Rivista Marittima – maggio 2014
EDITORIALE
Un tuffo nel passato per comprendere il presente e tentare di intravedere nuovi orizzonti
La malsana economia deriva indubbiamente da una malsana morale [ … ] Le forme più evidenti di questa immoralità economica generale parrebbero essere le seguenti:
- eccedenza continua crescente delle spese sulle entrate in tutti i bilanci dello Stato, dei comuni, delle famiglie
- incapacità di provvedere con i risparmi all’incremento della ricchezza nazionale e privata
- necessità di fare fronte alle passività con alienazioni e ipotecazioni
- perturbazioni, conflitti e disordini nazionali e domestici, derivanti da uno stato di squilibrio e bancarottismo economico
- tendenza dei governi e dei privati alle azioni e imprese arrischiate, congestive, delittuose per eludere le situazioni difficili e le crisi incalzanti
- tendenza a mascherare con esteriorità, fasto, chiassosità, ciarlatanerie, spavalderie le false situazioni economiche
- degradazione morale dello Stato, dei Comuni, dell’uomo, della donna nel conflitto continuo fra realtà e finzione, con il terribile corollario della corruzione della prole
Questa degenerazione morale, benché possa considerarsi un fenomeno generale europeo, è specialmente latino: e non potrebbe negarsi che le condizioni dell’Italia siano peggiori di quelle delle consanguinee nazioni, non esclusa la Spagna e forse nemmeno la Grecia.
Non sono le parole di uno statista dei giorni nostri ma di un Capitano di corvetta, uno dei più grandi studiosi di strategia marittima della nostra Marina: Domenico Bonamico che nel lontano 1899 pubblicò uno dei suoi più famosi trattati: Il problema marittimo dell’Italia, pubblicato dalla Tipografia della Lega Navale Italiana.
Potremo chiederci come mai un giovane ufficiale di Marina, scrivendo un trattato di strategia marittima, argomento squisitamente tecnico, si sia avventurato in settori non di sua competenza come l’economia del suo Paese, fino a giungere a considerazioni di carattere morale che fanno parte della sfera politica di più alto livello.
Domenico Bonamico non ricoprì mai incarichi di responsabilità al vertice della Marina, ma i suoi scritti fanno riflettere ancora oggi e mettono in luce quanto i problemi di carattere marittimo siano interconnessi e legati alla politica e all’economia del Paese a prescindere dal momento storico.
A cavallo tra il XIX e il XX Secolo l’Italia stava vivendo una grave crisi economica e attraverso i commenti di questo ormai sconosciuto autore, si in travede il vacillare della Triplice Alleanza ed il futuro crollo degli equilibri europei che porteranno alla prima guerra mondiale.
I teatri sensibili ed i contenziosi sono ancora più o meno gli stessi: Penisola balcanica, Libia, competizione per lo sfruttamento di risorse, ricerca spasmodica di nuovi mercati, disoccupazione, conflitti etnici e religiosi, lotte per l’egemonia sul continente Euroasiatico per l’autodeterminazione dei popoli e spostamento di grandi masse di migranti alla ricerca di una vita migliore.
Ancora oggi la crisi economica e finanziaria è un tema di grande interesse per la Rivista Marittima a se non altro per le ricadute eventuali che si hanno in termini di tagli al bilancio.
Inutile affrontare argomenti di politica militare e tecnico professionali se non si ha un’idea di ciò che accade sui mercati internazionali, con le conseguenti decisioni politiche nel medio e lungo periiodo nel settore della Difesa e della Sicurezza, senza contare che la strategia marittima è tanto una componente della strategia militare quanto un’opzione di strategia globale.
La politica dei trasporti, la gestione delle attività portuali, il commercio internazionale, la cantieristica e numerosi altri settori non militari come la diportistica rientrano nella strategia globale di un Sistema Paese in cui le Marine Militari rappresentano soltanto un elemento. una componente di ciò che viene chiamato, in senso lato, Potere Marittimo e nello specifico, Potere Navale.
Bonamico, nei suoi scritti aveva già delineato quelli che allora costituivano gli INTERESSI NAZIONALI (chiamati obiettività), suddividendoli in ordine di priorità. Rileggendoli, potremo scoprire, visto che la carta geografica dell’Italia non è cambiata, che sono più o meno sempre gli stessi. Soprattutto aveva determinato, anche se sembra logico, che la definizione del futuro strumento militare italiano era funzione di tali interessi. In altri termini, una volta determinati quali fossero gli obiettivi da raggiungere, conseguenti agli specifici interessi nazionali, era possibile decidere quali dovevano essere i finanziamenti e non viceversa. Ecco perché in questi ultimi numeri abbiamo dato e daremo particolare evidenza ad argomenti di carattere politico e economico.
Patrizio Rapalino
SOMMARIO
PRIMO PIANO
- Il puzzle dei Caraibi
Ezio Ferrante
- Potere marittimo e dispute territoriali
Alessio Patalano
- Il nuovo governo francese visto da vicino
Renato Giocondo
- Ratzel e la geopolitica
Massimo Iacopi
- Arab sectarian warfare: quale analisi?
Diego Bolchini
PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE
- Per la guerra aerea
Giulio Douhet
- La Marina cilena del XXI secolo
Giuliano Da Frè
SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE
- La «guerra» per Gibilterra
Francesco Frasca
STORIA E CULTURA MILITARE
- Il Portolano dell’ammiraglio Piri Reis
Mario Veronesi
RUBRICHE
- Lettere al direttore
- Osservatorio internazionale
- Marine militari
- Nautica da diporto
- Scienza e tecnica
- Che cosa scrivono gli altri
- Recensioni e segnalazioni
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