Esclusivo: video di Arcidiavolo II
Arcidiavolo I e Arcidiavolo II in un video UNICO
Arcidiavolo I durante una premiazione (con lo scafo bianco), Arcidiavolo II in navigazione e per un attimo, di profilo, è possibile vedere anche il suo progettista: Renato “Sonny” Levi.
Si ringrazia il video amatore che, attraverso il Circolo Motonautico di Bellaria, ci ha permesso di recuperare queste bellissime sequenze a colori.
Buona visione!
Gentile Giancarlo,
La ringraziamo per questa sua bella testimonianza riferita ai bei tempi di Arcidiavolo, quando lo sport era, innanzitutto, vera passione, sacrificio, studio ecc…
Viviamo tempi brutti che non immaginavo mai potessero capitarci, così duri come una tegola dietro alla testa.
Tuttavia sono ottimista e penso che gli italiani buoni, hanno sempre avuto la forza di reagire e con impegno, passione e sacrificio, hanno sempre traghettato il nostro paese fuori dai guai..
Incomincerei dalla passione che Lei ha giustamente ricordato e spero che nella vita di tutti i giorni Arcidiavolo possa essere la nostra maestra di vita, per un futuro migliore.
Quanto a lei, fa bene ad essere orgoglioso del lavoro, piccolo o grande che ha fatto su una barca famosa, speciale e innovativa quale era Arcidiavolo, disegnata dall’ing. Renato “Sonny” Levi.
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
Grande emozione rivedere lo scafo per il quale ho contribuito, seppur in maniera millesimale, alla sua nascita. Ricordo Giorgio del cantiere nautico quando mi chiamava con sollecitudine per qualche lavoro di tornitura; ero orgoglioso di lavorare ad un oggetto che sapevo importante per lo scopo sportivo!
Ciao a tutti!
Giancarlo
Grazie Alex, avevo visto anche il video che mi hai segnalato, bellissimo!
In fondo sono pochi frammenti ma è incredibile come ti restituiscano in modo inconfondibile il “sapore” di un’epoca.
Speriamo che da qualche solaio ne spunti qualcun’altro.
Ne approfitto poi per chiedere se esiste qualche libro e o dvd sull’offshore di quegli anni… io ho un magnifico libro illustrato preso più o meno in quell’epoca (“L’avventura dell’offshore: vent’anni di motonautica d’altura”)
Ciao a tutti,
Andrea
Caro Andrea,
spero tu abbia visto anche il più recente montaggio di Arcidiavolo II Levi e il mitico Dart a Bellaria, ti riporto il link qui per tua facilità: Dart e Arcidiavolo II catene Levi a Bellaria Igea Marina
Alex
Caro Andrea,
siamo molto felici per tutto quello che ci dici circa Arcidiavolo e le grandi e profonde emozioni che hanno suscitato in te le nostre ricostruzioni storiche, le immagini, i filmati in cui abbiamo cercato di far rivivere nella memoria di molti, come nel tuo caso, che hanno avuto la fortuna di vedere una offshore di così grande valore tecnico ingegneristico progettato del sorprendente Renato “Sonny” Levi.. Un altro dei suoi capolavori passati alla storia della nautica offshore…
Bellissimo e senza parole il commento sulle tue emozioni per Arcidiavolo e la grande ancora di salvezza che ha rappresentato per te e di cui certamente l’ing. “Sonny” Levi avrà il piacere di leggere, questa volta sorpreso da te, che sei un vero ed appassionato lettore di Altomareblu, in cui storia, persone, personaggi speciali legati al mare si incontrano…
Un grande e caro saluto e grazie per la tua sentita testimonianza…
Giacomo Vitale
Altomareblu
Vi dico un grande GRAZIE e vi spiego il perché!
In vacanza a Bellaria nell’estate del 73 ero un ragazzino di 13 anni insicuro ed estremamente traumatizzato dalla perdita di mia madre avvenuta poco prima. Cercavo in tutti i modi di non pensarci, di distrarmi e avevo un gran bisogno di ricominciare a sognare.
Stavamo rientrando verso il porto canale dopo un divertente ed adrenalinico giro su un piccolo e velocissimo motoscafo Acquaviva pilotato da un certo Tonino, quando incrociammo Arcidiavolo seguito dal suo stupendo pennacchio di schiuma bianca.
Nacque in quel momento una grande passione per l’offshore durata più di dieci anni, fatta quasi solo di sogni a occhi aperti e dei pochi articoli che apparivano sulle riviste nautiche. Ma quello che non dimenticherò mai sono quei pomeriggi d’estate degli anni 70 passati a guardare Arcidiavolo fantasticando avventure al suo timone e alle sue manette… e le emozioni quando scendeva in acqua e al sogno di poterci salire…
Sono tutti sogni passati e mai realizzati che però, in qualche modo, mi hanno aiutato anch’essi a “salvarmi la vita”. E’ quindi molto sinceramente e con un pò di commozione che vi ripeto un grazie per come, con gli articoli, gli interventi, le vostre memorie e i video mi avete fatto rivivere quelle emozioni ormai lontane.
Andrea
Ho letto gli ultimi commenti pubblicati su questo articolo da Antonio che di Michele, rispetto ma non condivido:
Che lo sviluppo tecnico mondiale si sia fermato a dei modelli “dubbi” di innovazione e di brevetti bizzarri e “da dimostrare”, ne potrei scrivere un elenco abbastanza articolato ma nel caso della carena a Y, triciclo rovescio, non c’è da dimenticare che un cantiere ha realizzato un primo prototipo (Arcidiavolo GT e GTS) basato su questo tipo di carena.
Quello che mi stupisce di quasi tutte le realizzazioni moderne è l’applicazione di tecnologie sempre più all’avanguardia con materiali sempre più leggeri, design futuristici (discutibili), elettroniche avanzatissime, risparmi energetici, pannelli solari ecc… ma un dato è più che chiaro; le efficienze delle carene regrediscono di decennio in decennio, per fare quasi gli stessi nodi di velocità dei preistorici modelli, si devono raddoppiare o triplicare le potenze.
Arcidiavolo II mi risulta un mono elica, con un solo motore con circa 500 CV di potenza; la versione moderna è un “bi” elica con 2 motori da 480 CV l’uno. O le potenze una volta le contavano con delle banane o le velocità erano totalmente errate altrimenti non si spiega e io ho le allucinazioni.
Onore e merito ai progettisti, al cantiere che è stato l’unico a “tentare” una strada alternativa al solito monocarena con una valanga di cavalli. Sicuramente i tempi che viviamo non sono facili per investire risorse e sviluppare quel tipo di carena ma non mi risulta che la stampa abbia sostenuto positivamente l’intera operazione.
Errori grossolani di comunicazione, inesperienza da parte del cantiere, infauste prove pubbliche con evidenti problemi tecnici di elettronica, motori, di assetto, di pilota ecc…
C’è da porsi il dubbio se la pazzia l’avesse fatta un cantiere americano, oggi cosa sarebbe una carena a triciclo rovescio. Di sicuro, anche con scarsi risultati, sarebbe stato sorretto da tutto il settore nautico, pubblicizzato alla massima potenza, sviluppato da sponsor e chi più ne ha, più ne metta.
E’ come comprare una carena d’epoca Levi ed immaginare di aver comprato una barca moderna in vetroresina, immaginare di avere le stesse prestazioni o magari, pensare di non fare determinati restauri o peggio, risparmiare…
C’è da dire che una carena Levi è una carena mentre il resto, fanno ancora i conti con tante problematiche già risolte a suo tempo con l’estremo tentativo di riuscire ad avere carene “EFFICIENTI”: veloci, affidabili, sicure.
Il triciclo rovescio, una carena a Y, c’è chi lo critica dicendo che l’assetto in fase di virata è difficile; non mi risulta che i mono carena come i P1 Powerboat siano dei riferimenti perché… girarsi in pieno rettilineo o saltare come dei grilli in fase di virata, non mi è poi sembrato un gran bel vedere. Non è tanto diverso per i catamarani che fin troppo spesso si sono visti ribaltate proprio in virata.
Onore e merito al cantiere “ITALIANO” che ha realizzato la prima carena a Y (triciclo rovescio) della storia moderna, mi auguro di vederlo nuovamente in navigazione in “veste” definitiva e pronto per essere messo in produzione e chissà… vedere magari un campionato mono-marca per quel tipo di carena!!
Alex
Caro Antonio,
il tuo commento é assolutamente condivisibile.
Comprendo anche la tua delusione, visto che sei stato pilota/tester di questa carena/trasmissione e la domanda implicita che si legge fra le tue righe é:
ma per che c.(intendersi “cosa”) ho rischiato la vita in offshore quasi 40 anni or sono?
Che eredità ha lasciato A.? Avrei io una domanda: “qual’é il vero motivo per cui, in questi 40 anni nessun’altro (a mia conoscenza) ha mai pensato di sviluppare e portare avanti questa idea progettuale?”
Per ottusità, ignavia e frigidità, sicuramente. Ma queste sono risposte necessarie ma non sufficienti. C’é qualcuno, a parte “noi quattro gatti” (leggasi “gli iniziati”) che é capace di dare risposta alla domanda? Comunque, per spronare le idee progettuali forse qualche associazione benemerita in campo nautico potrebbe lanciare un concorso per progettisti del titolo: “carena a triciclo rovescio: evoluzione e possibili sviluppi”.
Ecco, se fatto con criterio e con visibilità internazionale, chissà, in questa maniera forse si potrebbe vedere già qualche risultato.
Con stima ed affetto
Michele Tognelli
PS: attendo tua risposta con trepidazione e confido che stavolta partecipi anche “un quinto gatto”
Ho avuto motivo di riguardarmi questo straordinario filmato e, al di là della domanda di perché ad un certo momento a bordo vi fossero tre persone invece che le due previste dal progetto (dubbio più di interesse storico che tecnico), mi sono soffermato con gioia ad osservare l’assetto di questa barca unica.
Quanto c’è ancora da imparare e da capire nella sua particolare geometria di carena (a Y o a “triciclo rovesciato” che dir si voglia). Se solo i progettisti e i cantieri non fossero ottusi come sono si potrebbe disporre di ottimi scafi capaci di prestazioni ben superiori a quelle oggi disponibili!
Purtroppo la realtà che viviamo è frigida e ricca di ignavia.
Antonio Soccol
@Michele e a tutti gli utilizzatori di FaceBook,
vi segnalo che il video con la musica originale di Arcidiavolo II, è nel gruppo Altomareblu su Facebook :-)
Altomareblu FaceBook
Sperando di avervi fatto cosa gradita,
Alex
Caro Antonio,
il Giuliano che ha fatto la domanda è Giuliano Zannoni, il meccanico -elettrauto di Bellaria, nonchè tuo amico. Purtroppo non ero presente nemmeno io quel giorno…
Giuliano
Il filmato (parlo della seconda parte, quella in cui si vede Arcidiavolo II° in prova a tutto gas) è stato certamente girato durante una qualche prova nelle acque antistanti Bellaria- Igea Marina. Alla guida, senza dubbio alcuno, c’è Giorgio Tognelli. Gli altri due che sono a bordo potrebbero essere Giorgio Acquaviva e Quinto Mussoni. Perché due “co-piloti”? Non lo so.
L’unica idea che mi viene in mente è che si trattasse di una prova empirica per avere maggior peso nelle sezioni di poppa. Dietro al posto del navigatore c’era infatti un serbatoio di benzina che veniva utilizzato sempre nelle gare più lunghe (V.B.V. per esempio) ma anche come regolatore di assetto. Gli altri due serbatoi erano sui due scarponi di prua (uno per parte) e venivano usati in funzione della direzione del vento e del mare: con vento da destra si impiegava la benzina del serbatoio di sinistra e viceversa.
Avere o non avere circa 100 chili all’estrema poppa poteva avere una certa valenza per ottenere un assetto migliore in certe condizioni di mare di prua o di poppa.
Spesso, nelle prove dei prototipi, queste prove si fanno spostando sacchi di sabbia o di altro materiale, perfettamente pesati… Ma togliere o mettere un passeggero in più su una piccola (dal punto di vista abitativo, intendo) barca com’era Arcidiavolo poteva essere di una soluzione empirica veloce e semplice.
Purtroppo quelle riprese sono state fatte un giorno in cui io non ero presente e quindi… non so. Ma, di sicuro, si è trattato di una performance occasionale e unica.
Antonio Soccol
Caro Giuliano,
credo che solo una persona potrà risolvere il mistero di chi erano i “passeggeri” di Arcidiavolo II nel video: Sonny Levi…
A presto,
Alex
Anche per me è stata una grande emozione rivedere un caro amico, Giorgio e una barca a me molto cara a cui ho dedicato molto del mio tempo con piacere.
Chi sono gli altri 2 piloti? Non ricordo di un’ Arcidiavolo a 3…
Giuliano
Gentile Alessandro Vitale,
certo, nel permettermi di suggerire alcuni diversi sottofondi l’aspetto dei copyrights non era stato considerato. Si rimandava a YouTube solo per rintracciare e segnalare facilmente le musiche specifiche. Comprendo la delicatezza della questione e passo subito ad oltre.
Tengo a sottolineare la mia stima per il lavoro che state facendo, che eccelle in qualità ed efficacia (la pubblicazione sul web del filmato di Arcidiavolo II rappresenta, ad oggi, un documento unico e come tale eccezionale). Speriamo che esistano altri contributi video di Arcidiavolo II, forse in gara.
A presto.
Michele Tognelli
Gen.le Michele Tognelli,
ho apprezzato i suggerimenti che rientrano di certo in un ambito musicale più ritmato, c’è una “political correctly” anche nel pubblicare video con “musiche” di cui, non si detiene i diritti.
YouTube (Google), ha delle Policy da rispettare, si è scelta una musica di quelle che YouTube consente di aggiungere al video e in linea con l’idea dell’editor che, ha voluto sottolineare più l’aspetto di ricordo con la musica e la potenza e la spettacolarità con le immagini “uniche” di Arcidiavolo II in navigazione.
Il video originale dal quale è stato estratto il contenuto di Arcidiavolo II, non ha alcun audio ma è comunque, un documento eccezionale.
Per approfondire l’argomento pubblicazione video in YouTube, consiglio la lettura del seguente link: http://www.youtube.com/t/howto_copyright
Grazie,
Alex
Non era mia intenzione offendere l’editor di questo splendido documento di immenso valore storico e – per me – sentimentale, al contrario voglio ringraziarlo per l’iniziativa ed il lavoro investito.
Ho solo espresso, forse in modo “not politically correct”, il mio parere. Mi pare che una musica troppo malinconica non possa esprimere il “pathos” reso dalle immagini di un Arcidiavolo II VIVENTE. Dico le mie 4 idee alternative, poi da sincronizzare al meglio con le scene del video, cfr.:
http://www.youtube.com/watch?v=UBGjpN3HMqo&feature=related o
http://www.youtube.com/watch?v=SPiSWRvuZaY&feature=related (che in versione strumentale é anche molto sentimentale:http://www.youtube.com/watch?v=4cesrlcnsmw&feature=related)
http://www.youtube.com/watch?v=vyqgjCKm9nQ (dal minuto 5 in avanti) o
http://www.youtube.com/watch?v=3vYsy4LvyX8&feature=related
Il riquadro su cui scrivo é intitolato “Lascia un tuo commento”, e come tale questo va interpretato: non di piu’ di un opinione personale.
Grazie Alessandro, grazie Antonio
L’unica musica che io sento è quella della velocità (benché i motori fossero spesso piuttosto bolsi), del progresso (benché ancora incompreso a oltre 35 anni di distanza)e del futuro (sembra sia difficile migliorare quanto era già stato fatto).
Grazie ragazzi per questo documento unico ed emozionante.
E’ la prova concreta di cosa significa saper progettare (Levi) e di cosa si possa ottenere se si ha la determinazione che ha avuto, in quei difficili e stupendi anni, Giorgio Tognelli.
Antonio Soccol
Eccellente documento storico, la musica non è proprio da “alta velocità” ma la trovo intonatissima per una… così suggestiva “rimembranza”…
Tito.
E’molto emozionante rivedere, alla mia stessa età, mio padre al comando chiome al vento.
Cambiate pero’ la musica
Grazie
Grazie per questo documento “storico” Antonio Soccol, sarà Arcicontento!