Rivista Marittima – novembre 2013
EDITORIALE
QUANDO LA TECNOLOGIA NON BASTA
Mai quanto oggi è necessario disporre di piattaforme navali Dual Use. L’emergenza migrazione di metà ottobre è un’altra conferma di quanto sosteniamo sulle pagine della Rivista Marittima da mesi. La fuga in massa di migranti, che si imbarcano su natanti di fortuna dalle coste africane, si trasforma spesso in tragici naufragi, quasi quotidiani, che hanno richiesto, da parte del Governo, l’implementazione della complessa operazione umanitaria denominata MARE NOSTRUM. L’operazione prevede il rafforzamento delle attività di Controllo dei Flussi Migratori in Alto Mare con un Dispositivo Aeronavale, costituito da:
- una Nave anfibia
- 2 fregate
- 2 pattugliatori
- mezzi navali minori
- aerei
- elicotteri
nonché la cooperazione con l’Aereonautica Militare mediante l’impiego del velivolo a pilotaggio remoto «PREDATOR».
Tale Dispositivo Navale va a integrarsi e a rendere più efficace in Alto Mare l’organizzazione permanente del Soccorso Marittimo che istituzionalmente fa capo alla Guardia Costiera/Capitaneria di Porto che, ai sensi della normativa internazionale e nazionale sul Soccorso in Mare, assolve il compito di IMRCC (Italian Maritime Rescue Coordination Center), con tutto il complesso delle attività finalizzate al coordinamento delle attività di salvataggio della vita umana in mare con mezzi aeronavali militari e civili che operano nell’area marittima di competenza dell’Italia.
Le imbarcazioni usate dai migranti, per il carico di persone a bordo e per la mancanza di attrezzature individuali, si configurano quasi sempre in situazioni che richiedono il soccorso. Peraltro, chi cade in mare senza un’idonea dotazione di sopravvivenza, anche se capace di nuotare, ha scarse possibilità di rimanere vivo per più di un paio d’ore, tempo che si riduce ulteriormente in caso di panico, o di evento notturno é con mare mosso.
Il salvataggio della vita umana in mare è, poi, da sempre e ovunque un dovere etico per tutti gli uomini di mare senza nessuna distinzione. Anche in guerra i nemici vittime di affondamento devono essere salvati. Non si tratta di una facoltà, ma di un obbligo. Ma l’obbligo morale e giuridico non è sufficiente e oggi, di fronte all’entità dell’emergenza, occorre rinforzare le capacità di controllo del traffico marittimo in alto mare.
Un Dispositivo Aeronavale di altura così come quello costituito, supportato dalla rete radar costiera e da velivoli a pilotaggio remoto, ha la capacità di assicurare una ottimale MSA (Maritirne Situational Awareness), ossia la capacità di esercitare il controllo di una vasta area di mare, congestionata da intenso traffico mercantile e da centinaia di pescherecci.
Le navi e gli elicotteri imbarcati già posizionati nelle zone di massimo rischio, garantiscono una maggiore prontezza nel raccogliere ogni evidenza di emergenza e contribuiscono con i loro sensori radar e ottici (anche notturni) a garantire un valido supporto informativo al Comando in Capo della Squadra Navale, situato a La Storta (Roma).
Nel medesimo sito è stata ubicata la centrale del DIISM (Dispositivo Interministeriale Integrato per la Sorveglianza Marittima) sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei Ministri; tale Dispositivo consente la più sinergica interazione tra i vari Corpi dello Stato coinvolti nelle operazioni in mare, nel rispetto delle specifiche competenze di ogni Dicastero.
Ma per il salvataggio in mare la tecnologia è necessaria ma non sufficiente: in avverse condimeteo, in alto mare, sono necessarie piattaforme stabili, con una buona tenuta, in grado di mettere in acqua idonee imbarcazioni, oltre che impiegare elicotteri. ln altre parole servono navi Dual Use, in grado di rispondere in futuro a differenti missioni, non solo militari.
Oggi, grazie alla legge Navale del 1975. siamo in grado ancora di intervenire impiegando navi come le fregate della classe <<Maestrale>>; tra dieci anni come potremo affrontare il problema?
E’ quanto mai urgente quindi poter contare su una nuova classe di Pattugliatori di Altura multiruolo, indispensabili per sostituire buona parte delle attuali unità navali che hanno ormai superato i trenta anni di vita operativa. Le nuove navi, oltre che assicurare compiti di sorveglianza, grazie a sempre più sofisticati sensori, con costi minori ed equipaggi ridotti, potranno garantire una maggiore flessibilità di impiego sia in missioni militari che umanitarie come la Mare Nostrum.
Ampi spazi dedicati potranno inoltre garantire una migliore sistemazione delle popolazoni colpite da calamità naturali o naufragi. La migliore assistenza sanitaria che si potrà offrire direttamente a bordo ridurrà il numero delle situazioni di emergenza negli ospedali a terra che rischierebbero il congestionamento in caso di gravi sciagure.
Patrizio Rapalino
SOMMARIO
PRIMO PIANO
- Operazione Mare Nostrum
Fabio Caffio - Tensioni e conflitti nel Pacifico
Francesco Frasca - Il profilo della Programmation Militaire 2014-2019
Renato Giocondo - Sahara, geopolitica
Massimo Iacopi
Norvegia, «emirato» boreale
Enzo Ferrante
PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE
- L’Armada nel XXI Secolo
Michele Cosentino - La comunicazione non verbale
Marina Raglianti
I moderni sistemi per l’alimentazione da terra delle navi
Claudio Boccalatte
SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE
- Il ruolo della Marina Militare nell’adesione dell’Italia alla NATO
Massimo De Leonardios - Lo strano <<ammutinamento>> del Columbia Eagle
Lorenzo Striuli – Marco Leofrigio
STORIA E CULTURA MILITARE
- I cantieri tedeschi Schichau del Baltico
Renato Battista La Racine
RUBRICHE
- Osservatorio internazionale
- Marine militari
- Nautica da diporto
- Scienza e tecnica
- Che cosa scrivono gli altri
- Recensioni e segnalazioni
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