Aspronadi: fra interessi politici e lobby universitarie
di Antonio Soccol
Il mio amico Franco Harrauer vive a Rio de Janeiro dove progetta mega catamarani sia da lavoro (trasporto uomini e materiali alle piattaforme petrolifere piantate in oceano a 200/250 miglia dalla costa) che da diporto.
In data 19 febbraio 2009, alle ore 18.30 (parola di computer) gli ho scritto:
Caro Franco,
allora, ieri sono stato a Venezia con Berardo Cittadini (che forse in marzo o aprile verrà in Brasile e ha voluto le tue attuali coordinate) per incontrare i responsabili della sede veneziana dello IED (Istituto Europeo di Design).
A Venezia, questi dello IED, hanno avuto in concessione una fetta di un’isola. Si chiama Certosa: si trova fra la parte nord est di Venezia (Sant’Elena/Arsenale) e il Lido… Ai miei tempi, quando vi passavamo davanti con la barchetta a remi, stavamo piuttosto “larghi” perché era regno di pantegane formato king size… Alla fine degli anni Novanta, il Comune ha riattato gli edifici distrutti (era stata un “polveriera” fra le due guerre e poi era rimasta abbandonata). E ora ospita una piccola darsena per scafi da diporto, un cantiere dove si insegna a costruire barche in legno tipicamente veneziane e dove si tengono corsi per Mastri d’Ascia (circa 15 iscritti all’anno provenienti tutti dal Nord Est).
Una zona ce l’ha lo IED (Istituto Europeo di Design) che sviluppa un suo corso master di “Yacht Design” (oltre ad altri finalizzati alla moda e all’arredamento).
Hanno 10/12 iscritti all’anno, di cui solo due italiani e per questo i corsi sono rigorosamente fatti in inglese. E durano da febbraio a dicembre… La scuola è tutti i giorni dalle 9 alle 16, esclusi gli week end.
L’idea è di portare dei progettisti di Aspronadi a tenere delle lezioni tecniche su carene e altre diavolerie non escluse quelle legali (come si fa, per esempio, un contratto con un cliente sia esso privato o cantiere eccetera).
E’ un ambiente stupendo con, però, anche tutte le negatività di un’isola dentro ad una laguna: d’inverno ci sono giornate di nebbia tali che i vaporini non possono arrivare!
Gli studenti vivono in Venezia città, ma c’è anche una “foresteria” per circa 25 persone che viene utilizzata per work shop durante alcuni week end.
Uno dei capoccioni è Giovanni Soldini, il navigatore solitario… che però ieri non c’era.
Berardo ed io abbiamo lanciato l’idea di studiare un piano di sviluppo della collaborazione fra Aspronadi e IED che possa esser clonato nei principi generali anche per altre sedi (Torino, Roma, Barcellona, Rio de Janeiro).
Noi abbiamo incontrato Cristina Marchetti che è il Direttore di IED/Venezia e Sebastiano Rech Morassutti che è quello che in effetti governa questo corso di Yacht Design.
Entrambi sono apparsi molto disponibili e interessati. Ora faremo, con Berardo, uno studio di corsi specifici o di lezioni. E glieli proporremo. Ti terrò informato. In sintesi: il terreno è fertile.Un abbraccio, Antonio
Come si vede le premesse erano interessanti. Merita aggiungere un dettaglio: mentre mangiavamo con Cristiana Marchetti e Sebastiano Rech Morassutti, l’allora Presidente di Aspronadi, Berardo Cittadini chiese: “ Chi vi ha fatto sinora da teacher per la parte nautica?” e Morassutti rispose:
Giovanni Ceccarelli”. “Aiuto! Ci sarà molto da risistemare, allora
esclamò Cittadini fra le risate generali. Si convenne che bisognava decisamente alzare il livello dell’insegnamento, perché le esperienze vissute avevano lasciato non poche perplessità.
Poi, una serie di pressanti impegni del Presidente Aspronadi Cittadini, misero in “area di parcheggio” l’iniziativa veneziana mentre l’attivismo del Segretario Generale, Elena Lenzi, riusciva rapidamente a concretizzarla con la sede di Torino che si mosse con straordinaria velocità facendo un accordo quadro in base al quale, da un lato, sia il suo direttore generale Cesar Mendoza sia molti suoi alunni si iscrissero ad Aspronadi mentre, dall’altro, alcuni “Aspro-soci” iniziarono a fare gli insegnanti in quell’istituto.
Come i lettori di Altomareblu sanno (vedi su questo blog Aspronadi l’illegale) uno sparuto gruppetto di persone ha eletto, l’11 dicembre scorso, nel corso di una illegale Assemblea, Giovanni Ceccarelli illegale presidente e altre otto persone come illegali componenti del Consiglio Direttivo di Aspronadi. Quest’ultimo si riunirà per la prima volta il 19 gennaio a Bologna, deciderà le cariche di Segretario Generale, vice Presidente, vice Segretario Generale e Tesoriere.
I bookmakers non accettano scommesse per la carica di Segretario Generale: le probabilità che venga eletto Giovanni Maria Grasso sono superiori al 100%. Perché?
Beh, la risposta sta scritta in una mail che Berardo Cittadini ha indirizzato ad alcuni vecchi (del precedente mandato) consiglieri di Aspronadi, come Sergio Abrami, Massimo Gregori, Elena Lenzi eccetera (e in copia anche a me), in data non sospetta: il 20 maggio 2009, alle ore 12.04 e avente come oggetto: tattiche. Ecco un estratto interessante (copio e incollo):
(…) Vorrei, per l’ultima volta, puntualizzare quanto è stato DECISO sulla faccenda da me e Eugenio in una riunione riservata a quattro occhi nel corso dell’ultimo SEAMED. Ho già spiegato per scritto e da tempo a voi che mi leggete che la decisione è di due persone, non si può farla diventare decisione di AS.PRO.NA.DI. però avevo chiesto il parere di alcuni sull’argomento. Sull’argomento non ho ricevuto che una risposta, di Massimo Gregori, che mi dice ” … ma dai ! l’Aspronadi e chi vuoi che la voglia …”. Secondo me per il gusto di far male e per interesse mafioso qualcuno la vuole e non sono solo percezioni evidentemente.(…)
In generale le Università ci sono contro, i motivi sono ovvi anche se non giustificati, loro sono così e non credo si possano cambiare. Tenete presente che comunque loro sono gli unici deputati, su incarico della classe politica, ad avere l’imprimatur di eccelsi educatori e di questo non possiamo non tenerne debita nota nei nostri programmi presenti e futuri.
Dobbiamo stargli vicino, anche se a volte si deve digerire qualche cosa di troppo, è l’unico sistema per non averli contro del tutto; anche se certamente non favoriranno mai noi al posto di un qualsiasi collega, per quanto stupido riconosciuto possa essere…
Se vogliamo vincere le Elezioni dobbiamo mettere in atto una campagna elettorale molto seria e ben condotta, purtroppo è prioritario, altrimenti la mia sensazione è che rischiamo di andare tutti a casa e Aspronadi passa in gestione alla mafia, magari non sarà proprio lei, però lo spirito sarà quello.
In alternativa, secondo me però non facciamo più a tempo, si può pensare di trovare testimonianze serie e passare alle vie legali di fatto contro il Vice Presidente, gli estremi ci sarebbero.
Il vice Presidente di cui si parla, è Giovanni Maria Grasso.
Torniamo ai giorni più recenti. In piena campagna elettorale il candidato alla presidenza Giovanni Ceccarelli ha scritto a tutti i soci studenti Aspronadi questa lettera (come sempre copio e incollo, refusi compresi):
Egregi soci studenti ASPRONADI
mi presento sono Giovanni Ceccarelli, forse mi conoscerete per i miei lavori ; altri vostri colleghi mi hanno conosciuto allo IED di Venezia dove ho tenuto il ciclo delle lezioni nel corso coordinato da Sebastiano Morassutti, ultimamente avrete letto dalle tante corrispondenze che mi sono candidato Presidente di ASPRONADI.
Due studenti dello IED di Venezia hanno poi trovato un lavoro presso il mio ufficio, questo a testimonianza dl legame e vicinanza al Vostro mondo.
Tante cose sono state dette su AS.PRO.NA.Di. ma il mio punto di vista è che debba esistere, non si buttano via 30 anni di storia, ed essere la casa di tutti i professionisti legati alla nautica, un punto di partenza per Voi che vi affacciate al mondo del lavoro della progettazione, scappare non fa parte della mia vita , bisogna avere dei challenge degli obiettivi da raggiungere e lottare per essi.
Mi piacerebbe che tra tutti i soci studenti uno di Voi possa essere presente ed attivo nella vita, un Vostro rappresentante.
Se verrò eletto una delle varie idee è di proporre che tutti i soci studenti indichino un loro rappresentante, questa è solo un’idea se ne potranno fare tante altre insieme. Mi piacerebbe che di Voi si riconoscesse in queste parole venisse a Roma questo venerdì alle ore 14 e ci sostenesse con un suo voto.
Buon vento! Giovanni.
Nonostante il chiaro invito: “venite, votatemi e vi darò lavoro” moltissimi destinatari di questa circolare non sono andati a Roma. Tremo per il loro futuro.
Per fortuna, però, altri giovani avranno un destino diverso. Per esempio coloro che si iscriveranno alla ISYE (International School of Yacht Engineering) di Ravenna dove Giovanni Ceccarelli risulta nel Comitato Scientifico, fra i coordinatori e anche come insegnante, assieme a Marco Baldan del suo stesso studio professionale. ISYE è una emanazione staccata della “Alma Mater Studiorum” cioè dell’Università di Bologna e il Direttore è il professor Alfredo Liverani.
La domanda legittima è: l’Università di Bologna è conscia di quanto sta facendo? L’ordito di questa trama nasce dal ben nota “santa alleanza” (sinonimo di “lobby”) fra baroni universitari oppure è casuale benché ripetitivo?
Come ormai è noto, l’Italia è paese dove alle domande poste dalla libera stampa non si dà mai risposta. Perciò, cari lettori, fatevi una vostra personale opinione e non aspettatevi chiarimenti da chi dovrebbe darli. Però, dato che ci siete, fate mente locale ad un ultimo dettaglio: Berardo Cittadini, sì quello che ha scritto quella lettera dove si parla di mafia e di Università, è stato eletto nel nuovo vertice di Aspronadi nel Collegio dei Sindaci che, stante allo Statuto in essere (art. 56),
deve controllare l’amministrazione della associazione, vigilare sull’osservanza della legge e dell’atto costitutivo.
Ora si dà il caso che, nel programma di governo annunciato dal nuovo illegale presidente Giovanni Ceccarelli, ci sia (copio e incollo dal sito ufficiale dell’associazione):
Attualizzare lo statuto alla luce di: nuove tecnologie di comunicazione vedi email; delle nuove normative in vigore; introdurre la carica di Presidente Onorario; introdurre un concetto federativo legato alle aree geografiche.
Attualizzare. Dunque rendere attuale. Dunque cambiare. In gergo, quando si cambia la Carta Costituzionale si chiama “golpe”. E il Collegio dei Sindaci sta a guardare?
La vignetta “il giocoliere”, in esclusiva per AltoMareBlu, è di Köbi Wiesendanger
Altomareblu – Tutti i diritti riservati. Note Legali
Si sa, la nautica è un settore molto particolare in Italia, la violazione frequente delle royaltys, copia spudorata di carene è ormai storia di questo settore ma se qualche sprovveduto cantiere nautico ancora si avventura in questo sentiero poco edificante, non ci si può aspettare una cosa del genere da una associazione di progettisti come As.Pro.Na.Di. ma… oggi copiano contenuti da altri siti web:
Copiare e incollare, violare, millantare: As.Pro.Na.Di.
Buona lettura…
Alex
Caro Milko,
avendo letto tutti i commenti, saprai che Antonio Soccol ha dato recesso da Aspronadi e quindi non ha più nulla a che spartire con quella Associazione. Né, tanto meno, corrisponde a verità che “noi” (intesi come testata web) si sia soci di Aspronadi: mai stati Nè mai lo saremo.
Non siamo perciò in grado di dare risposte alle tue domande mentre il dettaglio da te riportato che l’Associazione non risponde alle tue richieste potrebbe autorizzare qualche legittimo dubbio sulla sua efficienza e sulla capacità di rispettare le tempistiche promesse.
Spiacenti di non poterti esser di maggior aiuto.
Altomareblu
Gen.le Milko,
c’è un detto che recita: “mal comune… mezzo gaudio”.
Significa che se un male è condiviso (male comune) ti rallegri per metà (mezzo gaudio), in verità, conoscendo la storia di questa Associazione prima dell’ultimo cambio direttivo e quanto si è potuto leggere in AltoMareBlu, c’è poco da rallegrarsi.
Come hai letto, mai nessuno dell’attuale gruppo direttivo di questa Associazione, compreso l’ufficio delle pubbliche relazioni, ha mai risposto a nessuno degli articoli pubblicati e meno che meno a noi che abbiamo argomentato, sollevato dubbi ecc… insomma, mi sembra evidente che se volessi andare avanti a fare delle citazioni: “chi tace acconsente”, questo per chi ha obbiettato rispetto alle violazioni dello Statuto, della comunicazione che ne è stata fatta, dello stesso sito web di cui hai chiaramente confermato che, l’attuale stato di Aspronadi è indefinibile e ben lontano da quello che hanno comunicato attraverso gli ultimi “LORO” comunicati stampa.
Mi dispiace deluderti, non siamo soci e onestamente, non lo saremo potuti essere con quanto pubblicamente obbiettato, l’autore degli articoli Soccol, si è dimesso e non credo possa rispondere in merito, se non sbaglio ma dovrei verificare, l’unico che ancora è all’interno dell’attuale Aspronadi dovrebbe essere Sergio Abrami che avrà già letto il tuo commento in quanto lui stesso, commentatore di questo articolo.
Non so sinceramente cosa consigliarti e non immagino quali cambiamenti ulteriori ed istituzionali interni ad Aspronadi possano verificarsi, speriamo in meglio di quanto stanno operando e tu sei una testimonianza, se riusciamo a segnalare il tuo caso e a farti contattare, lo faremo solo perché sei un lettore di AltoMareBlu ;)
Se ci autorizzi a fornire la tua e-mail a quanti si rendessero disponibili a contattarti per quelle che sono le tue esigenze, felici di farlo.
Sperando di essere stati utili, ti saluto cordialmente,
Alex
Gentilissimi,
ho letto con attenzione tutti i commenti e sinceramente non so più se questa sia la strada giusta. Mi spiego.
Sono un appassionato di nautica ma purtroppo non appartenente al settore. Durante le mie navigate in internet ho scoperto la possibilità di frequentare un corso on-line di progettazione nautica! L’idea mi è sembrata subito fantastica ed ho chiesto le informazioni relative ad Aspronadi ma… niente…
L’indicazione era di scaricare la documentazione dal sito ma… niente…
Allora ho cercato di contattare la segreteria ma… neanche a dirlo… ancora niente…
Difficilmente mi faccio scoraggiare dalle avversità ed allora ho aspettato un pò e… finalmente ho visto il nuovo sito web, annunciato da tempo ed ho ripetuto gli stessi passi cercando di recuperare la documentazione, parlare con qualcuno, sapere almeno se esiste ancora la possibilità di frequentare il corso, ma… niente…
A questo punto, oltre alla curiosità di poter riuscire in quanto sinora fallito, vorrei un parere da Voi soci, che ben conoscete la realtà interna, solo su una mia ultima considerazione: esiste la probabilità che iniziando un corso quest’anno, lo stesso non possa essere portato a termine per qualsivoglia cambiamento interno o istituzionale di Aspronadi?
Confidando nella Loro amabile risposta porgo distinti saluti,
Milko Verticchio
Gen. le Massimo,
sono sicuro che al momento della sua iscrizione i presupposti esistevano tutti, era nella natura dell’associazione essere anche un momento di condivisione, un veicolo d’informazione e tante altre belle iniziative che sicuramente Lei conoscerà tuttavia, i fatti che non sono stati smentiti, pur avendone avuto la possibilità come lei di poter commentare a quanto scritto, lasciano l’amaro in bocca e la capisco.
Sicuramente chiedere come associato, spiegazioni in merito, non sarebbe cosa illecita ma un Suo diritto. Se ci sono state delle “forzature” sulle procedure descritte chiaramente dallo statuto di Aspronadi, è quanto mai corretto che i diretti interessati ne diano spiegazione. Non mi dilungo ancora sull’argomento perché credo che ci sia poco da dire e sostanzialmente, non credo che sia questo il luogo corretto per poterne discutere ma in dovute sedi appropriate.
La ringrazio del suo gentile commento e Le auguro di poter avere quelle risposte che noi non abbiamo avuto.
Distinti saluti,
Alex
Sono un Ingegnere Navale,
mi sono iscritto all’Associazione l’anno scorso, felice di poter condividere, accrescere le mie conoscenze e compentenze con altri appassionati, professionisti, esperti, del settore!!!
Non so chi abbia ragione, certamente sono profondamente deluso!!!
Massimo
Touché !
Caro Sergio,
avendo giornalisticamente collaborato con oltre 130 testate mi sono lasciato condizionare, in modo inesorabile, da una forma di professionalità che suggerisce di utilizzare sempre il linguaggio idoneo alla cultura tipica dei lettori della pubblicazione per la quale, di volta in volta, scrivo.
Il fattorino del panettiere, accanito lettore della “rosea”, ha preparazione letteraria molto diversa da quanti amano solo Musil o Umberto Eco, J.P. Sartre o Gabriel Garcìa Màrquez…
So benissimo che fathom significa “braccia” (per la precisione 1,829 m) e che le vecchie carte dell’Ammiragliato inglese erano redatte in quella “misura”.
Ma, nella traduzione da inglese a italiano della didascalia di quel disegno, mi sono adattato al livello di alcuni specifici lettori di queste pagine di Altomareblu dove si parla della nuova illegale Aspronadi: gente che confonde il Nord con il Sud e l’Est con l’Ovest…, che scrive Università senza accento sulla “a” e che, soprattutto, risulta esperta in “polli cinesi”…
Solo per questo ho preferito parlare di “piedi” piuttosto che di “braccia”, misura probabilmente misteriosa e oscura per molti… Non volevo, insomma, turbare con angosciose e perigliose domande. Sono persone già nei guai e non è il caso di sparare sulla “Croce Rossa”…
Grazie per la tua costanza nella lettura e per la tua precisione. Un affettuoso saluto,
Antonio
PS:
“Il silenzio è il più perfetto araldo della felicità. Se potessi dire quanto
sono felice, vorrebbe dire che sarei felice solo in piccola misura”.
William Shakespeare, Molto rumore per nulla, Atto II, Scena I (Claudio).
Oppure: “Il silenzio è la più grande persecuzione: mai i santi hanno
taciuto” Blaise Pascal, I pensieri.
Ma anche: “Silenzio, splendore dei forti, rifugio dei deboli”. Charles de
Gaulle, Le fil de l’èpèe.
E infine: “Il silenzio solo è il sovrano disprezzo” Charles-Augustin de
Sainte Beuve, Mes poisons.
Marinaio!
Proprio tu che fatto, seguito le mitiche Cowes Torquay Cowes, non sai che sono in fathom, braccia le sonde sulle vecchie carte dell’Ammiragliato?!
Il tuo umile, ma sempre valido ufficiale di rotta…
Sergio
PS : citando un Ex libris del 1853 che mi è capitato recentemente sottomano – seguo l’esempio in versi di tale ex libris.
D’aver taciuto non mi duolsi mai,
All’ombra del silenzio fui sicuro,
Che spesso mi pentii quando parlai.
E non aggiungo altro…
Caro Sergio, caro Admin e anche cari amici lettori,
Bando ai rulli di tamburo e ai silenzi assordanti: guardiamo i fatti, quelli indiscutibili.
Qualche giorno prima della prima riunione di Consiglio Direttivo del nuovo “illegale” vertice di Aspronadi, Luciano Rapetti (proboviro nel precedente biennio) telefona al neo “illegale” Aspro- Presidente, Giovanni Ceccarelli e gli chiede dove, come e quando si riunirà il nuovo C.D. e domanda di partecipare a quell’incontro.
“No. Non te lo posso dire dove lo faremo: sarà a Bologna ma di più non dico. E’ una riunione riservata: tu capisci… Dobbiamo eleggere le nuove cariche e le commissioni”. È la risposta.
Nota: da ben 36 anni le riunioni del C.D. di Aspronadi sono sempre state aperte a ospiti, soci o giornalisti.
Domanda: “Perché questa esigenza di riservatezza?” Non si sa. Meglio non indagare? Ma no, indaghiamo.
Nel comunicato pubblicato sul sito web della Associazione c’è scritto testualmente:
Se è questa la trasparenza stiamo freschi…
Partiamo però dall’inizio. Le prime righe del citato comunicato ufficiale recitano, (come sempre “copio e incollo”):
Che vuol dire “coinvolgendo anche la memoria storica”? Erano presenti o no? Tramite “ologramma” di carattere fantascientifico? Perché detta così come l’han detta, sembra un “de profundis”, con tutti i miei più sinceri auguri ai due interessati, ampiamente autorizzati a toccare legno e attributi.
Superato l’amletico dubbio, andiamo avanti. Sempre il comunicato recita:
E questi passaggi di categoria suscitano fortissimi dubbi.
Berardo Cittadini (past president) era, da sempre, socio “ordinario”. E improvvisamente appare come socio “affiliato”, cioè è andato indietro di qualifica: inammissibile. E’ un errore o un passaggio di categoria per poter avere fra i “sindaci” i numeri e le caratteristiche numeriche di rappresentanza (due ordinari ed un affiliato) richieste dallo Statuto?. Non si può fare il passaggio inverso (indietro) da categoria a categoria: solo a salire. Ma, come ben sappiamo, lo Statuto per questo illegale vertice conta solo per far cadere quel che non piace. Non certo per esser oggetto di rispetto.
Sullo stesso argomento: Giovanni Maria Grasso da affiliato è passato ordinario. Ma il neo rieletto illegale vice-presidente, non lavora come libero professionista della progettazione nautica e quindi non può essere socio ordinario. Questa è la trasparenza? Domando.
Altro capitolo. Come al solito “copio e incollo” dal testo del sito associativo:
Sono già stati stretti? E quali sarebbero questi “istituti di formazione” con i quali si sono già stretti importanti rapporti? Mai un nome, per carità… In italiano si chiama “omertà”.
Andiamo assieme a guardare un po’ più avanti nel comunicato.
Copio e incollo alla voce “Commissione Università” risultano delegati:
Uno di questi signori (non ne faccio il nome per puro rispetto alla sua “privacy” trattandosi di corrispondenza privata e personale) il 26 gennaio alle ore 18,32, mi ha scritto:
Chiaro?
Passiamo ad un’altra commissione.
Commissione periti consulenti tribunale:
E qui si supera il grottesco: Sergio Boghi (che era nel Consiglio Direttivo del vecchio vertice) ha dato recesso da Aspronadi in novembre. Il “burattinaio” ha fatto muovere un burattino a caso ma non ne aveva in mano neppure i fili. Oppure sperava, lusingandolo, di riconquistarlo? Boghi ha reagito scrivendo: “Non scherzate con il mio nome”.
Desta “suspicione” (termine caro agli avvocati) un’altra commissione:
Commissione portualità
Perché suspicione? Perché, vedi caso, proprio di recente il Ministero ha stanziato fondi per costruire/rimodernare le sedi portuali nel Centro Sud…..e questa Commissione è composta solo dal Presidente, dal Vice Presidente e dal Segretario Generale. Ucci ucci….sento odor di tanti inciuci…
Un ultimo problema prima delle comiche finali. Il molto citato comunicato ufficiale scrive:
Ma, sempre nel sito dell’Associazione, c’è ancora on line il vecchio comunicato che riportava i risultati delle elezioni fatte dalla illegale Assemblea romana dell’11 dicembre scorso e a questa voce si leggeva (copio e incollo): PROBIVIRI: Roberto Nicolucci, Andrea Vallicelli, Massimo Paperini.
Che fine hanno fatto i probiviri eletti: Vallicelli e Paperini? Spariti. Mi auguro stiano bene e mi rassicura il fatto che il buon Vallicelli appare improvvisamente fra i “sindaci” assieme a Berardo Cittadini e Aldo Gatti, al posto di Francesco Baratta che, poverino, è invece svanito nel nulla … Con l’occasione ricordo che lo Statuto (art.60) impone l’ elezione dei probiviri in Assemblea elettiva. Lo stesso vale (art. 55) per i sindaci. Non possono dunque esser eletti altri probiviri o sindaci da un qualsivoglia (specie se illegale) Consiglio Direttivo. Dunque vi sarà una nuova Assemblea elettiva? Fatto confusione a Roma? Spiegare. E chi ha autorizzato il Consiglio a depennare un Sindaco (Baratta) per sostituirlo con un altro (Vallicelli)? Illegale illegalità….
Come promesso: finalino allegro.
Ben prima della ridicola riduzione dello studio della geografia nelle nostre scuole, proposta dal competente (?) Ministero, scopriamo che il Trentino Alto Adige è nel Nord Ovest e le Marche nel Nord. Ma davvero si spera che qualcuno possa fidarsi di questi progettisti nautici che non conoscono neppure i punti cardinali?
Le Marche del Nord: è una aggregazione federalista? Perché, in realtà, fra Ancona (43° 39’ 25’’ N) e Roma (41° 53’ 43’’ N), vi sono meno di due gradi di differenza nelle coordinate geografiche rispetto alla linea dell’equatore. Mentre in Alto Adige ci sono parecchi cittadini che dicono “Come dite voi in italiano? Perché noi qui, in tedesco, diciamo….”. Tedesco, dunque confine est non ovest.
E infine la straordinaria notizia che il Seamed di Messina è diventato un concorso…
Quante bamboline in premio? Povero Cucinotta che ci tiene tanto al congresso di studi organizzato presso l’Università di ingegneria di Messina. E chissà cosa ne pensa anche Eugenio Guglielmino che opera nella stessa città…
Evito volutamente di parlare in questa sede del premio Carlo Marincovich per rispetto alla memoria di quel grande amico e giornalista, fondatore della vecchia e legale Aspronadi, e che nulla vorrebbe aver a che fare con questa attuale, totalmente illegittima. E pure pasticciona.
Trentasei “Aspro-soci”, venerdì 29 gennaio 2010 alle ore 11.43, hanno ricevuto dalla segreteria dell’Associazione una mail che diceva (copio e incollo):
Sorpresa! Il 31 gennaio 2010 alle ore 11.07 Abrami ha risposto ai trentasei Aspro-soci:
Non ti inquietare, caro Abrami, non ne vale proprio la pena per appena trentasei persone. Ti ricordi quando in Aspronadi eravamo in centonovantuno? Altri tempi, neh… Certo che l’attuale vertice ha sempre l’atteggiamento di fare “proposte cui non si può dire di no”, come raccontava in un suo famoso libro, Mario Puzo. Oppure di occuparsi di cose “fondamentali” come dimostra quella straordinaria circolare inviata da Maela Lenci all’indirizzario associativo sulle dubbie qualità dei “polli cinesi”… Sic! Proprio “polli cinesi”!
Ecco: questi sono fatti. Non silenzi assordanti.
“Per pura curiosità, Giovanni, puoi dirmi se le profondità indicate sulla carta nautica sono in metri o in piedi”
Antonio Soccol
Ho letto il resoconto di Bologna attraverso il “sitarello” dell’Associazione che ancora usa i frames (preistoria pura nel web) su un .pdf con la formattazione degna di uno scolaretto di prima elementare e non di “progettisti” nautici anche se… questa volta, almeno, il curriculum del “non noto” è finalmente sparito: era ora!
Vedo dal titolo che… più che un “Consiglio Direttivo” si è trattato di una “Assemblea”.
Un’altra? Non è bastata quella di Roma? E dove erano i soci per le votazioni? Dove sono le “convocazioni”? E come sono state diramate?
Devo chiedere informazioni a uno degli ordini religiosi presenti anche in Italia, quelli che spesso citofonano il sabato mattina a casa. Ma non si tratta di un “faro di guardia” bensì di una “torre” e il resoconto è servito allo stesso modo come testimonianza della “superficialità” anche nel redigerlo con innumerevoli lacune rispetto allo Statuto che è “pubblico”; ma non è pubblico il loro “regno”, la sala di dove si sono riuniti e l’ora…
Tutto misterioso. Molto misterioso. Troppo?
Silenzio: d’accordo, rispetterò tale decisione di Sergio ma, come ben si vede: è sotto gli occhi di tutti e non si può fare altro che “osservare”, quanto male si fanno da soli.
Certamente non è lo stile e la precisione che ero abituato a vedere con il vecchio e “legale” Consiglio Direttivo (biennio 2007-2009) di ASPRONADI.
Dati i fatti, se a smentire ci fosse qualcuno di “legale”… non guasterebbe.
Beh!, forse, (per loro) è meglio il silenzio.
Alex
Allora è proprio vero che certe volte il silenzio fa più rumore delle parole in libertà!
Ringrazio per l’attenzione ai miei silenzi, ma evitiamo di dare o cercare significati a tutti i costi. Ritengo che un dignitoso silenzio aiuti “la causa” più di un rissoso monologo. Il tempo sarà giudice.
Buon vento a tutti !
Sergio Abrami YD
(Chiamato in causa nell’ultimo commento di Alex del 27 cm)
Incredibile ma vero.
Il nuovo consiglio ha tante cose su cui meditare, l’illegalità e la modalità dell’elezione del nuovo presidente, lascia tutto molto a desiderare e anche Altomareblu, dovrà decidere se prendere le distanze da questo organo; è anche chiaro e palese che, con l’invio di mail che hanno “avvisato” di questi nuovi articoli, la non risposta e nessuna posizione ufficiale di questi “signori”, lasciano molto a pensare.
Trovo veramente fazioso e quanto mai “volgare” leggere sul sito del presidente “attuale” e allegato ai primi comunicati stampa “ufficiali” (per quanto possano esserlo) del curriculum personale del presidente su e-mail personale più che dell’associazione, sul suo sito personale… lo sbandierare di essere l’attuale presidente di Aspronadi ecc…
I siti web… l’Associazione AS.PRO.NA.DI. dovrebbe essere più cauta nel pubblicare un sito “gemello” e mi spiego: il sito ufficiale e storico dell’Aspronadi era il .it e ora… chiara dimostrazione di “golpe”, il loro veicolo di pubblicazione è lo stesso nome a dominio ma in .org!
Già questo la dice lunga sulla “ufficialità” dell’intera organizzazione, della loro incapacità nel comunicare se non chiacchiere di pochi in ambienti più o meno pilotati dai soliti e che… non si sta attenti alle leggi internazionali e nazionali per la pubblicazione di siti web e questo è evidente con l’omissione del C.F. e P.I., autorizzazione e registrazione dell’Associazione e tutti i riferimenti necessari per “individuare” se il soggetto “pubblico” è vero o meno. Del resto, visto come fatto con ASPRONADI, perché applicare la legge, rispettare lo statuto ecc…
Allo stesso modo, all’autority di registrazione a dominio del sito “attuale” (.org), i dati sono pubblici è il riferimento del proprietario del dominio non è l’Associazione ma una persona fisica il che… lascia ancora moltissimi altri dubbi e avvalora l’ipotesi di un colpo di mano fatto male o malissimo se non con una serie di comunicati ai soci, lettere aperte, pubblicazioni personali e tanto altro per mascherare l’intera insalata di polpo mista di un organo che ha un passato, una sua storia e un suo statuto che… sembra chiaro sia stato ampiamente stravolto e inquinato da alcuni personaggi capitanati dall’ormai “non noto” Ceccarelli.
Che ne è stato dell’incontro di Bologna? Ne sono curioso e mi aspetterei delle NEWS… che tanto so che non arriveranno mai dagli organi preposti a farlo come… il loro ufficio stampa che, ancora ad oggi, non ha affatto risposto a nulla di quanto pubblicamente pubblicato attraverso Altomareblu. Altra omissione o ammissione di golpe?
Il silenzio dei progettisti, (lo stesso Abrami che ha più volte scritto su Altomareblu) il non replicare a quanto è avvenuto e sta avvenendo per Aspronadi, lascia l’amaro in bocca e di certo non lascia molto spazio all’interpretazione negativa di tutta la categoria che ne esce veramente a pezzi in un momento così tanto difficile per la nautica italiana. Anche su questo ci sarebbe da riflettere e “difendere” una legalità per un organo che ha nature differenti e rivolte anche ai giovani studenti e nell’ambito della formazione.
Mascalzone Latino; forse il nome dell’imbarcazione non è un caso… vero Ceccarelli?
Buon vento a tutti
Alex
Carissimo Antonio,
e ci voleva tutto sto’ casino? Detta alla Giacomina maniera?
Vi allego una descrizione tratta da un vecchio libro di cucina, oggi introvabile…”IL MARE IN PENTOLA” di Alan Davidson, Ed. del 1972.
e… buon appetito…
Sapete che mi piace scherzare… ho letto sino a circa metà, quello che hanno scritti gli Eletti Membri dell’Accademia della Crusca, poi mi sono fermato… troppe nozioni tutte assieme. Riprenderò il tutto e lo …digerirò… dato l’argomento mi sembra appropriato… poco per volta.
Un abbraccio,
Tito.
Selezionare l’immagine per ingrandirla.
Gentilissimo utente S.A.,
in relazione al quesito di consulenza linguistica da Lei inviatoci,
Le trasmettiamo la seguente risposta:
“La risposta alla sua domanda è pubblicata sul nostro sito all’indirizzo http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=8154&ctg_id=93. Le riporto comunque il testo qui sotto.
Insalata di polpo, pòlipo o piovra?
La terminologia gastronomica attuale, stando alle attestazioni rintracciabili in Internet, indica il modo più diffuso di cucinare l’Octopus vulgaris Cuvier come insalata di polpo (40.500 occorrenze su Google al momento della ricerca 16 settembre u.s.), insalata di polipo (28.200) e insalata di piovra (61.500), mostrando come più frequente proprio la voce che non risulta registrata in questo senso da dizionari ricchi e attenti all’uso come il Vocabolario Treccani e il GRADIT.
Oltre tutto si tratta anche del termine “ultimo arrivato”, visto che, come scriveva Bruno Migliorini nel saggio Storia della lingua e storia della cultura (in Lingua e cultura, Roma, Tumminelli 1948), “‘piovra’ è un neologismo entrato nell’uso comune grazie all’immensa fortuna che ebbero i ‘Lavoratori del mare’ di Victor Hugo (1866); ‘pieuvre’ è la forma dialettale normanna di ‘polipus’ da lui appresa durante l’esilio di Guernesey” (p. 20). Il successo di piovra mostrato dalla rete appare ancor più strano se si considera che, soprattutto negli ultimi anni, la voce, già usata nel senso figurato di “Persona avida e priva di scrupoli, che vive sfruttando egoisticamente e spietatamente un’altra o altre persone, fino a distruggerne le risorse e le energie, e a provocarne talvolta la rovina [.]; anche con riferimento a situazioni sociali: il Nord concretamente era una ‘piovra’ che si arricchiva alle spese del Sud (Gramsci)”, è divenuta “una metafora corrente con cui è indicata soprattutto la mafia, per influenza del titolo («La piovra») di un ciclo di film televisivi in più puntate, iniziato con quello del regista D. Damiani, mandato in onda nel marzo 1984” (GDLI). Inoltre la voce è da tempo presente nel nostro immaginario ad indicare un “polpo di dimensioni gigantesche che, secondo leggende marinare aggredirebbe anche le imbarcazioni affondandole con i lunghissimi e potenti tentacoli” (basti ricordare Ventimila leghe sotto i mari di Verne o, per le generazioni più giovani, la trasposizione animata de La sirenetta – The l ittle Mermaid,film del 1989 per la Disney).
E non ci sembra di aiuto che il mostro leggendario si sia trasformato, in seguito a ritrovamenti avvenuti a partire dal 1987, in qualcosa che assomiglia molto a una seppia o totano giganteschi, ovvero in un “[individuo appartenente] ai Cefalopodi Decapodi delle famiglie Architeutidi e Ommatostrefidi, di cui esistono esemplari lunghi fino a 20 m.” (GDLI). Comunque l’accezione di “grosso polpo” è sporadicamente presente anche in letteratura, almeno a partire dai primi decenni del Novecento, visto che lo stesso GDLI riporta testimonianze di Gozzano, Bacchelli e Cassola. C’è da chiedersi il perché di questa rilevante diffusione di un termine relativamente recente, usato per lo più in senso figurato (basti pensare al linguaggio giornalistico), quando la lingua già disponeva di due termini legittimati dalla lessicografia e dalla tradizione letteraria. In principio era solo polpo o meglio pesce polpo (secondo il latino piscis polypus di Plauto, Ennio, Ovidio e Plinio il Vecchio),almeno secondo l’attestazione della prima edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca che riporta una citazione dalle trecentesche Prediche di varj tempi di Giordano da Rivalto (“I pesci immondi son quegli, che non hanno scaglie, come il pesce polpo, la calamaia, e molti altri”), alla quale, dalla quarta edizione, si affiancano citazioni per polpo dal Girone il Cortese di Luigi Alamanni e dalle Osservazioni intorno agli Animali viventi di Francesco Redi. La voce polipo è registrata solo a partire dalla terza edizione (1691) come “Malattia, che viene per lo più dentro ‘l naso”.
Il motivo per cui lo si denominasse così lo descrive Marino Garzoni ne L’arte di ben conoscere, e distinguere le qualità de’ cavalli, II 12 (Venezia 1692): “Il polipo è una carne molle che si genera nelle nari e si fa grande contro l’ordine di natura per abbondanza d’umori che vi concorrono o per ulceri [sic] che non siano ben curate, ch’anno molti piedi a guisa d’animale chiamato polipo”. La voce in riferimento al polipo del naso era del resto un diretto continuatore del latino, come dimostra l’immagine che Orazio traccia della generosa miopia dell’amore nel primo libro dei Sermones (Libro I. Sat. 3 vv. 34-40), citata anche nelle Epistolae familiares di Petrarca (VII.14) e giunta a noi nella traduzione giovanile di Manzoni: “Or vengo a ciò che de l’amante al guardo / sfugge il difetto de l’amata, o piace, / siccome d’Agna il polipo a B albino” (Poesie giovanili, rifiutate, inedite). I versi, divenuti nel corso dei secoli, quasi un modo proverbiale equivalente al latino suum cuique pulchrum venivano così spiegati negli Adagia Optimorum Utriusque Linguae Scriptorum di Paolo Manuzio (edizione 1603): “Nam Balbino stulto amanti, etiam polypus Agnae amicae, suave quiddam olere videbatur. Est autem polypus vitium narium grave olentium, itidem ut hircus alarum” [‘infatti allo stolto amante Balbino anche il polipo dell’amica Agna pareva emanare un profumo quasi soave; eppure il polipo è un’affezione delle narici dall’odore nauseabondo, simile alla puzza di caprone delle ascelle’].
Nella lessicografia successiva la voce passerà a indicare un tumore benigno che può essere localizzato in varie parti del corpo. In nessuna delle edizioni del Vocabolario, polipo appare in riferimento a molluschi o simili: è possibile che gli Accademici della Crusca di fronte ad una sovrapposizione di significati già propria del latino, e a un doppio esito in italiano (polpo di tradizione popolare e polipo di tradizione dotta) avessero optato per una sistematizzazione, assegnando a polpo il significato relativo all’animale e limitando l’uso di polipo alla terminologia medica.
Le cose però non sembrano essere andate secondo gli auspici degli Accademici e (pesce) polipo che, secondo il GDLI era già attestato nel XIV secolo in Arrigo Simintendi (Supplemento a Le metamorfosi d’Ovidio, volgarizzate), nella tradizione letteraria continua a essere usato, accanto a polpo, per indicare l’Octopus vulgaris Cuvier. Disponiamo di molte testimonianze per entrambe le forme, testimonianze però che non sembrano fornire alcuna indicazione sicura a proposito di una diversa distribuzione dell’una o dell’altra in rapporto alla origine geografica degli autori, tanto più che a volte coesistono in uno stesso autore (in Tasso e in Leopardi per esempio); le uniche deduzioni possibili sono che polpo risulta sempre la voce preferita dai toscani ed anche dai napoletani, almeno fino al XIX secolo, e che polipo appare più frequentemente usato a partire dal XIX secolo in poi.
Merita forse un cenno il motivo del “successo” di questo animale nelle opere dei nostri autori: per quanto possa sembrare strano alla sensibilità contemporanea, soprattutto in epoca barocca, esso è stato amato per alcune sue caratteristiche particolari, reali (l’attaccarsi tenacemente alla preda o allo scoglio, il mimetismo, la mostruosità) o leggendarie; si legga per esempio quanto scrive Torquato Tasso nel dialogo Il Conte overo delle Imprese: “Bella fu parimente l’altra [impresa] del polpo così detto dagli otto suoi piedi, co’ quali rappresenta l’otto potenzie de l’anima, e di lei è simbolo, come riferisce Plutarco nel libro “De placitis philosophorum”: e del polpo scrivono molte altre cose Aristotele e Ateneo, ch’egli giovi a’ piaceri amorosi, che fuggendo muti il colore e si assomigli a’ luoghi ne’ quali s’asconde, che rifugga ne le caverne sparse di sale, che non abbia l’inchiostro negro come la seppia, ma rosso in un fiore quasi pappavero, che si nutrisca de la carne de le picciole conchiglie, cavando l’ostriche da le sue caverne, che viva fra le foglie de’ pini e che per soverchia fame roda se stesso; […] scrive Oppiano nel quarto de’ Pesci ch’egli, innamorato di gente straniera, è portato in terra da l’amore; s’avviene che ne le rive del mare frondeggi qualche albero d’oliva, s’avvolge al tronco e a rami de la felice pianta co’ suoi quasi capelli, che sono detti cerri da’ Latini”.
Nel confronto tra polipo e polpo occorre considerare anche la situazione odierna a livello regionale, o meglio dialettale, il cui panorama completo ci viene offerto dal sito ufficiale della Federcoopesca – Federazione Nazionale Cooperative della Pesca – organizzazione della Confcooperative per il settore della pesca e dell’acquacoltura che associa cooperative di produzione, di ricerca, di trasformazione e di commercializzazione. Nel sito, oltre alle notizie sulle abitudini, la riproduzione, le aree di diffusione le metodologie di pesca più diffuse e le reti di commercializzazione dell’Octopus vulgaris Cuvier, si forniscono i nomi dialettali per tutte le regioni costiere: le forme riportate sono tutte riconducibili a polpo, mentre, come era da attendersi, piovra non è presente.
È probabile che, nella percezione dei parlanti, quando la comunicazione si colloca a livello di lingua, il termine della tradizione, polpo, appaia come una “storpiatura” dell’altro, polipo, presente sicuramente nella competenza mutuata da esperienze scolastiche comuni, che viene così a mostrarsi come la scelta “più elegante”; tanto più che, a partire dal XVIII secolo, la voce ha acquisito una ulteriore accezione nella terminologia scientifica, ovvero “ciascun individuo degli animali dell’ordine Cnidari che (anche solo in un determinato stadio dello sviluppo) secernono un esoscheletro calcareo [.] può vivere isolato (come l’idra e l’attinia) o in colonie (come i coralli e le madrepore)”, che lo riconduce all’ambito della fauna marina.
D’altra parte però è anche probabile che non appaia tanto tranquillizzante mangiare in insalata una manifestazione, ancorché benigna, di una delle malattie più temute dell’ultimo secolo. Può darsi che piovra, per quanto gravato dal suo valore di animale leggendario simile sì all’Octopus vulgaris, ma enormemente più grande e pericoloso (insomma non certo “da insalata”), e da quello ancor più ingombrante di ‘organizzazione criminale’, sia servito a toglierci dall’imbarazzo, offrendo una possibilità di fuga da una scelta non facile.
Dal momento però che polpo, voce che abbiamo visto confortata con continuità dalla tradizione lessicografica, dall’uso costante in letteratura, e che oltre tutto ha dalla sua l’universale diffusione in tutti i dialetti della penisola, è anche la scelta degli addetti alla pesca e alla commercializzazione del prodotto, nonché nella legislazione inerente gli stessi settori (all’interno dei testi presenti nel sito della Federcoopesca e nelle informative e nella normativa visibili nel sito del Ministero delle politiche agricole e forestali è l’unica forma usata), ci sembra, per una volta, facile dare una indicazione univoca per tutti i livelli d’uso e per tutte le aree della penisola: mangiamoci con soddisfazione una gustosa insalata di polpo.
A cura di Matilde Paoli Redazione Consulenza Linguistica Accademia della Crusca 25 settembre 2009 ”
Cordiali saluti,
Matilde Paoli,
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
Caro S.A.
Lungi da me l’idea di voler avere sempre l’ultima parola. Grazie anzi per la precisione del tuo contributo, certamente utile anche ai nostri lettori.
Segnalo solo che nel sito web del Registro Italiano Navale, l’acronimo è scritto tutto maiuscolo compresa la a finale.
Giusta l’osservazione alla Accademia della Crusca. Un gustoso aneddoto in merito.
Da anni mi inquieto con i menù di quei ristoranti (talvolta anche “stellati” dalla guida Michelin) che offrono “insalata di polipo” pensando che questo sia il termine nobile per indicare l’Octopus vulgaris e ritenendo che “polpo” sia forma dialettale e quindi spregevole. Spesso mi sono divertito a spiegare allo chef di turno che il polipo è quell’animaletto che con il suo esoscheletro crea i reef e le barriere coralline e quindi che una insalata di corallo sarebbe stata utile solo per produrre lavoro ai dentisti, oltre che ben poco digeribile.
Un giorno che avevo trovato questo termine nel menù di un ristorante famosissimo mi sono fatto venire un dubbio: tutti i dizionari e i miei amici biologi marini mi davano ragione ma perché non consultare in merito l’Accademia della Crusca? Così ho scritto a quella benemerita ultima trincea della nostra lingua nazionale.
La prima risposta è stata mortificante: “Ci scusiamo ma non abbiamo economie sufficienti per fare la ricerca da lei richiesta”. Con mestizia ho incassato il brutale affronto alla nostra realtà ma, dodici mesi dopo e precisamente il 25 settembre scorso, all’improvviso, mi è pervenuta una mail con questo testo che riporto integralmente e con un solo commento: “Come ti muovi, salta sempre fuori la piovra”.
Un cordiale saluto,
Antonio Soccol
Come vedi l’errore di battitura, italana per italiana, è sempre in agguato. Ma: In arduis fortior, non sottilizziamo troppo. L’italiano è massacrato quotidianamente in TV. Ci badano in pochi.
Altro che accademia della crusca … 1570 o giù di li.
S.A.
L’esatta grafia del Registro Italiano è R.I.Na.
L’associazione dei Naval Architects inglesi e R.I.N.A.
Ed esiste anche una sezione ital(i)ana con sede a Genova.
A.Te.Na. per chi non lo sapesse è L’Associazione Italiana di Tecnica Navale.
Presidente : Bruno Della Loggia già attivissimo Segretario Nazionale.
vedi: A.Te.Na.
Buon vento !
S.A.
Giusto. Ammetto l’equivoco.
Non è facile distinguere quando chi scrive ha scarsa confidenza con la lingua italiana e commette errori su errori di sintassi, grammatica, ortografia e persino di punteggiatura.
In questo caso però l’errore è stato mio: ho dato per scontato che la grafia non facesse testo. Cenere sul capo.
Grazie Sergio.
Antonio Soccol
RINA significa anche Royal Institute of Naval Architect (è l’A.Te.Na. dell’ UK), RINA: Registro Italiano Navale (Istituto di classifica italiano).
Attenzione: buccia di banana!
Sergio
No, caro Giovanni, non avevamo ricevuto questa drammatica testimonianza dell’analfabetismo che oggi preside l’illegale Aspronadi. Ma stai pure tranquillo.
Ho già recepito forti intenzioni da parte di influenti personaggi di Ucina e del Rina circa una loro probabile “class action” da promuovere nei confronti dell’attuale sedicente vertice di quella associazione. Ai due Istituti risulta, infatti, estremamente imbarazzante mantenere o, addirittura, stabilire nuovi concreti rapporti con chi è non solo del tutto fuori da ogni legalità (e già questo è gravissimo e, naturalmente, inaccettabile) ma persino incapace di esprimersi secondo sintassi e grammatica italiana. E quindi letteralmente incomprensibile.
Vero che al prossimo “Festival della canzone italiana di Sanremo” avremo in gara anche composizioni in dialetto ma qui siamo al peggior oltraggio della nostra lingua e, come saggiamente sostiene chi di queste cose se ne intende e le insegna all’Università, quanti non sono in grado di esprimersi almeno in lingua corretta, dimostrano solo grave confusione di idee e “pericolosa” presunzione. Averli come teorici “partner” tecnici è rischio assurdo.
Secondo il Presidente della Enciclopedia Italiana (d’abitudine e soprattutto nota con il nome di “Treccani”) la politica trascura la cultura (su il “Corriere della Sera” del 30 dicembre 2009 a pagina 39). E il neo-sedicente-presidente di Aspronadi è quindi di certo in ottima compagnia (vedi: “Romolo e Remolo” eccetera).
Io, che di quella Enciclopedia sono già stato attivo collaboratore all’incirca quaranta anni or sono, provo, invece, un senso di profondo disagio ed irritazione. Ma, temendo che lo stupore e il fastidio non mi rendessero del tutto lucido, ho provato a far leggere il comunicato di Ceccarelli ad un giovane che, avendo dieci anni, frequenta la quinta elementare. A metà lettura questo bambino ha scosso la testa e commentato: “Se, l’anno scorso a scuola, l’avessi scritto io questo testo, mi avrebbero bocciato senza possibilità d’appello”. Insomma: siamo sotto al livello della quarta elementare.
Certo, molto è concesso ormai: disponendo delle voci di Arnoldo Foà, di Marco Paolini, di Ennio Fantastichini, di Giorgio Albertazzi, di Anna Proclemer, di Mariangela Melato eccetera qualcuno, per reclamizzare le Marche, ha fatto declamare “L’infinito” di Giacomo Leopardi a Dustin Hoffman… E la giustificazione è che farà ridere e che tutti ne parleranno…dunque target conquistato! Non ci stupiremo troppo se un giorno dovesse nascere la nuova figura del serial killer di imbecilli perché la pazienza dell’intelligenza non può essere “no limits”. Sul tema, infatti, qualcuno (Carl Aderhold) ha già scritto un ottimo romanzo “La strage degli imbecilli”, pubblicato in Italia da Fazi Editore.
Mettiamo però al bando le disquisizioni letterarie e entriamo, per quel che si può capire, nei contenuti del comunicato del sedicente presidente di Aspronadi che, con straordinaria eleganza e da autentico principe del “bon ton”, sin dal suo incipit si rivolge prima ai maschietti e poi al gentil sesso. (E pensare che “la barca” e “la nave” sono femmine… un po’ di rispetto per quello che dovrebbe garantire il pane quotidiano, no?)
Scrive il nostro:
Non so quanto si possa chiamare “amico” uno che sino a pochi mesi or sono lo definiva in modo molto brutale ma, in realtà, questa frase si deve ovviamente leggere nell’ottica di “Io, che sia chiaro a tutti, i miei trenta denari li ho già pagati: la presidenza lui me l’ha lasciata, la “carichetta” io gliela avevo promessa e io gliel’ho data”.
Segue quindi l’affermazione:
E, più avanti, si illustrano queste “commissioni”. Non a caso, di recente, uno dei più importanti quotidiani italiani, firmando il suo editoriale con il nome di Michele Salvati, titolava: “Il federalismo delle clientele. Quando il politico promette troppo”. Le promesse del “re travicello” di Aspronadi sono largamente up to date rispetto al fenomeno nazionale denunciato dal giornale.
Ma c’è di peggio. Nel testo di Ceccarelli si legge, infatti, anche:
Molti associati? Se, come Ceccarelli sostiene poche righe dopo, gli attuali associati sono circa 180, i presenti all’assemblea ordinaria romana rappresentavano il 16,66666 ecceteraeccetera (si dice “periodico fisso”) per cento degli aventi diritto di voto. Se uno su sei è “molti”, quanti erano i 62 voti della prima fallita Assemblea di Genova pari a uno ogni duevirgolanove….? Un diluvio universale? Questo progettista non ha davvero il senso delle proporzioni. E lascia dunque perplessi la sua affermazione circa la “voglia di andare avanti uniti”. Uniti in quanti? Si suggerisce in merito la consultazione di un buon dizionario della lingua italiana alla voce “oligarchia”.
Ma forse Ceccarelli, oltre che i suoi già noti complicati e tumultuosi rapporti con grammatica e sintassi italiane, non ha nemmeno buona confidenza con i numeri. Scrive, infatti,
Nella riga precedente ha scritto però:
In altri comunicati Berardo Cittadini parla talvolta di 191 iscritti e altre volte di 147. Insomma, il numero degli aderenti a questa associazione risulta piuttosto misterioso. Chissà chi lo sa? Forse potrebbe esser opportuna una denuncia a “Chi l’ha visto”…
Per quanto concerne le recessioni è sintomatico quanto è accaduto a Elena Lenzi, Segretario Generale di Aspronadi nel precedente biennio. Poco prima dell’illegale Assemblea romana che ha eletto Ceccarelli, la Lenzi ha inviato per raccomandata la sua recessione, anticipandola anche via e-mail. Naturalmente ha conservato la ricevuta dell’ufficio postale ma ha anche ricevuto da “info@aspronadi.it” questa mail:
La posta s’è persa la raccomandata? Il pdf della ricevuta è disponibile, dunque è molto poco probabile. Al contrario sembra, per candida ammissione della segretaria della cosidetta As.Pro.Na.Di. che, presso l’ufficio postale di Bassano del Grappa, siano giacenti molte raccomandate non ritirate, al momento del loro effettivo recapito, dall’ufficio stesso di segreteria di Aspronadi per mancanza di delega specifica… Ogni commento su cotanta inefficienza ed incapacità organizzativa risulta superfluo. Quanto alle “inesatte comunicazioni inviate da esterni all’associazione” non si vede perché queste informazioni dovrebbero turbare i sonni degli “interni” all’illegale Aspronadi, di quei privilegiati che possono godere di una guida così infallibile, di un presidente, certo mago dei numeri e, probabilmente, anche di un assolutamente infallibile giocatore di Totocalcio, dove il 13 porta buono. Basta indovinarlo, però.
Richiamo la generale attenzione su un passaggio esilarante del comunicato dell’illegale presidente:
.
Sino a prova contraria Rina significa Registro Italiano Navale. Copio e incollo dal sito ufficiale:
Secondo voi questa è una “associazione similare estera”? Cos’è? Che la nuova illegale Aspronadi ritiene “Roma ladrona” e, dato che c’è, magari brucia anche il tricolore? Oppure le settanta sedi estere creano una irresistibile confusione? Povero Rina.
Quanto alla Sname, voglio proprio vederli i sedicenti rappresentanti di Aspronadi in colloquio con chi scrive a chiare lettere sul proprio sito web:
Questa è gente che se non paghi le tue quote societarie entro fine anno solare, ti butta fuori, altro che:
come scritto da Ceccarelli facendo ignominiosamente firmare la sua autodifesa d’ufficio a Berardo Cittadini.
Evito di entrare in altri dettagli sui quali ho già esposto la mia opinione (vedi commento n. 7 a Aspronadi, l’illegale), ma non posso non soffermarmi un momento su questa strepitosa promessa:
Mi soffermo perché sto cercando di immaginare il famoso “consigliere delegato a seguire in seno al fine di essere il riferimento in materia di progettazione”. E chi potrà mai essere questo immortale highlander capace di progettare, oggi, le barche che però sono già “d’epoca”? Vuoi vedere che, senza dircelo, Giovanni Ceccarelli ha inventato la macchina del tempo? Ohibò, questo sì che è uno scoop…
Com’è noto a tutti gli appassionati di “barche d’epoca”, in Italia, l’associazione che, da oltre ventidue anni li raccoglie, si chiama ASDEC (Associazione Scafi D’Epoca e Classici) ed è -da sempre- presieduta da Gianalberto Zanoletti che l’ha fondata. L’ho sentito, Gianalberto, pochi giorni or sono e mi ha detto che non ha alcuna intenzione di interfacciarsi con questi personaggi di cui non ha affatto bisogno. Ci mancherebbe.
Quanto all’ipotesi che FIM e FIV si rivolgano ad Aspronadi per farsi progettare nuovi monotipi di barche da regata mi sembra del tutto irreale sia per il leggendario immobilismo della prima che per la troppa serietà della seconda: Croce jr., il Presidente di FIV, mica è un irresponsabile. Anzi.
La verità? Caro Giovanni e cari lettori-navigatori di Altomareblu, come è stato di recente ricordato persino dalla televisione, l’espressione “la verità” produce ben più di venti anagrammi. Due fra i più noti sono: “relativa” e “rivelata” … A voi la facoltà di scelta anche se, in questo dubbio, immagino siate, come me, più propensi a optare per una più tranquillizzante alternativa: “evitarla”… E’ meglio, no? Rimestare nel torbido non è mai troppo opportuno. La nausea è disgustante. Non ditelo proprio a me.
Mando immediatamente tutta la mia comprensione al collega “noto giornalista nonché è stato direttore per oltre 25 anni di una delle più importanti testate nel settore della vela e del motore” quello, insomma, che “sarà nostro consulente per dare una immagine nuova e coerente di ASPRONADI nei confronti dei media.”
Ritengo che fra non molto il “noto giornalista” sarà costretto (solo per farsi capire, s’intende) ad emulare il bambino Antoine Lartigue che, nel famoso film di Yves Robert del 1962 “La guerra dei bottoni”, andava ripetendo: “Se lo sapevo non avrei venuto”… ma, comunque, dare “una immagine nuova” non gli costerà gran fatica: c’è già. Ed è terribile. E ci mancherebbe che questa illegale associazione pensasse di proporsi con il carisma di quella fondata da Carlo Marincovich e da me, ben 37 anni or sono. In francese si direbbe: Touche pas au grisbi!
Dove, però, non mi ci raccapezzo è sulla “coerenza” che questa immagine dovrebbe avere. Coerente con chi? Con il passato? Non può essere: la blasfemia in Italia è reato. E confrontare il coacervo di troppi modesti e illegali attuali “aspro-soci” con personaggi quali Pietro Baglietto, Giorgio Barilani, Franco Anselmi Boretti, Paolo Caliari, Epaminonda Ceccarelli, Luciano Consigli, GB Frare, Franco Harrauer, Renato “Sonny” Levi, Alfredo Radice, Carlo Riva, Cesare Sangermani e Carlo Sciarrelli è pura bestemmia.
Quanto alla triste realtà che Aspronadi sia oggi assolutamente illegale, forse, potrebbe persino esser considerato dettaglio trascurabile: l’Italia, si sa, è pur sempre il paese dove quella ragazza diceva: “Sono incinta sì, ma appena un po’ ”…
Come ha scritto J.P. Sartre: “La verità ha sempre infinite facce”. E poi capisco che persino Dio non aveva le idee chiare (eppure dovrebbe essere “la Verità”) in fatto di barche, viste le proporzioni fra lunghezza fuoritutto e baglio massimo (1:1) da lui, pare, ufficialmente richieste per la costruzione dell’Arca di Noè. Ma quelli erano altri tempi, vero? E inoltre, a ben guardare, l’Arca mica era una barca da diporto… Non doveva neppure navigare o, peggio, gareggiare ma solo galleggiare. E qui, ogni allusione è puramente voluta.
Ennio Flaiano diceva: “Viviamo in un periodo di transizione, come sempre, del resto”. Lo ricordava con straordinaria attenzione Paolo Lodigiani, nel suo editoriale per i “Quaderni di progettazione-Bollettino Aspronadi 2009”, firmato dal Consiglio Direttivo della vera Aspronadi, quella morta a Genova, alle ore 16,30 del 9 ottobre 2009 nella stanza della “Scuola di vela Beppe Croce” dello Yacht Club d’Italia. Pochi hanno avuto modo di leggere quell’articolo perché l’offensivo, devastante e invasivo intervento prodotto dalla redazione di Nautech su tutti i testi inviati dai vari progettisti ha suggerito di girare l’intera tiratura direttamente al macero. In realtà il patto di “conquista di Aspronadi e defenestrazione dei suoi vertici (in modo particolare del Segretario Generale, Elena Lenzi)” era stato fatto alle ore 13,45 del 7 febbraio 2009 a Carrara, nei padiglioni di Seatec, fra Giovanni Maria Grasso, vice presidente di Aspronadi in carica e Edoardo Napodano, direttore editoriale di Nautech. Ma Ceccarelli, nel suo formidabile comunicato ai soci, riferisce quasi come un trionfo il recupero dei buoni rapporti con Nautech… Come scrisse, nel 1858, Luigi Mercantini per la musica di Alessio Olivieri ne “l’inno di Garibaldi”: “Si scopron le tombe, si levano i morti. I martiri nostri son tutti risorti”.
Per citare ancora Flaiano: “La stupidità ha fatto progressi enormi. È un sole che non si può più guardare fissamente. Grazie ai mezzi di comunicazione, non è più nemmeno la stessa, si nutre di altri miti, si vende moltissimo, ha ridicolizzato il buon senso, spande il terrore intorno a sé”. E allora, insomma, che si può fare? Una denuncia a “Mi manda Raitre”? Chiediamo la meritatissima attribuzione di un tapiro di “Striscia la notizia”? Saliamo sul tetto di casa e protestiamo tutti ad oltranza?
Ma no, caro Giovanni: quella vagonata di cavolate che ci hai inviato è, come direbbe William Shakespeare, much ado about nothing, molto rumore per nulla. E quindi: Strike up, pipers!
Antonio Soccol
Avete ricevuto questa vagonata di cavolate scritte in un pessimo italiano? Che ne pensate?
Giovanni