Rivista Marittima – Aprile 2012
Anfora punica ritrovata nella zona della battaglia delle Egadi (10 marzo 241 a.C.).
Al centro: II RON Phanter XT della RPM Nautical Foundation della nave HERCULES.
In basso: rostro punico individuato e recuoerato dalla Soprintendenza del Mare con RPM Nautcal Foundation a circa 4 miglia per Nord – Ovest da Capo Grosso di Levanzo (immagini tratte dall’articolo di Faggioli-Zangara)
SOMMARIO
PRIMO PIANO
- Trent’anni fà la guerra per le Falkland Malvine
Domenico Vecchioni - «Isolario» geopolitico
Ezio Ferrante
PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE
- I problemi della Difesa italiana
Renato Battista La Racine - La forza nucleare francese
Rodo/fa Bastianelli - Sistemi informatici marittimi e mondo militare
Giampiero Soncini - Le tigri affondate
Riccardo Cappelli
SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE
- Donne di mare
Daniela Zamburlin
- Il progetto Archeorete Egadi 2011
Pietro Faggioli – Stefano Zangara - L’ammiraglio Gregorio Ronca
Claudio Rizza
- Lettere al Direttore Osservatorio internazionale Nautica da diporto
- Scienza e Tecnica
- Diario di guerra Scandagliando il web
- Che cosa scrivono gli altri Recensioni
EDITORIALE
QUANDO LA MATEMATICA NON ERA UN’OPINIONE
di Patrizio Rapalino
Poche lezioni di aritmetica sono così utili come quelle tenute alle scuole elementari sulla risoluzione delle proporzioni. Senza di queste non sarebbe possibile ragionare in termini percentuali (deficit: PIL = x : 100) e comprendere perché il patto di stabilità e crescita dell’UE richiede che il rapporto tra deficit e PIL non superi il 3%, così come il rapporto tra debito pubblico e PIL debba essere inferiore al 60%.
Anche senza avere seguito corsi di macroeconomia e senza conoscere esattamente in che modo e con quale precisione venga calcolato il PIL ognuno di noi ha ben compreso che tale fattore rappresenta quanto il Paese sia in grado di produrre in beni e servizi.
Più questo fattore è alto meglio è; così come è abbastanza intuitivo auspicarsi che il deficit e il debito pubblico, ossia la sommatoria del deficit accumulato negli anni, siano il più possibile contenuti.
Purtroppo l’intuitività comincia a scemare quando i singoli fattori, rapportati al PIL, (ammesso e concesso che questo dato sia sempre misurebiie in maniera oggettiva per ogni Paese), siano espressi in percentuale e confrontati con quelli di altri Paesi.
Si scoprirà, per esempio, che l’Azerbaijan ha i conti più in regola di diversi Paesi del G8, eppure il livello di benessere in cui vivono gli Azerbajani non è paragonabile a quello dei cittadini dell’Europa occidentale.
Comparando i dati si potrebbe arrivare al paradosso per cui si vive meglio dove è più alto il debito pubblico e siccome lo scopo principale di ogni Stato è quello di ricercare il benessere dei propri cittadini, potrebbe sembrare che sia dovere del Paese indebitarsi. Ma fino a quando ciò è sostenibile per le generazioni future?
L’avere poi scoperto che vi è un altro fattore economico, fino a un anno fa sconosciuto ai non addetti ai lavori, che può influenzare il futuro dei nostri figli: «lo spread», fattore legato alla fiducia dei mercati nel sistema paese che segue leggi misteriose, indipendenti anche dall’andamento degli indici borsistici, di per sé già eleetori, non fa altro che aumentare la diffidenza della gente comune nei confronti dell’ermeticità degli economisti.
Anche il confronto che viene effettuato tra le percentuali di spesa dedicata al settore Difesa e Sicurezza rispetto al PIL rischia di essere fuorviante e lasciare perplessi tutti coloro che ascoltano le notizie televisive senza la sufficiente attenzione e preparazione.
Innanzi tutto, l’immaginario collettivo nostrano associa la spesa destinata alla Difesa all’improduttività, mentre una parte di questa, non soltanto la percentuale irrisoria destinata agli investimenti, contribuisce al PIL.
Infatti intorno alla singola caserma, aeroporto o arsenale, a prescindere dalla funzione operativa, si sono sempre sviluppate numerose attività economiche locali, il cosiddetto indotto, che genera posti di lavoro e ricchezza. Inoltre, le espressioni in percentuale rispetto al PIL possono confondere e portare a pensare che i Paesi che assegnano oltre il 2% del PIL al settore Difesa, mentre l’Italia meno dell’ 1%, spendano il doppio di noi.
Sarebbe vero a parità di PIL, ma se il dato in questione è superiore al nostro, la spesa assoluta dedicata alla Difesa supera il doppio.
In sostanza, per essere più chiari, occorrerebbe di tanto in tanto tornare ai valori assoluti come avveniva prima della l’elaborazione del concetto di PIL.
Rispolverando una Tabella pubblicata sulla Rivista Marittima con il numero di febbraio del 1915, riferita all’anno 1914, possiamo costatare con immediatezza che alla vigilia della prima guerra mondiale ogni Italiano spendeva per la Difesa nazionale 22,38 lire l’anno, ossia la metà di un cittadino inglese e un po’ di più della metà rispetto a un francese e un tedesco.
Se nelle nostre analisi comparate applicassimo, anziché le percentuali rispetto al PIL, i valori assoluti della spesa per la Difesa rispetto al numero degli abitanti, dati reperibili su fonti aperte come Wikipedia, ci accorgeremmo che nel 2011 i cittadini svedesi hanno speso più di noi: 511 euro l’anno per abitante, rispetto ai nostri 469 euro (cifra che include anche l’Arma dei Carabinieri).
La neutrale Svizzera che non possiede una Marina militare ha speso 400 euro l’anno per ogni abitante, ossia soltanto 69 euro in meno rispetto all’Italia impegnata in operazioni di pace multinazionale ovunque nel mondo.
SPESE PER LA DIFESA NAZIONALE
Nazione | Abitanti milioni | Esercito milioni di lire | Esercito Lire pro capite | Marina milioni di lire | Marina lire pro capite | Totale milioni lire | Totale pro capite |
Francia | 39,8 | 988 | 24,75 | 625,0 | 15,72 | 1613,0 | 40,47 |
Germania | 68,4 | 2210 | 32,35 | 5930,0 | 8,70 | 2805,0 | 41,47 |
Giappone | 55,0 | 242 | 4,39 | 253,0 | 4,61 | 95,0 | 9,00 |
Inghilterra | 46,4 | 736 | 15,87 | 1312,0 | 28,35 | 2048,0 | 44,22 |
Italia | 35,3 | 462 | 13,08 | 328,0 | 9,30 | 790,0 | 22,38 |
Russia | 160,0 | 1.618 | 10,30 | 677,0 | 4,23 | 2.295,0 | 14,53 |
Stati Uniti | 28,6 | 500 | 5,07 | 763,0 | 7,74 | 1263,0 | 12,81 |
Austria -Ungheria | 53,3 | 720 | 13,02 | 188,5 | 3,54 | 908,5 | 16,56 |
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