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San Giuseppe Due Baia Paradiso

In memoria di Giovanni Ajmone Cat – 18 dicembre 2013

09/12/2013/7 Commenti/in Spedizioni italiane Antartide, Tito Mancini/da Tito Mancini

di Tito Mancini

Il 18 Dicembre 2007, il Comandante Giovanni Ajmone Cat, concludeva a Como la sua esistenza.

Ma chi era Giovanni Ajmone Cat: navigatore ed esploratore Antartico?

Giovanni Ajmone Cat: fu il primo italiano che fece due traversate dall’Italia all’Antartide e ritorno: la prima dal 1969 al 1971 e la seconda nel 1973/74. Il mezzo utilizzato fu una imbarcazione in legno di circa 16 metri, armata a vele latine e con motore ausiliario denominata: “San Giuseppe Due” ed equipaggiata per ospitare un massimo di cinque persone di equipaggio.

L’unità ideata da Giovanni Ajmone Cat e realizzata dal cantiere Palomba di Torre del Greco, fu costruita appositamente per effettuare lunghe traversate oceaniche e la navigazione in quei mari ghiacciati infatti, tra le caratteristiche peculiari dell’imbarcazione, c’era anche quella di essere stata progettata e costruita per poter agevolmente sopportare sia le collisioni con i marosi che quella con il pack ed i piccoli iceberg che sicuramente, si sarebbero incontrati…

San Giuseppe Due

San Giuseppe Due

Sono passati sei anni da quel fatidico Dicembre 2007 e cosa è rimasto a ricordare l’impresa e l’esperienza fatta dal Comandante?
Nel 2011 un giornale locale riportava la seguente notizia:

articolo giornale di Anzio

articolo giornale di Anzio

Il “San Giuseppe Due” dal Maggio 2010 è ricoverato in cantiere per una “ristrutturazione/restauro” di cui però, non si prevede il termine e nemmeno le cause relative a questo lungo periodo di lavori…

Le foto di seguito pubblicate sono del San Giuseppe Due riferite all’anno 2011 inizio lavori:

Mostra

Mostra

Durante le sue due peregrinazioni antartiche il C.te Giovanni Ajmone Cat fece una raccolta documentaristica, di testimonianze e di cimeli che in un primo tempo raccolse in un piccolo museo presso la sua abitazione in Anzio.

Successivamente questa raccolta museale fu trasferita a Roma dalla Marina Militare la quale in seguito, la cedette al Museo Nazionale dell’Antartide – Sezione di Trieste che provvederà quanto prima, ad esporre tutti i reperti in una apposita sala.

Per cui, salvata la sezione museale creata da Giovanni Ajmone Cat, per quanto mi riguarda, non potendo avere notizie certe al riguardo, a mio avviso rimane il dubbio sulla “destinazione/fine” del “San Giuseppe Due” vera “perla” sia sotto il profilo storico che costruttivo, una imbarcazione che nelle sue pur piccole dimensioni, annovera in massima parte un esercizio di manovre e di condotta semplificate al massimo e riscontrabili solamente nei vascelli del XVIII e XIX secolo, tipo HMS Victory ad esempio .

Sono comunque ottimista, in quanto al rientro in Italia del “San Giuseppe Due” nell’anno 1974, il Capo di Stato Maggiore della M.M. era l’Ammiraglio Gino De Giorgi il quale ebbe un ruolo predominante nel risolvere alcune problematiche nate con il rientro in patria del San Giuseppe Due.

Oggi, nel 2013 il Capo di Stato Maggiore della M.M. è l’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi… come marinaio potrò essere anche superstizioso ma, non credo nella “casualità” quindi sono convintissimo che anche l’Amm. Giuseppe De Giorgi riuscirà a trovare la soluzione più idonea alla collocazione di questa unicità chiamata “San Giuseppe Due”.

 

Tags: Ajmone Cat, San Giuseppe II, Tito Mancini
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7 commenti
  1. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    14/05/2014 in 06:55

    Gentilissima Giuliana Storti,

    è per tutti noi di AltoMareBlu e per molti lettori che ci seguono è un piacere ricevere un commento autorevole come il Suo, visto che Lei è una persona che conosceva bene il Comandante Giovanni Ajmone Cat ed in cui spiega bene i punti essenziali riguardanti la persona stessa del Comandante e tutto quanto legato alle sue imprese, alle sue convinzioni di vero marinaio che sa andar per mare in ogni condizione e che credeva profondamente in determinati principi e tradizioni del buon marinaio.

    La Sua analisi di quello che è adesso il San Giuseppe Due, abbandonato in un cantiere di Anzi,o forse solo come oggetto che serve per interessi che vanno nella direzione sbagliata. E’ clamoroso che la Marina Militare si sia fidata del Comune di Anzio che in tutta questa vicenda ne esce con una figuraccia immane da cui i cittadini di Anzio spero ne possano trarre le opportune conclusioni.

    Siamo in diversi che vigiliamo sulle sorti del San Giuseppe Due che è un bene dello stato e quindi dei cittadini, visto che è stato donato alla Marina Militare per volontà del suo armatore e quest’ultima avrebbe fatto meglio a rinunciare a questa donazione se sapeva di non avere le risorse per gestirla..

    Invece è andata come sappiamo e speriamo solo che non si blocchi tutto nei meandri della becera burocrazia manovrata dai vertici incontrollati dello stato che in barba alle leggi vigenti le stracciano e fanno quello che vogliono, alla faccia della democrazia e degli italiani. Una vergogna infinita!!

    Mi associo comunque al suo messaggio di speranza, anche se come giustamente dice oggi viviamo un’epoca disincantata in cui è tutto virtuale e quindi falso… e speriamo che la Marina Militare le Istituzioni non trafiggano con il loro “cinismo” il cuore di tutti gli amanti del mare.

    Un caro saluto e ci scriva ogni volta che lo ritiene opportuno perché non dobbiamo dimenticarci del San Giuseppe Due, del Suo Comandante ed anche della sorella Rita Ajmone Cat che tanto si è adoperata in tutta questa storia ance con un contributo di non poco conto affinché la barca fosse rimessa in mare.

    Un caro saluto,
    Giacomo Vitale

  2. Giuliana Storti
    Giuliana Storti dice:
    13/05/2014 in 23:18

    Come umile amica di penna del Comandante Ajmone Cat ( Giovanni ), avendone potuto apprezzare negli anni sia il valore, che l’umanità, la semplicità e gli ideali, mi sento indignata e rattristata nel leggere le sorti della sua famosa barca antartica e del museo personale che aveva realizzato.

    Lui ne soffrirebbe, e se un’altra vita c’è e può ancora vedere questa nostra, gli parrà irriso e sprecato quanto ha lasciato, quanto mi confidava di desiderare lasciare in memoria e come esempio ai giovani, a quelli che sarebbero venuti dopo e avrebbero forse potuto trarne esempio e stimolo.

    Qualche volta si domandava anche se, in un’epoca materialista e disincantata come la nostra, lui col suo modo di sentire, coi suoi convinti ideali, non fosse un po’ un Donchisciotte.

    Ma certo non credo potesse aspettarsi dalle istituzioni la grettezza del lasciar languire nell’oblio e materialmente deperire un ricordo tanto importante, quella sua barca che aveva concepito, amato, con cui aveva vissuto le sue migliori avventure di mare cercando al contempo di onorare il suo Paese,di portare il nome dell’Italia ” nel bianco Sud ” e in tempi in cui l’Antartide era nella mente di pochi.

    Non credo soprattutto che se lo aspettasse dalla Marina Militare, nella quale riponeva fiducia.

    La memoria deve rimanere, l’Italia non può lasciare andare a rotoli le sue cose migliori, o quanto hanno lasciato i suoi figli e rappresentanti migliori.

    Davvero il paese che non sa custodire la memoria non ha futuro : perché ha perso per strada i valori e si adagia nella banalità e nell’effimero scorrere del tempo.

    Spero e voglio credere che le persone che hanno avuto il piacere ( e anche l’onore )della conoscenza, della frequentazione di Giovanni, della condivisione del suo modo di intendere la vita, facciano sentire la loro voce, certo più autorevole della mia, affinché le sue cose e la sua memoria vivano ancora.

    Spero che la Marina Militare non permetta che il San Giuseppe Due resti un legno morto, ma riviva, per gli occhi dei visitatori e dei giovani.

    E per il cuore di tutti gli amanti del mare.
    Giuliana Storti

  3. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    30/04/2014 in 22:36

    Gentile Franco S.,

    La ringraziamo sempre per averci scritto e le ricordiamo che i Suoi commenti per il grandissimo San Giuseppe Due sono graditissimi e non smetteremo mai di dedicare a questa magnifica feluca, a chi l’ha voluta ed in parte fatta realizzare secondo le sue indicazioni provenienti da una grande esperienza di marinaio di altri tempi, il Comandante Giovanni Ajmone Cat ed anche l’ultra centenario cantiere Palomba di Torre del che lo realizzò forte di una esperienza di costruttori che si è tramandata nelle generazioni fino ai giorni nostri, uno spazio infinito e senza limiti.

    Quindi, tutte le volte che riterrà opportuno scriverci in merito e segnalarci idee o tutto quello che può essere positivo per il fine che ci proponiamo, vedere di nuovo in mare questa stupenda feluca, può farlo tranquillamente.

    Tenga conto che personalmente sono stufo, in quanto cittadino italiano di cui mi vergogno essere, visti i ns. politici senza dignità e cultura, che vergognosamente non fanno altro che sfruttare qualsiasi occasione per mettersi in mostra tradendo totalmente gli impegni presi, vedi la vicenda del San Giuseppe Due.

    Non darò tregua a queste persone fino a che ne avrò la forza e vogliamo tutti sapere il perché si è tutto arenato, quali sono le problematiche. Inoltre, sono delusissimo della Marina Militare Italiana di cui avevo una stima ed una visione assolutamente diverse. Non riesco nemmeno a capire come mai hanno accettato in regalo il San Giuseppe Due, secondo le volontà del Comandante G.Ajmone Cat e per mano della sorella Sig.na Rita, per poi manifestare indirettamente che non hanno fondi per gestire questa splendida unità e cercando poi quello scellerato patto di partecipazione al suo mantenimento abortito sul nascere. Immaginiamoci per il futuro.

    Per il futuro il San Giuseppe Due, nelle mani del Comune di Anzio non ha alcuna speranza, poiché i fatti dimostrano che il protocollo di intesa firmato con la Marina Militare in tal senso, se lo sono messo sotto i piedi.

    Inoltre, visto che questa feluca è stata donata alla M.M. e quindi è di tutti noi italiani, vorrei sapere chi ha firmato l’ordine dei lavori che si dovevano eseguire sulla barca e con quale criterio è stato scelto il cantiere Gallinari che ha attualmente la barca a lavori bloccati.

    Inoltre, per chi non lo sapesse, la sorella del Comandante G. Ajmone Cat, sig.a Rita ha anche sborsato un contributo personale di parecchie migliaia di euro per portare a termine i lavori e mettere finalmente la barca in mare, ma non sono bastati al cantiere per tale scopo.

    Voglio sapere l’ordine dei lavori chi l’ha firmato, qual’era l’importo di tali lavori e perché attualmente la barca giace letteralmente fatta a pezzi in tale cantiere.. tutto questo non è chiaro assolutamente ed ho le mie riserve in merito.

    Tutte cose da verificare attentamente, ricordando a tutti gli interessati che tutto ciò è pubblico e quindi di competenza degli italiani di diritto e di fatto.

    Continui a seguirci e Le ricordo che il sistema di AMB l’avviserà sempre ogni volta ci sarà un commento su tale argomento.

    Grazie per averci scritto.
    Un caro saluto,
    Giacomo Vitale

  4. Franco S.
    Franco S. dice:
    30/04/2014 in 01:57

    Gent.mo Sig. Giacomo Vitale,

    nel rinnovarle i complimenti per il magnifico lavoro svolto da lei e dagli altri autori di questo ottimo sito, la ringrazio anche di avermi ricordato il Capitano Tito Mancini. Ho recentemente commentato l’articolo “La nuova vita della motovedetta ex CP 233” nel quale spiegavo di averlo recentemente visto in TV e di averlo poi collegato alla seconda spedizione antartica del San Giuseppe II.

    Qualche anno fa ho fortuitamente, e fortunatamente, conosciuto la Sig.ra Rita mentre era in procinto di partire per uno dei suoi incontri coi vertici della Marina per definire la donazione della feluca.

    Questa nuova fase di stallo nel restauro del motoveliero, proprio quando tutto era sembrato ormai definito, è un’amara conferma di come vanno le cose nel nostro Paese, e di quale sia l’interesse ed il rispetto che molte autorità tributano alla storia ed alla cultura di una nazione i cui fasti si perdono irrimediabilmente nel passato.

    Si dice che chi non ha memoria della propria storia non ha futuro, ma questo pare contare poco al giorno d’oggi. Ci sono però esempi di rara eccezione e bellezza che, grazie anche al lavoro di persone come voi, possono essere scoperti da chi ha voglia di conoscere le storie di persone di valore e di ciò che ci hanno saputo dare.

    Non vorrei esser stato noioso e credo comunque di aver approfittato troppo dello spazio messomi a disposizione, quindi vi saluto cordialmente e spero di leggere a breve qualche notizia positiva in merito alla vicenda in questione.

    Grazie di nuovo.

  5. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    29/04/2014 in 23:01

    Gent.mo Franco S.,

    La ringraziamo per quanto dice di AltoMareBlu e le posso confermare che siamo animati di grande passione e rispetto per uomini come il C.te Ajmone Cat e gli uomini di quell’equipaggio che insieme riuscirono a raggiungere l’Antartide con lo straordinario “San Giuseppe Due”, realizzato nei cantieri Palomba di Torre del Greco da mani esperte e ideato da menti sapienti che vantavano esperienze più che centenarie, di cui sono orgoglioso perché sono di quella zone.

    Un onore per la nostra Marineria. E’ la fusione di tre elementi, cioé: Il Comandante Giovanni Ajmone Cat, i quattro sottufficiali della Marina Militare, una favolosa feluca come il San Giuseppe Due permisero una memorabile impresa: raggiungere l’Antartide con una spedizione scientifica tutta italiana e senza precedenti nella storia della nostra Marineria..

    Concludo dicendole che tutti noi di AltoMareBlu, incluso il Comandante Tito Mancini, che Le ricordo, fu uno dei quattro sottufficiali della MM presenti a bordo del San Giuseppe Due all’epoca della Spedizione in Antartide, siamo a disposizione per informare tutti gli appassionati che seguono con grande affetto ed ammirazione le sorti di questa magnifica feluca, forse unica al mondo che merita assolutamente di ritornare in mare, tra la gioia di tutti noi e certamente, prima fra tutti, della sorella del Comandante Giovanni Ajmone Cat, signorina Rita.

    A dire il vero siamo tutti molto amareggiati per il fermo dei lavori di ripristino del San Giuseppe Due che ormai dura da anni. Quello che però ci indigna è come al solito la mancanza assoluta di puntualità di tutto quello che è pubblico, nel caso specifico era stato firmato un protocollo di intesa tra Comune di Anzio e M.M., con il quale si impegnava economicamente a sostenere i costi di tali operazioni di ripristino delle feluca necessari per effettuare ogni tipo di navigazione, compresa quella per l’Antartide… e sembra ci sia qualche problema…

  6. Franco S.
    Franco S. dice:
    29/04/2014 in 00:44

    Ho recentemente appreso che nel 2012 la Sig.ra Rita Ajmone-Cat ha tenuto una conferenza in quel di Como, se non erro, proprio per ricordare le imprese del suo valoroso fratello.

    Purtroppo essendo in tutt’altra parte d’Italia non ne sono venuto a conoscenza, avrei tanto desiderato assistervi.

    AltoMareBlu sembra essere l’unica fonte che organicamente si occupa di ricordare quelle che fu una parte misconosciuta della storia d’Italia, alla quale forse non è mai stato dato il risalto che meritava.

    Questa è almeno la mia visione, conoscendo i fatti solo avendo letto il bel libro a cura di Ferruccio Russo e quel poco materiale che si trova in internet.

    Forse l’Ammiraglio De Giorgi saprà veramente dare il giusto epilogo a questa lunga vicenda, che sembra perpetuare il corso tormentato della prima epica avventura in Antartide del comandante Giovanni Ajmone-Cat…

  7. Camilli Mario
    Camilli Mario dice:
    20/12/2013 in 17:46

    Caro Comandante vedo che non hai perso il “tuo ottimismo”, vorrei tanto crederti… MA!!!???!!!, io sono come San Tommaso, fin quando non vedo realizzato il “sogno” di Capitan Cat, ho qualche dubbio.

    Da informazioni ufficiose so che il materiale Museale dato al Museo di Trieste è in fase di risistemazione in quanto nel periodo in cui era conservato dalla MM, non so dove, si è un po’ deteriorato, in quanto al San Giuseppe Due mi risulta, in una fase di stallo in quanto non sia più chi deve finanziare il lavori per poterlo di nuovo vedere in mare, io penso che ci possa essere solo una soluzione, dato il periodo in cui l’economia del Paese non gode di “vacche grasse”, solo il Cantiere Palomba, costruttore dello stesso, potrebbe avere l’opportunità di mettere a nuovo la Gloriosa “Barca”.

    Un abbraccio Mario

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