Superyacht del futuro: 100 metri, 100 nodi – Levi Ram Wing
di Antonio Soccol
Illustrazioni: Media Digitali
Lunghezza fuoritutto: 100 metri. Velocità: 100 nodi.
Questi i due parametri fondamentali richiesti per un nuovo “gigayacht”. Sì, stiamo parlando di una barca da diporto.
E’, secondo gli esperti, la nuova richiesta di quel mercato del lusso che non conosce confini nella sua esigenza di avere sempre e solo un prodotto “unico”, qualcosa che effettivamente possa permettere di dire: “Questo ce l’ho solo io”. Poco conta se l’oggetto costa 100 o 200 milioni di dollari: il vero valore è la rarità, come per un quadro di van Gogh o di Giotto.
Ci sono, in questo momento, in costruzione (in tutto il mondo, ma la maggioranza è in Italia) ben 960 imbarcazioni con lunghezza superiore ai 130’ (oltre 40 metri ft) e Ruggeromassimo Jannuzzelli, vicepresidente esecutivo del Gruppo Baglietto, intervenendo alla tavola rotonda organizzata a Milano dalla banca “Intesa-San Paolo” e da “Pambianco-Strategie di impresa” sul tema “Gli scenari futuri della Moda e del Lusso”, ha dichiarato che il suo Gruppo ha commesse sino a oltre il 2010.
E’ stato calcolato che, verso la fine del secolo scorso, le persone al mondo in grado di permettersi un super yacht non fossero più di ottanta. Ora pare siano circa seimila.
L’argomento “100 metri-100 nodi” affascina per i risvolti tecnici che comporta. Per un progettista nautico è un lavoro straordinario anche se, si sa, in assoluto le barche più difficili da disegnare sono quelle piccole e piccolissime. Gli operatori di questo mercato si sono rivolti a Renato “Sonny” Levi che ha elaborato un “ram wing” e personalmente non si è preoccupato di dare un vero “taglio” agli oltre 3.000 (tremila) metri quadrati di spazio interno che il suo progetto consente di avere: “Ci puoi mettere dentro anche quattro elicotteri e tutti sottocoperta, così la velocità della barca non li fa volar via”, mi ha detto sorridendo.
Va da sé che c’è posto per piscine, spa, sale da ballo, camere da letto, bagni con idromassaggi allo champagne, living, sale conferenze, cucine e quant’altro (sala operatoria compresa) uno sceicco o un ricco uomo d’affari possa aver voglia/bisogno di avere.
Ma questi sono problemi che saranno risolti da “Design Studio Levi ltd”, una società, con sede a Londra, coordinata dai fratelli Martin e “Ki” Levi, che si avvale delle capacità progettuali tecniche di quel mago degli scafi veloci (e non solo) che è loro padre, Renato “Sonny” Levi, e di un gruppo altamente professionale che si occupa anche dell’interior design di imbarcazioni (e altro) molto elitarie.
Cento nodi significa 182 chilometri orari. In acqua. E’, grossomodo, come andare ben oltre trecento chilometri all’ora a terra. Ci sono, oggi, molte barche da competizione che filano di più, ma sono scafi da 12 / 15 metri fuoritutto che hanno a bordo solo motori, serbatoi e equipaggio (max tre persone). Qui stiamo parlando di una imbarcazione di 36 (diconsi trentasei) metri di larghezza, a tre piani, con più di tremila metri quadrati di superficie interna (fateci mente locale: sono quindici appartamenti da 200 mq ciascuno). Mica la stessa roba di uno schizzetto da 40’ o 50’.
Questa, di progettare una barca da diporto da 100 nodi è, per “Sonny” Levi, una storia che ha un interessante precedente storico.
Nel suo libro “Milestones in my designs”, il progettista scrive:
Alla fine del 1968, i fratelli Mario e Sergio Sonnino (titolari, allora, del cantiere Italcraft, ndr) mi chiesero di parlare per studiare un progetto radicalmente nuovo: Sergio disse che questo disegno doveva essere il “mio canto del cigno”. Lo trovai buffo: in fondo avevo appena 44 anni… Le richieste dei Sonnino furono poche ma impegnative: un veloce cabinato da circa 13 metri ft, con due cabine, cucina, bagno, pozzetto, grande prendisole, e motorizzazione data da due diesel Cummins da 350 cv ciascuno.
La velocità tassativa: 50 nodi. In pratica dovevo solo progettare lo scafo diesel di serie, da diporto, più veloce del mondo”.
Era, non “un canto del cigno” ma una autentica sfida. Levi la vinse, disegnando “Drago” e ideando le trasmissioni “step drive” che utilizzavano le prime eliche di superficie con le quali lo scafo superò tranquillamente la velocità target richiesta. “Siamo venuti increduli, siamo rimasti sbalorditi, siamo ripartiti entusiasti”, scrisse, dopo le prove ufficiali fatte nel 1971, il giornalista nautico Ted Cuttley del “S.A. Watersport”.
Da allora sono passati quasi quaranta anni e oggi la sfida si è raddoppiata: da 50 a 100 nodi, con uno scafo da 100 metri e un peso di 2mila tonnellate a pieno carico (“Drago” ne pesava appena 6!).
Ho pensato che, per una “barca” di queste dimensioni, la carena ideale per garantire sia la velocità richiesta che, anche, una buona dose di confort in navigazione, è quella detta a “triciclo rovesciato”, mi ha detto “Sonny” Levi, consegnandomi i primi disegni della sua nuova “creatura”.
Questo tipo di geometria è stato sperimentato, sempre su progetto di “Sonny” Levi, nei primi anni Settanta dallo scafo offshore della classe OP2 (cilindrata max 8 litri), “Arcidiavolo” di Giorgio Tognelli: la prima barca da corsa con elica di superficie a stabilire un record mondiale di velocità assoluta (67,69 nodi). Ed è stato, inoltre, riproposto di recente dai Cantieri di Sarnico per il loro “Arcidiavolo GT”, una “concept boat” da diporto veloce, presentata in occasione dell’ultimo Salone nautico di Genova.
Per quanto concerne la motorizzazione, abbiamo bisogno di circa 120mila cavalli e le trasmissioni dovranno essere ovviamente del tipo con eliche di superficie”, ha continuato “Sonny” Levi
e ha aggiunto:
Nella versione standard, che ho chiamato “Levi Ram Wing 100”, ho previsto serbatoi per circa 2mila miglia di autonomia.
E qui scatta subito un collegamento mentale con il Trofeo “Nastro Azzurro” (in inglese “Blue Riband”) e con l’Hales Trophy che premiano le traversate più veloci dell’oceano Atlantico (poco più di 3mila miglia nautiche). Come si sa, il “Nastro Azzurro” (che fu conquistato anche dal transatlantico italiano “Rex”, agosto del 1933, con una velocità media di crociera di 28,92 nodi) appartiene, dal luglio del 1952, all’ “United States” che andò da New York a Londra in tre giorni, 10 ore e 40 minuti, alla media di 35,59 nodi.
Nel 1986, Richard Branson (il proprietario del Gruppo Virgin) varò, su progetto di Renato “Sonny” Levi, il suo “Virgin Atlantic Challenger II°”, un motoryacht da 22 metri ft che, alla fine di giugno di quello stesso anno, sotto la spinta di due diesel MTU da 2.000 cv ciascuno e di trasmissioni con eliche di superficie, impiegò due ore in meno della grande nave americana.
Ma gli yankee dissero che il “Nastro azzurro” era finalizzato ai grandi transatlantici e non alle “toy boats” e perciò non lo riconobbero agli inglesi. Rimase, comunque, storico il record che venne poi superato dall’americano Tom Gentry e che ora appartiene ad un catamarano con bandiera danese: si chiama “Cat-Link V” e, nel luglio del 1998, ha coperto la distanza in due giorni, 20 ore e 9 minuti, alla media di 41,284 nodi. Questo scafo, lungo 91,3 m ft, era spinto da quattro diesel da 34mila cv che azionavano degli idrogetti, e poteva trasportare un carico utile di 500 tonnellate (800 passeggeri oltre a 200 automobili).
C’è stato anche un record della navetta veloce italiana “Destriero”, uno scafo da 67 metri (13 di larghezza) che, nel 1992, sotto la spinta di gas turbine per circa 60mila cavalli azionanti tre idrogetti, impiegò due giorni, 10 ore e 34 minuti, tenendo un media di 53,09 nodi: stranamente nei report sia del trofeo “Nastro Azzurro” che dell’Hales Trophy questa prestazione è quasi totalmente ignorata.
Sia come sia, il “Levi Ram Wing 100”, è in grado di coprire le circa tremila miglia dell’Atlantico in 30 ore, cioè in appena un giorno e sei ore. “Naturalmente, per un impiego così specifico come un record in Atlantico -sostiene Martin Levi- bisognerebbe aumentare un po’ la capienza dei serbatoi. Ma non è un problema: a bordo, non manca di certo lo spazio dove metterli…”.
Record a parte, è interessante notare come “Levi R.W. 100” abbia, alla velocità (diciamo) di “media-crociera” di 50 nodi ben 2.800 miglia di autonomia (e di oltre 4mila se dovesse navigare in dislocamento a circa 15 nodi). In altri termini, questa imbarcazione può, con i serbatoi di serie, traversare tranquillamente l’Atlantico (a 40 nodi) in poco più di tre giorni. Oppure, con la semplice aggiunta di 400 tonnellate di nafta, impiegare appena 40 ore filando alla velocità media di 75 nodi… Mica male, no?
E, infatti, a prestazioni di questo genere sono fortemente interessate anche le forze militari di varie nazioni: a molti Ammiragliati “intriga” l’idea di disporre di un mezzo navale capace di andare dall’Europa all’America (o viceversa) in una manciata di ore.
A proposito della carena scelta, “Sonny” Levi ricorda quanto aveva scritto, anni or sono, nel suo citato libro “Milestones in my designs”, nel capitolo dal significativo titolo “Il futuro”:
Benché “Arcidiavolo” (inteso come scafo da corsa offshore, ndr) abbia avuto molte noie per motivi meccanici relativi al motore, ciononostante la sua configurazione ha dimostrato di essere assolutamente valida.
Uno scafo del genere potrebbe essere adatto, in modo ottimale, per far raggiungere i 100 nodi ad una barca molto più grande e, anche se la scala della velocità è più bassa che in “Arcidiavolo”, sono certo che la portanza generata dall’effetto “ram” nel tunnel a Y, compenserebbe ampiamente il peso aggiunto in fase di costruzione…
Per quanto riguarda gli spazi interni, i volumi sono tali che, nella versione da diporto, possono ospitare indifferentemente il più grande harem del mondo (a qualcuno interessa?) oppure un nutrito convegno di importanti uomini d’affari con tutto il loro seguito di assistenti, segretari e traduttori simultanei: “Va da sé che questo spazio sarà utilizzato e arredato in stretta funzione delle esigenze dell’armatore -dice “Ki” Levi- ma è importante sottolineare come, per la prima volta, la nostra organizzazione sia in grado di sviluppare questa parte del lavoro senza dover ricorrere a “interior designers” di altri studi.
Nella storia dei progetti di “Sonny” non sono mancate valide collaborazioni con “designers” come Pininfarina (per barche commissionate dall’avvocato Gianni Agnelli e dal principe Aga Khan) e come Bannenberg (per il “G. Whiz” di Bennet S. Le Bow) ma abbiamo pensato che è più interessante, anche per i nostri clienti, avere un unico interlocutore. Inoltre, in questo modo, le esigenze di interfacciare continuamente la tecnica con l’estetica risultano molto semplificate e immediate.
Dal cumulo di disegni tecnici sbuca una serie di progetti per lunghezze fuoritutto minori:
Ci siamo resi conto -spiega Martin Levi- che non sono molti i cantieri dove si possa costruire una imbarcazione di queste dimensioni: è, infatti, indispensabile che i capannoni abbiano un portellone di fuori uscita di quasi 40 metri…
E ride come chi sa di aver detto una piccola bugia per coprire una realtà diversa. Prosegue, infatti:
Scherzavo… In realtà mentre eravamo in fase di studio ci siamo appassionati all’idea di valutare il progetto anche su dimensioni più “tradizionali”. Su una lunghezza di 82,5 metri ft, per esempio, abbiamo una larghezza di appena 29,7 metri… e la volumetria interna si riduce a circa 2mila metri quadrati (cioè dieci mega appartamenti classici). Quanto alla potenza, bastano 25mila cavalli per arrivare ai 50 nodi e con 71mila si superano i 90 nodi. Molto interessante è lo sviluppo che prevede un lunghezza ft di 40 metri: ne esce uno stupendo superyacht di grande rappresentanza e prestigio, ideale per il Mediterraneo.
E il materiale di costruzione? “Metallo”, rispondono alla Design Studio Levi ltd e “Ki” Levi aggiunge:
Per questo abbiamo disegnato delle finestre oblunghe e verticali. Per poterle inserire senza problemi fra le ordinate dello scafo. A nostro avviso, dovrebbe sempre esser questa la finalità di un industrial designer: associare le esigenze tecniche con quelle estetiche senza che nessuna delle due prevarichi sull’altra”.
Che altro? “Solo un ringraziamento sincero alla “Media Digitali” che, dalla nostra documentazione tecnica, ha saputo ricavare le belle illustrazioni (rendering) che mettiamo a disposizione della stampa”, concludono alla società londinese. E’ vero: ha fatto un ottimo lavoro, no? Ma come avrebbe potuto non appassionarsi a un giocattolone del genere, una “barca” destinata a segnare l’evoluzione e il futuro della specie.
Per altre informazioni: info@designstudiolevi.com
Dati Tecnici
- Lunghezza f.t.: 100m
- Larghezza: 35m
- Peso a pieno carico: 2000T
- Velocità massima: 100 nodi
- Velocità crociera: 50nodi
- Velocità economica in dislocamento: 12.5 nodi
- Motorizzazione: 2 X 42MW (turbine a gas), 2 X 4MW (diesel)
- Autonomia (100n): 2000 miglia
- Autonomia (50n): 2800 miglia
- Autonomia (12.5n): 4000 miglia
Di seguito, ulteriori immagini, selezionare per ingrandire.
Articolo e immagini pubblicate sul fascicolo di Gennaio 2008 del mensile Barche e riprodotto per g.c. dell’autore. – Tutti i diritti riservati. Note Legali
No no troppo ganza per vederla XD è veramente super, se ci salissi sopra io….
Bene!
Quando lo finirai, inviaci le foto e se saranno belle le pubblicheremo.
Buon lavoro e restiamo in attesa di tue notizie.
Grazie per averci scritto.
Giacomo Vitale
Io farei un bel modellino in scala…
Stefano
Signori salve,
tanto per curiosità, quanto puo costare un giocattolino del genere?
Luigi
Gentile Raffaele,
sei il benvenuto tra noi e quando hai domande da fare non esitare a contattarci senza scusarti assolutamente, perché Altomareblu è sul web proprio per interagire con gli apppassionati di nautica come te.
Rispondendo alla tua domanda: non conoscevo il Vega 600 che ho trovato dopo una ricerca sul web,ce n’è una in vendita su http://www.subito.it, ma non sono sicuro sia la stessa di cui tu riferisci. Tuttavia tratterebbesi di una barca in VTR lunga 6 m, motorizzata con un MCM 4.3 LX a benzina. Pertanto ti pregherei di inviarci qualche foto (info@altomareblu.com) per essere certi che quanto ti dico si riferisca alla stessa barca di cui tu domandi, oppure vai sul sito sopra indicato ed osserva quella che ho trovato e se è la stessa, basta che rispondi a questo commento e così è più semplice per te.
Posso dirti con assoluta certezza che non si tratta di una carena progettata da Renato “Sonny” Levi. Altro non so dirti. Ovviamente quanto detto ha validità dopo aver visionato qualche foto della tua barca, per esser certi che stiamo parlando della stessa unità.
Restiamo in attesa della tua mail come sopra richiesto e grazie per averci contattato.
Cordiali saluti,
Altomareblu
Salute a tutti,
scusate se mi intrometto nelle Vs. discussioni,
Io sono in possesso di un vega 600 che adoro, siete in grado di dirmi se e’ un progetto levi o darmi altre informazioni?
Grazie mille e scusate ancora.
Raffaele Udine
Una delle barche piu’ innovative e vivibile che vi siano mai state progettate, un campo di calcio gallegiante dove poter vivere il mare al 100% in 100 in 100m e 100 nodi. Complimenti
Caro Emilio,
ribadisco che per il cantiere Crestliner, Levi non ha mai lavorato.
Per quanto concerne, invece, il cantiere Vega, oltre al famoso “Dart” (di cui puoi trovar ampie notizie su questo blog), Renato “Sonny” Levi ha progettato parecchi modelli di scafi “piccoli”: la serie “Silver Wing” (carena a V profonda con sponsor laterali nella zona di prua e barca molto ampia, quasi una piattaforma) con modelli da 14′ (4,27 m), da 16′ (4,77 m) e da 18′ (5,45 m), alcune pilotine e lo scafo da corsa per circuito e per motori fuoribordo “Pellicano”.
Ciao, Antonio
Carissimo Antonio,
intanto ti ringrazio per avermi risposto. Vedi sono certo che il cantiere da me ricordato si, chiamava giustamente come hai trascritto tu.
Ti chiedo adesso e per il Cantiere VEGA: di Giorgio Adreani, di MILANO; L’Ing. LEVI non ha mai progettato nulla?? Ti ringrazio anticipatamente per la risposta che mi darai.
SALUTI EMILIO.
P.S.Visto che sei caro Antonio dell’altra SICILIA sarò ermetico sono proprio classe 1945 (62anni)
la mia scuola, non era ai piani alti, era ai piano terra.
Simpaticamente Emlio da CATANIA.
Contento tu……
la migliore barca è quella che ho io a fine stagione la sgonfio, una lavatina e la metto nel solaio di casa mia, x giunta è anche di me sogero cosi se scoppia ma ripara lui.
Caro Emilio,
oltre che minimalista, il tuo messaggio mi sembra un po’ ermetico . Mi fai un favore? Me lo spieghi? Sei tu un “classe 45” cioè “uno nato nel 1945” oppure sono 45 le carene che Levi ha progettato per il cantiere “Cristlier” che, scusami, ma non ho MAI sentito nominare?
Forse Crestliner? Ma non mi risulta che Levi abbia mai lavorato per questo cantiere che prima era su un lago del Nord e poi a Sarzana…
Davvero grato per un tuo chiarimento e scusa la mia “tontaggine”.
Antonio Soccol
Sono Classe 45 le carene del cantiere CRISTLIER. Le progettò Lei Ing. Levi, era il 1968.
Saluti. Emilio da Catania, Suo estimatore da sempre.
Caro Renato,
sono un progettista navale, i miei studi (su carene da me brevettate), sono orientati al minimizzare l’effetto delle avverse condizioni meteomare su di una carena navale dando quel confort di navigazione tanto ricercato, inoltre, all’abbattimento della formazione ondosa con il suo recupero trasformando l’energia cinetica in energia di pressione.
Sarei felice di un tuo commento su questo mio orientamento progettuale,
Luigi
RW 100 Levi (Ram Wing 100) Gigayacht 100 metri, 100 nodi!!
Alex
La prima parte è dedicata al Ram Wing 100 Levi.
Alex
Caro Bruno,
anche io ho subito lo stesso contagio ed i sintomi di Speranzellite sono identici ai tuoi, solo che le mie emozioni erano sprigionate da modelli di auto da competizione di cui alcune da me possedute, dalle Abarth 850 TC, Abarth 1000 Radiale Monza, Fiat 128 coupè Trivellato, Fiat Bertone X 1/9 Five speed Dallara, Lancia Stratos…
Le sensazioni sono le stesse anche se le belle donne erano più selvagge e molto particolari da domare, ma regalavano delle scariche di adrenalina e delle emozioni che le attuali primedonne se le sognano, tutte uguali e piene di elettronica a go go, con tutte quelle sigle strane per controllo asetto e frenata, ma la bravura del pilota dov’è più.
Insomma provata una le altre sono tutte eguali con le tette al silicone, la cosa ricucita, il viso rifatto, ma dove sono più quelle belle quarantenni tutte naturali e belle dal motore fantastico e l’assetto che richiede controlli in curva con controsterzi ed accelerazioni mozzafiato, con il ruggito selvaggio dei bei motori che si dovevano domare con arte e bravura?
Ecco anche questo è Speranzellite, malattia che ho preso da giovane, come te e guai a chi si permette di volermi guarire, se qualcuno ci prova gli spacco la faccia…. Voglio vivere così con questa malattia, anzi morire con questa malattia… A proposito le vamp al silicone le lasciamo agli uomini pompati attuali che se no usano la pillolina… non riescono per niente a tenere duro… insomma domare una Speranzella o una vettura di cui sopra è un’arte tutta particolare riservata solo a veri intenditori…
Grazie Bruno che mi permetti di rivivere queste fantastiche emozioni, certo non attuali, ma che mi hanno dato veramente tantissimo in termini di conoscenza tecnica, cultura e tanto altro ancora.
Un caro saluto.
Giacomo
Caro Giacomo,
ebbene si. Sono ammalato di “Speranzellite”, malattia contagiosa che colpisce il sesso maschile nella sesta decade di vita. Inizia nel periodo della vita intorno all’adolescenza, dove in genere si è verificato il primo contatto.
E’ correlata a tutto ciò che è in movimento e trasforma l’energia che si sprigiona nel cilindro in azione dinamica e travolgente.
Produce emozioni che ricordano quelle del Norton Commando, del Bonneville, del GTA, della Fulvia HF, del Cooper, mescolate alla eleganza di una bella donna che sembra uscita dalla Dolce Vita di Fellini.
La prognosi è infausta, ma nessuna persona che ne soffre sarebbe disposta a guarirne.
Un caro saluto.
Bruno
Caro Bruno,
senza alcun dubbio tu sei malato di Speranzelle almeno quanto me e le vedi ovunque… e ti ringrazio per la tua simpatica provocazione.
Non so quanto potrebbe valere la straordinaria RW 100 progettata da “Sonny” Levi.
Sicuramente avrà delle caratterisriche di carena d’avanguardia e come tu dici potrebbe essere utilizzata sia in campo Militare che Civile nei trasporti di linea veloci…
Io considero sempre Sonny Levi un ingegnere giovane nella mente, perchè il suo genio inventivo è sempre vivo ed inarrestabile e questo strepitoso progetto dimostra che le ottantuno primavere sono passate per l’anagrafe, ma non per la sua mente…
Simpaticissima la tua ironia circa gli scarponi da montare sulla mia Speranzella…
Un caro saluto.
Giacomo
Perché mettere scarponi…
La Speranzella Levi è già fantastica così!
C’è un esemplare moderno che adotta il tipo di carena RW 100 Levi; è Arcidiavolo GT.
Di certo i vantaggi di una carena del genere sarà la stabilità, la velocità ragguardevole anche con mare formato, l’evoluzione della carena a V profondo (poppa) e il catamarano (prua).
Sono convinto che la sensazione percepita di velocità su questo tipo di carene sia decisamente minore ed in modo rilevante del solito mono carena o catamarano. L’agilità e la stabilità, sembrano essere dei fattori molto importanti per questo tipo di carene.
Non resta che aspettare e vedere un RW 100 Levi con le Sperazella, Hidalgo, G50, Ultima Dea… una di fianco all’altra a segnare l’evoluzione delle carene del suo eccezionale progettista, Renato “Sonny” Levi.
Due vecchietti? Di nuovo non c’è proprio nulla di interesante di cui discutere ed il recente articolo di Antonio Soccòl riguardo il Salone internazionale della Nautica di Genova ne è la conferma.
Progetti così… solo dei “vecchietti” come quei due, possono tirarli fuori.
Alex
Che vi devo dire…
a me il Levi Ram Wing piace proprio tanto. Sarà che vedo Speranzelle dappertutto, ma la poppa di questo giga yacht mi ricorda proprio l’amato barchino.
Ad occhio potrebbe costare cento milioni di euro…. il doppio…
Pensare che i potenziali acquirenti di un mega yacht siano passati da ottanta a seimila mi lascia molto perplesso. Vuol dire che la distribuzione delle risorse tra gli umani si sta sempre più livellando.
Mi auguro che più che diventare uno status symbol attraverso il quale distinguersi questo scafo possa avere uno sviluppo civile prima ancora che militare. Lo vedo perfetto per i collegamenti con le isole e assolutamente competitivo rispetto all’aereo. Ricordo che il problema venne affrontato da Harrauer in un interessante articolo comparso su Nautica di settembre 2001 che vi segnalo.
Alla fine gli unici che dicono veramente qualcosa di nuovo sono sempre quei due vecchiacci.
Il triciclo rovescio credo sia il futuro della navigazione.
Caro Giacomo e se fissassimo due scarponi laterali alla prua della tua Speranzella?
Saluti a tutti.
Bruno Intreccialagli
Grazie del consiglio ho visto la barca che mi vuoi consigliare ed e molto bella sinceramente!!
Certo che pero non parliamo della stessa siamo su 2 mondi a parte!!! Però meglio di niente e sopratutto x 300e sarebbe un ottima idea.
Grazie di nuovo e arrivederci Alex.
Mimmo
Forse non ti basta una vita!
Se un capriccio ti vuoi togliere… compra una barca d’epoca Levi; è anche un buon investimento!
Alex
Scusate una domanda!!
Sicuramente e una nave stupenda ma con una rata da 300 euro al mese quanto tempo mi ci vorra’ ad estinguere il capriccio che vorrei togliermi??!?!
Mimmo
Caro Enrico,
ti ringraziamo per il tuo secco e significativo commento, le congratulazioni le giriamo tutte al “grande” ingegnere Renato “Sonny” Levi che è l’artefice di questo nuovo strabiliante progetto.
A mio modo di vedere avrà sicuramente successo e seguito sia in campo civile che militare…
Continua a seguirci e ne saprai certamente di più…
Un caro saluto
Giacomo Vitale
Strabiliante questa barca…
Mi piacerebbe visitarla un giorno se possibile.
Bravi comunque, devo proprio farvi i complimenti..
Saluti Enrico
Caro Flavio,
nel ringraziarti per il tuo commento, dovrai attendere un po’ per visitare questa straordinaria nave lunga 100 metri ed in grado di raggiungere i 100 nodi.
Appena avremo novità in merito ne daremo notizia.
Ovviamente il sistema ti avviserà immediatamente in automatico.
Un abbraccio
Giacomo
Grande come al solito Renato!
Mi piacerebbe visitare l’imbarcazione.
Un abbraccio.
Flavio