Gozzo autocostruito – progetto Sergio Abrami – seconda puntata
di Umberto Campri
(segue dalla PRIMA Puntata Gozzo Autocostruito)
Fasciare lo Scafo – Consigli Pratici di Metodo e Strumenti
Mi rivolgo a coloro che hanno il fuoco del costruire (una barca) e che si sentono costruttori dentro tanto da intraprendere una vera impresa come realizzare uno scafo di LOA 7,5 mt.
Quando avrete completato le strutture e dovrete porre in opera il primo ed i successivi strati di scafo, vi renderete conto che si tratta di una grandissima impresa che richiederà tutta la vostra concentrazione e determinazione.
Per una LOA del genere, senza specchio di poppa ma con regolare convergenza del fasciame, si tratta di posizionare circa 140 strisce per ogni strato (larghe e strette comprese).
Risulta immediato che la riuscita nel vostro intento dipenderà fortemente dalla preparazione di ogni singola fase di lavorazione e dagli strumenti che sceglierete di utilizzare.
Dalla filosofia alla pratica – la preparazione
E’ importante avere chiari tutti i passaggi operativi che dovrete compiere per realizzare quel pezzo o quell’incollaggio. Ripassate mentalmente i passaggi da compiere, scriveteli se necessario e provateli per quanto possibile prima di procedere in via definitiva. Per quanto riguarda gli incollaggi fare sempre almeno una prova a secco completa e non solo abbozzata, verificando di avete a portata di mano tutto ciò che vi serve, migliorerete così i vostri tempi di incollaggio mediante agili operazioni intermedie di preparazione.
Per esempio, nell’ incollaggio delle strisce di fasciame degli strati intermedi ho trovato particolarmente utile sistemare sul banco di lavoro, infiggendoli con graffe corte, tutti i pezzi di distribuzione della pressione con relativa “tapparella” superiore (per permettere la successiva agevole estrazione delle graffe).
Fare sul banco questa operazione, avendo tutto a disposizione nelle vicinanze, permette di togliere almeno il 50% del tempo necessario, rispetto alla disposizione in opera magari sopra la scala senza appoggi e senza il necessario tra materiali, attrezzi e quant’altro a portata di mano.
Inoltre, la superficie dello scafo non vi aiuta perché è sferica o quasi fino al ginocchio e quasi verticale alle murate.
Gli strumenti adatti
Per procedere nella fasciatura dello scafo si può scegliere tra due metodi:
- Il primo, più intuitivo, prevede di aggiungere a fianco di ogni fascia la successiva, una dopo l’altra in continuo (limbello/incollo/limbello/….).
- Il secondo metodo, che personalmente preferisco perché permette di suddividere le varie operazioni e quindi permette specializzazione ed efficienza, prevede di posizionare una prima metà delle fasce intercalando uno spazio tra l’una e l’altra che, dovrà poi successivamente essere chiuso mediante posizionamento e limbellatura della seconda metà delle fasce.
In entrambi i casi bisogna tracciare e limbellare (rifilare) per poter adattare le strisce agli spazi curvi da riempire.
Vista la numerosità e difficoltà di questa operazione, vi indico come procedere in modo corretto ed efficace in questa lavorazione?
1. fissare bene il pezzo con chiodi o graffe e tracciare con un buon truschino che che faccia un segno pulito e preciso di matita ben affilata (sconsiglio le penne a sfera o gel che meglio si vedono ma che si “intasano” troppo rapidamente)
2. tagliare sfiorando il segno con una sega circolare da banco, che è lo strumento giusto. Potreste utilizzare la sega a nastro o una circolare a mano o un seghetto alternativo (quest’ultimo davvero sconsigliato perché l’avanzamento del taglio è troppo lento)..o qualunque cosa vi venga in mente per tagliare uno spessore di 3/5 mm. Ma lo strumento giusto è quello che vi ho descritto: otterrete un taglio pulito che richiederà solamente di adattare in opera il profilo tagliato per togliere le imperfezioni e dare la necessaria inclinazione al bordo per far combaciare al meglio i due lembi delle fasce contigue.
Anche la sega a nastro è una valida alternativa per la sgrossatura del taglio ma così avrete una solo una sgrossatura e nulla di più costringendovi ad un lavoro di pulizia e rettifica importante; mentre con la sega circolare da banco si ottiene un taglio quasi finito – sarà opportuno disporre di un piano di taglio abbastanza grande (almeno 50×50) cosa che rende l’acquisto oneroso, ma ne vale davvero la pena, magari prendete un buon usato che vi servirà anche per molte altre operazioni.
3. Per la pulizia e rettifica della limbellatura in opera consiglio caldamente un piccolo pialletto ben affilato. Per i tratti concavi potete avanzarlo tenendolo in diagonale – si ottiene di variare a piacimento la superficie di appoggio prima e dopo la lama per adattando l’appoggio della lama alla superficie curva. Attenzione questo è un “trucchetto” veramente da addetti ai lavori (appreso da un intagliatore professionista!!)
Infine per il verso di piallatura seguite la disposizione delle fibre – la lama non si deve incuneare tra le fibre ma tagliarle delicatamente! Altrimenti farete degli avvallamenti irreparabili nel vostro profilo limbellato.
4. Una raccomandazione davvero importante: il secondo strato deve essere infisso tramite graffe sul primo strato su tutta la superficie possibile non solo in corrispondenza dei correnti e delle strutture sottostanti, altrimenti ci saranno delle fessure e sollevamenti che pregiudicheranno, oltre al buon incollaggio, il meticoloso lavoro di avviamento della superficie fatto antecedentemente alla posa del primo strato.
Desidero concludere questa sessione con un avvertimento:
dovete tenere conto che non avrete grandi soddisfazioni fino alla ultimazione del secondo strato dello scafo. Sembra forse eccessivo ma fino a quel momento non sentirete risuonare “solido” lo scafo, anzi fino alla fine del primo strato ci saranno tanti e tali vuoti da colmare che vi sarà richiesto costantemente uno sforzo di immaginazione per pensare che quanto state costruendo sarà in grado di tenere l’acqua fuori, galleggiare e tenere la forza del mare.
Dal secondo strato in poi, invece, lo scafo risuona duro e solido e (nel mio caso 4,5+4,5 mm) ci si può anche camminare sopra e appoggiarsi fin che si vuole (che semplifica il lavoro) e… accarezzarlo per sentire l’avviamento della forma.
Comincia il vero piacere, si vede la fine più vicina e, soprattutto, non bisogna più accontentarsi di immaginare che possa reggere la forza del mare.
Insomma, da questa fase di lavorazione in poi sarà molto più facile ricordare perché vi siete avventurati in una simile impresa.
Buon lavoro e buon vento a tutti!
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