“ ‘A Speranziella story” di Renato “Sonny” Levi
Avevo rimuginato per un certo periodo di tempo il progetto di un cabinato molto veloce per acque agitate ed avevo preparato i disegni per uno scafo di circa 30 piedi.
Questo scafo aveva un diedro pronunciato per tutta la sua lunghezza. Successivamente quando venni a sapere, nel 1961, della prima gara d’altura, la Cowes-Torquay, organizzata dal quotidiano inglese The Daily Express pensai che sarebbe stata una eccellente occasione per provare la validità di questo progetto. “’A Speranziella” è la prima imbarcazione che ho disegnato per le gare motonautiche d’altura, sebbene l’idea originale fosse stata quella di creare un prototipo di cabinato veloce che la Navaltecnica intendeva produrre in una serie limitata per un genere particolare di clientela.
“’A Speranziella” ha cambiato faccia diverse volte rispetto al progetto originale della barca che alla fine vinse la gara del Daily Express, nel 1963. Durante quegli anni, alla luce delle esperienze delle numerose gare a cui prese parte, sono state fatte molte modiche strutturali. Furono sperimentate diverse installazioni di motori: dapprima i Crusaders (una versione marina dei motori Cadillac), quindi i Maserati ad iniezione ed alla fine i Ford Interceptor.
“’A Speranziella” ha vinto gare con tutti questi motori ma la vittoria più prestigiosa (la Cowes-Torquay del 1963) venne realizzata con gli Interceptors.
Ritengo, riguardo ai problemi di questi scafi veloci d’altura, di aver imparato di più da “ ‘A Speranziella” che da qualsiasi altra barca. Questo oltre al fatto che la barca era mia, vivevo con lei giorno e notte, era sempre presente nei miei pensieri e anzi posso ricordare tutti i dettagli tecnici che si dovettero definire ad ogni stadio della sua progettazione.
A quel tempo eravamo tutti novizi in questo gioco e dovemmo apprendere con fatica quanto oggi sembra ovvio. Io cercavo qualche cosa di nuovo e di diverso. Desideravo produrre una barca con una bella linea estetica, che avesse uno scafo in grado di navigare ad alta velocità, con mare formato, con un ragionevole grado di comfort.
Non è un segreto che una barca veloce debba essere leggera ma, nello stesso tempo, robusta. Studiai tutte le possibilità, pertanto, di alleggerimento della struttura rendendola nello stesso tempo sufficientemente forte per sopportare gli sforzi a cui sarebbe stata assoggettata. Alla fine venni alla conclusione che una costruzione di legno laminato a freddo sarebbe stata la migliore soluzione.
Avevo già costruito parecchie barche con questo sistema nel nostro cantiere in India e, sebbene la Navaltecnica non avesse esperienza in questo genere di costruzione, peraltro costruiva già imbarcazioni in legno con sistemi tradizionali. Semplificai il disegno al massimo a causa della mancanza di tempo.
8 settembre 1963 – una data memorabile per Renato “Sonny” Levi che vincendo con A’ Speranziella l’edizione della Cowes-Torquay di quell’anno, segnò l’inizio di una grande carriera agonistica e non solo, ricca di tante vittorie e soddisfazioni indescrivibili che hanno premiato il suo geniale estro inventivo, rendendo la sua immagine come quella di un “grande ingenere”, cioè colui che inventa non solo barche, di tutto risolvendo problemi tecnici spesso complessi
Tutte le sezioni del fondo avevano infatti una forma costante eliminando in tal modo molte ore nella costruzione dello stampo. Questo sistema l’ho poi sempre adottato.
Il fondo dello scafo fu laminato con quattro strati di mogano da 5 mm ottenendo uno spessore totale di 20 mm.
Allo spigolo c’era una intersezione con un diametro piano di mm 76×25, sempre in mogano. Le fiancate erano laminate con tre strati di mogano con uno spessore complessivo di 15 mm.
Sia il fondo che le fiancate erano irrigidite longitudinalmente con ossature di mm 63×32; tre di queste ossature erano state messe in ogni metà del fondo e due su ogni murata. Tutte queste strutture erano state realizzate in Sitka spruce.
Io volevo fare in modo che la coperta e le sovrastrutture fossero le più leggere possibili e pertanto utilizzai compensato minimo da 6,35 mm sia per la coperta che per il tetto della cabina e con puntate da 9,5 mm per la fiancata della cabina.
Le paratie furono fatte a sandwich con due strati esterni di compensato da 3,2 mm e schiuma all’interno: questo fu un grave errore perché il peso risparmiato non valeva il rischio. Senza dubbio anche questo avrebbe potuto funzionare correttamente se i pannelli di compensato fossero stati uniti con un bizzello e non testa a testa nei punti in cui fu necessario fare delle giunte.
Dedicai una particolare attenzione alla questione delle eliche. Dopo lunghi calcoli relativi al miglior rapporto di riduzione e le eliche più adatte, scrissi ad alcuni dei migliori costruttori di eliche in Europa ed in America. Posi loro due domande: quale fosse il miglior rapporto di riduzione (avevamo la possibilità di scelta tra 2:1; 1,5:1 e presa diretta) e quale elica consigliavano per il rapporto di riduzione secondo loro più indicato. Le risposte furono molto varie.
Qualcuno suggerì la presa diretta per il fatto che eliche di diametro inferiore avrebbero provocato minori resistenze passive (linee di asse di minore diametro ecc.) ed avrebbero anche ridotto la tendenza al sollevamento della poppa dello scafo. Questa soluzione era anche la più leggera. Altri suggerirono il rapporto 2:1 per ridurre la tendenza alla cavitazione.
C’erano diverse ragioni per scegliere i rapporti intermedi. Infine decisi per la riduzione 1,5:1 poiché i vari calcoli e le conclusioni a cui ero arrivato sembravano favorirla. Accompagnai le richieste di eliche con uno schizzo della “ ‘A ‘Speranziella” e mi sentii sprofondare quando un famoso fabbricante, rispondendomi, commentò:
“Non ho mai visto nessuna barca con una V profonda a poppa che funzionasse efficacemente o fosse adatta per correre. Molti scafi sono diventati più veloci dopo aver appiattito il fondo a poppa, nemmeno la prua è molto aggraziata o adatta alle acque mosse. Sembra in complesso, da prua a poppa, una barca del 1920”.
Guardando ora la linea di “’A Speranziella” potrei, forse, essere d’accordo con lui. Ciò nonostante quando debuttò a Cowes, nell’estate del 1961, attirò molta attenzione e, malgrado non avessimo vinto, fummo sulla prima pagina del Sunday Express il giorno dopo la gara con una fotografia grande come tutta la pagina e con il commento « Decolla! Una barca incomincia a volare».
Alcune delle migliori foto di “’A Speranziella” furono scattate proprio quel giorno, al largo di St. Catherine, quando prendemmo il via. Per correttezza verso la “’A Speranziella” occorre dire che non ci fu il tempo necessario per metterla a punto prima della gara.
Era stata varata da mia moglie Anna il giorno del suo compleanno, il 23 luglio, il che ci lasciò meno di un mese per le prove e per il lungo tragitto in treno verso Calais e la traversata della Manica con i suoi mezzi.
Quando giungemmo a Calais c’era stata una tempesta sul mare del Nord e dovemmo attendere diversi giorni prima di poter partire. Come è facile immaginare quei giorni di attesa furono molto snervanti: sedevo la maggior parte del tempo nel cockpit in attesa che il tempo migliorasse senza sapere che cosa fare. Un pomeriggio, un signore, una persona molto alta, si avvicinò alla banchina, guardò nel cockpit ed incominciò a descrivere in inglese diversi particolari della barca ad un giovane che doveva essere suo figlio.
Ad un certo momento mi unii alla conversazione ed essendomi stato chiesto se la barca fosse in vetroresina, risposi piuttosto genericamente che era in legno laminato a freddo prima di continuare a descrivere in linguaggio elementare e nei minimi particolari il sistema di costruzione.
Il mio “pubblico” ascoltò con grande educazione ed interesse e solo più tardi, quando andai a bordo del loro yacht per un drink, mi resi conto di aver tenuto una lezione ad un “Maestro”. Infatti, la “persona alta” era Peter Du Cane. Dopo questo inizio piuttosto imbarazzante (posso garantire che Peter non portò mai alcun risentimento verso di me) diventammo buoni amici e colleghi col passare degli anni ed in innumerevoli occasioni gli sono stato più che riconoscente per il suo inestimabile giudizio.
Ho già parlato dei numerosi cedimenti strutturali che “’A Speranziella”, soffrì in quella prima gara, ma si verificò anche un interessante problema con le eliche. Usavamo eliche da corsa « cupped » in Nibral del diametro di 17″ con un passo di 18″: dopo solo 40 ore di funzionamento risultarono completamente inservibili, con segni di corrosione con una forma classica radiale, sia sulla parte anteriore che posteriore delle pale.
Scrissi al fabbricante per avere una possibile spiegazione di questo fenomeno. La sua risposta fu che si trattava di bruciature prodotte dalla cavitazione causata da un sovraccarico delle eliche, oppure ad una corrente di bolle d’aria proveniente dai supporti delle linee d’asse o da qualche altra ostruzione anteriore ad esse.
Avevo preso il regolamento del “The Daily Express” troppo alla lettera, là dove trattava dello scafo sotto la linea d’acqua e diceva che non erano ammessi scalini longitudinali e trasversali. Per questo avevo interrotto i pattini molto a prua. Appresi successivamente che questo non era necessario ed i pattini vennero ripristinati fino a poppa. La loro posizione fu anche modificata.
L’opera viva non fu, invece, modificata in nessun altro modo. Nelle prove, le nuove eliche da 17″x l8″ si dimostrarono troppo leggere ed allora aumentammo il passo di 1″ con un incremento di velocità di circa 2 nodi. Il fenomeno delle erosioni dovute alla cavitazione sparì completamente senza ripetersi più, sebbene la barca abbia poi percorso molte centinaia di miglia in condizioni spesso di sovraccarico, specialmente durante i viaggi di trasferimento alle località di gara, effettuati sempre con propri mezzi.
Questa fu la prima chiara indicazione che ho avuto circa l’importanza del piazzamento accurato dei pattini e della loro importanza a proposito della velocità dello scafo.
« ‘A Speranziella » non fu mai uno scafo molto veloce come si può vedere dai dati che seguono relativi alle tre motorizzazioni:
- 1) Motori Crusader: 6.400 cc; cv 300×2; giri/min 4400; riduttore 1,52:1; giri elica min 2.900; eliche originali 17″D x l8”P; velocità 36 nodi; eliche installate dopo la modifica dei pattini 17″D x l9″P; velocità 38 nodi.
- 2) Motori Maserati ad iniezione: 5.000 cc; cv 330×2; giri/min 5.500; riduttore (sinistro) 2,1:1; riduttore (destro) 1,9:1; giri elica sinistra 2.620; giri elica destra 2.900: elica sinistra 17″D x 22″P; elica destra 17″D x 20″P; velocità 38 nodi.
- 3) Motori Ford Interceptor: 7.000 cc; cv 400×2; giri/min 4.800; riduttore 1,52:1; giri elica/min 3.150; eliche 17″D x 22″P; velocità 43 nodi.
- I motori Maserati ad iniezione furono espressamente preparati nella versione marina per “’A Speranziella”. La ragione dei due diversi rapporti di riduzione era che ambedue i motori avevano il medesimo senso di rotazione e, poiché noi volevamo le eliche controrotanti, il senso di rotazione di una elica fu cambiato da un riduttore.
Io penso che i Maserati avrebbero potuto aver avuto una fortuna migliore di quanto si ottenne nella “’A Speranziella” ma, come sempre, mancava il tempo per altre prove ed avevamo già in cantiere i nuovi Ford Interceptor più potenti che aspettavano di essere installati.
Per molte ragioni “’A Speranziella” non era uno scafo particolarmente veloce, benché fosse confortevole in velocità su acque mosse almeno come ogni barca che io avevo avuto modo di provare. Non avevo adottato nessun sistema di controllo dell’assetto (né flaps, né serbatoi di zavorra) e di conseguenza il suo baricentro era piuttosto avanti: era appena a poppa della quinta ordinata di calcolo nella disposizione originale con tre serbatoi di carburante a poppa e due a prua. Come risultato c’era sempre, anche a velocità elevata, una grande superficie bagnata.
Secondo gli standard di oggi era uno scafo pesante per la sua lunghezza. Temo che timoni e linee d’asse offrissero una eccessiva resistenza all’avanzamento come pure l’angolo di uscita degli assi di 12″ avrebbe potuto essere ridotto. Ma, in quei tempi, pensavo che le eliche ben immerse sotto lo scafo avrebbero lavorato più efficientemente.
L’idea era che il maggior attrito sarebbe stato largamente compensato dal fatto che, mentre la barca volava da un’onda all’altra, le eliche profonde continuavano a spingerla garantendo il top della velocità: ora ho radicalmente cambiato opinione.
Il cockpit era protetto da un deflettore tipo Venturi efficace ad elevata velocità ma la pressione dell’aria non era tuttavia sufficiente per deflettere gli spruzzi d’acqua. Installammo pertanto un normale parabrezza quando cambiammo faccia alla “’A Speranziella” con una nuova tuga.
La costruzione è essenzialmente In lamellare. Vi forniamo, comunque, un dettaglio:
- fasciame in mogano lamellare a 3 strati (spessore totale 16 mm.); spigoli in mogano rinforzato con epossidica e tessuto biassiale in lana vetro (mm. 80×25).;
- fasciame del fondo in mogano lamellare a 4 strati (spessore totale 24 mm.);
- bottacci in spruce (mm. 50×40); bagil in spruce (mm.75×25);
- dormienti in spruce (mm. 85×35);
- coperta in compensato di mogano (mm 8);
- contronlastre In spruce (mm. 75×25);
- mastre in mogano (mm. 60×45);
- mastre interne in compensato di mogano (mm lOOxlO);
- longheroni della tuga in spruce (mm. 40×20);
- longheroni del fondo in spruce (mm. 15×25);
- coperta della tuga in compensato di mogano (mm. 6);
- bagli in spruce lamellare (mm. 56×20);
- dormienti tuga in spruce.. (mm. 75×20);
- fianchi tuga in compensato di mogano. (inm. 6);
- trincarini in mogano (mm. 95×30);
- chiglia in mogano (spessore mm. 50);
- contro chiglia in mogano (mm. 80×40),
L’imbarcazione non possiede ordinate, essendo a « struttura portante » in senso longitudinale.
Articolo pubblicato nel fascicolo di giugno 1973 della rivista “Mondo sommerso” e riprodotto per g.c. dell’autore.
Altomareblu – Tutti i diritti riservati. Note Legali
Gentile Flavio Minuto,
proprio domani incontrerò l’ing. Renato “Sonny” Levi e certamente gli porgerò i tuoi graditissimi auguri per i 47 anni trascorsi dalla mitica ed indimenticabile vittoria della A’ Speranziella, che partecipò nel 1963 alla Cowes – Torquay.
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
Bhe Auguri di buon compleanno..! Oggi sono ben 47… dalla mitica vittoria del 1963!
Ciao Giovanni,
ci fa piacere sentire che sei stato un fortunato armatire di una barca così bella e straordinaria.
Certamente appena sarà ristrutturata e in mare per navigare, pubblicheremo sul blog tutte le foto inerenti al lavoro che la ritrarranno pronta alla boa.
Se hai qualche foto della tua barca, che si riferiscono al periodo in cui era tua, inviacele alla nostra info: info@altomareblu.com
Esse contribuiranno ad arricchire l’archivio storico di immagini delle barche Levi che stiamo realizzando. Grazie!
Salutissimi.
Giacomo Vitale
Complimenti,
Sono veramente contento, è una barca meravigliosa, io ne ho restaurata una nel 1981. Purtroppo l’ho rivenduta nel 1984 per comprarmi la casa… mi è rimasto, però, un ricordo indelebile e mi leggo tutti gli articoli che trovo, scaricando le foto ecc…
Avrei piacere di vedere delle foto quando è finita.
Grazie,
Giovanni
Settimo Velo di Thomas
Come promesso il nostro lettore Thomas ci ha inviato le immagini del Settimo Velo che stava abbandonato in un angolo del suo cantiere e che aveva deciso di demolire… Fortunatamente è capitato sul nostro blog ed ovviamente ha subito cambiato idea, decidendo di ristrutturarlo.
Vi proponiamo e commentiamo le immagini di questo speciale e “fortunato” Settimo Velo.
Nella prima immagine si vede, anche se da lontano, la barca vista a 3/4 di prua a dritta e sembra essere completa e di aspetto discreto e che devono essere effettuati interventi di ristrutturazione a tutta la carena.
La seconda immagine del Settimo Velo denota che i legni delle fiancate all’interno del pozzetto sono sani ma da ripristinare, mentre accanto al trincarino e sull’opera morta all’esterno si intravede una delaminazione del legno lamellare in atto. Ovviamente va sverniciata completamente tutta l’opera morta della fiancata portandola legno vivo. Poi dopo aver lavato bene il legno e fatto asciugare in modo che l’umidità interna sia contenuta in valori inferiori al 12%, misurando tale valore con l’opportuno strumento di rilevamento e secondo le norme dei registri Lloyds di Londra, Rina ecc…Quindi si deve effettuare il trattameo delle superfici indicate con resina epossidica.
La terza immagine mostra la dritta di poppa, nei pressi del ponte di poppa e si denota come nel caso precedente un inizio di delaminazione della stessa. L’intervento deve essere fatto come sopra esposto.
I piedi di poppa della Volvo Penta devono essere smontati dalla barca insieme alle piastre, aperti e revisionati, cambiando tutto quello che è necessario, cuscinetti, cuffie, olio dei piedi, fascette stringenti, verificando il doppio giunto cardanico ed i passaggi dell’acqua per il raffreddamento dei motori, il leveraggio per il bloccaggio e lo sboccaggio del piede.
Le immagini 5 e 6 mostrano il pozzetto ed il posto di comando. Lo stato generale è accettabile ed ovviamente va smontato tutto, riportando i legni a zero e rifacendo tutto il trattamento con vernice di ottima qualità ed in più mani..
Infine dalla foto 7 si notano i due motori a benzina VOLVO PENTA AQ 130 che devono essere smontati e controllati..
Caro Thomas, dalla prima visura sommaria della immagini della tua barca, mi sembra di capire che è completa di tutto l’armamento ed è pronta per essere restaurata.Ovviamente devono essere smontati i motori, tutto l’armamento e gli interni. Quindi portata la carena, sia nell’opera viva che nell’opera morta a legno vivo, si devono effettuare tutti gli interventi di riparazione e poi laminazione dello scafo. In questa fase ovviamente si sostituiscono tutte le parti marce e si incolla e rinforza tutte le parti che necessitano di riparazioni particolari.
Per concludere posso dirti che il restauro di questa barca è certamente possibile e non dovrebbe presentare grosse difficoltà, almeno secondo le immagini che mi hai inviato. Un’ analisi corretta della situazione va fatta sulla barca osservando tutto attentamente da vicino e prendendo nota di tutti gli interventi che devono essere effettuati.
Un caro saluto, buon lavoro ed ancora AUGURISSIMI per la saggia decisione di ristrutturare questo esemplare Settimo Velo della Canav di Anzio e per qualsiesi domanda scrivimi sempre senza problemi.
Giacomo
Ciao Thomas,
ti ringraziamo per la tua passione e siamo veramente contenti della notizia che ci hai annunciato, cioè che hai deciso di ristrutturare il Settimo Velo che hai in cantiere. Ci fa ancora più piacere sentire che avendo letto e seguito il nostro blog tu abbia capito dell’importanza e del valore delle barche Levi.
Pensa che se non fossi capitato sul nostro blog certamente avresti demolito una barca importante e magari dopo averlo saputo che quella è una barca Levi, ti saresti certamente dispiaciuto e non poco…
I Riva? Be quelli lasciamoli a chi ama apparire, ma non navigare anche con mare formato. Le barche Levi con mare formato forza 3,4,5… sono spettacolari… provare per credere… Del restauro dico un gran bene, ottima decisione. A chi aspetti ad iniziare i lavori?.
Ne furono costruiti complessivamente 42 esemplari di cui 12 militari.
La maggior parte purtroppo sono andati persi, ma ne restano in vita pochi veramente pochi… no so darti le cifre precise perchè li stiamo cercando, ma credo che le rimanenti in vita non superino le dieci unità… durante l’anno in corso spero di poter dare questo dato ufficiale… Quindi ti appresti a restaurare una barca rara, bella e straordinaria.
Alcuni modelli di Settimo Velo montavano di serie i Volvo Penta AQ 120 o AQ 130 quindi, probabilmente, quella che tu hai, ha ancora i motori originali.
Inviami tutta la tua documentazione che hai con le immagini, (mi sembra di capire che sei in Svizzera) scatta con una macchinetta digitale tutte quelle che ritieni importanti ed inviamele. Ti consiglierò passo passo su come devi fare il restauro.
Inoltre leggo che parli di un cantiere, quindi fammi capire di che mezzi tecnici disponi. Sono a tua disposizione ed aspetto presto tue notizie ed il fatto che con i nostri articoli e con la nostra iniziativa siamo riusciti indirettamente a salvare un’altra barca progettata dal grande ingegnere “Sonny” Levi, ci fa immensamente piacere.
Vuol dire che questo blog riesce nel suo scopo, cioè individuare, consigliare come riparare, ristrutturare, salvare barche Levi e preoccuparsi di assicurare loro sempre un buon armatore che le sappia mantenerle nel giusto modo e con le attenzioni che meritano queste rare ed uniche barche che si può tranquillamente definire opere d’arte.
Attendo presto le immagini del tuo Settimo Velo.
Un caro saluto
Giacomo
Vi saluto tutti cordialmente e vi scrivo dicendovi che mi sono appassionato alle barche del cantiere Canav dopo aver letto sul vostro blog.
Prima mangiavo solo Riva. Voglio anche dirvi che é da un bel pò di tempo che ho in cantiere un Settimo Velo dei Cantieri Canav e prima di visitare il vostro blog e questo articolo pensavo di demolirlo, invece adesso ho deciso di restaurarlo.
Penso che monta due motori non originali (Volvo).
Cosa ne dite lo restauro?
Se volete vi invio delle foto.
Salve a tutti.
Gentile Pierpaolo se vai al link che ti indico in questo blog troverai la CP 226 e 227 con tutte le caratteristiche generali ed in dettaglio forniteci gentilmente dal Comando Generale della C.P. Guardia Costiera di Roma e penso ti farà piacere rivedere se anche in foto. Una precisazione la motovedetta della GdiF a cui ti riferisci non è una Speranzella, mai stata in dotazione alla GdiF, ma un Settimo Velo:
Articolo CP 227 Guardia Costiera.
Inoltre dalla home page di questo blog nell’elenco “Categorie” Clicca sulla voce “Motovedette Guardia Costiera” e troverai tutte le motovedette dismesse recentemente tra cui anche la 235 di cui ci riferisci e comunque se clicchi sul link indicato, vedrai le motovedette della Guardia costiera dela Classe “Super Speranza” dismesse.
Articolo CP 227 Guardia Costiera
Per le aste di cui ci riferisci e che si tengono presso le Capitanerie a cui appartengono le unità radiate si potrebbe certamente informarsi per tentare una partecipazione ad un’asta tentando di acquistarne una certamente a buonissimo prezzo. Ovviamente queste motovedette sono paricolari e richiedono un costo di gestione non da poco e quindi sono dedicate a persone che possono permettersele, come tu dici. Insomma non sono per tutte le tasche. Comunque di queste Super Speranza mi sembra di capire che in vendita ormai non ce ne sia rimasta nessuna. Tutte vendute o le irrecuperabili demolite.
Per la pilotina da pesca di cui sei in cerca, sono veramente spiacente di non poterti aiutare, poichè non mi sono mai interessato di quella tipologia di barche di cui sono completamente ignorante. Se mi avessi domandato di barche Baglietto, Jag Nautica, Italcraft, Italcantieri – Bora, Delta, Canav ecc.. certamente ti avrei potuto dare qualche dritta e mi dispaice non poterti aiutare per niente, poichè non ho materiale di supporto da consultare.
Infine condivido le tue considerazioni che fai parlando delle Motovedette della CP Guardia Costiera di circa trenata anni fa e che hanno prestato onorevolmente servizio in tutti questi anni e purtroppo ormai dismese per vetustà…
Sono fermamente convinto che tutti i comandanti che si sono avvicendati ai comandi di queste speciali motovedette ed in un caso la Gloriosa CP 233 che partecipò al salvataggio dei naufraghi della nave inglese London Valour affondata a pochi passi dalla diga foranea del porto di Genova il 9 aprile 1970 e di cui puoi leggere cliccando il link di seguito indicato:
Articolo London Valour
Sicuramente le rimpiangeranno e confrontandole con le moderne unità che sono a loro in dotazione, quelle “anziane” restano nel tempo insupperabili per le grandi doti di navigazione che i progetti straordinario di Sonny Levi hanno conferito loro.
Continua a leggerci e per qualsiasi domanda scrivici e ti risponderemo sempre…
Un cordiale saluto
Giacomo
Per essere onesti… il Rudy mi mancava.
Conoscevo ‘A speranziella, (con la i), la Speranza e la Supersperanza, il Settimo Velo e… basta.
In particolare, quando ero marinaio di leva alla Maddalena (purtroppo non giovedì scorso ma ehm… 30 anni fa), ho calcato il ponte delle motovedette Super Speranza CP 227 e CP 235 (che credo siano state appena dismesse).
Ormeggiate vicino alla CP 277 ed alla CP 235 c’era una motovedetta della GdF, mi pare che fosse proprio una Speranziella (ma forse sbaglio, mi ricordo che era molto piccola rispetto alla 227) con dei voracissimi motori a benzina. il comandante era disperato: doveva andare a Olbia a fare il pieno. Quando tornava alla base della Maddalena (sono circa 30 miglia) era di nuovo in crisi…
A proposito, per gli interessati a questi bei bestioni ex CP: occhio ai bandi delle aste che di solito vengono affissi nelle bacheche delle Capitanerie sotto gli avvisi ai naviganti (capisciammè…).
Chi ha la passione, non disgiunta da un portafogli a fisarmonica per alimentare i due motoroni da 380 o 400 cavalli, (cambiati da una decina d’anni e pertanto buoni) è bene che si informi.
Vengono via a due lire, le perizie che fissano le basi d’asta sono sempre a prezzo vile.
Un mio conoscente si è aggiudicato una spettacolare keith nelson da 13 metri e mezzo per un prezzo vergognoso… (non saperlo!)
La cosa è particolarmente interessante perchè ho sempre tenuto sott’occhio queste barche e so per certo che sono state trattate benissimo ed in piena efficienza e non sono certo le barche che fanno al caso mio.
Piuttosto, approfitto della vostra competenza per un aiuto: sto da tempo cercando notizie e immagini di una pilotina da pesca – lavoro che ho visto solo su qualche rivista tanti anni fa ma mai dal vero: si chiamava “pilotina tramontana” ed era costruita, se non sbaglio, dal cantiere viacava. Mi pare di ricordare che il progetto fosse dell’arch. Bove (ma non ci giurerei).
Ne sapete qualcosa? Era una barca di circa 8 metri,con la prua alta e stellata e la poppa (quadra) molto bassa, da workboat della Manica, tuga decisamente a prua e pozzetto libero immenso, come piace a me e alle mie lenze…
Se me ne capitasse una in buone condizioni, un pensierino ce lo farei. E’ un desiderio che ovviamente non ha nulla a che vedere con i gioielli di “Sonny” Levi che mi limito ad apprezzare come splendidi oggetti veloci, ma che sono lontani dal mio modo pantofolaio di godermi il mare.
Un’ultima riflessione:
certo che, pensandoci: che barche serie erano quelle in dotazione alle CP trenta anni fa. Se penso agli attuali plasticoni ad idrogetto mi cadono le braccia.
Un cordiale saluto e anche un augurio di buone feste a tutti gli appassionati di belle barche
Pierpaolo
Ciao Pierpaolo,
E questa… è una bella tua scoperta che abbiamo già per ben 2 volte segnalato a e-bay e puntualmente, salta fuori con un nominativo diverso o un id utente diverso.
Come avrai notato, di base c’è un errore non da poco che può confondere l’acquirente o l’interessato a questo tipo di imbarcazioni d’epoca. L’annuncio parla di una Navaltecnica Speranzella ma in realtà, si tratta di un Rudy che è tutt’altra barca.
Di Rudy, come si sa, gli esemplari prodotti sono stati molto di più che la Speranz(i)ella, prossimamente sia sulla rivista Barche che dall’esperto Giacomo Vitale, si potrà leggere presto di come ovviare a questi tentativi di raggiro.
Comunque è sempre meglio chiedere consulenze a pagamento, valutazioni con esperti di barche d’epoca più che prendere sempre come buone questo tipo di offerte presentate su canali dubbi come quelli di brokers senza scrupolo o che ignorano l’esistenza di barche eccezionali come quelle Levi.
Non ci dientichiamo che questo blog ha fornito supporto e ha fatto in modo che realtà interessate all’acquisto di barche Levi, si siano messe in contatto diretto con i proprietari venditori, finalizzando l’obbiettivo sia di vendita che di restauro e recupero di alcuni modelli di barche d’epoca Levi.
Chiedere è lecito, rispondere è cortesia; mi viene da dire sempre che: uomo (genere umano) avvisato, mezzo salvato… se esiste un esperto come Giacomo Vitale, perché non chiedere a questo canale la possibilità acquisto o vendita di barche Levi, il restauro o il recupero? Oppure segnalare barche abbandonate Levi da salvare?
Grazie Pierpaolo, mi hai dato come amministratore del blog, la possibilità di dire come la vedo in merito, se sei interessato all’acquisto di uno scafo veloce Levi d’epoca, credo che sei arrivato nel posto giusto! Chiedi senza remore.
Cordialità, professionalità e passione, non ti saranno mai negate!!!
Alex
…. e questa?
SPERANZIELLA-NAVALTECNICA (link eliminato perché rimosso all’origine)
Pierpaolo
Ciao Pierpaolo,
scusami per il ritardo con il quale ti rispondo.
Alex, l’amministratore di questo blog, appena mi ha informato del probabile ritrovamento di una Speranzella, visto che io non ero in sede, mi ha messo subito in agitazione e devo dire il ritrovamento di una Speranzella è per me in particolare un grande evento, visto che da questa barca è iniziata tutta la meravigliosa avventura di progettista dell’ing. Levi e ritrovare in vita quei pochi esemplari prodotti è sempre una cosa che mi emoziona non poco. Infatti ero già deciso a venire dalle tue parti per poterla vedere da vicino e magari portarla via con me a Salerno presso un cantiere dove magari iniziare un restauro certamente interessante e speciale.
Non ti nascondo la mia immensa delusione nel leggere la tua mail dalla quale ho appreso la triste notizia della ingiusta fine di una barca così speciale come una Speranzella ed é vero sono incacchiatissimo e a quei “citrulli ignoranti” che hanno deciso di tagliarla gli darei volentieri un cazzotto sulla loro testa vuota. Ma cavolo dico, perchè questi stupidi ragazzi moderni, che credono sempre di saper tutto ed invece sono dei grandi ignoranti che non sanno nulla, non hanno ascoltato il loro anziano padre che, giustamente, si opponeva ad una simile sentenza di morte della nota barca?
Inoltre dalle foto inequivocabili che hai scattato si vede chiaramente che lo stato della carena era in ottime condizioni e poteva essere certamente ristrutturata senza particolari difficoltà. Si nota comunque il profilo convesso della carena tipico della Speranzella a V pronunciata lungo fino ad arrivare ai 22° dello specchio di poppa.
Sono veramente arrabbiatissimo e se non fosse per la distanza verrei personalemente dalle tue parti a dirgliene quattro a questi “giovani”, che non apprendono nulla dalla storia, che non si informano di nulla vivendo nella totale ed assurda ignoranza che crea sempre assurde e disastrose conseguenze.
Comunque vista la tua grande gentilezza nel fornirci questa notizia accompagnata anche dalla triste testimonianza attraverso le immagini di quello che rimane della Speranzella, ti chiedo un ulteriore sforzo da parte tua cioè: Potresti cercare di avere almeno una foto di questa barca prima che la distruggessero, magari rintracciando l’ultimo proprietario?
Ti chiedo questa cortesia se puoi ci terrei molto a documentare meglio questa barca ormai demolita, aggiungendo alle immagini che mi hai già inviato dei suoi resti, l’immagine di quando era sana e navigante. Te ne sarò immensamente grato e se ti troverai a passare dalle mie parti ti farò vedere da vicino qualche bella barca progettata dall’ing. Levi e magari anche farci un bel giro per provare da vicinio quelle sensazioni che si provano nel navigare con queste barche dalle alte caratteristiche marinaresche che oggi non si trovano ormai più nella tanto blasonata produzione attuale di plasticoni che, beata la grande ignoranza di chi li compra, non sono per niente all’altezza di queste opere d’arte, progettate dal noto ing. Levi, dalle prestazioni speciali e capaci di affrontare mari duri ed incattiviti, con una sicurezza che oggi la modernità delle attuali barche in commercio non garantisce.
Mancanza di uomini? Si, purtroppo ed aggiungo, mancanza di materia grigia.
Oggi ormai i moderni progettisti hanno imparato ad usare certi programmi che servono per disegnare e saranno certamente bravissimi a farli andare, ma si sa i computer sono macchine ignoranti e mai potranno sostituire l’inventiva e l’estro della mente umana. Erroneamente, sempre secondo la mia semplice opuinione, si affida tutto al pc partendo da dati noti e si lascia troppo libera la macchina di elaborare un risultato.
Insomma, i proggettisti che sanno usare la matita ed il cervello ormai non esisto più. L’evoluzione tecnologica della vetroresina nata a buon mercato, non richiedendo più specialisti carpentieri del legno, visto che invece si può usare a costi ridottiissimi semplici operai generici, creando una filiera che si basa su un prodotto tecnologicamente forse avanzato e discutibile, ma certamente molto pericoloso per la salute degli operatori stessi, per chi compra e per l’ambiente.
Il discorso e lungo e controverso per ovvi motivi, ma è una preoccupante realtà di cui scriverò prossimamente.
Un sincero grazie per la tua appassionatissima ed utilissima colaborazione. Facci comunque sapere se riesci a recuperare almeno una foto di questa che fu una Speranzella.
Un caro saluto.
Giacomo Vitale
Ciao Piepaolo,
sono l’amministratore del blog, devo comunicarti che i principali responsabili di questo blog, sono attualmente fuori per ragioni lavorative proprio per consulenze su barche Levi.
Riguardo la tua domanda, non posso che essere entusiasmato dal fatto che tu abbia informazioni per un nuovo ritrovamento di una Speranzella; certo che siamo interessati a saperne di più! Se puoi fare anche delle foto, noi siamo qui a tua completa disposizione, la rarità di queste opere d’arte galleggianti è tale che, ogni indizio e ogni barca ritrovata è per noi un’evento.
Ci terrai informati, io nel frattempo, avviso che ci sono novità ai diretti interessati che sicuramente, non staranno nella pelle per saperne di più.
Colgo l’occasione per porgerti gli auguri di buon Natale e di un frizzante nuovo anno… le sorprese per l’inizio dell’anno su questo blog e su Levi, ti faranno di certo piacere… tieni d’occhio questo blog e poi ci dirai.
Alex
Bellissime barche, quelle di levi.
Purtroppo non sempre capite ed apprezzate. Io le seguo da quando era apparso qualche articolo sulla Speranza in un remotissimo articolo su un mondo sommerso nel, mi pare,64.
Tempo fa in un cantiere ho visto una Speranzella che stavano “restaurando” fantasiosamente. Penso che non abbiano mai finito l’opera e che sia rimasta a metà.
Aveva i motori sbarcati e il proprietario credo che ci volesse montare dei Perkins.
Se interessa a qualcuno vado a vedere se esiste ancora e in che condizioni è.
Complimenti per i bellissimi articoli,
Pierpaolo
Caro Paolo,
è veramente bello questo articolo scritto, come tu dici, da un grande proggettista come Renato “Sonny” Levi che dà una grande dimostrazione di umiltà e di capacità evolutiva immediata nel parlare pubblicamente di un suo grande progetto che per lui ha rappresentato A’ Speranziella, poi evoluta in Speranzella II versione da gara e la Speranzella 32′ Cabin Cruisier che conosci benissimo, appunto Fujiyama e ti ringrazio immensamente di avermi dato la possibilità di provare il 6 settembre u.s..
Un’emozione di altri tempi che non provavo da anni, evidenziando la tua grande intelligenza nel mantenere perfettamente in vita un’opera d’arte eccezionale come Fujiyama e ci tengo molto a sottolinearlo ai lettori appassionati che ci seguono da un po’ e sono veramente diventati un bel numero, come segnalato dalle statistiche che google ci trasmette ogni settimana, per non parlare dei commenti che ci pervengono ed anche per il gran numero di telefonate alle quali rispondo immediatamente.
Insomma sono veramente felice di avere realizzato questo blog e ti ringrazio di questo tuo contributo che mi permette di uscire allo scoperto, perchè sai benissimo che anche io ho una Speranzella che è stata per me lo spunto per creare questo blog, anche perchè affascinato dalle gesta eccezionali uniche e geniali di Renato “Sonny” Levi, che mi hanno affascinato e che mi rammarico non aver potuto vivere in prima persona come ha potuto fare il mio grande amico Antonio Soccòl, altra colonna portante di questo blog.
Mi ricordo che al principio quando qualche anno fa mi davo da fare per avere notizie di questo grande progettista rivolgendomi a qualche associazione importate di barche d’epoca e anche più di una rivista autorevole del settore, ebbi dei contributi certamente validi, ma molto piccoli e che non rendevano giustizia alla stupenda e grande carriera del progettista di “razza” Renato “Sonny” Levi e da qui la mia “Folle idea”, definita affettuosamente da “alcuni miei cari amici”, di aprire questo blog dal nome anomalo, perché sai del charter di cui mi occupo in modo paticolare visto un bel progetto ad esso legato ed in fase di realizzazione.
Il resto lo hai fatto tu insieme ai tanti contributi ricevuti da amici appassionati che non posso citare tutti, ma ne evidenzio uno per tutti, il grande appassionato tedesco Wolfgang che con il suo Drago strappato a sicura demolizione in quel di Napoli, mia terra d’origine e che tutti hanno visto nell’articolo ad esso dedicato –
Drago; restauro barca d’epoca.
Insomma questo blog è vera passione come concludi tu nel tuo significativo commento. Il mio scopo è quello di mettere a disposizione un servizio serio ed onesto agli appassionati che entrano in possesso delle meravigliose barche progettate da “Sonny” Levi per, consigliarli nel modo giusto, consentendo un corretto mantenimento in vita di queste speciali barche, sovente reperite in totale stato di abbandono e strappate per pur caso alla demolizione. Infatti io dico che salvare una barca progettata dall’ ing. Levi è un obbligo e non solo un atto d’amore perchè sono tutte, più o meno, delle autentiche opere d’arte che fanno provare uno straordinario piacere di andar per mare, assaporando quelle meravigliose caratteristiche marinaresche di cui sono dotate e che ormai non si vedono nelle più sulle barche d’oggi.
Non me ne abbiano a male gli attuali progettisti ed i cantieri che producono le loro barche, a cui guardo con grande rispetto, ma che critico in modo feroce a volte per progetti di carena improponibili. Insomma senza prenderci in giro, sappiamo bene che molti progettisti e cattivi copioni attuali dovrebbero prendere lezioni su come si “inventa” una carena dal grande maestro Renato “Sonny” Levi, guardando attentamente quelle barche che sono state delizia per i “fortunati” che hanno avuto e che hanno il piacere di possederle. Vere “purosangue speciali” , irripetibili e non finisce qui. Da questo momento continua a seguirci, poichè il grande “Sonny” Levi potrebbe farci vedere qualche cosa speciale…
Insomma il blog ha oltrepassato la boa del primo anno di vita ed è iniziato uno nuovo anno nel quale il mio progetto si estenderà con delle iniziative che sono sicuro saranno apprezzate da tutti gli appassionati che ci seguono come te e che colgo l’occasione di ringraziare per il loro affetto con il quale ci seguono, a dimostrazione della mia vera passione che ho per queste barche e soprattutto per un uomo veramente speciale, Renato “Sonny” Levi che indirettamente è la scintilla e l’artefice di questa passione che si accomuna in tanti.
Un caro saluto,
Giacomo
Caro Giacomo,
ho apprezzato molto l’articolo di Sonny Levi su “A Speranziella” e il collegamento che tu, così abilmente, hai saputo creare con Speranzella Cabin Cruiser, che mette in evidenza la tecnica costruttiva e la sua evoluzione.
E’ evidente che Speranzella è figlia dei suoi tempi, con i pregi e i difetti che lui stesso con grande umiltà ha riconosciuto, comunque grande purosangue capostipite di una serie gloriosa di progetti che questo geniale ingegnere ha saputo sviluppare con soluzioni tecniche sempre più all’avanguardia, e ancora oggi di grande attualità.
Sono certo che crescerà sempre di più il numero di appassionati che si avvicineranno a questo mondo così affascinante, ai più sconosciuto, grazie alla tua passione, tenacia e impegno professionale assolutamente disinteressato.
Un caro saluto,
Paolo
Prova in mare Finale Ligure: Speranzella Fujiyama 32′
Volevo ricoradare solo che nell’articolo che vi ho segnalato come link, c’è la fantastica prova a mare di Speranzella Fujiyama, per chi lo avesse perso… un ricordo di questo bellissimo video e la fantastica Speranzella.
Alex