Rivista Marittima – luglio 2014

Mar Mediterraneo – 3 giugno 2014
Nave BERGAMINI in navigazione – foto Gabriele Lenzi
EDITORIALE
Verso un’effettiva integrazione marittima Europea
Quando alla fine del XX Secolo sembrava che le guerre, al di là di qualche crisi di assestamento nei Balcani, appartenessero al passato, più o meno tutti i Paesi europei si sono dati da fare a ridurre il proprio strumento militare, in particolar modo la componente navale, la quale non avrebbe più dovuto affrontare flotte avversarie. Solo in parte la riduzione quantitativa dei mezzi è stata compensata dal miglioramento qualitativo.
Le buone intenzioni di creare, poi, uno strumento militare europeo in grado di distribuire il carico delle spese necessarie per la Difesa e la Sicurezza tra i Paesi membri dell’UE sono state avviate gradualmente ma con notevoli difficoltà. Basti vedere che di fronte all’emergenza dell’immigrazione si sia fatto fino a ora, a parte qualche eccezione sporadica, affidamento sicuro in tutto il Mediterraneo soltanto sulla Marina Militare italiana che opera sotto comando nazionale.
Nel corso del seminario sulla strategia marittima europea organizzata a bordo della portaerei Cavour nell’ambito del semestre italiano di presidenza UE, il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha affermato: «L’Italia inaugura oggi la sua presidenza sul Mediterraneo frontiera aperta d’Europa. Di un Mediterraneo allargato le cui acque attraverso gli stretti naturali o creati dall’uomo si mescolano a quelle del Mar Nero – Golfo Persico e dell’Atlantico, confondendo e intrecciando il destino del popoli».
Il Ministro ha sottolineato che «l’Europa con i suoi 40.000 chilometri di costa è il grande attore commerciale marittimo al mondo ed accoglie con i suoi circa 200 siti il più grande network di infrastrutture portuali». Pertanto, è arrivato il momento di mettere a fattore comune le esperienze e le specificità dei singoli Paesi, in modo da fare dell’integrazione la parole d’ordine delle nostre future relazioni un tempo gestite in modo tradizionale dai singoli Stati.
In effetti, l’Unione Europea con la sua moneta unica e con una sua politica estera in fase di consolidamento e condivisione è una realtà da cui non è più possibile tenere indietro. Occorre, però, accorciare i tempi con atti concreti dando risposte comuni alle emergenze in atto, in quanto sempre di più i cittadini europei ricercano soluzioni a problemi specifici di natura locale. Si percepisce una più marcata tendenza a ottenere un’autonomia amministrativa in aree che non sempre coincidono con le antiche province, dipartimenti e landers.
Gli antichi Stati nazionali sono quindi presi tra due fuochi: da una parte vi è l’Unione Europea che con una burocrazia complessa richiede il rispetto di un’infinità di regolamenti, dall’altra le vecchie e nuove amministrazioni locali che chiedono soluzioni immediate a problemi concreti come la disoccupazione, l’inquinamento, l’immigrazione e la possibilità di utilizzare tasse e contributi al funzionamento delle infrastrutture minime di utilità pubblica che sono in affanno ovunque.
La crisi finanziaria, il forte tasso di disoccupazione, l’invecchiamento e l’impoverimento della popolazione europea con le nuove ondate di migranti portano al tentativo di chiudere i confini e di alzare barriere anche culturali verso l’esterno. Nascono nuovi e vecchi egoismi tra Paesi e addirittura comuni confinanti. Così come alcune Amministrazioni locali cercano di evitare l’installazione di termo inceneritori, discariche e infrastrutture con un forte impatto ambientale sul proprio territorio, allo stesso modo, si cerca di fare il possibile per fare transitare altrove la massa di migranti in cerca di una sistemazione.
Le difficoltà quotidiane sono tali per cui le priorità dell’Amministrazione statale sono maggiormente rivolte verso l’interno e ciò è comprensibile. Tuttavia, la troppa attenzione a risolvere problemi locali e nazionali rischia di allontanarci dalla comprensione dei fenomeni globali. Il mondo extra europeo sta cambiando. L’Europa da tempo non è più al centro ed i cambiamenti vengono imposti altrove ad una velocità impressionante.
Le guerre non sono un lontano incubo del passato. Oggi i nostri militari si possono trovare, a differenza del periodo della Guerra fredda, coinvolti in conflitti a fuoco. Le conseguenze dell’11 settembre 2001 sono state ovunque un aumento dell’instabilità. I regimi dittatoriali presenti nel mondo islamico sono stati rimpiazzati da uno stato generale di disordine che necessità tempi lunghi per assestarsi su nuovi equilibri. La guerra etnico-religiosa costituisce la normalità all’interno del mondo islamico che abbraccia un’area che va dall’Atlantico all’Indonesia. Il conflitto israelo-palestinese è di fatto cronico con le conseguenti ripercussioni in un’area molto estesa.
L’Asia si sta armando. Antiche potenze terrestri come la Cina si stanno trasformando in potenze marittime realizzando con ferma gradualità flotte oceaniche. Il Giappone è costretto a far fronte ad antiche e nuove minacce. Gli Stati Uniti d’America dopo, avere deciso di abbandonare il Mediterraneo per concentrare le proprie risorse nell’area strategica del Pacifico saranno costretti a fare dietrofront. La crisi in Ucraina dimostra che la guerra è un fenomeno ancora possibile anche sul suolo Europeo.
In questa complessa situazione geopolitica basta dare una rapida occhiata alla nostra posizione geografica per comprendere che il Mediterraneo offre l’opportunità all’Italia di svolgere un importante ruolo di leadership all’interno dell’ Unione Europea e a favore dell’ Unione stessa. Per dare sostanza a questa importante funzione di nazione guida in questo spazio marittimo che ci viene offerta dalla geografia, occorre essere concreti curando in particola modo il care business dello strumento militare, ossia lo strumento aeronavale che deve essere modernizzato non solo qualitativamente, ma anche quantitativamente.
È sul Mediterraneo e lungo le vie di comunicazione marittime ad esso accedenti che l’Italia, grazie alla sua Marina Militare, potrà far valere la sua leadership nelle future relazioni con il Continente Africano ed il Medio Oriente a favore di tutta l’Unione Europea, migliorando l’integrazione nel suo ambito e offrendo quelle garanzie di sicurezza che sono alla base della nuova “European Maritime Security Strategy”.
Patrizio Rapalino
SOMMARIO
PRIMO PIANO
- Ucraina:l’eredità della Storia e il peso della geopolitica
Massimo De Leonardis - Gli accordi di pesca dell’UE con il Marocco
Francesco Tamburini - Il Medirerraneo tra «territorializzazione» e mutamenti
Maurizio Bettini - L’Italia e il sistema di approvvigionamento energetico nazionale
Francesco Manenti - In Asia Centrale c’è ancora posto per l’Asia Centrale?
Massimo Balducci - Il mare d’oro
Enrico Cernuschi
PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE
- Nuove sfide ingegneristiche per rilanciare la competizione internazionale
Osvaldo Brogi – Piero Predonzani - La Marina turca
Giuliano Du Frè
Il ritorno della Marina russa
Michele Cosentino
SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE
- Guerra e pace nel pensiero contemporaneo
Renato Ferraro
RUBRICHE
- Ossservatorio internazionale
- Marine Militari
- Nautica da diporto
- Scienza e tecnica
- Che cosa scrivono gli altri
- Recensioni e segnalazioni
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Assolutamente d’accordo con te Tealdo e noi nel nostro bacino di utenza, che vanta ancora accessi interessanti, cerchiamo di pubblicizzarla nonostante questa stramaledettissima crisi dovuta ad un “euro imbecille”, governanti da galera ecc.. che hanno allontanato tanti appassionati del mare e di tutto quello che gira intorno ad esso, attanagliati da problemi di vita seri per loro e le loro famiglie. Nessuno di questi individui racconta la verità ed è veramente impossibile fare previsioni serie se non altro rilevando e contestando il disastro in cui siamo finiti!!
Non ho la presunzione di avere alcuna ricetta risolutiva a tutto ciò, ma l’euro, la bce, l’Europa vanno assolutamente spazzati via, poiché i vecchi comunisti italiani, sono diventati democratici comunitari e chi è intelligente capisce… impoverendo il ceto medio ed il benessere in generale di tanti cittadini, mettendo in pratica un comunismo che si nasconde sotto la parola “comunitario” e mentre la gente onesta soffre…
Scusa lo sfogo Tealdo, ma non se ne può più… ed è meglio ritornare al decentramento ed alle autonomie locali, demolendo il potere politico attuale che paragonarlo ai vampiri è troppo poco..
Come sempre una rivista bellissima, che avrebbe diritto a maggior visibilità