Carlo Riva – L’emozione della perfezione di Francesco Fiorentino
Riva
In quattro lettere, una sola parola si condensano la storia, il mito, la tecnica ed il fascino della nautica made in Italy.
La storia di una famiglia che da quattro generazioni costruisce imbarcazioni di eccellente qualità, attraverso il racconto di un’intera epoca, tramandato di padre in figlio che ha lanciato il design italiano nel mondo ai tempi della “dolce vita”, la tecnica in continuo aggiornamento ed in continua evoluzione che ha sempre contraddistinto le creazioni del cantiere di Sarnico, il fascino del legno, dell’acciaio cromato e dell’esclusività di possedere un motoscafo Riva.
La nascita del cantiere Riva
Il cantiere Riva nasce intorno al 1820 quando il giovane Pietro Riva viene notato per la sua maestria nel riparare e costruire le imbarcazioni sul lago di Iseo e dal suo paese natale Laglio si trasferì a Sarnico dove, senza saperlo, mosse i primi passi verso la creazione di un mito planetario.
Nel corso degli anni la tradizione dei Riva è passata di padre in figlio da Pietro ad Ernesto, a Serafino che prepararono il terreno a quello che negli anni ’50 sarebbe stato il vero artefice del successo del cantiere di famiglia: Carlo Riva! Il giovane Carlo Riva, primogenito di Serafino, ha appena 16 anni quando ridisegna ed ottimizza le linee d’acqua di una delle imbarcazioni da competizione che il cantiere già costruiva da anni e con le quali il padre gareggiava nelle gare di motonautica dell’epoca riscuotendo successo e fama.
Siamo nel 1939, in un periodo storicamente difficile per via dell’imminente inizio della seconda Guerra Mondiale, l’attività agonistica si interrompe e il settore della nautica ha un forte rallentamento; da quel momento Carlo avrebbe preso in mano le redini del cantiere per farlo diventare nel tempo un colosso della nautica mondiale, guidandolo con straordinaria lungimiranza e perizia tecnica.
Prima delle grandi intuizioni di Carlo Riva fu la conversione della produzione del cantiere – fino ad allora limitata ad una piccola produzione artigianale – verso una produzione di serie iniziata con il Sebino, un piccolo scafo con motore entrobordo di circa 5 metri di lunghezza .
Il segreto sta nella perfezione
Questo cambiamento radicale modificò l’intera filosofia aziendale: la progettazione, l’approvvigionamento materiali, la produzione ma soprattutto la vendita!
La produzione di serie, come avveniva già negli Stati Uniti per cantieri blasonati come Chris Craft, sarebbe stata una scelta obbligata ancor più dopo la guerra ed il cantiere Riva non si fece trovare impreparato di fronte a questa eventualità. La chiave del successo era nella riduzione dei costi senza perdere di vista la qualità finale del prodotto. Le barche dovevano essere progettate per poter essere costruite velocemente e facilmente disegnandole in maniera tale che le lavorazioni delle materie prime potessero limitarsi al minimo indispensabile.
La tecnica costruttiva andava affinata ed andavano ricercate nuove tecnologie e nuovi materiali ed il flusso produttivo andava ripensato per essere veloci ma precisi. Il motivo per cui i motoscafi Riva hanno sempre riscosso tanta ammirazione e tanto gradimento è stato un perfetto mix di capacità imprenditoriali e tecniche e di creatività che l’Ing. Riva ha nel proprio DNA e che tutt’oggi, all’età di oltre 90 anni, continua a dimostrare sul campo in ogni sua iniziativa.
La possibilità di respirare sin dalla nascita l’aria di cantiere, di essere a contatto con personalità di considerevole spessore tecnico che purtroppo oggi stanno scomparendo come i maestri d’ascia, e quella non meno importante di poter acquisire da subito la sensibilità necessaria per “sentire” l’acqua sotto la carena, unite a spiccate capacità tecniche, hanno forgiato la personalità di quest’ uomo che ha saputo costruire intorno a sé ed alla sua realtà imprenditoriale un’immagine ed una credibilità inattaccabile poiché sempre supportata da risultati tangibili.
Si pensi solo alla finitura di gran pregio di ogni scafo del cantiere di Sarnico che è frutto della ricerca dei migliori materiali e delle migliori tecnologie possibili all’epoca in cui sono stati prodotti. Nulla è lasciato al caso, nulla è imperfetto, tutto è curato nei minimi dettagli con precisione maniacale a tal punto che – racconta un aneddoto – era preferibile che un’esemplare fosse distrutto piuttosto che farlo uscire dal cantiere imperfetto! A tutto questo l’Ing. Riva ha saputo aggiungere quel pizzico di creatività mai ostentata e mai eccessiva che ha permesso alle sue barche di entrare a far parte dei desideri di chi dal 1950 ad oggi poteva aspirare solo al meglio.
Ariston, Tritone, Florida, Junior nomi che rievocano in ogni amante della nautica pura un misto di emozioni tra l’ammirazione e lo stupore per la consapevolezza di essere di fronte a veri e propri gioielli, che nel tempo hanno acquistato un valore in molti casi considerevole, ma soprattutto di rivedere in quelle linee tutta un’epoca della nostra storia recente. Un’epoca in cui sono nate, specie nel nostro paese, molte delle realtà industriali più importanti del mondo proprio grazie ad una mentalità che riusciva a trovare il giusto equilibrio tra forma e sostanza.
La dolce vita
E’ il 1954, Carlo Riva è ormai saldamente alla guida dell’azienda di famiglia e ne inaugura un nuovo capannone concepito e realizzato proprio per essere adatto alla produzione di serie. Corsaro, Scoiattolo e Tritone sono già apprezzati prodotti per gli amanti del nascente settore del diporto nautico; i Florida spopolano sulla riviera del Tigullio ed i motoscafi Riva sono presenti ovunque ci sia gente che conta in cerca di oggetti di gran pregio per farsi notare.
Il marchio inizia a crescere a dismisura dalla popolarità che Riva acquisisce quando viene scelto dai divi del jet-set internazionale e dalle star di Hollywood per trascorrere il loro tempo libero. Giusto per fare alcuni nomi, tra gli estimatori dei motoscafi Riva vi erano personaggi del calibro di: Brigitte Bardot (Florida) Anita Ekberg (Tritone) e Liz Taylor e Richard Burton (Junior), Sean Connery e Jean Paul Belmondo, Ingrid Bergman e Aristotele Onassis, fino a Soraya e allo scià di Persia, a re, principi e sceicchi in ogni parte del mondo.
E’ l’epoca del boom economico e la quantità di denaro a disposizione di ognuno permette a molti di potersi concedere il lusso di avere una barca e coloro i quali vogliono apparire scelgono Riva. I motoscafi nati dalla mano di Carlo Riva divengono un vero e proprio status symbol ed ancora una volta la capacità imprenditoriale dell’ingegnere si fa notare per la sua caparbietà. Riva porta il marchio nei posti più in vista: Montecarlo, New York, Roma ed investe in pubblicità ad altissimi livelli: una campagna marketing che oggi si definirebbe “virale” per un prodotto di grande appeal!
Aquarama – la leggenda
L’appetito vien mangiando recita un proverbio e la fame di lusso, di bellezza e di prestazioni non poteva trovare sazietà se non in una creazione Riva: la creazione Riva per eccellenza. Non un semplice motoscafo ma una sintesi di ricerca estetica, lusso, sobrietà e tecnica che dal 1962 fino al 1996 si è espressa in 769 esemplari di quattro differenti serie diventando simbolo dell’esclusività nella nautica da diporto.
Aquarama è stato definito nei modi più disparati: la Ferrari del mare, la regina della Costa Azzurra o lo Stradivari delle barche, sempre accostato ad oggetti che nell’immaginario collettivo richiamano i concetti di grande qualità e bellezza. Il suo nome deriva dal Cinerama ovvero dal formato cinematografico molto popolare negli anni ’60 di cui il largo parabrezza di Aquarama rievocava la forma.
Lo scafo era lungo in origine 8.02 metri con una carena stretta e lunga senza pattini dalle sezioni di prua affilate che si appiattivano via via verso poppa terminando con un deadrise molto basso che facilitava l’uscita in planata e stabilizzava l’assetto in navigazione. Caratteristica era la forma della coperta che si apre larga a prua fino a stringersi a poppa con un’andatura morbida e tondeggiante. Essenziale nelle linee e negli allestimenti il piano di coperta presentava un’impostazione quasi automobilistica con un divanetto a tre sedute su cui trovava posto il pilota con due passeggeri, a poppa del quale c’era il grande prendisole posto al di sopra del vano motori.
Sotto il ponte di prua trovava posto un piccolo locale cabina con due cuccette e WC a scomparsa. Vera chicca di Aquarama (e di altri modelli Riva) era la capote a scomparsa proprio come quella di una spider. Molto dello stile di questa meravigliosa opera d’arte navale è ispirato al design automobilistico d’oltreoceano dell’epoca: dalla ruota timone, che era un vero e proprio volante automobilistico Chrysler rivestito in pelle per migliorare il grip, alle forme degli acciai appositamente studiati per impreziosire accessori banali quali trombe di segnalazione o luci di via e che nel tempo sono stati vere e proprie fonti di ispirazione per generazioni di designers .
Basti pensare alle manette dei comandi motore poste in orizzontale ai lati della ruota timone come la leva del cambio automatico della macchine americane o ai contagiri personalizzati! Aquarama era spinto inizialmente da una coppia di motori di derivazione Chrysler o Cadillac con potenze dai 185 hp ai 400 hp e riusciva a raggiungere velocità prossime ai 45/50 nodi.
Ulteriore conferma di quanto questa imbarcazione possa aver rappresentato l’esclusività è l’esemplare n° 278, commissionato nel 1963 da Ferruccio Lamborghini – patron della casa automobilistica bolognese – unico esemplare di Aquarama con doppia motorizzazione Lamborghini V12 da 700 hp cadauno e battezzato appunto “Lamborghini” che di recente è stato restaurato e riportato agli antichi fasti.
Aquarama ha rappresentato un’epoca ed è tutt’oggi una pietra miliare della nautica mondiale tanto da essere ancora utilizzato in riprese cinematografiche, spot pubblicitari e servizi fotografici in cui si voglia esprimere l’appartenenza ad un ambiente elitario e ricercato.
L’era moderna
Negli anni 70’ con l’avvento della costruzione in composito anche Riva si adegua a questo nuovo materiale adattando il design delle sue imbarcazioni ai vincoli dello stampaggio e collaborando inizialmente con il colosso della nautica USA Bertram che gli fornisce la carena dello Sport Fisherman 25.
In questo periodo nascono altri esemplari storici del cantiere di Sarnico come il Riva 2000 prodotto dal 1975 al 1981 in 54 esemplari, la cui carena fu firmata da Renato “Sonny“ Levi, spinta da tre motori Riva da 350 hp cadauno accoppiati alla trasmissione con eliche di superficie capace di raggiungere i 54 nodi.
Furono anche gli anni della vittoria alla competizione di endurance Londra-Montecarlo 2700 miglia nautiche in 14 tappe vinta dal Super Aquarama Zoom alla media di 32 nodi! Nel 1989 Riva collabora con un altro mito italiano, Ferrari, dando vita al Riva 32’ Ferrari Engineering per poi lasciare la mano alla holding internazionale Rolls Royce che acquista il cantiere nel 1991.
Il 1 maggio del 2000 ad opera di un altro grande imprenditore e costruttore della nautica italiana – Norberto Ferretti – Riva inevitabilmente ritorna di proprietà italiana avviando un intenso rinnovamento di stile e design che riporterà il marchio al top del mercato del lusso internazionale, dando alla luce modelli di rara bellezza come Aquariva, Rivarama, Rivale che riprendono il design degli antichi Riva ed i mega yacht fly bridge Duchessa.
Opera, Venere, Splendida etc… In 170 anni di storia una famiglia di persone dedite al proprio lavoro e con una passione radicata per la nautica ha saputo guardare al futuro in maniera critica e positiva senza farsi prendere dalla moda del momento e senza mai permettere che il mero marketing prevalesse sull’arte navale e sui suoi principi inviolabili tra cui la qualità, ha generato e costruito un mito che si è fissato in maniera indelebile nelle menti e nei cuori di coloro i quali hanno ben chiaro cosa significa andar per mare con stile e la cui filosofia progettuale costruttiva ed imprenditoriale dev’essere di esempio per tutti coloro che vogliono sperare di poter raggiungere risultati apprezzabili oggi e sempre!
*RICHIAMO UFFICIALE*
Allora non ci vogliamo assolutamente capire.
Nulla contro Barilani, ma la citazione all’associazione, ancora una volta, la trovo fuori luogo. C’è una CAUSA in corso ma ciò nonostante, non si rende rispetto, merito ed onore a personaggi fondatori di una realtà che ha poi, dagli scritti in ALTOMAREBLU a firma di Antonio Soccol, preso altre strade.
Ufficialmente e pubblicamente, chiedo a tutti di non citare più quella associazione, a nessun titolo, per nessun motivo, nemmeno per ricordo. Era un VOLERE di Antonio Soccol, che io ho ONORATO in AltoMareBlu e discusso nelle dovute sedi.
Il passato è passato. Siccome è una realtà che ancora esiste e che differisce dagli intenti dei fondatori, NON VOGLIO dare visibilità a una realtà che il suo ideatore, ha chiaramente “disconosciuto”.
Per chi non ha chiaro il concetto, può leggere quanto lasciatoci scritto da Antonio Soccol:
Aspronadi l’inutile di Antonio Soccol
Aspronadi: fra interessi politici e lobby universitarie
Aspronadi: Una Katastrofe voluta – Rivista Barche
Aspronadi, l’illegale
Per eventuali altri commenti, dove vedrò ancora il nome di quella associazione, cancellerò personalmente il commento, come da regolamento di utilizzo di questo CMS.
Cordiali saluti,
Alessandro Vitale (proprietario e titolare del sito AltoMareBlu).
Grazie Sergio per tutto quanto riferisci e concordo che sia necessario dedicargli un apposito profilo qui su AMB.
I ricordi del Riva Corsaro e del Riva 2000 si riferiscono ai bei tempi che hai potuto vivere in prima persona da Segretario dell’Associazione con quei magnifici personaggi irripetibili come Antonio Soccol e Carlo Marincovic, che tanto hanno dato alla nautica a motore di quei magici ed irripetibili momenti che si trasformavano in una “lectio magistralis”…
Se ci fossero dei filmati in merito, sarebbero delle testimonianze storiche veramente uniche…
Attendiamo con piacere e grande curiosità quanto dici e contiamo assolutamente sulla tua “promessa”.
Aquarama, l’icona dei Riva è un disegno del tanto grande quanto modesto Giorgio Barilani.
Personaggio davvero unico, per lungo tempo presidente dell’As.Pro.Na.Di.. Sarà il caso quanto prima di dedicargli un profilo, un “visto da vicino”.
All’epoca del Riva Corsaro e del Riva 2000, quando Barilani era il Presidente, io ero il Segretario Generale della associazione nata nel 1972 da una idea di Antonio Soccol e Carlo Marincovich (due giornalisti che “pensavano in grande”): ogni trasferta a Milano presso la sede lombarda dell’UCINA dove si riuniva il consiglio, si trasformava in una lectio magistralis.
Peccato non aver registrato tutto…
Vi aggiornerò.
Promesso!