Diario di un fascista alla Corte di Gerusalemme 1948 – 2002 di Fiorenzo Capriotti
Era da tanto tempo che pensavo alla pubblicazione del Diario di Un Fascista alla Corte di Gerusalemme di Fiorenzo Capriotti (Ascoli Piceno 8 Settembre 1911 – S. Benedetto del Tronto 10 Novembre 2009); volevo già farlo undici anni fa subito dopo la sua morte, ma problemi tecnici nel recupero del libro e nella sua scansione ne hanno fatto slittare i tempi. Il tutto si è risolto nell’ultimo mese con il contributo di un amico, 1° Lgt di Marina Vincenzo Abruzzese, anche lui estimatore di Fiorenzo, che ha provveduto a realizzare la scansione del libro.
Adesso il Diario è su AltoMareBlu e proprio leggendolo come un diario si potranno apprezzare le doti di questo personaggio che in terra d’Israele riscopre una seconda patria “anche di più”, come scrive lui stesso, che lo ripaga delle inaspettate sofferenze burocratiche subite al suo rientro dalla prigionia nel 1946 da un campo americano; l’eroe di Malta era stato dimenticato.
Nel presentare questo diario non posso non fare un riferimento alle mie pubblicazioni su Alto Mare Blu, dove, oltre che raccontare specifiche azioni di guerra ricostruite da testimonianze di chi vi partecipò, ho tentato anche di raccontare contributi dati tra il 1948 e il 1955 da reduci della Decima Mas quando nel 1948 in Israele nasce la “Forza Navale di Difesa”, praticamente la Marina Israeliana.
In questo periodo s’inserisce il “Diario” di Capriotti”.
Per inquadrarlo nel contesto storico e geopolitico di quegli anni bisogna subito dire che il Mossad israeliano si muoveva con estrema facilità sul territorio italiano e non fu difficile a questa organizzazione entrare in contatto con ex operatori Decima Mas e con la Ditta che aveva realizzato mezzi di superficie e subacquei sempre per conto della stessa Decima Mas. Nacque subito una nuova organizzazione italiana costituita da operatori e tecnici che riuscì in breve tempo a dare un notevole contributo operativo alla giovane Marina Israeliana.
Come già scritto in un altro mio articolo il Mossad in Italia godeva di simpatie politiche anche a livello governativo.
Un personaggio di spicco del ramo italiano del Mossad fu la signora Ada Sereni (Roma 20 Giugno 1925 – Gerusalemme 24 Novembre 1997). Per favorire l’immigrazione clandestina verso Israele, la signora incontrò addirittura nell’aprile del 1948 il presidente del consiglio De Gasperi a Trento con il quale ebbe un lungo colloquio. Di questo colloquio riporto testualmente quanto la stessa Sereni scrisse in un suo documento:
«Per venticinque minuti, De Gasperi mi mise sotto un fuoco di fila di domande ben centrate. Infine concluse: ‘Quello che voi chiedete è praticamente il nostro aiuto a farvi vincere la guerra in Palestina. Qual è l’interesse dell’Italia alla vostra vittoria?’ La mia risposta fu pronta:
Primo: l’Italia non ha nessun interesse ad essere circondata da paesi arabi troppo forti; noi siamo uno degli elementi equilibratori contro una futura arroganza araba nel Mediterraneo.
Secondo: sono tre anni che voi ci aiutate a far defluire dall’Italia i profughi, se noi perderemo la guerra in Palestina ci sarà un riflusso di masse di profughi; per ragioni geografiche la maggior parte arriverà in Italia: che interesse avete a riprenderveli?’
De Gasperi rimase un attimo silenzioso e poi disse: ‘Allora cosa dobbiamo fare per voi?’ Pensai che sarebbe stato troppo lungo fare una nota dettagliata di quello che volevamo e risposi semplicemente: ‘Chiudete un occhio e possibilmente due, sulle nostre attività in Italia’.
‘Va bene’, disse De Gasperi alzandosi…»”
Con questo atteggiamento De Gasperi, oltre che dimostrare una spiccata sensibilità verso l’aspetto umanitario, voleva anche segnare un nuovo corso affinché fosse dimenticato l’antisemitismo fascista messo in atto dal 1938. Ma un occhio non fu chiuso solo per ciò che riguardava l’aspetto umanitario ma anche per certi aspetti militari.
Anche in Italia sono anni difficili dove si cerca di riorganizzare la Marina disattendendone, per quanto possibile e in tutta segretezza, l’articolo 59 del trattato di pace firmato a Parigi il 10 febbraio del 1947. Questo articolo del trattato di pace, oltre che limitare il tonnellaggio del naviglio e il personale, vietava anche l’utilizzazione, la sperimentazione e la costruzione di mezzi d’assalto sia di superficie che subacquei, cioè quanto di meglio tecnicamente e operativamente era esistito nella Regia Marina Italiana con la Decima Mas (23 Aprile 1939 – 8 Settembre 1943). Questi divieti in Italia e l’impossibilità di riprendere ogni attività nel settore incursionistico, consentiranno alla struttura italiana in Israele di portare avanti studi e sperimentazioni di nuovi mezzi di cui poi ne usufruirà anche la Marina Italiana.
La situazione geopolitica in Europa, alla fine della seconda guerra mondiale era tale da favorire ogni iniziativa dei servizi segreti intesa a prendere posizioni per contrastare attività anche degli ex alleati. Gli americani lavoravano per contrastare il comunismo, per far cadere l’impero britannico e, non ultimo, per tenere sotto controllo il mondo arabo. Proprio per contrastare gli inglesi e il mondo arabo, quale migliore occasione se non appoggiare il Mossad Israeliano? In Italia, il Mossad si muoveva con una certa libertà dal momento che con le autorità italiane c’erano dei buoni rapporti a livello informale e le autorità italiane, a loro volta, con la politica dei piedi in due staffe, pur non volendo inimicarsi gli arabi, non avevano nessuna intenzione di guastare i rapporti con il potente mondo sionista.
Avendo già trattato questi argomenti e non volendo ripetermi invito per chi lo desiderasse a rileggere i seguenti articoli pubblicati su Alto Mare Blu:
- Il Contributo Italiano Nella Nascita della Marina Israeliana
- Sommergibile Nessie fantasia o realtà?
La rilettura di questi articoli permetterà meglio di entrare nello spirito del “Diario”.
Ai lettori non è sfuggito che Capriotti costituisce per me il dominus delle azioni ricostruite in terra d’Israele.
A Fiorenzo, con cui ero legato da profonda amicizia, riuscii in tarda età, aveva già ottantotto anni, a fargli scrivere due libri:
- La Mia Decima. Da Malta alle Hawaii (2000)
- Diario di un Fascista alla Corte di Gerusalemme (2002)
Volevo che con le sue parole ci raccontasse la storia da lui vissuta, prima come soldato della Decima e poi, rientrato dalla prigionia, la sua nuova attività di tecnico ed istruttore in terra d’Israele dal 1948 al 1955.
Capriotti viene normalmente e con molta superficialità definito un fascista, cosa non vera: era stato un soldato che all’età di diciotto anni si era arruolato in marina e, come sottufficiale imbarcato, aveva partecipato a varie campagne all’estero: Cina, ,Etiopia, Spagna, di fatto senza mai far ritorno in Italia se non per una settimana di licenza nel 1936, come lui stesso afferma “molti impallidiranno a queste mie affermazioni, credendo che in me ci fosse solo il germe del guerrafondaio, di chi ama distruggere e seminare morte, quale errore! Basterebbe pensare che nessuno più di colui che è pronto a donare la propria vita per la Patria, conosce il valore nobile della vita”.
Ho ritenuto di riportare quest’affermazione di Capriotti affinché il lettore ne possa percepire la sua nobiltà d’animo, quella di un soldato che crede nei destini della patria ed eroicamente ne segue il cammino della storia, quella storia che il 26 luglio del 1941 lo vide sconfitto nell’impresa di Malta e poi prigioniero nei campi inglesi e americani. L’otto settembre del 1943 si rifiutò di firmare il questionario che lo avrebbe riportato nella Marina Italiana del sud e continuò la sua prigionia che terminò nel 1946.
Fu dunque un soldato senza ripensamenti e come lui stesso afferma: “non mi si dia, per questo, del Fascista perché mai lo fui”.
Sicuramente rimanendo fedele alle sue idee non fu mai filo inglese e questo lo portò ad accettare il lavoretto che nel 1948 il comandante Calosi , allora capo del SIS Marina (Servizio Informazioni Segreto) gli propose; Calosi è di fatto l’organizzatore di quella che prima abbiamo definito la nuova struttura italiana che opererà in Israele.
Dei due libri scritti da Capriotti, “La Mia Decima” ha avuto una buona distribuzione, mentre “Un fascista alla corte di Gerusalemme”, tranne le copie regalate, è rimasto pressoché sconosciuto.
C’è da dire che questo “Diario” veniva considerato da alcuni scomodo perché, anche se si parlava di fatti accaduti 50 anni prima, disturbava ancora negli anni duemila divulgare la partecipazione italiana nella ricostruzione della Marina Israeliana.
Oggi, ritengo che questo diario debba essere conosciuto senza dimenticare, come ci dice lo stesso Capriotti, che tra i due libri c’è un un legame strettissimo “Nelle azioni d’assalto, questo è la naturale e perfetta continuità dell’altro”.
Lino Mancini
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