Stiamo inseguendo Mike/Sierra (ultima puntata) di Maurizio Mainardi
27 Giugno 2000
Quel pomeriggio siamo di servizio con la V.1686, il mare è mosso e rimaniamo agli ormeggi. Verso sera il vento si calma e proviamo ad uscire. Il mare permette di navigare e ci dirigiamo verso Sud. Nicola dalla V.1686 ci chiama dicendo di non allontanarci troppo da Bari, visto che lui si ferma davanti a Mola. Noi proseguiamo e ci appostiamo davanti a Polignano.
Dopo un paio di ore il radar comincia a battere qualcosa, “forse è un peschereccio, ma sta navigando lentamente sottocosta davanti a Monopoli, continua a tenerlo d’occhio“ dice Peppino. Nicola ci chiama e dice se non è il caso di rientrare poiché il vento ha ripreso a soffiare ed il mare sta peggiorando.

GdF V.1686
“Dobbiamo controllare prima un eco e poi torniamo”
risponde Filippo. Ci muoviamo in direzione del presunto peschereccio.
“Si è fermato davanti a Torre Incine”
dice Peppino.
Proseguiamo a lento moto verso di lui che si trova a meno di un miglio dalla costa. Gli arriviamo a tre miglia, ma non riusciamo a vedere se è illuminato, poiché si confonde con le luci della costa. “Ma se fosse un peschereccio non andrebbe così sotto costa“. Avvisiamo Nicola di quello che stiamo facendo e gli diciamo di avvicinarsi a noi perché nel caso fosse stato qualcosa di “buono“ sarebbe arrivato subito ad aiutarci.
La eco si avvicina ancora più a terra a meno di un miglio dalla costa. Gli arriviamo alla distanza di un miglio e cominciamo a guardare con il visore notturno. Non riesco a vedere niente… ci sono troppe luci a terra. Mentre continuo a scrutare Peppino dice che l’eco si sta muovendo verso il largo e ci passa di fianco a meno di un miglio.
Continuo a guardare con il visore ma non riesco a vedere niente.
“Ha aumentato la velocità… sta scappando!”
Ormai non ci sono dubbi, è uno scafo!! Lascio il visore e sono pronto per illuminare… la prua della V.1692 punta il largo e Savino mette i motori a regime.

Imbarcazione GdF V.1692
Peppino chiama per radio e dice: “Continua a tenerlo d’occhio” che la V.1686 sta già arrivando.
Filippo ha preparato tutto l’armamento… Lo scafo sta a zero-sette da noi, lo stiamo raggiungendo, ma cominciamo a saltare a causa delle onde. Io penso che stavolta ci sfracelleremo e l’adrenalina mi sale al massimo quando Peppe urla che la distanza dallo scafo è zero-due… cioè la distanza d’illuminazione… infatti, Savino mi grida: “Accendi!“
Punto il faretto in direzione di una debole luce che si vede viaggiare quasi affianco a noi alla velocità di almeno cinquanta nodi, forse la luce del radar. Appare un Supertermoli che corre alzando una colonna d’acqua lunghissima. Sento Peppino che grida per radio comunicando con la sala operativa: “Stiamo inseguendo un Mike/Sierra… è un Supertermoli parzialmente carico tre per zero venti da Monopoli.
Nicola corri!“ Siamo affianco allo scafo che ha messo la prua verso il Maestrale per prendere più botte di mare ed infatti cominciamo a fare salti giganti. Savino è costretto a diminuire ed ad accelerare di continuo. “Come si chiama?“ mi chiede.
E’ talmente concentrato sulla guida e sulla prua dello scafo che non legge il nome. Io invece lo leggo benissimo ed urlo: “Poseidon“ Si vedono le persone a bordo, ma cerco di illuminare la prua senza distrarmi, cosa che già mi riesce difficile! “Dov’è Nicola?“ chiede Savino a Peppe che risponde: “E’ dietro a due miglia e non riesce a recuperare!“

27 giugno 2000 – cattura barca Poseidon
Continuiamo a correre affianco allo scafo senza riuscire a superarlo perché abbiamo la stessa velocità, anzi lo scafo sta guadagnando su di noi… Continuiamo a sbattere e Savino cerca di evitare di diminuire i motori ad ogni salto, così ogni tanto “decolliamo“, ma il Poseidon è più veloce di quel tanto che basta per cominciare a staccarci…
La V.1686 ci chiede se riusciamo a passarlo per farlo rallentare un po’, ma continuiamo a volare e lo scafo a guadagnare spazio. Ormai ci sta davanti ed oltre all’acqua di mare che ci arriva addosso per le onde comincia ad arrivarci parte della colonna d’acqua che si lascia dietro e non possiamo resistere a lungo. Infatti, diminuiamo l’andatura fino a rallentare vistosamente, per poi fermarci. Nicola ci chiede se ci siamo fermati. “Affermativo.. è troppo veloce per noi!“
Mi accendo una sigaretta e comincio a spostare le cose che sono state “centrifugate“ in plancia. Filippo mette in ordine le palle che si sono mischiate, Savino sta per avvisare la sala operativa che abbiamo mollato lo scafo… “Si e’ fermato!!“ si sente dire… E’ Peppino che sta continuando a tenere d’ occhio lo scafo, anche se ci ha distanziato di due miglia.
Ci spostiamo tutti sul radar. “Si e’ fermato veramente e sta tornando indietro..” , che significa?” Sta venendo verso di noi!“ I motori della V.1692 sono di nuovo a regime ed andiamo incontro allo scafo. Avvisiamo Nicola e lo scafo ha acceso tutte le luci, gli siamo vicini ormai.. ha i portelloni della sala macchine aperti ed un contrabbandiere è sul bordo, un altro si affaccia e fa ampi gesti per chiamarci. Ma che diavolo sta succedendo?
Arriviamo quasi sullo scafo che procede a lento moto verso terra, Filippo è sul fianco della nostra ed io lo seguo di corsa.. Stiamo per toccare lo scafo e mi va l’occhio sulla sua poppa…E’ quasi del tutto sott’acqua….” Sta affondando!!“ grido agli altri.. Filippo salta su di esso con me al seguito. Sposta dalle manette lo scafista e ferma i motori.
Lo scafista gli dice: “Marescià sta affondando!” . Una volta salito tendo la mano ai tre occupanti di bordo, sposto alcune casse di sigarette e mi precipito sul bordo della sala macchine che è completamente allagata. Due motori sono sott’acqua e gli altri due mezzi sommersi.“Hai acceso le pompe di sentina?“ grido a Filippo che mi risponde dicendomi che ne funzionano solo due su quattro.
Arriva anche la V.1686 e saltano a bordo Andrea e Felicio. Filippo accelera al massimo i due motori che ancora funzionano e grida a Savino che dobbiamo entrare nel porto di Monopoli altrimenti lo scafo affonderà. Insieme ad Andrea scendiamo, per quel che ci è possibile, tra i motori e cerchiamo di sbloccare un pompa di sentina che e’ bloccata.
L’ acqua pero’ continua a riempire la sala. Dopo vari tentativi, la pompa si sblocca e comincia a buttare acqua fuori dallo scafo. C’è un’altra pompa, ma è sott’acqua e non ci arrivo. Speriamo che tre pompe riescano a svuotare o almeno a fermare l’allagamento. La fortuna ci assiste ed il livello dell’acqua non sale più. Riusciamo dopo altre difficoltà a sbloccare anche la quarta pompa. Ci tranquillizziamo tutti quanti.
Adesso sorridiamo e cominciamo a parlare con i contrabbandieri e mancano poche miglia al porto di Monopoli. Lo scafo è abbastanza nuovo, però ha una crepa sullo spigolo di poppa da cui e’ entrata l’ acqua. Lo scafista ci dice che quella crepa l’avevano fatta nel viaggio precedente durante l’operazione di scarico delle sigarette, poiché il mare era mosso, a forza di sbattere contro la scogliera si era un po’ crepata la poppa . Poi con le botte di mare la crepa si era allargata.
Lui aveva fatto mettere del silicone ed un pezzo di legno per tamponare l’entrata dell’ acqua, ma durante questo viaggio non aveva controllato, fidandosi del lavoro fatto dagli altri e si era accorto del problema solo quando ormai era tardi. Discutiamo con lui e gli altri due, ridiamo insieme.. Lo scafo è carico di sigarette di ogni marca.
Ci sono due baracchini a doppia banda, un G.P.S. cartografico grande su cui era segnato il punto dove si dovevano sbarcare le sigarette, una bottiglia di plastica con del caffé, un marsupio attaccato al volante del timone, una rivista per terra, alcune stecche di Marlboro, una aperta ed un pacchetto per terra. Sul lato dello scafista l’immagine del viso della Madonna con la scritta sotto: Proteggimi…

V-1692 Power Marine GdF
Siamo a meno di un miglio dall’imboccatura del porto. Lo scafista si rivolge a Filippo che manovra lo scafo e gli dice: “Marescià, ora che arriviamo a terra lasciateci andare“. Filippo non gli risponde ed io gli dico : “Come facciamo? Ci stanno aspettando sicuramente“.
Lo scafista si gira e continua a fumarsi una sigaretta guardando le luci del Porto di Monopoli che ormai è vicino. La V.1692 e la V.1686 ci seguono e ci danno indicazioni su dove dirigerci una volta entrati nel porto: “C’é una banchina con uno scivolo sul lato destro in fondo“.
Siamo dentro il porto… in fondo sulla destra c’é una piccola rientranza. Si vedono alcuni lampeggianti ed una macchina che accende gli abbaglianti. E’ li che dobbiamo andare. In quel punto il porto costeggia la strada principale che poi sale su di una muraglia che lo costeggia tutto. Stiamo per arrivare sullo scivolo che si trova in quel punto.
Mi faccio lanciare una cima da Peppino e vado a prua dello scafo. Nella piccola darsena c’è una marea di persone: ci sono almeno cinque macchine nostre ed un fuoristrada, una trentina di colleghi tutti schierati ad aspettarci. Sulla muraglia le macchine si fermano e le persone scendono assiepandosi ai bordi per guardare. Da un lato c’è un ristorante all’aperto e quelli che erano seduti a mangiare stanno tutti in piedi a guardare…. Lo scafo sta per toccare terra…
Un’applauso generale scoppia tra tutti i colleghi . Gridano e fanno fischi per festeggiare. Sembra una festa e ci stanno festeggiando, ma non solo i colleghi, anche molte persone che stanno vedendo uno scafo contrabbandiere per la prima volta. Non maschero che provo una certa emozione nel vedere quella moltitudine di persone che ci sta acclamando!
Lo scafo è fermo, leggermente piegato su se stesso. Gli uomini delle pattuglie chiedono di poter salire e guardano lo scafo come se fosse un pezzo da museo. C’è qualcuno che ha una macchina fotografica e scatta foto ricordo insieme a tutti noi. Qualche altro scatta foto sulla prua in gruppo con noi in mezzo!! Lo scafo si deve svuotare del carico e molti colleghi si improvvisano scaricatori e ci aiutano con le casse. Peccato non aver portato la telecamera! Dopo un paio di ore si calma tutto ed è rimasto solo qualche curioso, forse appartenente all’altra sponda!
La sala macchine dello scafo è vuota d’acqua e proviamo a mettere in moto i due motori che hanno fatto il bagno…ma niente. Comunque, può navigare da solo senza bisogno di essere rimorchiato. Insieme a Filippo ed Andrea torniamo a Bari guidando lo scafo con solo due motori in moto e scortati dalle due vedette.
24 Luglio 2000
Mentre il traffico di sigarette stava lentamente percorrendo la parte discendente della sua parabola, il traffico di esseri umani disperati, tra l’ Albania e l’Italia, continuava nel pieno della sua attività e contrastato a 360°, ma non bloccato nell’unico punto su cui non si poteva agire: la radice!! Coloro che guidavano i gommoni, i cosiddetti scafisti, traghettavano ogni notte centinaia di persone che fuggivano dalla realtà di un paese allo sbando.
Quella mattina sta quasi albeggiando e vicino Otranto, presso la grotta della Zinzulusa, due gommoni procedono a folle velocità e su uno dei due ci sono alcuni albanesi che dopo aver scaricato persone sulla costa italiana fuggono inseguiti da un gommone su cui ci sono quattro Finanzieri. All’improvviso una manovra disperata, azzardata e folle dello scafista albanese segna il destino di quattro persone. I due gommoni si scontrano e gli occupanti di entrambi i mezzi vengono catapultati in mare.
Due occupanti del gommone albanese, forse di nazionalità curda muoiono. Il gommone della Guardia di Finanza finisce la sua drammatica corsa contro la scogliera ed il collega Salvatore De Rosa viene trovato privo di vita, mentre il collega Daniele Zoccola non verrà più trovato… La manovra del folle scafista ha segnato il destino non solo di coloro che se ne sono andati, ma anche il destino di famiglie che hanno continuato nella loro strada della vita privi di un loro caro che li ha lasciati per un inspiegabile volere del destino.
Alla fine di agosto del 2000 la V.1692 era stata spostata a Brindisi a fare servizio e dove era anche di base. Le unità della GdiF di Brindisi erano in avaria e rimanemmo una quindicina di giorni per colmare la loro temporanea mancanza. In quel periodo il contrabbando di sigarette aveva allentato un po’ la morsa poiché lo stato stava operando alla radice del problema.
I personaggi che stanziavano i fondi per la proliferazione di quel movimento erano stati arrestati ed i motoscafi non partivano più con una certa frequenza, anzi le loro traversate erano sempre più sporadiche. In compenso il traffico dei clandestini dall’Albania continuava imperterrito e senza tregua. Il servizio conseguente a cui fummo chiamati a svolgere aveva come scopo principale quello di contrastare i gommoni che trasportavano persone.
In quei quindici giorni inseguimmo e catturammo molti gommoni. Partivano da Valona ed intercettati dalle nostre vedette che facevano base presso l’isola di Saseno. Il sacrificio dei due colleghi non era bastato a porre fine a quel fenomeno. Infatti, i gommoni continuavano a partire ed erano una decina quelli che partivano ogni sera.
Tuttavia, solo alcuni di loro erano respinti e rimandati in Albania… mentre molti altri riuscivano a passavano attraverso le maglie della rete tessuta dalle nostre forze di Polizia ed arrivavano sulle coste italiane per sbarcare persone, ma anche droga e qualche volta armi.
Ogni gommone, la maggior parte dei quali costruiti in Italia, aveva una lunghezza di almeno dieci metri, con la carena in vetroresina ed i tubolari classici e dotato di due o tre motori fuoribordo da almeno 125 cavalli ognuno che permettevano di raggiungere la velocità di cinquantacinque nodi, oltre cento chilometri orari, quando erano vuoti e trentacinque nodi a pieno carico, con la possibilità di trasportare fino a quaranta persone.
La distanza più breve tra L’Albania e l’Italia era il canale d’ Otranto, largo 40 miglia circa, circa una settantina di chilometri. I gommoni partivano da Valona ed impiegavano meno di un’ ora e mezza per arrivare sulle spiagge leccesi.
2 Settembre 2000
Partiamo da Bari verso le sedici, Nicola sostituisce Savino e mentre stiamo per raggiungere Brindisi arriva una telefonata che ci allertava per un certo movimento lungo le coste dell’Albania. Le navi della Marina costantemente in allerta avevano segnalato un gommone che era partito da Valona.
Ci affrettiamo ad arrivare agli ormeggi, prepariamo la barca ed usciamo. Nel porto c’è una marea di barche e barchette in occasione della festa patronale e tutte erano nel grande porto per festeggiare. Ci sono barche di ogni tipo, perfino rimorchiatori. Mentre ci troviamo

Barca GdF V.1687
imbottigliati nella festa e cerchiamo di trovare la via d’uscita, ci chiama per radio la vedetta V.1687 che è fuori da un pezzo insieme al B.S.O. 200, un gommone ex clandestino… e ci dice di affrettarci perché la Marina ha dato un

GdF BSO
possibile spiaggiamento di un gommone tra un’ora. “E’ una parola!“ rispondiamo… Dopo molte peripezie riusciamo ad imboccare l’uscita del porto in direzione Sud: Brindisi – destinazione San Cataldo.
Arrivati in zona troviamo la sorella e ci riferisce che il gommone segnalato dovrebbe arrivare da un momento all’altro… Ci appostiamo con le nostre due unità a circa tre miglia l’una dall’altra ed a tre miglia da terra. Vado a sistemare i motori mentre Filippo comincia a scrutare con il visore notturno.
Il radar riesce a battere un gommone solo a breve distanza, due – tre miglia e non faccio in tempo a controllare l’olio al quarto motore che Peppino dice: “Eccolo qua!“ indicando una eco sul radar. Chiudo i portelloni della sala macchine e mi precipito al radar e la piccola eco fila dritta con rotta perpendicolare a terra.
Avvisiamo la sorella e le pattuglie a terra: “Gomma diretta in località Torre Veneri – spiaggia di Torre Veneri“. Il gommone continua ad andare e noi ci mettiamo dietro ad una distanza di una cinquantina di metri e velocità di trenta nodi. Nico mi dice di illuminarlo ed appare nel buio un gommone di circa dieci metri con due motori giganti sulla poppa carico di persone.
L’albanese che guida il gommone si gira verso il fascio di luce con la faccia sorpresa e cerca di vedere chi siamo, ma dalla seguente espressione del suo viso capisco che non gli importa molto chi siamo rimettendosi dritto e senza scomporsi continua a guidare. Le persone a bordo sono tutte ammassate e si distinguono donne, bambini, anziani, ragazzini….
Abbiamo l’ ordine di tallonarlo e di non attaccarlo, giustamente finché carico di profughi. La V.1687 si affianca dall’altro lato ed illumina la scena mentre il gommone continua a tirare dritto. Siamo quasi a terra, mancano poche centinaia di metri ed avvisiamo la sala operativa di mandare subito le pattuglie sul luogo. La sorella si ferma e ci dice di fermarci poiché il fondale è basso e ci potremmo arenare… Ormai fermi continuo ad illuminare la scena in cui si vede il gommone che con un rumore sordo tocca terra e sale quasi sulla spiaggia.
Le persone sono tutte accovacciate l’una sopra l’altra e per cinque minuti nessuno si muove. Lo scafista e’ il primo che scende e vedo che corre verso l’ interno della spiaggia seguito da un altro compare, poi piano piano tutte le persone cominciano a scendere in piccoli gruppetti. In lontananza si vedono i lampeggianti delle pattuglie che sono state avvisate dello spiaggiamento. Intanto noi cominciamo ad avvicinarci piano alla spiaggia con i piedi dello scafo alzati, cercando di arrivare più vicino possibile a terra.
Filippo è sulla prua, io fuori dal cupolino e con il faretto continuo ad illuminare il gommone ed anche il fondale… L’acqua e’ trasparente, si vede perfettamente la sabbia, le conchiglie, le alghe… Peppino con gli occhi fissi sull’ecoscandaglio indica la profondità.
Ormai mancano pochi metri, Filippo scende in acqua e dice: “Si tocca!“ Lo guardo e l’acqua gli arriva alla cintola. Va verso terra uscendo dall’acqua ed arrivando al gommone. “Bisogna rimetterlo in acqua… buttatemi una cima“, dice e mentre cerco una cima lunga nel gavone di prua sento dalla radio: “Vieni Nico ce n’è un altro!“.
Un altro cosa? Penso… Nicola si allontana dalla riva lasciando Filippo a terra ed accelera i motori. Risalgo in plancia e chiedo a Peppino cosa c’è“. La V.1687 sta ombreggiando un altro gommone qui a tre miglia che naviga anche lui su Torre Veneri!“ Mentre stiamo per raggiungere la sorella vediamo che già sta illuminando il gommone… siamo a poche miglia da terra.
Ci affianchiamo dal lato opposto della sorella e Illumino anche io ed il gommone sta puntando verso lo stesso punto dove si è spiaggiato il primo e dove abbiamo lasciato Filippo e le pattuglie che dovrebbero essere arrivate.
Lo scafista del secondo gommone si gira a destra ed a sinistra guardando i suoi tallonatori. Le persone a bordo non sembrano spaventate, forse perché vedono le luci della costa e comprendono che manca poco alla fine del loro viaggio avventuroso e della loro sofferenza!
Ci fermiamo, mentre il gommone sale sulla spiaggia arenandosi. Stessa scena di prima, gli occupanti sono tutti accovacciati scafista compreso. Si riprendono e lo scafista per primo tenta la fuga, ma appena mette piede sulla spiaggia trova Filippo a braccia aperte: “Cucù!! Continuo ad illuminare la scena e vedo Filippo che prende lo scafista per il giubbino e lo sbatte a terra ed un altro scafista sta scappando dal lato opposto, ma due finanzieri di terra lo bloccano!!
“Catturato gommone con due responsabili!“
si sente per radio.
Intanto, le persone del primo gommone sono raccolte in un angolo della spiaggia e vengono uniti al secondo gruppo.
“Venite, venite!“
La radio comincia a gridare di nuovo:
“Posizione miglia tre largo Torre Veneri, sto inseguendo una gomma!!”
Possibile mai? Ma che cavolo sta succedendo stasera? Moreno sul gommone B.S.O.200 sta inseguendo proprio li vicino…

GdF B.S.O. 200
Ci dirigiamo di nuovo di corsa verso il largo, sono vicini e si vedono le luci dei faretti, stanno girando… questa volta il gommone albanese sta cercando di sfuggire alla cattura, visto che combatte con un suo “simile“. Gli arriviamo vicino ed illumino la scena…
Il gommone clandestino è tutto blu scuro, pitturato a pennello… e sta virando per evitare l’abbordaggio del nostro. Le persone a bordo si tengono l’una con l’altra terrorizzate, ma lo scafista freddamente continua a fare evoluzioni mozzafiato passando a qualche metro anche da noi…
Arriva anche la V.1687 ed illumina da un altro lato e lo scafista, alla vista della terza vedetta, capisce che si deve solo buttare a terra. Aumenta al massimo i motori e punta la costa, direzione… ”Direzione Filippo!!!“ Sta puntando nello stesso punto dove si sono buttati i primi due. “Ci sarà una calamita!“ Però questa volta si faranno male perché la velocità di impatto è notevole..
Continuo ad illuminare ed ogni tanto faccio dei segnali con il faretto verso terra per far capire a Filippo ed ai colleghi delle pattuglie che sta arrivando un altro “tacchino“… Stiamo andando a circa trentacinque nodi, manca poco… noi ci dobbiamo fermare, ma continuo ad illuminare la scena per farla vedere a tutti.
Il gommone arriva sulla spiaggia e continua la sua corsa e uscito fuori dall’acqua percorre almeno una trentina di metri sulla sabbia…. Vedo i colleghi sulla spiaggia che si sparpagliano scappando a destra ed a sinistra per timore di essere travolti da quel gommone impazzito che scava un solco sulla spiaggia, alzando sabbia e acqua tutt’intorno.
Speriamo non si è fatto male nessuno, penso mentre illumino la scena… ma appena il mezzo si ferma, come uno sciame di api, i colleghi che prima si erano sparpagliati in tutta la spiaggia si riversano su quei dieci metri di gomma e vetroresina alla ricerca dei due scafisti.
“Nico rimani cinque minuti fermo che devo controllare l’olio sperando che sia la volta buona!“ dico. A terra c’è un pandemonio, ci saranno almeno un centinaio di clandestini, una mezza dozzina di pattuglie, una ventina dei nostri e da lontano vedo arrivare delle ambulanze.. una macchina nostra si è insabbiata e stanno cercando di tirarla fuori. Filippo ha recuperato una radio portatile e ci dice:
“Fino a quando devo restare a badare alle donne ed ai bambini? Mi volete venire a prendere?“
E’ vero che quella è una spiaggia turistica, ma in questo periodo passata l’estate è ormai deserta… ma pullula di persone come neanche ce ne sono a Ferragosto!!!
Recuperiamo a bordo Filippo e tiriamo in acqua i due dei gommoni arenati. I colleghi a terra stanno tentando di riportare in acqua il terzo gommone, l’ultimo spiaggiato. La V.1687 è affianco a noi e dal suo baracchino, sintonizzato chissà su quale canale, si sente dire: “Ne sono due!!!”
Ma chi sono? E’ il gommone della Polizia che insegue un gommone di clandestini. Anzi, ha detto che ne sono due!!! Che vogliamo fare?“ ci domanda Moreno dal 200. “Vai avanti tu !!“ gli dice Nicola.
Incredibile! Stiamo di nuovo in allarme rosso e ci dirigiamo verso San Cataldo. Il gommone nostro è avanti ad un miglio dalla costa, la sorella e noi a tre. Da lontano si vedono dei fasci di luce che illuminano la costa… è il gommone della Polizia che sta illuminando un gommone di clandestini spiaggiato. Moreno gli si affianca e chiede informazioni sul secondo gommone che stavano inseguendo… Non c’è bisogno!!
Peppino batte sul radar una eco che sta dirigendo verso il largo velocissimo. Allarme totale e motori a
quattromilaottocento giri!! E’ a due miglia da noi, ma ci mettiamo un po’ per raggiungerlo. Illumino… è un gommone con tre motori fuoribordo, è vuoto e con solo due persone a bordo, i due scafisti. Ha già scaricato a terra il suo carico di disperati e facciamo fatica a stargli dietro.
Il nostro gommone lo abbiamo perso dietro, ma la sorella sta vicino a noi e lo scafista, si vede subito, è un osso duro e non lascerà facilmente il mezzo.. e sta fumando una sigaretta ed alla nostra vista continua a fumarla senza scomporsi più di tanto.
La V.1687 cerca di fargli un passaggio davanti, ma lui fa un giro di trecentosessanta gradi, evita la vedetta e si rimette con la prua verso l’Albania. Altro tentativo di passaggio da parte della sorella, cerchiamo di chiudere la via di fuga del gommone, ma questo gira in un bicchiere d’acqua evitando noi e la sorella e continua la corsa in direzione della sua tana.
Nel frattempo il gommone di Moreno, grazie alle virate, ci ha raggiunto e sta per affiancarsi al clandestino. Siamo arrivati a sette miglia da terra. Alla vista del B.S.O.200 lo scafista capisce che il gioco non è più come prima e che con un mezzo uguale al suo ed
altri due ad aiutarlo non ha scampo e comincia a zig- zagare per non fare avvicinare l’inseguitore diretto. Contemporaneamente ripunta la prua verso l’Italia, mentre cerchiamo di chiudergli la strada, ma lo scafista facendo manovre spericolate e pericolose riesce ad evitare l’affiancamento sia delle vedette che del gommone. Sta per raggiungere di nuovo le nostre coste, Moreno gli è quasi affianco..
Noi arriviamo dall’altro lato e lo scafista sta per virare verso di noi, ma ci ripensa e vira verso il 200 che è costretto a “tirare il freno a mano!!“ Ma gli arriva subito la V.1687 con una cima bella bella che prende dietro la poppa!!! Il gommone ci passa sopra e ..si inchioda !!! Moreno non si fa scappare l’occasione e gli arriva addosso mettendo in condizione i colleghi che stanno con lui di saltare sul gommone clandestino. “Catturato… il quarto gommone!!!
Non vorrei essere nei panni dello scafista!!“ Incredibile, in neanche tre ore di battaglia avevamo catturato quattro gommoni ed appena mezzanotte!! La serata però continua senza altri avvistamenti o inseguimenti. Evidentemente, i traghettatori, si sono avvisati fra di loro e hanno capito che la serata non e’ di quelle buone. L’ alba. Possiamo rientrare. Rientriamo a Brindisi con i quattro gommoni a seguito.
Serate come questa erano all’ordine del giorno anzi della notte e gli inseguimenti ai gommoni clandestini erano molto più difficili rispetto a quelli dei motoscafi contrabbandieri, poiché con i gommoni eravamo frenati, essendoci persone a bordo che si potevano fare male o venire sbalzate fuori o per qualche manovra errata dello scafista o per le avverse condimeteo…
Alcune volte gli scafisti non esitavano a buttare persone a mare per rallentare gli inseguitori che dovevano per forza fermarsi a soccorrere e salvare i malcapitati profughi. Persino i bambini erano buttati in mare senza coscienza e pietà. Gli stessi scafisti erano persone disperate, magari minacciate di morte se non portavano a conseguimento il lavoro messo in essere dalle relative organizzazioni criminali. Ecco, forse, perché erano disposti a fare ciò che ai nostri occhi sembrerebbe contro natura.
Gli inseguimenti dei gommoni erano più pericolosi anche perché il rapporto tra peso del mezzo e la sua velocità era troppo differente. Se un gommone faceva una virata improvvisa a cinquanta nodi diventava una trottola impazzita che non si poteva governare.
Che questi combattimenti fossero più pericolosi lo dimostra il fatto che spesso più persone tra i profughi perdevano la vita da innocenti e questo capitava anche ai colpevoli scafisti. Purtroppo, è accaduto che a volte perdevano la vita anche coloro che davano tutto se stessi per una causa in cui credevano ed anche se era della patria, l’avevano fatta propria.
Daniele e Salvatore, due colleghi che combattevano questo fenomeno in nome degli italiani, si videro costretti a dover sacrificare la propria vita per questa causa. Il traffico di clandestini ebbe la sua
svolta significativa nell’ Agosto del 2002 quando il Governo albanese decise di stroncarlo assieme ad accordi con la Comunità Economica Europea.
Tuttavia, ancora oggi dalla terra delle Aquile ci sono uomini che per disperazione o per chi sa cosa altro continuano a fare il lavoro di traghettatori di cristiani… Lavoro che non morirà mai fin quando ci sarà un solo disperato disposto a fare qualsiasi cosa pur di scappare da una realtà come quella dell’Albania.
E’ quasi l’alba, Lorenzo si accende un’ennesima sigaretta dopo aver raccontato della sua esperienza con i gommoni clandestini ed il nostro turno sta per terminare, tra poco arriverà il cambio. La nottata è volata grazie alle storie ed alle avventure di cui è stato teatro il mare pugliese in tutti gli anni passati. Ormai gli inseguimenti, i potenti motoscafi contrabbandieri, le casse di sigarette, i mostri che correvano sia in mare che sulle strade sono solo un ricordo.
Lorenzo continua…
Il 2000 si chiuse con l’affondamento della V.1621 al largo di Mola: era la mattina del 7 Novembre e la vedetta mentre stava inseguendo un Corbelli ebbe un cedimento strutturale e colò a picco nel giro di un’ora. L’ equipaggio si salvò grazie anche all’intervento dell’elicottero nostro e della vedetta che con cui stava inseguendo lo scafo. Va detto che il naufragio avvenne di giorno a sole dieci miglia dalla costa… ma se fosse accaduto di notte e lontano dalla costa, come spessissimo si svolgeva un inseguimento, non so come sarebbe andata…
Un’altra vedetta subì la sorte della V.1621
Il 26 Novembre del 2001 durante un inseguimento al largo di Barletta la V.1691 fu speronata ed una falla apertasi a poppa la condannò all’affondamento. L’equipaggio fortunatamente si salvò senza riportare feriti. La V.1691,

GdF V.1691
contrariamente alla V.1621 che non fu recuperata, fu trainata nel porto di Barletta e la sua “carcassa“ giace ancora in un cantiere di Molfetta.
Nel 2001 il contrabbando allentò vistosamente la sua attività e l’ultimo Corbelli fu catturato davanti a Brindisi il 27 Febbraio 2001. Iniziammo ad inseguirlo a tre miglia dal porto e riuscimmo a catturarlo solo a cinquanta miglia da Brindisi. Quella notte il mare era mosso e dopo la cattura dello scafo le condizioni meteomarine peggiorarono ulteriormente fino a diventare burrasca. Ci mettemmo sei ore per tornare nel porto di Brindisi… Avevo smesso di fumare, ma in quelle sei ore, dopo sei mesi di astinenza , mi fumai un intero pacchetto di sigarette!!!
L’ ultimo Supertermoli che ho visto è stato quello catturato il 16 Marzo del 2002 al largo di Vieste. Da quella data i contrabbandieri navigano solo nei miei ricordi e nei ricordi dei miei colleghi che come me si ritrovano come stanotte a raccontare le battaglie vissute. Forse, qualcuno che non ha vissuto come noi la realtà del contrabbando ci guarda e pensa che stiamo inventando tutto, ma non è così perché quelle avventure le abbiamo vissute veramente!!!
Fine
Per le immagini ed i video pubblicati in tutte le puntate del libro riprodotto nella II edizione curata da AMB, si ringraziano: GdF – Maurizio Mainardi, Maurizio Santo e tutti coloro che ci hanno permesso con i filmati e le immagini di poter adeguatamente documentare i testi del libro.
Carissimo Col. Emilio Errigo,
La ringrazio veramente di cuore per quanto dice, sia per l’appuntato di mare della GdF Maurizio Mainardi, che reputo una persona veramente speciale per spontaneità, grande umiltà ed il modo coinvolgente con il quale ha saputo narrare gli episodi della vita degli uomini di mare della Guardia di Finanza di ogni ordine e grado, riferiti al periodo in cui si era in guerra totale con le organizzazioni criminali che gestivano il traffico delle “bionde”, dell’orribile fenomeno del traffico di disperati, oggi dilatatosi fino all’inverosimile e quello tremendo degli stupefacenti.
AMB ha curato questa edizione del libro di Mainardi, supportando tutti gli episodi narrati tramite immagini e foto presenti in rete delle unità protagoniste degli inseguimenti, sia del Corpo della GdF che dei contrabbandieri, in modo da coinvolgere il lettore il più possibile, rendendo reale quanto descritto ai loro occhi. Ribadisco il grazie a tutti gli appartenenti alla GdF, che non cito singolarmente onde evitare qualche dimenticanza, di ogni ordine e grado che lo hanno consentito con i loro supporti informatici.
Dalle impressioni che descrive, circa la lettura del libro dell’appuntato di mare Maurizio Mainardi, mi sembra di capire che il tutto ha funzionato e ne sono veramente contento e La ringrazio immensamente per quanto dice di AMB.
Il tutto è nato per una semplice ed umile proposta che ho sottoposto a Mainardi, il quale con la semplicità e l’entusiasmo che lo caratterizza mi ha subito manifestato fiducia e colgo l’occasione per ringraziarlo pubblicamente sia personalmente che a nome di AMB.
Ringrazio anche Lei Col. Emilio Errigo, con l’entusiasmo di sempre che caratterizza la Sua professione sentita come una missione di cui mi posso semplicemente congratulare come cittadino italiano.
Un caro e speciale saluto!
Giacomo Vitale
Carissimi amici di ALTOMAREBLU è sempre un vivissimo piacere leggere gli articoli o meglio, le cronistorie operative narrate con il tocco del protagonista, dal caro Maurizio Mainardi.
Mi colmano di sensazione positive gli articoli del famosissimo libro di Maurizio, connotati da un modo di raccontare il vero, semplice ma incisivo, travolgente e divertente. Il senso del dovere che caratterizza la vita professionale di Maurizio Mainardi, ci fa ripercorrere la vita di tutti i giorni, vissuta da quanti navigano le acque del Mediterraneo, per diverse ragioni di servizio per la Difesa e Sicurezza dello Stato.
Grazie ALTOMAREBLU, grazie Maurizio!
Con il bene e la stima di sempre saluto il caro Giacomo Vitale.
Col. Emilio Errigo
Siamo noi che dobbiamo ringraziare te Maurizio per aver lasciato traccia del nostro passato.
Carissimo Maurizio,
quanto descrivi con sentita commozione è certamente uno stato d’animo che ha animato con grande professionalità, dedizione, lealtà, convinzione ed umanità un gruppo di finanzieri di “alto rango”, a prescindere da ogni ordine e grado!!
Come cittadino italiano nutro una sincera ammirazione per tutti Voi, ma sono “enormemente addolorato, dispiaciuto ed incavolato” nel vedere uno Stato che prima forma questi uomini destinati a far rispettare determinate leggi… e dall’altro li “mortifica”, perché dopo aver dato il meglio di loro stessi nell’esercizio delle loro funzioni, molto si perde nel nulla sempre per i giochi di una “politica senza dignità” che guarda sempre più agli interessi economici di una classe oligarchia occupante tutti i posti chiave del paese, alla faccia della democrazia condivisa e degli italiani…
Il dolore è grande e ti chiedo scusa per il mio sfogo…
Grazie a te ed ai tuoi colleghi per tutto!!!
Sinceramente,
Giacomo Vitale
GIACOMOOO!!!Ho appena terminato di leggere le ultime frasi del libro ed ho ancora gli occhi LUCIDI!!! Quante emozioni.. Pensa che proprio ieri sera mi sono sentito telefonicamente con il mitico Nicola e la sua famiglia perché era il compleanno di suo figlio che ha compiuto sedici anni… l’abbiamo visto nascere, come loro hanno visto nascere il mio e dopo tanti anni ci sentiamo ancora con lo stesso affetto che non è mai cambiato. Questo dimostra come eravamo tutti uniti e che la nostra Amicizia era ed è rimasta con la A maiuscola.Tutti loro mi hanno saputo dare tantissimo…
Ho avuto paura e scappò qualche lacrima quando fui trasferito a Bari, ma ho pianto di più quando me ne sono andato!! Un po’ come dice Alessandro Siani in “Benvenuti al Sud”!!
Certo è che Nicola, Raffaele, Piero, Savini, Peppino, Filippo, Roberto, Maurizio, Pasquale, Felicio, Massimo, Gabriele…
Stefano, Luca, Roberto (Ufficiali) e tutti gli altri sono veramente persone Speciali che varrebbe la pena conoscere e Mi sento fortunatissimo per aver avuto questo privilegio e li posso elencare tra i miei amici “VERI AMICI”!!! GRAZIE ANCORA A TUTTI!!
Maurizio Mainardi