fantastico professore di filosofia Armando Vedaldi (filosofo vero, non come quelli di oggi, ma anche proprietario del Caffè Florian in piazza San Marco a Venezia: banalmente insegnava perché i giovani gli facevano venire delle idee in campo filosofico, capito il tipo?) mi aveva ben spiegato che, con una frase “estrapolata”, si può mandare all’inferno Sant’Agostino e in paradiso Lucifero… E quelli sono argomenti e personaggi un po’ più impegnativi dei nostri… Non ho dimenticato la sua lezione: ho solo equivocato (sempre Vedaldi mi aveva anche detto che, purtroppo, è l’equivoco a governare il mondo…).
Venendo al nostro “contendere”: temo fortemente che l’articolo di “Nautica” citato, sia mio. Se parlava di “ alcuni prototipi per il servizio postale in laguna”, lo era di certo. Facevo riferimento, in quella occasione, a certe barchette costruite negli anni Trenta da mio padre a Venezia per quei servizi: dovevano operare in canali dove spesso la bassa marea portava a pochi centimetri la profondità del fondale e da questo gi era nata l’esigenza di proteggere le eliche dentro a semi tunnel di carena.
Ma, in quegli anni, sia Levi che Harrauer, quasi quasi non andavano ancora scuola… Forse all’asilo!
Io ne avevo parlato, in quel articolo, perché con questa storia (super autentica e documentata) avevo fatto venire il mal di pancia a Sergio Sonnino Sorisio (titolare dell’Italcraft) che si riteneva il costruttore (sia pure su progetto di Levi) delle prime eliche di superficie.. e avevo volutamente confuso le carte. (Fra me e i fratelli Sergio e Mario Sonnino non c’è mai stato buon sangue per motivi che esulano da questa nostra argomentazione). Ma ben più mal di pancia gli avrei fatto venire se avessi potuto sapere, in quel momento, che mio padre non aveva solo realizzato le prime eliche, diciamo, intubate ma anche il primo esemplare di barca con elica di superficie d’Europa (1933). Cosa che ho saputo solo più di recente, grazie al ritrovamento in vecchi scatoloni “emersi” in occasione di un trasloco, del progetto e delle foto dello scafo (che aveva una spinta anche con un’elica aerea e un sostentamento aerodinamico dato da un’ala…). Se ne parla anche in questo blog, alla voce Celeste Soccol. Purtroppo, nel frattempo, Sergio Sonnino era morto e…. non avevo più alcuna voglia di fargli dispetti.
Il “progettista” che scrive in inglese: beh, non sarebbe il caso che facesse un po’ di ricerca invece di scrivere opinioni opinabili? Non ho letto l’articolo (non per altro che per una bizzarria del mio pc che non me lo dava, ma se lei me lo manda: grazie)…Però quando si trinciano giudizi “definitivi” e, inoltre, si è pure del mestiere è meglio esser a conoscenza delle cose. No? Scrivere significa influenzare e comporta una certa responsabilità.
Quanto al fatto che io abbia messo in dubbio il suo esser progettista. OK: d’accordo, non so chi sia ma siamo aggrediti e assediati da gente che disegna un pedalò e si definisce “progettista” e ogni tanto, uno si incazza. Mi spiego: qui abbiamo uno che progetta barche, dice la sua sui motorsailer ma (forse) non conosce “Exocetus volans”. Conoscerà le prestazioni di “Blu Leopard”? Saprà cosa scriveva Iack Kneigt? Avrà mai studiato Herreshoff o John Illigworth? Non lo so perché non so chi sia ma di sicuro non mi sembra che abbiamo a che fare con uno che “sa tutto” in materia… Però scrive e lei lo cita a sostegno di una “vampa “ che vuol creare… Mi lasci dire che tutto ciò mi crea qualche perplessità…
Abbia, comunque, pazienza: alla mia età si soffre con facilità di un po’ di irritazione davanti a certe botte di (quasi) nazismo…
Io non ho mai amato l’ipse dixit (e, infatti, “ipse” aveva torto marcio) così, men che meno, amo i saccentoni ignoranti (cioè che “ignorano”).
Finalino: con tutto il rispetto, lei è sicuro che vi capite quando vi scrivete sui “forum”? Là dove (cito): “si scrivono molte cose errate, molte si danno per scontate per esigenze di brevità e spesso si innescano fenomeni di decodifica aberrante del messaggio… molte di queste problematiche vengono superate poiché esiste una lunga frequentazione fra i membri del forum e si impara a conoscersi…”
Non so. Armando Vedaldi lo avrebbe escluso per via dell’equivoco. E io sento di essere d’accordo con lui.
Con vera simpatia e rispetto,
Antonio Soccol
Egregio Signor Giorni,
grazie per le sue parole.
Non ho, personalmente, alcun merito particolare: sono solo nato in un cantiere nautico, ho assaporato il profumo della segatura, delle colle, dell’antivegetativa eccetera quasi prima del sapore del latte materno (ed essendo quello, il primissimo degli anni Quaranta, tempo di guerra, il latte artificiale non esisteva ancora).
Ma mio padre è stato il primo in Italia a costruire barche in serie… negli anni Venti, a realizzare scafi con eliche semi intubate (primi anni Trenta), la prima barca in Europa con elica di superficie (anno 1933-35), il primo a montare motori diesel su barche da 8 metri (sempre negli anni Trenta)…
Sono, insomma, nato e vissuto fra le barche e benché orfano (di padre) dall’età di cinque anni, non mi è stato, davvero, difficile prendere la patente nautica proprio il giorno del mio 18° compleanno… Guidavo le barche da …”sempre”.
Poi sono diventato amico (spesso intimo) di gente come “Sonny” Levi, Franco Harrauer, GB Frare, Paolo Caliari, Salvatore Gagliotta, Pietro (e Giampiero) Baglietto, Luciano Mochi Zamperoli, Nino Petrone, Peter Du Cane, John Illingworth…
Di mio, io ci ho messo solo nove anni di gare offshore (portando al record mondiale di velocità “Arcidiavolo”, il primo scafo da corsa al mondo, con eliche di superficie) e cinquanta anni di giornalismo nautico.
Aggiungiamoci pure un po’ di studio (oltre che di pratica). Ma è il minimo che un vero professionista deve fare.
I suoi complimenti perciò non sono del tutto meritati ma… mi lasci dire che, in un dettaglio, dissento profondamente dal suo scritto. Là dove lei dice (cito): “Levi è stato una persona molto capace ed abile”.
Levi è una persona molto capace ed abile.
Acquisti il numero di gennaio del mensile “Barche” e mi darà ragione…
Con cordialità.
Antonio Soccol
Caro “Napoli” (chiunque lei sia…:-),
innanzitutto “touche”: io sbaglio e sono scorretto e lei mi definisce “gentile”: grazie.
Sembrerà scusa banale (ma, ahimè, non lo è affatto): purtroppo non sono molto abile a districarmi nei linguaggi e nelle usanze di queste moderne “diavolerie” (“forum, “chat”, “blog” eccetera).
Per anni il mio “ferro del mestiere” è stata la Olivetti Lettera 22 (vedi Montanelli, Biagi & c.) e passare al linguaggio, spesso criptato, dei pc non è stato (né è) semplice per me.
Insomma, e per farla breve, ho letto molto male e avevo capito che “Guido” e “Napoli” fossero lo stessa persona: mi scuso.
Ha anche ragione nel dire che non è corretto “estrapolare”: il mio fantastico professore di filosofia Armando Vedaldi (filosofo vero, non come quelli di oggi, ma anche proprietario del Caffè Florian in piazza San Marco a Venezia: banalmente insegnava perché i giovani gli facevano venire delle idee in campo filosofico, capito il tipo?) mi aveva ben spiegato che, con una frase “estrapolata”, si può mandare all’inferno Sant’Agostino e in paradiso Lucifero… E quelli sono argomenti e personaggi un po’ più impegnativi dei nostri… Non ho dimenticato la sua lezione: ho solo equivocato (sempre Vedaldi mi aveva anche detto che, purtroppo, è l’equivoco a governare il mondo…).
Venendo al nostro “contendere”: temo fortemente che l’articolo di “Nautica” citato, sia mio. Se parlava di “alcuni prototipi per il servizio postale in laguna”, lo era di certo. Facevo riferimento, in quella occasione, a certe barchette costruite negli anni Trenta da mio padre a Venezia per quei servizi: dovevano operare in canali dove spesso la bassa marea portava a pochi centimetri la profondità del fondale e da questo gi era nata l’esigenza di proteggere le eliche dentro a semi tunnel di carena.
Ma, in quegli anni, sia Levi che Harrauer, quasi quasi non andavano ancora scuola… Forse all’asilo!
Io ne avevo parlato, in quel articolo, perché con questa storia (super autentica e documentata) avevo fatto venire il mal di pancia a Sergio Sonnino Sorisio (titolare dell’Italcraft) che si riteneva il costruttore (sia pure su progetto di Levi) delle prime eliche di superficie.. e avevo volutamente confuso le carte. (Fra me e i fratelli Sergio e Mario Sonnino non c’è mai stato buon sangue per motivi che esulano da questa nostra argomentazione).
Ma ben più mal di pancia gli avrei fatto venire se avessi potuto sapere, in quel momento, che mio padre non aveva solo realizzato le prime eliche, diciamo, intubate ma anche il primo esemplare di barca con elica di superficie d’Europa (1933). Cosa che ho saputo solo più di recente, grazie al ritrovamento in vecchi scatoloni “emersi” in occasione di un trasloco, del progetto e delle foto dello scafo (che aveva una spinta anche con un’elica aerea e un sostentamento aerodinamico dato da un’ala…).
Se ne parla anche in questo blog, alla voce Celeste Soccol. Purtroppo, nel frattempo, Sergio Sonnino era morto e… non avevo più alcuna voglia di fargli dispetti.
Il “progettista” che scrive in inglese: beh, non sarebbe il caso che facesse un po’ di ricerca invece di scrivere opinioni opinabili? Non ho letto l’articolo (non per altro che per una bizzarria del mio pc che non me lo dava, ma se lei me lo manda: grazie)… Però quando si trinciano giudizi “definitivi” e, inoltre, si è pure del mestiere è meglio esser a conoscenza delle cose. No? Scrivere significa influenzare e comporta una certa responsabilità.
Quanto al fatto che io abbia messo in dubbio il suo esser progettista. OK: d’accordo, non so chi sia ma siamo aggrediti e assediati da gente che disegna un pedalò e si definisce “progettista” e ogni tanto, uno si incazza.
Mi spiego: qui abbiamo uno che progetta barche, dice la sua sui motorsailer ma (forse) non conosce “Exocetus volans”. Conoscerà le prestazioni di “Blu Leopard”?
Saprà cosa scriveva Iack Kneigt? Avrà mai studiato Herreshoff o John Illigworth? Non lo so perché non so chi sia ma di sicuro non mi sembra che abbiamo a che fare con uno che “sa tutto” in materia… Però scrive e lei lo cita a sostegno di una “vampa“ che vuol creare… Mi lasci dire che tutto ciò mi crea qualche perplessità…
Abbia, comunque, pazienza: alla mia età si soffre con facilità di un po’ di irritazione davanti a certe botte di (quasi) nazismo…
Io non ho mai amato l’ipse dixit (e, infatti, “ipse” aveva torto marcio) così, men che meno, amo i saccentoni ignoranti (cioè che “ignorano”).
Finalino: con tutto il rispetto, lei è sicuro che vi capite quando vi scrivete sui “forum”? Là dove (cito): “si scrivono molte cose errate, molte si danno per scontate per esigenze di brevità e spesso si innescano fenomeni di decodifica aberrante del messaggio… molte di queste problematiche vengono superate poiché esiste una lunga frequentazione fra i membri del forum e si impara a conoscersi…”
Non so. Armando Vedaldi lo avrebbe escluso per via dell’equivoco. E io sento di essere d’accordo con lui.
Con vera simpatia e rispetto,
Antonio Soccol
Gentile Sig. Soccol chi le scrive è colui che si firma Napoli nella discussione da li citata.
Orbene nel rilevare che lei ha alcune innegabili ragioni in merito a tutta la questione devo anche dire che trovo leggermente scorretto estrapolare dal proprio contesto di una discussione alcuni brani e citarli a proprio piacimento. Infatti così facendo si corre il rischio di far apparire le cose diverse da quello che sono (spesso è un effetto voluto, sono certo che in questo caso sia un incidente di percorso).
Per ristabilire la correttezza dei fatti devo precisare quanto segue:
– lei confonde il mio intervento associandolo a quello di Guido e ciò comporta una attribuzione di significato ben diversa alle mie parole
– certamente esistono alcune persone che con fare quasi “nazista” non ammettono che possano esistere altri modi di andare per mare.. il 3d a cui lei fa riferimento segue altroa discussione sui motorsailer dove le due fazioni contrapposte se le sono “date” di santa ragione :-) Il 3d sul motorsailer di Stefini lo avevo aperto proprio con l’intento di provocare i “puristi” mettendoli di fronte a qualcosa che potesse incrinare le loro convinzioni
– per chiarire io sono a favore di quella tipologia di barche!
– nel mio intervento dò certamente l’impressione di condividere il giudizio superficiale con cui viene liquidato exocetus volans… in realtà per brevità di discussione tipica dei forum ho solo citato un giudizio di altri per riallacciare a quelle parole quanto andavo a dire di seguito e di questo mi scuso pubblicamente,
– nel mio intervento cito eliche semi intubate e di superficie, ma non affermo che siano la stessa cosa (per quanto non specialista ne conosco la differenza di massima), semplicemente mi sembrava di ricordare da un articolo uscito su Nautica alcuni mesi orsono che i due avevano lavorato su prototipi che anticipavano entrambe le soluzioni tecniche (se non ricordo male si citavano alcuni prototipi per il servizio postale in laguna, ma potrei sbagliare!). La cosa è stata sicuramente citata con troppa rapidità ma capirà che in quel contesto un excursus storico dettagliato era Off Topic (e la memoria non me lo avrebbe consentito)
– il progettista dell’articolo scritto in inglese ha esposto alcuni concetti applicabili a molti dei progetti che si sono visti in giro negli anni. I suoi giudizi non erano certamente riferiti ad exocetus (di cui probabilmente non aveva neanche notizia). Le faccio notare che lei sulla base di non so quali elementi asserisce che tale autore (che non conosco) non sia neanche un progettista, e nel farlo e nel prendere tale articolo come una offesa personale lei dimostra il medesimo livore che intende sottolineare nei velisti puristi.
In conclusione nei forum si scrivono molte cose errate, molte si danno per scontate per esigenze di brevità e spesso si innescano fenomeni di decodifica aberrante del messaggio… molte di queste problematiche vengono superate poichè esiste una lunga frequentazione fra i membri del forum e si impara a conoscersi, questo meccanismo di difesa viene meno quando una discussione viene estrapolata dal contesto e sbattuta sul banco degli accusati…
Con simpatia.
Scrivo (poco) e leggo sul sito citato dei cosiddetti “amici della vela”.
Tante volte ci sono personaggi che parlano con poca cognizione di causa, e tante volte altri che parlano invece argomentando tecnicamente e con competenza.
Ho letto con moltissimo piacere anche questo forum e devo fare i complimenti all’autore per la grande quantità di informazioni fornite e la tecnicità delle spiegazioni, sicuramente mi hanno insegnato molte cose di Levi che ignoravo, e che ho sempre cercato di conoscere. Levi è stato una persona molto capace ed abile, ed un grande precursore dei tempi.
Personalmente non gradisco molto la linea di Exocetus Volans, rispetto a motoscafi come il Delta 33 (che credo sia uno dei più bei motoscafi che potrei desiderare!) ma apprezzo l’audacia del progetto e capisco come non ci sia nulla lasciato al caso, non è una barca a motore con un palo!
Per rispondere poi all’amico sopra Alfa Romeo non ha tenuto una media di 27 nodi, sarebbe al quanto impossibile per una barca di quel tipo, ma ha tenuto una media di poco più di 17 nodi, 16.5 miglia in 55’30”.
Comunque complimenti ancora per questo sito!
Remigio Giorni
Caro Antonio,
la supponenza di molti velisti è pari all’ignoranza di molti motoscafari.
Entrambi non sanno cosa significhi navigare, proprio come Caino e Abele.
Noè, quello si che navigava!!
A presto.
Saluti da “mezzoretta”
Sono pienamente d’accordo con Antonio Soccol sulle risposte date a questo Signore…
Forse non ha compreso il messaggio di Levi nell’andar avanti con il progresso nautico, e guardando altri progetti simili o innovativi… praticamente non ce ne sono.
Sono stato recentemente a TS per fotografare la barcolana 2007 sono stato via cinque giorni ed ho visto barche a vela di tutti i tipi – meravigliose &………meravigliose – però mancava l’Exocetus Volans – chissà se avrebbe battuto il famoso Alfa Romeo (27 nodi media) ?
PS: dimenticavo. Scrive il solito “Guido”: “Levi è stato il primo ad inventare qualcosa di simile alle attuali eliche di superficie e semi-intubate”.
Non è affatto così.
Il primo ad inventare le eliche di superficie (e a brevettarle) è stato Alfred Hickman, nel 1918, negli Usa. Il primo a costruire, in Europa, uno scafo che le utilizzasse è stato mio padre, a Venezia, nel 1934/35. Il primo a renderle utili per la nautica da diporto e altamente efficienti è stato Renato “Sonny” Levi, nel 1971, con lo scafo “Drago” costruito dalla Italcraft (quella di quegli anni, non l’attuale).
In pratica Levi ha ri-inventato le eliche di supeficie e poi alcuni “copioni” ne hanno prodotte alcune di analoghe. Non, peraltro, altrettanto efficienti.
Se a qualcuno interessa un discorso tecnico in materia (cosa sulla quale ho forti dubbi, escluse alcune lodevoli eccezioni) una trasmissione basata su eliche di superficie non può MAI esser chiamata con “eliche semi intubate”.
E’ evidente che chi ha utilizzato questa definizione non ha la più pallida idea di che cosa stia dicendo e scrivendo. In altri termini è solo un ignorante (cioè che “ignora” l’argomento del contendere e quindi che parla a vanvera).
Antonio Soccol