L’isola che non è: Isla Deception di Mario Camilli
(Testo di Marc Casanov in parte rielaborato dall’originale)
Deception Island è l’isola che ha ingannato il suo scopritore e fatto innamorare il mondo. E’ L’unico posto in Antartide dove il bianco non è il colore dominante perché neve e ghiaccio sono ricoperti di cenere. Navigatori, pirati, corsari, balenieri, scienziati e perfino i nazisti hanno cercato di conquistare l’isola dell’ Inganno, ma la natura saggiamente li ha respinti senza fare prigionieri.
Anche l’unico cimitero esistente, 45 tombe in tutto, ha ceduto sommerso da cenere, lava e lapilli. Per un periodo relativamente breve di circa tre mesi l’isola si è trovata di fronte ad un nemico che per la prima volta non può sconfiggere: “il turismo di massa”.
L’hanno chiamata Deception Island, ma non è né un isola né una delusione. L’errore è di una traduzione sbagliata della parola inglese < inganno – insidia > il cui corretto significato nello specifico è inganno e non delusione.
Fu il cacciatore di foche e cercatore di fortuna, l’americano Nathan Palmer, a battezzare l’isola con questo nome dopo aver scoperto che l’aspetto ingannevole di un isola che sembrava normale nascondeva in realtà un vulcano a ferro di cavallo.
Una caldera allagata all’interno in cui uno stretto canale ne permetteva l’ingresso dove mare e vento circolavano liberamente. In effetti si tratta di un vulcano attivo situato in un punto caldo della crosta terrestre che emerge dall’Oceano Antartico da altre 1500 metri di profondità, come afferma Jorge Rey Salgado dottore in geologia marina.
L’isola apparentemente desolata ha una struttura geologica complessa ed ha avuto in passato una vita molto movimentata e frenetica, in cui una trentina di piccoli crateri vulcanici hanno vomitato milioni di tonnellate di lava negli ultimi cento anni.
Proprio la sua forma quasi circolare, riconoscibile su di una mappa, è stata una calamita troppo attraente per le navi che nel corso della storia si sono li rifugiate per assolvere alle richieste di rifugio naturale dalle insidie di venti, tempeste ed icesberg.
L’Isola crea all’interno un microclima che fornisce un addolcimento della temperatura.
Le creste delle montagne che la circondano proteggono l’interno dai forti venti che scendono dall’altopiano del Continente Bianco generando un sistema di nuvole che avvolgono le cime delle montagne vulcaniche.
Questo particolare clima rende la temperatura interna più alta di circa 3 gradi Celsius rispetto a quella prevalente a queste latitudini, afferma il Dott. Salgado.
A causa di queste caratteristiche particolari ed uniche, il luogo mantiene una flora ed una fauna uniche con spiagge di sabbia nera piena di vita animale.
L’ isola dell’inganno ha una flora rara ma eccezionale con almeno 18 specie di muschi e licheni che non sono stati registrati in nessun altro luogo nell’Antartide, due dei quali sono endemici.
Nessuna altra area dell’Antartide è paragonabile. Inoltre, nove specie di uccelli marini si riproducono sull’isola vicino alla colonia più grande del mondo di Pinguini sottogola situati a Baily Head sulla costa sud-ovest, dove nidificano circa centomila coppie. Dato certificato dalla Island Management Group.
Deception Islad è una specie di “oasi di calore“ dove il freddo congela tutto. Una certezza per i non credenti nei miracoli della Natura.
Se c’è un posto strano ed unico in Antartide questo è Isla Deception!
Non è un caso che un luogo con tali diversità e varie fonti di cibo abbia attirato foche e balene che si aggiravano nell’area e di rimbalzo una industria della pesca in forte crescita e senza scrupoli.
L’isola è così passata dall’essere un punto dimenticato sulle carte nautiche a centro delle operazioni per la pesca di foche e balene con quote e licenze liberamente superate che hanno quasi posto fine alla fauna marina del luogo.
Si racconta che nei giorni di grande mattanza il vento gelido sferzava l’isola, mentre la puzza di sangue, budella e marciume si avvertiva a molte miglia di distanza.
Un luogo con una disastrosa memoria dove rimangono solo strutture abbandonate, barche arrugginite e materiali vari senza un proprietario.
Anche un relitto di aereo è stato recentemente rimosso dalla B.A.S., senza dimenticare che raggiunse l’apice della sua storia più buia il giorno in cui i sottomarini nazisti emersero dalle profondità dell’Oceano per cercare un rifugio durante la Seconda Guerra Mondiale.
Fortunatamente i pendii vulcanici, i ghiacciai ricoperti di cenere, le fumarole e le spiagge di sabbia nera non furono mai depositi di combustibile per i sottomarini tedeschi ed i pinguini furono di nuovo gli unici abitanti con tutti i diritti del luogo.
Fu ancora tutto pace e silenzio finché un nuovo ospite, anche questa volta di lucente acciaio, iniziò ad attraversare lo stretto canale di “ Fuelles de Neptuno “.
Era il 1958 quando la prima Nave da crociera arrivò sull’isola alla ricerca del suo fascino.
Fu il calcio di apertura alle invasioni barbariche di orde incontrollate di turisti che si rinnova ogni estate australe.
Balleneros Beach è piena di navi da crociera e yacht privati in cerca di sensazioni uniche, assetati per fotografare situazioni e paesaggi unici, bagnanti nelle pozze con fumarole, i ghiacci colorati dal grigio chiaro al nero più nero con tutt’intorno una corona di cime innevate, sostando in uno dei pochi posti al mondo dove è possibile navigare al centro di un vulcano attivo.
Nell’ormai lontano 1971 , la prima barca battente Bandiera Italiana entrò nell’isola subito dopo un fenomeno tellurico.
La sua conformazione aveva subito delle modifiche significative, mentre il Comandante della Barca iniziò il rilievo di una nuova insenatura.
Quando la stessa imbarcazione vi ritornò nel 1973, i rilievi effettuati in precedenza si rivelarono imprecisi e non più adatti in quanto il luogo si era ancora modificato.
Si procedette ad un nuovo rilievo, i risultati furono condivisi con ricercatori Statunitensi, Argentini e Inglesi… Ora quella baia, nel frattempo divenuta lago, è conosciuta con il nome di “AjmoneCat Lake“, in onore di quel Comandante che per primo ne rilevò le sue caratteristiche. (Viaggio e Spedizione Antartica di Giovanni Ajmone Cat, con il M/v San Giuseppe Due, 1969/71 e 1973/74).
“Deception Island (62°58’37’’S; 60°39’00’’W) è una piccola isola vulcanica a forma di ferro di cavallo avente un diametro di 12 km. Il centro dell’isola è costituito da una caldera con un vulcano ancora attivo. Infatti, nel 1967 e 1969 ci sono state due violente eruzioni. Sull’isola sono presenti numerosi pinguini curiosi e leoni marini che, seppur ad un primo momento rilassati e dormienti sulla spiaggia nera, possono diventare molto aggressivi con gli intrusi, specialmente con degli intrusi un po’ impacciati e vestiti d’arancione come noi.
Non avevamo mai sentito parlare di questa piccola isola vulcanica dimenticata nei mari del Sud, ma da italiani avremmo dovuto sapere che in quest’isola è arrivata nel 1973 una barca italiana, dando luogo al felice epilogo della prima bandiera italiana piantata in suolo Antartico.
A ideare e realizzare tale spedizione fu Giovanni Ajmone Cat, esploratore italiano amante del mare. Egli partì dall’Italia con una barca a vela di 16 metri armata a feluca a cui diede il nome di “San Giuseppe Due”. Una bella barca, dotata di due vele latine, fiocco, contro-fiocco e trinchetta.
L’imbarcazione salpò da Torre del Greco il 1 luglio 1973 e rientrò ad Anzio il 26 giugno 1974. Erano in cinque a bordo, tutti italiani, attraversarono l’Oceano Atlantico ed arrivarono in quella piccola isola delle Shetland Meridionali, dove adesso noi italiani di altra generazione abbiamo posato i nostri piedi.
A memoria di questa impresa nel 2009 un piccolo lago vulcanico di 255 metri di diametro presente sull’isola, fu chiamato dagli inglesi “Ajmonecat Lake”. Inoltre, su un deposito d’olio di balena in riva al mare, lasciato probabilmente dai norvegesi o da altri cacciatori di balene, ancora oggi c’è una scritta in italiano che ne testimonia il passaggio: “San Giuseppe Due – Roma 1974”.
Il comandante Ajmone Cat ci ha lasciato nel 2007, ma ha scritto un piccolo pezzo di storia in questo incantevole continente, dove per fortuna i silos ed i depositi d’olio di balena restano solo un ricordo da dimenticare “… (da Rapporto Progetto Please – Antartide OGS – PS 112 della Dottoressa Marina Monti – 2011).
Ed ecco che un gruppo di croceristi superano i forti venti antartici ed accedono ad una caldera vulcanica, affacciata su un paesaggio marziano innevato, in costume da bagno e armati di “ badile “ scavano la loro personale vasca da bagno, sul bagnasciuga.
Uno dei fattori che possono avere un forte impatto su questo equilibrio ecologico è il turismo, che è una delle maggiori minacce per l’isola dell’Inganno.
Ora l’uso dell’isola è gestito nell’ambito del Trattato Antartico, che ha riconosciuto il pericolo e cerca nuove soluzioni per affrontare questo moderno problema. Dovrà essere regolato l’ingresso all’interno dell’isola vulcano, vietato scavare sulle spiagge per fare bagni termali, vietato apporre graffiti su tutte le strutture sia naturali che edifici.
La realtà è che l’ Isola di Deception è stata conquistata tante volte e sempre si è liberata determinando l’abbandono di coloro che avevano occupato il suo suolo. Quando negli anni ’60, Cile , Argentina, Spagna e Regno Unito si sono contesi il territorio, due eruzioni vulcaniche li ha espulsi senza mettere nulla in discussione.
Attualmente diverse stazioni scientifiche stanno cercando di decifrare se il futuro della “Isla Deception” o dell’Inganno (o… dell’isola che non è) sarà in fondo al mare quando prima o poi… il vulcano esploderà.
Mario Camilli
(Prima Spedizione Antartica Italiana 1973/74 – San Giuseppe Due)
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