Barbarina – barca veloce costruita dai Cantieri Delta
Barbarina barca classica costruita dai Cantieri Delta di Anzio per il Conte Agusta
Barbarina, varata nel maggio del 1969, aveva la stessa disposizione dei motori del G. Cinquanta (G50), quadrimotore costruito da “Sonny” Levi per Gianni Agnelli, ma erano i BPM Super Vulcano che davano complessivamente 400 CV in più per una velocità massima di 60 nodi.
La carena di di questa barca ed i sistemi di costruzione, erano gli stessi della barca di Agnelli, come aveva chiesto il Conte Agusta. L’unica differenza era che il pozzetto davanti al posto di guida era sostituito da un locale toilette che scompariva sotto ad un elegante carabottino in teak.
DATI BARCA CLASSICA BARBARINA:
- Lunghezza f.t. 11,28 m.
- Lunghezza al galleggiamento f.t. 9,65 m
- Larghezza massima 3,18 m
- Larghezza allo spigolo 2, 43 m
- Immersione 0,58 m
- Diedro specchio di poppa 26°
- Peso 4,8 tonnellate
- Motori 4 x 8 litri BPM Super Vulcano 1680 HP totali
Viste di poppa di un motoscafo da corsa con forma di carena a V profondo. Progettato da Renato Levi, era azionato da 4 motori da corsa BPM da 400 C.V.
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Gentilissimo Gabriele,
visto che siamo accomunati dalla stessa passione per il salvataggio di: barche da parte mia e di un idroscivolante da parte sua, proporrei immediatamente di darci del tu che, oltretutto è corrente tradizione tra la gente di mare…
Come giustamente dici il salvataggio di una carena costruita secondo il sistema adottato nella costruzione di moltissime carene Levi come hai descritto nel tuo commento, è cosa abbastanza usuale e possibile per questo tipo di costruzione e non è assolutamente vero, come affermano alcuni addetti ai lavori di cantieri più o meno improvvisati del settore e che si definiscono specializzati nel restauro di tali unità, che la delaminazione dello strato esterno o parte dell’interno significa fine della vita di queste carene. Chi dice queste cose è assolutamente in mala fede e incompetente. Tuttavia, vanno attentamente considerate determinate cose che mi permetto di elencare di seguito e ti ringrazio di avermi scritto, dandomi spunto una volta e per tutte, partendo dalla “grossa stronzata” passami la parolaccia, di qualche “imbecille” che ha deciso la demolizione di Barbarina. Fosse capitata nelle mie mani, avrei deciso sicuramente per il recupero, anche a costo di rifare gran parte della carena in quattro strati di lamellare di mogano, come previsto in origine. Sarebbe stato un restauro oneroso, verissimo, ma si sarebbe recuperata una barca unica nel suo genere per la sua carena Delta e dalle linee straordinariamente avveniristiche al suo tempo, ma tuttora straordinarie, che nessun altro progettista attuale sarebbe in grado di ideare e tanto meno disegnare con matita, curvilineo, squadrette ecc… Ormai per questo caso è andata come sappiamo, ma visto che ci siamo noi di AMB e nello specifico in prima persona per questo tipo di restauri, gli interessati a tali recuperi possono scrivermi via mail, chiamarmi al telefono per domandare in tal senso, li esorto a farlo senza remore. Sarò ben lieto di dare una corretta dritta in merito e tutto questo assolutamente senza alcun onere.
Nel tuo caso ti chiedo di inviarmi una mail replicando alla mia che ti ho appena inviato ed inserendo tutte le immagini che hai a disposizione. Sarei felice di darti la giusta dritta per farti sapere come procedere con i lavori di restauro dell’idroscivolante…
Prima di salutarti posso dirti che la laminazione con resina epossidica del fondo di una carena in lamellare di mogano o con un solo strato di compensato in mogano, dipende molto dalle sue condizioni generali e nel caso che esso si presenti compromesso in profondità.
Giacomo Vitale
AMB
Egregio Sig. Vitale,
vorrei inviarle delle foto relative a un idroscivolante, costruzione attorno agli anni ’30, compensato marino. Leggendo la storia del restauro che “poteva essere e non fu” con resine che penetrano negli strati incollati, sono certo che il natante del quale le parlo ne potrebbe beneficiare. Si tratterà di capire se il costo sia superiore a quello della sostituzione del foglio di compensato, perché questo natante di fogli ne ha uno solo, a differenza del sistema Levi che è in quattro fogli incrociati a 45° ed incollati tra loro, a quello che ho capito, quindi non sostituibili.
In attesa di conoscere se interessa ricevere questo materiale, cordialmente la saluto e la ringrazio per la sua dedizione al salvataggio di opere del passato!
Gentile Massimo,
è per noi di AMB, un onore oltre che un piacere ricevere notizie ed immagini di Barbarina e nel nostro archivio storico, oltre alle foto che erano state pubblicate sul libro d Renato “Sonny” Levi, “Milestones In My Designs”, non ne avevamo nessuna. Ed è un piacere sapere della vita di questa stupenda “one – off”, di cui,dopo l’improvvisa dipartite del suo primo armatore, Conte Augusta, non ne sapevamo più nulla, oltre che qualche informazione di cui può leggere di seguito nelle righe.
Per dovere di cronaca, ricevemmo alcune comunicazioni dell’ultimo proprietario, un appassionato di barche d’epoca, dott. Ugo Baravalle, il quale nei commenti pubblicati ci riferì, tra il nostro “immenso dispiacere” e lo stupore, che Barbarina era stata demolita perché afflitta da funghi e marciume sparso dello scafo, non essendovi alcuna possibilità di recupero. Lo avessi saputo per tempo, avrei chiesto di donarmela, almeno per tentare un recupero statico a mio carico ed esporla in modo permanente in un importante Museo, interessandomi personalmente di tale ubicazione definitiva, visto che è nei miei progetti aprire una sezione in tale sede dedicata a tutta la strabiliante carriera professionale dell’ing. Renato “Sonny” Levi con la rappresentazione dei suoi progetti più famosi che ancora oggi sono attuali, bellissimi ed irripetibili. Per parlare anche delle sue geniali invenzioni, come le trasmissioni “step-drivie” con eliche di superficie, chiaro riferimento al Drago, che oggi sono il presente ed il futuro delle migliore propulsione che si può realizzare con notevoli benefici per le velocità raggiungibili, che sono una sicurezza assoluta capace di districarsi velocemente da situazioni di pericolo, oltre ad un contenimento dei consumi dovuti al sollevamento dall’acqua della carena dovuta ad una portanza studiata ad hoc e che serve per far lavorare le eliche di superficie con la mezza pala inferiore in acqua e mezza pala superiore fuori dall’acqua.
Ricordo che questa “invenzione” è ancora l’attualità assoluta, perché in tema di contenimento dei consumi, potendo lavorare in planata con una superficie bagnata ridotta (roker), si riesce a consumare di meno con un aumento del rendimento idrodinamico, dato anche dai propulsori attuali che con cilindrate ridotte rispetto al passato ed iniezione common-rail, riferite ai motori diesel, i cavalli a disposizione sono considerevoli, vedi l’ultima sua nata: il Corsair una evoluzione di uno dei suoi progetti, vere pietre miliari pietre miliari della sua carriera di progettista, quali: ‘A Speranziella, Speranzella II Serie Cabin Cruiser, Settimo Velo, Corsair.
https://www.altomareblu.com/lo-stradivarius-del-mare-barca-depoca-speranzella-fujihama/
https://www.altomareblu.com/prova-in-mare-a-finale-ligure-speranzella-fujiyama-32-cabin-cruiser/
https://www.altomareblu.com/levi-corsair-model-year-2013/
https://www.altomareblu.com/boat-of-year-2011-corsair-levi/
https://www.altomareblu.com/nautica-fascino-vintage-barche-epoca/
https://www.altomareblu.com/corsair-classic-oggi-speranzella-ieri/
Anzi a questo proposito, devo dire che questo modello attualmente costruito dal Cantiere Pontegrandi di Venezia ed in collaborazione con l’ing. Renato “Sonny” Levi, animato da un dinamico ed intelligente imprenditore dott. Villa, non è che il primo passo verso altre realizzazioni che seguiranno in collaborazione con la “mitica matita di “Sonny” Levi…
Chiedo scusa per le mie divagazioni, ma quando si parla dei “gioielli Levi” la mia adrenalina sale fortissmo…
Ritornando a Barbarina, Lei “deve”, scusi il tono perentorio voluto, ma così permetterà di lasciare traccia della storia di un gioiello Levi, inviarci tutto quello che ha, oltre le foto, naturalmente, anche qualche nota sua personale, sue emozioni vissute a bordo di una stupenda carena Levi.
La contatto in privato per indicarle l’indirizzo di posta elettronica di AMB a cui inviare le immagini e le testimonianze storiche di un capolavoro, una vera opera d’arte di nome Barbarina..
La ringraziamo a nome di AMB e di tanti lettori che ci hanno scritto per saperne di più di Barbarina a cui dedicheremo un articolo con tutto il materiale storico che ci fornirà.
Un caro saluto,
Giacomo Vitale
AMB
Con piacevole sorpresa ho letto, dopo tanti anni trascorsi sulla Barbarina da me posseduta dal 1986 al 1992.Imbarcazione straordinariamente veloce su qualsiasi mare, pur avendo ridotto a due la propulsione di progetto che prevedeva quattro motori.
Ho tantissime foto della Barbarina che naturalmente sono a disposizione. Sono stati i suoi ultimi sei anni di vita, ma credetemi li vissuti alla grande…
Gentilissimo Filippo,
ti ringraziamo molto per questa tua testimonianza circa la sfortunata one-off Barbarina.
Sapevamo che la barca, probabilmente quando non l’hai più trovata dietro ai capannoni del porto era stata acquistata da un collezionista di barche d’epoca che voleva tentare di ripararla. Purtroppo le pessime condizioni in cui si trovava non lasciarono scampo alla demolizione, anche se avrei tentato un salvataggio in extremis, almeno per i soli fini museali e storici. Purtroppo così non è stato e dopo esse stata spogliata di tutto il suo armamento e dei suoi motori, fu definitivamente demolita. Un nodo alla gola mi viene al solo pensarci… ma tant’è.
Se riesci ad inviarci le immagini ricavate dalle diapositive di tuo padre le pubblicheremo su AltoMareBlu nell’articolo dedicato a Barbarina di cui, oltre alle prime immagini di quando prese il mare per i collaudi con “Sonny” Levi ai comandi, insieme al noto meccanico di Anzio “Pierino Gargana”, farebbe piacere a tutti gli appassionati di queste stupende opere d’arte che ormai nessuno più progetta e costruisce. Ovviamente, indicheremo il nome del proprietario delle diapositive…
Ti credo e non immagino nemmeno lontanamente che tu possa esserti inventato quanto hai descritto di Barbarina.
Un caro saluto,
Giacomo Vitale
Ero un bambino , non so se fosse una copia la barca o meno, le foto sembrano proprio quelle. Mi ricordo un numero di “Nautica” che sfogliavo avidamente e su cui c’era un articolo sulla “Barbarina”. Era ormaggiata al porto dell’isola di Albarella, proprio sotto la capitaneria di porto. Il propietario in quel periodo (anni 80) era un certo Sig. Milani pezzo grosso, molto grosso di Marghera che la usava spesso. La vedevamo passare noi bimbi sul canale di uscita dall’isola di Albarella. Il sig. Milani ebbe poi guai giudiziari se ben ricordo con sequestro della barca e della villa in isola sempre se ricordo bene. Per anni la barca fu lasciata al Centro Ippico e poi portata dietro i capannoni del porto. Più di una volta di notte con i miei cuginetti ci siamo entrati sollevando la copertura e si stava lì a sognare davanti alla consolle. Mi ricordo che era messa molto male per aver passato anni alle intemperie. Un’estate poi tornando in isola per le ferie la Barbarina non c’era più. Forse ho delle diapositive di mio padre se dovesse capitarmi sotto mano… Non mi sono inventato nulla.
Filippo
Gentilissimo Ugo Baravalle,
ti ringrazio molto per questo tuo commento su Barbarina e mi è dispiaciuto molto sapere anni fa della fine di Barbarina. Tuttavia, si poteva ovviare a tale inconveniente con una tecnica mia personale che avrebbe certamente fermato i funghi e una volta essiccata tutta la carena, si sarebbe potuto procedere con una laminazione profonda fatta con un certo criterio che avrebbe letteralmente annegato i quattro strati di lamellare in mogano, bloccando per sempre qualsiasi formazione di funghi e consentendo comunque il salvataggio dell’unità, almeno per fini museali.
Ormai Barbarina non c’è più, ma porca miseria, scusami la parolaccia, vorrei dirgliene quattro a chi ti ha consigliato di demolire questa favolosa barca. E’ un omicidio incomprensibile perpetrato da chi, scusami per la ferocissima critica, non capisce assolutamente il campo di applicazione delle resine epossidiche, i vari tipi esistenti in commercio e le varie applicazioni che esse consentono e che permettono invece a chi ha cognizione di raggiungere risultati impensabili.
Non è per polemizzare assolutamente, ma è per esperienza vissuta su un’altra carena Levi di valore storico, dove un altro estemporaneo titolare di un cantiere che si occupa di restauri di barche in legno, ma certo non di quelle in lamellare, nel vedere detta carena Levi con funghi e delaminazioni sparse in opera viva, decretò immediatamente che la barca doveva essere demolita e che non c’era nulla da fare ecc… per la storia si è intervenuto a mio modo sia per i funghi e sia per lo strato esterno dell’opera viva ed il restauro procede regolarmente.
Inoltre, dove c’erano i funghi, con il trattamento detto nelle righe non sono assolutamente ricomparsi. Adesso per correttezza, visto che non ho potuto vedere la barca da vicino e quindi non posso esprimere un mio parere su dati di fatto, ma fossi stato in te, prima di tutto avrei cercato di farla asciugare tutta come si deve e poi, ancor prima di procedere per la demolizione avrei interpellato altri cantieri.. magari Altomareblu. Quello che mi dispiace e che una persona come te era partita con ottime premesse per portare a termine un restauro eseguito correttamente, purtroppo così non è stato e come dice “Sonny” Levi alla fine di ogni situazione positiva o negativa che sia: “Amen”.
Ti ringrazio comunque per questa tua testimonianza e se hai le foto di Barbarina al momento che l’hai acquistata comprese quelle inerenti ai fughi ed allo stato della carena, inviacele, potrei così scrivere un pezzo per spiegare come intervenire, partendo da situazioni critiche dette e salvare una barca meravigliosa come era Barbarina, ma come potrebbe essere qualsiasi altra barca in lamellare di mogano, nota o sconosciuta che sia, ma per la quale il suo armatore ha quell’amore che solo i veri marinai possono capire.
Un caro saluto e ti ringrazio per la tua eventuale disponibilità,
Giacomo Vitale
Buongiorno!
Per caso sono capitato sul blog riguardante Barbarina. Sono stato io l’ultimo proprietario e purtroppo sono stato io a doverla demolire.
Era stata visionata a Ferrara prima dell’acquisto e la barca sembrava in ordine. L’acquisto è stato fatto un anno dopo e in quel lasso di tempo la barca è stata coperta con della plastica con purtroppo all’interno dell’acqua.
Portata all’Elba abbiamo iniziato il restauro e abbiamo dovuto constatare la presenza di funghi praticamente un pò dappertutto.
Vista la costruzione a strati incollati non era possibile alcun tipo di riparazione. L’unica possibilità sarebbe stata usare la barca come modello per costruirne un’altra, ma naturalmente non sarebbe stata la stessa cosa.
E’ stata quindi recuperata la ferramenta, strumenti e tutto quanto asportabile che ho portato nel museo a Torino, allestito con la mia collezione. In seguito la ferramenta è stata donata al Museo della Barca Lariana. I motori, già restaurati, sono stati venduti al proprietario del G 50.
Questa è la triste storia di una barca meravigliosa.
E pensare che avevo tanto sognato di poter restaurare una barca simile. Prima avevo tentato l’acquisto del G 50 senza successo. Ero andato a trovare Sonny Levi in Inghilterra per aver i massimi dettagli della costruzione, recuperato dal cantiere tutti i piani, la barca era abbastanza originale, quindi si presentava un’ottima possibilità di restauro…
A totale disposizione per ulteriori informazioni.
Gentile Andrea,
ti ringraziamo per quanto ci hai raccontato di Barbarina, una barca fantastica… Un vero capolavoro disegnato da Levi e mi danno l’anima quando sento i racconti degli ultimi attimi di vita di barche simili. Poteva essere salvata se non fosse finita nelle mani sbagliate…
Cordiali saluti,
G.V.
Barbarina e stata demolita a Portoferraio (Isola D’Elba) qualche anno fa, dove vi arrivò proveniente da Ferrara, acquistata in pessime condizioni.
Il vecchio proprietario la usava in Adriatico e pur avendo sbarcato 2 motori, la barca raggiungeva comunque 45 nodi. acquistata e portata all’Elba da un noto collezzionista di barche sia a vela che a motore fu completamente smontata per iniziare il restauro.
I motori furono revisionati, credo alla BPM, ma quando si esaminò attentamente lo scafo si scoprì che il legno che componeva il fasciame incrociato era stato attaccato da un fungo e tutto finì li.
L’ultima volta che la vidi era tutta bianca, spogliata di tutto il suo armamento, nel piazzale del cantiere Edilnautica di Portoferraio. Rimanevano il nome Barbarina e Roma in lettere cromate…
Non ho mai più visto uno scafo cosi estremo.
Andrea Santini
Gentilissimo Stefano Pietrafaccia,
è un onore ed un piacere leggere questo tuo pregiatissimo commento su AltoMareBlu, in cui si evince che la passione del tuo grande papà, pilota offshore indimenticabile, che con la Speranzella vinse nel 1963 l’edizione della classica gara “Viareggio-Bastia-Viareggio, come tu giustamente ci ricordi.
Scusami se ti do del tu, ma tra noi appassionati delle fantastiche, uniche ed ancora attualissime carene Levi, siamo tutti come amici di vecchia data… La passione di tuo papà Manlio Pietrafaccia è talmente forte e viva che dopo tanti anni, come tu stesso ci riferisci, Delta Tiger è conservata in condizioni ottime. Recentemente ho avuto modo di parlare con qualche persona che vi conosce bene proprio di tutto ciò e di cui mi scuso per non ricordarmi il nome. Speravo tanto che un giorno mi avresti contattato e finalmente eccoti qui su AMB. Ti dico subito che adesso pubblico subito il pezzo tratto da Milestones In My Designs, in modo che tutti gli appassionati che ci leggono nelle pagine di AltoMareBlu, possano capire di quale barca stiamo parlando…
Ovviamente vorremo saperne di più e se ci invii qualche foto recente del Delta Tiger fai felici tutti, compreso l’ing. Levi e con il quale mantengo i contatti tramite il figlio Martin Levi, visto che “Sonny” non è un frequentatore del web…
Ti ringraziamo tantissimo per averci scritto e vogliamo sentire anche cosa ci puoi raccontare di “Delta Tiger”, “Barbarina” del Conte Augusta, che fu una barca bellissima ed entusiasmante, come il G.50 e Hidalgo… tutte e tre sono barche hanno in comune la stessa carena Delta…
Restiamo in trepidante attesa di tue preziose notizie in merito e ti salutiamo con grande affetto e stima, con la preghiera di salutarci con tanto affetto tuo padre, Signor Manlio, ricordato da chi ha vissuto anche da spettatore, quei famosi momenti in cui portò alla vittoria la Speranzella come hai detto nelle righe.
Giacomo Vitale,
AltoMareBlu
Buongiorno,
mio padre che negli anni 1960 ha vinto con la Speranziella di Levi la Viareggio-Bastia-Viareggio ed il trofeo “Elica d’oro”. Successivamente mio padre ha poi ordinato all’ing. Renato “Sonny” Levi il Delta Tiger, che é da sempre nostra, tenuta in ordine in un nostro deposito. Inoltre é stata pubblicata sul libro di Levi “Milestones In My Designs” alle pagine 88 e 89. Sarà un piacere parlarne! Inoltre ero amico del conte Agusta e ho provato diverse volte il suo magnifico Barbarina che sappiamo essere stato tristemente demolito..
Cordiali saluti agli appassionati delle carene Levi.
Stefano Pietrafraccia
Carissimo Filippo,
la storia che ci stai raccontando cica la magnifica Barbarina, che ormai non è più… ci intriga, ma la finta? Il resto del tuo commento dov’è. Dai scrivici ancora e facci sapere… Grazie per averci contattato!
Saluti,
Giacomo Vitale
Io me la ricordo bene quella barca,
me la ricordo lasciata marcire prima al centro ippico e poi al porto dell’isola di albarella. Quando la vedevamo passare era uno spettacolo anche a ridotta velocità in ingresso del porto. Milani il suo ultimo proprietario che io sappia.
Filippo
Bellissimo!!
Il G. Cinquanta dal vivo è uno SPETTACOLO. Un design attualissimo se non futuristico per barche veloci, nonostante la sua non giovane età. Sono salito a bordo, visto che mio zio si occupa del rimessaggio. Ha avuto un po’ di problemi con i motori, che poi sono stati sostituiti con altri quattro nuovi di zecca. Uno scafo a benzina da far invidia a tutti i vecchi contrabandieri del Golfo di Napoli. A terra, sulla sella, l’ho visto dalla prora… la mia fronte quasi poggiata sulla punta acuminata… Sensazione indescrivibile!!!
In effetti a vederla dal vivo crea delle senzazioni straordinarie.
A terra con la sua opera viva poggiata sulla sella è fenomenale. La coperta credo che sia stata trasformata con gli anni, infatti mi sembra che un pozzetto con il divanetto per i passeggeri anticipava quello del comando originariamente. Adesso è del tutto simile a Barbarina, che sappiamo essere stata tristemente demolita.
La barca si trova in periferia di Formia (LT) quando fa rimessaggio.
Carlo
Per dovere di cronaca,
il Bill Bull l’ho ritrovato io in un capannone di Gallarate e dopo averlo acquistato e caricato su un carrello l’ho trainato con la mia auto fino ad Aregai dove l’ho cedetti al caro amico scomparso Gianni Cozzi per il suo progetto del museo della nautica.
Da diversi anni aspetta una sistemazione consona delle sue linee stupende a delta.
Stefano
Quando vedo queste barche, mi emoziono tantissimo.
Complimenti, restauriamo anche noi tante barche d’epoca e sò bene cosa significa farle rinascere.
Tanti saluti,
Daniele Massa
@Gigi,
il sig. Vitale è stato da me avvisato e al più presto si metterà in contatto con lei direttamente.
In attesa di ulteriori informazioni su Bill Bull (siamo tutti curiosissimi), porgo,
distinti saluti,
Amministratore del blog.
gent. sig. Vitale
le sarei grato se si può mettere in contatto con me avrei ulteriori notizie su bill bull e anche delle precisazioni da fare sul ritrovamento dell’imbarcazione.
Grazie arrivederci.
BARBARINA NON C’E’ PIU’- MA ABBIAMO RITROVATO BIL BULL
Oggi 23 ottobre 2007, dopo aver messo insieme tutte le informazioni in mio possesso, ho raggiunto telefonicamente il Porto della “Marina degli Aregai” chiedendo del direttore, dove sembrava fosse in qualche deposito giacente “Barbarina”.
La persona addetta al centralino con grande gentilezza e disponibilità si é ricordata della mia precedente chiamata e mi ha messo subito in comunicazione con il direttore del porto Francesco Giordano, che a sua volta mi ha indirizzato alla persona che ha catalogato tutte le unità presenti alla “Marina degli Aregai”e cioè il sig. P. Pivas.
Finalmente stabilito il contatto con il sig. Pivas per sapere appunto di “Barbarina” e dopo avergli detto brevemente la sua configurazione, appena ho detto che la barca era stata progettata da “Sonny” Levi ed aveva quattro motori BPM Vulcano da 400 HP cadauno, il sig. Pivas ha subito replicato: Noi di “Sonny” Levi abbiamo nel museo solo “BIL BULL”.
Quindi la notizia è ufficiale: abbiamo ritrovato “BIL BULL”.
Ordinata all’ing. Levi dal Conte Augusta, Bil Bull fu costruita per far correre suo fratello “Corrado”.
Questa barca era particolare per la forma dell’ordinata di poppa inclinata in alto verso prua di 30°. La sua trasmissione fu ideata in modo che avesse due motori paralleli BPM Vulcano da 400 HP cad. e istallati con un unico V-drive che usciva con un solo asse per ridurre notevolmente il drag di appendice.
Questo tipo di trasmissione non esisteva a quell’epoca ed il Conte Augusta la fece realizzare appositamente nella sua nota ditta costruttrice di elicotteri, l’omonima Augusta ed in brevissimo tempo si realizzò questo progetto.
Purtroppo una volta terminata la barca l’improvvisa e prematura scomparsa del Conte Augusta fermò l’interssantissimo progetto e di Bil Bull non si seppe più nulla.
Questa mattina la bella sorpresa annunciata dal sig. Pivas della “Marina degli Aregai”!
Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone della “Marina degli Aregai che con la loro gentilezza e disponibilità hanno permesso di sapere circa l’esistenza ed il ritrovamento da parte nostra di un’altra interessantissima barca offshore disegnata da “Sonny” Levi: Bil Bull.
Ho stabilito, dopo le prossime ricorrenze festive di novembre, un appuntamento con il sig. Pivas per effettuare un servizio fotografico di questa barca che pubblicheremo quanto prima sul blog.
Quella di Marina degli Aregai era l’ultima possibilità di ritrovare Barbarina, poichè dal relativo sito si parlava della presenza nel loro museo di una barca che fu del Conte Augusta che aveva due motori BPM Vulcano e più di qualche persona insisteva nell’affermare che forse si trattava di Barbarina, ma il fatto che avesse solo due motori mi dava qualche dubbio.
Poi l’epilogo questa mattina come detto e confemato dalle parole dell’ultimo proprietario che l’acquistò per ristrutturarla, ma che capita l’impossibilità di realizzazione di questo suo progetto, la fece spogliare di tutto il suo armamento per poi demolirla. Quindi era molto strana la notizia che affermava ancora della sua esistenza.
Prova è che questa persona che l’acquistò per rimetterla a nuovo sia attualmente in possesso di tutto l’armamento della barca; quindi impossibile che fosse intera da qualche parte ed in contraddizione con quanto da lui stesso affermato, vista l’impossibilità oggettiva di recuperarla avendone disposto la demolizione.
Giacomo Vitale