Rivista Marittima
agosto – settembre 2012
In copertina: GRUPNAVCOST 10 costituito dalle unità della Marina Militare ESPLORATORE, SENTINELLA e VEDETTA, assegnate all’MFO (Multinational Force and Observers) e insediate nella fascia orientale della penisola del Sinai con due basi principali:
El Gorah e sharm el Sheikn. Il suo task è il controllo e la verifica della libertà di navigazione nello stretto di Tiran
EDITORIALE
Read, Think, Write and… Publish (Leggi, Pensa, Scrivi e… Pubblica)
Questo il titolo di un articolo pubblicato nel 2008 sulla celebre rivista dell’US Naval Institute Proceedings dall’ammiraglio Jim Stravidis il quale invitava gli ufficiali in servizio a partecipare alla elaborazione di pensiero e idee nella convinzione che solo dal dibattito intellettuale si ottiene la condivisione degli obiettivi aumentando il senso di appartenenza all’organizzazione.
In questo appello rivolto dal direttore di una rivista così autorevole, universalmente conosciuta e letta per le sue acute riflessioni sul potere marittimo, ci è sembrato di percepire che lo stato dell’arte del dibattito su temi navali rischia di arenarsi se non alimentato da nuove prospettive di analisi.
Nell’ articolo si accenna al paradosso per cui ufficiali addestrati ad avere sangue freddo nel mantenere la propria nave affiancata a pochi metri di distanza a un enorme unità rifornitrice in condizioni di mare agitato, oppure nell’atterrare su un ponte di volo in situazioni estreme e di notte, alla sola idea di mettere su carta il proprio pensiero incontrino serie difficoltà.
Ciò accade negli Stati Uniti, ma in Italia, il Paese dei Guefi e dei Ghibellini?
Da noi, specialmente in questo periodo di lunga crisi in cui sono richiesti sacrifici sempre maggiori in rapporto alle esigenze di servizio, l’attività di pensiero scorre a fiumi travolgendo gli argini del pudore. Eppure le analisi di situazione, le critiche costruttive e le soluzioni alternative raramente vengono trasformate in pensiero scritto che lascia una traccia.
Durante la pausa caffè e nei corridoi dei vari uffici è spesso possibile incontrare colleghi di differente anzianità ed esperienza che sembrerebbero in grado di trovare ai vari problemi soluzioni molto intelligenti e originali, soprattutto su particolari e dettagli poco noti a chi deve occuparsi di macrofunzioni. Del resto grazie al nostro spinto individualismo siamo tutti un po’ dirigenti, così come durante i campionati di calcio siamo tutti un po’ allenatori.
Per queste ragioni da noi dirigere un gruppo anche di solo 10 persone richiede una conoscenza più approfondita dell’ «arte del comando» che altrove. Appellarsi a leggi o regolamenti non è sufficiente. Un Comandante è seguito dai sottoposti, tutti potenziali comandanti, tutti competenti, soltanto con l’esempio dell’assunzione di responsabilità unita al sentimento di umanità ed empatia.
Saper ascoltare e invitare coloro che hanno idee e suggerimenti a elaborare il proprio pensiero evita il declino e la pericolosa tendenza al conformismo sempre in agguato, anche nei Paesi democratici come il nostro. Si sta arrivando al paradosso per cui la professione di anticonformismo nel modo di vestire, di comportarsi e di esprimere idee sia ancora più conformista della presunta irreggimentazione del mondo militare.
Da tempo è stato superato il pregiudizio per cui il militare sia l’antitesi dell ‘intellettuale: un tecnico super specializzato che conosce bene soltanto il funzionamento dei propri sistemi d’arma, i regolamenti interni della propria organizzazione e incapace di esprimersi senza fare ampio uso di acronimi in lingua inglese. La formazione ricevuta in diversi momenti della nostra carriera e l’assimilazione spontanea negli anni dei fondamenti dell ‘arte del comando o se si preferisce dell’ «arte dell ‘assunzione di responsabilità», fanno sì che i dirigenti con le stellette, soprattutto coloro che hanno avuto esperienza di comando in mare, siano merce preziosa per la nostra società anche in periodo di crisi.
La Rivista Marittima dal 1868 ha il preciso compito istituzionale di offrire spazio al dibattito costruttivo a chi, diligente o meno, voglia cimentarsi nell’esercizio della libera espressione del proprio pensiero su tematiche marittime anche fuori dal coro.
Patrizio Rapalino
SOMMARIO
PRIMO PIANO
- L’Europa tra Scilla e Cariddi
Alessandro Corneli - L’evoluzione della strategia nazionale del presidente Obama
Mario Rino Mè - Democrazie incomplete nella Primavera araba
Giacomo Mangano - Crisi siriana: cause storiche
Massimo Iacopi - Vantaggi e svantaggi dell’ «interforze»
Alessandro Di Biasi
PANORAMICA TECNICO–PROFESSIONALE
- L’Australia nel secolo dell’ Asia/Pacifico: il ruolo della Marina
Pietro Batacchi - Formazione e cambiamento intelligenza e propositività
Ernesto Nencioni - Vademecum per una nuova strategia nucleare
Vezio Vascotto
SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE
- La guerra dei Sei giorni (5-10 giugno 1967)
Rocco Soleti - Jean-Baptiste Colbert e la nascita della Marine Royale
Francesco Frasca - Il cinquecentesco itinerario «ai confini del mondo»
Franco Pelliccioni
STORIA E CULTURA MILITARE
- La memoria storica dell’ Arsenale di Villafranca
Giovanni Panella
RUBRICHE
- Osservatorio internazionale
- Nautica da diporto
- Scienza e tecnica
- Storie di mare
- Che cosa scrivono gli altri
- Recensioni
RIVISTA MARITTIMA
Mensile della Marina dal 1868
DIRETTORE RESPONSABILE:
Capitano di Vascello Patrizio Rapalino
REDAZIONE
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Questo pezzo meriterebbe ben altra circolazione che la Rivista Martittima e le “nostre pagine” di AMB.
Corrette riflessioni quelle del CV Rapalino , considerazioni che condivido pienamente.
“Read, Think, Write and… Publish”