Stiamo inseguendo Mike/Sierra di Maurizio Mainardi (quinta puntata)
Nota per il lettori di Altomareblu:
Maurizio Mainardi autore dell’omonimo libro intitolato “Stiamo inseguendo Mike/Sierra” ci ha comunicato che è disponibile online su Amazon solo la copia cartacea a pagamento dell’omonimo libro al seguente link:
Viene così eliminata la copia gratuita online come disposto dallo stesso autore!
Lasciamo al posto del testo delle puntate pubblicate qui su Altomareblu le foto che sono molto belle e qualche riga sul testo
28 Giugno 1998
Quel pomeriggio usciamo da soli. Abbiamo la compagnia della “V.1687” che però viene da Brindisi e ci dobbiamo incontrare a metà rotta. Piero è in ritardo, telefona dicendo che non può uscire ed allora viene con noi Orazio che sta facendo la custodia sul guardacoste. Usciamo un po’ più tardi e mentre stiamo andando verso Sud ci chiama la “V.1686” che ha intercettato uno scafo e lo sta inseguendo….
Ci da la posizione, è troppo distante per ricevere il nostro aiuto. Comunque continuiamo a scendere verso la rotta prevista, è ancora giorno e ad un certo punto vediamo una scia che viene dal largo verso di noi. Ci fermiamo… cominciamo a cercare di capire cosa può essere ed avvicinandosi di più capiamo che è …uno scafo! Incurante di tutto e di tutti lo scafo scende verso terra a circa venti miglia dalla costa. Forse sapendo che la Finanza sta inseguendo in un’altra posizione scende tranquillo. “Ma dove vuole andare? Possibile che non ci ha visto?“ dice Orazio.
Continua a scendere proprio nella nostra direzione…. Forse ci ha visto ma non capisce chi siamo e solo quando arriva a neanche due miglia si rende conto che quello che ha davanti non e’ un peschereccio ma una vedetta della Finanza!!! Una rapida accelerata, una virata verso il largo e la fuga ha inizio. Noi, mentre lo scafo vira verso fuori, già planiamo e in meno di cinque minuti gli siamo a fianco. Lo scafo è un Corbelli. Tutto bianco… Emilio è il nome.
A bordo ci sono tre persone, lo scafista decelera un po’, siamo fianco a fianco e si affaccia dal cupolino facendo un cenno con la mano e dicendo: “Comandà, piano piano, non ci facimme male!“. Orazio gli risponde: “Tu fermati!“. “Seee, fusse matto!“ avrà risposto l’uomo ai comandi. Non c’è bisogno del faretto e quindi mi posso gustare l’inseguimento. Cominciamo a girare cercando di passare di prua per fargli prendere la cima. I contrabbandieri buttano le casse a mare di continuo. Rimaniamo sempre nella stessa zona ed il mare calmissimo, piano piano si riempie di sigarette.
Ma lo scafista è molto bravo e non riusciamo a passargli davanti, lui è un tipo dal viso scuro, ma dallo sguardo simpatico. Inoltre, quando le due barche si avvicinano troppo fa gesti con la mano come per dire: “Piano, piano“ ribadendo la sua disponibilità a “combattere lealmente“. Arriva il buio, dobbiamo accendere i faretti che illuminano la scena che rimane la stessa per quasi un’ora e mezza.
7 Luglio 1998
Siamo di servizio con la “V.5007” ed il Guardacoste “G.79 Barletta”. Usciamo tutti insieme alla solita ora rotta verso Sud. C’è molto vento di Scirocco e scendendo prendiamo in faccia tutto il mare alzato dal vento, più scendiamo e più aumenta. La “V.5007” si ferma… non ce la fa a scendere, deve rientrare. Rientriamo con lei. Il Barletta, invece, prosegue piano verso il punto stabilito.
La V.5007 naviga più al largo a circa due miglia dalla costa. Mi controllo le varie palle di cime, i faretti, non con poca difficoltà visto che ogni tanto facciamo un salto.
anche di strade e di tutto, visto che si vede solo la scogliera… I motori sono al minimo, i nostri sguardi nella penombra cercando di scorgere la figura di ciò che abbiamo davanti.. ecco, appare una sagoma è tutta bianca… è la sagoma di uno scafo che forse ci ha visto o forse no. Le palpitazioni mi arrivano a tremila. Sulla scogliera si comincia ad intravedere una moltitudine di persone o meglio, di ombre che si muovono freneticamente.
Rimaniamo immobili… lo scafo si gira con la prua verso la scogliera e va verso una piccola rientranza. Noi ci avviciniamo un po’ rimanendo in silenzio incantati dalla scena dello scafo che sta per toccare terra. Un uomo prende una cima che sta legata a prua dello scafo e la lancia ad un’ altro che sta sulla scogliera e la tira facendo attaccare lo scafo alla scogliera. Alcune persone salgono sulla prua ed una di esse apre il portellone e comincia a cacciare delle stecche di sigarette.
Arriviamo anche noi lo scafo va dritto e la V.1686 al fianco… Vedo un contrabbandiere che butta le casse a mare… sono in tre e sul fianco della barca non c’è scritto il suo nome. Stiamo per arrivare sul fianco opposto, ma lo scafo vira prima seguito dalla nostra sorella. Rallentiamo e saltiamo sulle due scie.
Ci rimettiamo in rotta e di nuovo stiamo dietro alle due… altra virata, ma stavolta viriamo al contrario e non prendiamo l’onda.
La V.1686 è rimasta un po’ indietro, mentre ci affianchiamo allo scafo e stiamo per superarlo. Lui vira deciso… viriamo anche noi, una virata strettissima… la forza centrifuga mi spinge contro il seggiolino, mentre sbatto l’anca e mi vola via la cima! Un motore fa un rumore sordo andando fuori giri, rallentiamo vistosamente e Nico urla: “Un motore non va!!“ e poi rallenta.
Io mi precipito verso la sala macchina, apro un portellone e guardo un po’ in giro… mi va l’ occhio alla paratia di poppa e vedo che un getto d’acqua sta entrando dalla campana di destra: “Abbiamo perso… un piede!!! Porca pu…..” . Nico ingrana di nuovo i motori puntando verso Bari… Il piede propulsore esterno sinistro si è completamente sradicato dallo scafo ed al suo posto c’è un buco dal diametro di circa venti centimetri e stiamo a venti miglia da terra.
Il portellone è aperto ed insieme a Raffaele siamo seduti sul bordo del vano motori con lo sguardo fisso sul dannato buco da cui l’acqua non entra perché stiamo correndo in avanti ed anzi, l’acqua entrata prima fuoriesce… ma non ci dobbiamo fermare e non possiamo neanche tentare di tappare il buco poiché sta dietro il motore ed è praticamente impossibile arrivarci.
Piero notizia quanto sta accadendo al Guardacoste che si mette nella nostra scia a meno di un miglio, mentre viene allertata la sala operativa che ci riferisce di aver già allertato il cantiere a Bari per tirarci a terra. Alcuni uomini della Stazione Navale vengono allertati e mandati al cantiere con due motopompe… I tre motori della nostra vedetta continuano a spingere la barca verso Bari a velocità relativamente sostenuta e se uno solo di loro dovesse venire a mancare la barca perderebbe la planata iniziando ad imbarcare acqua con conseguente affondamento…
A turno scendiamo nelle cuccette e prendiamo i portafogli, i documenti e ciò che potrebbe essere indispensabile lasciando il resto. Passa un’ora e mezza in questa condizione che ci mantiene in trepidazione e solo quando cominciano a mancare poche miglia a casa, i battiti cardiaci cominciano a rallentare…. Entriamo nel porto di Bari dirigendo verso il cantiere… Siamo arrivati!! Sulla banchina c’è tanta gente e tra loro c’è chi ci grida di affiancarci, chi grida di preparare le barellabili, mentre c’è uno sul posto di manovra della gru già pronto, mentre altri guardano senza parlare.
Ci affianchiamo alla banchina mentre l’acqua comincia a salire di livello in sala macchine, le motopompe tardano ad entrare in azione, la grù fa scendere l’imbracatura attorno allo scafo e l’ acqua ormai copre metà dei motori… si spengono la radio e le luci di bordo a causa delle batterie di bordo andate in corto perché sommerse dell’acqua… Scendiamo a terra e guardiamo la V.1679 che si adagia su di un fianco… è praticamente sott’acqua per metà… Guardo la scena con un po’ di tristezza sperando e pregando di non dover vedere la mia barca completamente a fondo e vengo accontentato.. La grù comincia a tirare le sue funi d’acciaio e come per una magia di cartoni animati la barca risale ed esce fuori dall’ acqua gocciolante e dondolante come se fosse su un’altalena.
Arriva anche il Tenente Stefano e accertatosi che stiamo tutti bene, viene dritto da me dicendomi: ”Lorenzo vattene a casa… qui ci pensiamo noi! Tua moglie ha portato tuo figlio all’ospedale, ma solo per un controllo. Stai tranquillo che è tutto ok!“
E’ l’una di notte, torno a casa e trovo la mia famiglia tranquillamente a dormire… è tutto ok!
15 Ottobre 1998
Di servizio con il guardacoste SMALTO e con la mia futura barca, la V.1692, scendiamo verso Sud alla solita ora e ci appostiamo dalle parti di Monopoli ad una decina di miglia al largo. Fa buio e tra una chiacchiera e l’altra ci mangiamo i panini e si fanno le undici. Rimaniamo ancora un po’ a parlare e verso mezzanotte Nico ed io scendiamo giù alle cuccette per riposare un po’. Non passano neanche cinque minuti che il guardacoste ci chiama per radio dicendo che aveva sott’occhio due echi sotto costa e che dovevamo andarli a controllare. Ci muoviamo insieme alla V.1692 dirigendoci nel punto datoci dalla “mamma“.
La V.1692 è più veloce di noi e ci distacca un po’. Dopo una ventina di minuti si vedono i due echi sul radar. Siamo a circa tre miglia dalla costa. Savino, che è il comandante della V.1692 ci dice per radio che gli echi sono al buio e che molto probabilmente sono due scafi: “Vado a controllare il primo, tenetevi pronti ad intervenire anche voi!“
Ok, tutti ai propri posti!! Mi preparo, tutto a portata di mano e con la coda dell’ occhio guardo sul radar la situazione. Savino si sta avvicinando al primo bersaglio che si trova a meno di un miglio. Noi stiamo a due….” E’ scafo!!!“ si sente urlare dalla radio. Nicola mette subito al massimo i quattro motori della vedetta e punta la prua verso gli scafi. La radio impazzisce subito, Michele dalla V.1692 comincia a dare l’inizio dell’inseguimento sia al Guardacoste sia alla sala operativa, chiama noi trasmettendoci le coordinate del punto. I due scafi intanto dirigono verso il largo fuggendo a tutta velocità. Riusciamo a guadagnare facilmente e stiamo per raggiungerli. La V.1692 si affianca al primo, lo illumina, spegne il faretto e prosegue verso il secondo. “Ma che fa Savino? Perché ha lasciato il primo?“ . Lo scafo sorpassato dalla V.1692 vira sulla destra, mentre il secondo scafo continua la sua rotta verso il largo. Puntiamo lo scafo più vicino a noi: “Andiamo a vedere perché lo ha lasciato“.
Gli siamo dietro, illumino…
Il gommone non è vuoto, sono rimaste due persone a bordo, sono i traghettatori di persone, quelli che ora sono chiamati “scafisti“, ma che per noi erano solo albanesi pagati per portare cristiani in Italia e poi per riportare il gommone in Albania…a qualunque costo!
Il gommone si stacca da terra e comincia ad andare verso Nord navigando vicinissimo alla costa velocissimo, tanto che non riusciamo più neanche ad illuminarlo, ma lo dobbiamo seguirlo sul radar.
La V.1690 ci precede di qualche miglio e lo aspetta nel caso si allontanasse dalla costa… Non possiamo attaccarlo ne andare più sotto costa: siamo a seicento metri dalla scogliera e già rischiamo, e tenendo conto che questo dannato gommone corre come un pazzo in direzione Nord ad almeno quarantacinque nodi… Arriviamo ad Apani dove il gommone si ferma rimanendo immobile vicino alla scogliera, mentre noi rimaniamo al buio per non farci scoprire e per far credere ai due che li abbiamo persi.
(fine quinta puntata)
Gentile Antonio,
nel ringraziarla per averci contattato la informiamo che non ci sono più in commercio copie del libro scritto dall’appuntato di mare della GdF Maurizio Mainardi ed intitolato “Stiamo inseguendo Mike/Sierra”. Per questo motivo, decisi insieme all’autore Maurizio, mio personale e caro amico, di pubblicarlo su Altomareblu dividendolo in più puntate, aggiungendo foto e filmati molto significativi delle varie operazioni descritte molto intensamente nel libro. A nostro modo di vedere il risultato è più completo e significativo, in quanto il libro, oltre al testo aveva solo qualche disegno, pochissime foto e senza filmati per ovvi motivi.
Di seguito le ho indicato tutti i link in successiva cronologia per poter leggere tutto il libro in formato “Web”.
Buona lettura!!
Certo di averle fatto cosa gradita La saluto cordialmente.
Giacomo Vitale
https://www.altomareblu.com/stiamo-inseguendo-mikesierra-gdf/
https://www.altomareblu.com/gdf-stiamo-inseguendo-mikesierra-maurizio-mainardi-seconda-puntata/
https://www.altomareblu.com/inseguendo-mike-sierra/
https://www.altomareblu.com/stiamo-inseguendo-mikesierra-maurizio-mainardi-quarta-puntata/
https://www.altomareblu.com/lotta-contrabbando/
https://www.altomareblu.com/inseguendo-mike-sierra-sesta-puntata-di-maurizio-mainardi/
https://www.altomareblu.com/stiamo-inseguendo-mikesierra-settima-puntata-di-maurizio-mainardi/
https://www.altomareblu.com/mikesierra-ultima-puntata/
buongiorno vorrei acquistare il libro, come posso fare?
Bella puntata e non oso immaginare quando hai visto tutta quell’acqua in sala macchine avendo perso il piede come ti sei sentito… Comunque, l’importante è raccontarlo!!
Ciao Maurizio
Ciao carissimo Seacloud,
parole sante le tue e in quell’episodio avrei dovuto includere tutto quello che hai detto, aggiungendo tutte le mie paure, i miei dubbi, il freddo e l’adrenalina sempre alle stelle!!!
Erano veramente notti incredibili quelle che passavamo… Tuttavia, non mi ricordo dei tuoi dettagli e leggendo ciò che ho scritto, ha quasi dell’incredibile! Aggiungendo a quanto ho descritto anche il tuo contributo, sembra quasi impossibile che all’inizio del secondo millennio in Italia si svolgessero storie come le nostre..
Avrei voluto voluto riscrivere tutto il libro perché l’ho scritto di getto ed ogni episodio andrebbe ampliato, però credimi, economicamente non mi è stato possibile farne un altro.
Ti ringrazio per avermi scritto!
Un grande abbraccio!!
Gentile Seacloud,
La ringraziamo per il Suo contributo che fornisce ulteriori dettagli a quanto descrive Maurizio Mainardi!! Certamente ricordarsi tutto non è facile considerando l’intervallo temporale da allora fino ad oggi, ma il bello di questo blog è che in qualsiasi momento si può intervenire migliorando quanto già scritto dall’autore del libro che può avere in qualche occasione un ricordo non un po’ appannato di certi fatti…
Cordiali saluti,
G.V.
Maurizio, hai abbreviato la storia di quella notte… Infatti, il Corbelli che riuscì ad andar via dopo aver buttato quasi tutto il carico a mare, carico che non fu più trovato a causa del forte vento di scirocco che lo spostò verso il largo di molte miglia la scia dei cartoni di sigarette, tenuto conto che le ricerche di detta scia di cartoni di sigarette furono avviate almeno dopo oltre due ore e mezza circa di inseguimento. Lo scafo si chiamava DIABLO. Fu catturato carico dieci giorni dopo da PEPPINO E MIMI’… diciamo un tantino più a nord della foce dell’Ofanto. Ricordo che questa cattura diede il via ad una ampia operazione anti-contrabbando che si concluse con la cattura dello scafo carico di circa 300 cartoni e tre scafisti, oltre alla decapitazione di Autoreuna organizzazione contrabbandiera che tra Puglia e Campania, quella notte e nei giorni successivi, portò all’arresto di 150 soggetti circa.
Per quanto riguarda il gommone e la scogliera Brindisina… hai dimenticato di dire che dopo l’inseguimento del DIABLO, tutto il resto della notte vide impegnati inizialmente due vedette che per ben sei volte a lento moto tallonarono il gommone Albanese che, favorito dai bassi fondali, per ben sei volte andò da Torre Canne a Brindisi e viceversa per un totale di 30 miglia… insomma, un’intera nottata e quando tentò di prendere il largo poco
https://www.google.it/maps/@40.6631413,17.9746453,2323m/data=!3m1!1e3
prima dell’alba, all’inseguimento si aggiunsero altre due vedette Brindisine, il gommone invertì rotta e tentò lungo la diga foranea del porto di Brindisi, di riguadagnare i bassi fondali… Peppino si inserì tra la diga foranea del porto di Brindisi e il gommone che tentava di riguadagnare i bassi fondali navigando ad alta velocità parallelo alla diga foranea, dalla testata verso la radice del molo. Peppino navigava a circa 50 nodi alla distanza di 3-4 metri dalla scogliera del molo e raggiunto il gommone lo affiancò sperando che qualcuno del suo equipaggio saltasse a bordo… ma nessuno ebbe il tempo materiale di farlo perché Peppino sapeva che alla sua sinistra c’era la scogliera frangiflutti della diga foranea e di prora la scogliera posta alla radice del diga esterna al castello di Brindisi. Inoltre, Peppino sfruttò, finché gli fu possibile, lo specchio acqueo utile per tentare l’abbordaggio e giunto al limite virò di quasi 90° a dritta verso il largo, mentre il gommone sfilando a poppa della V.1690 finì sulla scogliera!! Peppino passò sul basso fondale che fece qualche graffietto in carena a ricordo della nottata!! Comunque, una leggera infiltrazione sistemata facilmente in cantiere…
Carissimo maurizio,
ti ringrazio per quello che mi dici, ma cerco solo di fare il mio lavoro animato dalla mia passione per il mare, le barche di un certo tipo… e pensa che stavo dormendo, ma quando il mio smart mi ha avvisato che c’era un commento da moderare e pubblicare, anche se stanchissimo, come per incanto mi sono subito svegliato ed ho acceso il mio portatile ed eccomi qui a risponderti…
Comunque sia Maurizio, il tuo libro è molto bello per quello che scrivi con molta semplicità e chiarezza hai appena descritto nel commento che ci hai appena postato!!
Grazie e.. “Buon vento a te ed ai lettori del tuo libro..
Salve a tutti,
Giacomo come al solito mi stupisce… mi ha fatto la sorpresa di pubblicare la quinta puntata senza avvisarmi. Rileggendo questa parte del mio libro per l’ennesima volta si evince che non sono uno scrittore… avrei potuto descrivere determinati episodi fornendo maggiori dettagli, magari rendendo più interessanti alcuni episodi ecc..
Però, sono convinto di aver messo bene in evidenza: le persone che svolgevano un lavoro particolarmente pericoloso riuscivano a far nascere un’intesa e soprattutto un’amicizia legata ad una lealtà che difficilmente si realizzano!! Infatti, persone di regioni e città diverse, di vite e pensieri diversi si fondevano in un unico pensiero, in un unico ideale…
Sono stato certamente fortunatissimo per aver vissuto e lavorato a fianco di queste persone… e come dice un mio caro amico: Buon vento a tutti!!