Ragusa – Dubrovnik Museo della Marina
di Sergio Abrami
Questa volta vi faccio conoscere un museo navale del Mediterraneo, piccolo, che non vanta “pezzi unici”, ma meritevole di essere visitato anche perché ha sede in una città di mare ricca di storia , spesso mal conosciuta. E’ il Museo della Marina di Ragusa – Dubrovnik.
Merita una visita anche solo per la sua collocazione. Sì, perché il vero Museo del mare è la città storica nella quale la sede museale è inserita. Una città che vi parla attraverso le pietre di traffici marittimi, di famiglie ricche, di storie di armatori. Palazzi e vie che testimoniano un passato di nobiltà ed indipendenza.
Il Museo navale di Ragusa è stato creato nel 1941 con i materiali radunati per una mostra “Ragusa e le rotte marittime nei secoli”.
Dal 1949, il museo è stato diretto dalla JAZU (l’Accademia Jugoslava delle arti e delle scienze) fino a quando nel 1987 non si è trasformato in una sezione del complesso museale della città di Ragusa – Dubrovnik.
Il Museo navale di Ragusa dal 1952 è ospitato nella fortezza di San Giovanni, una delle quattro fortezze cittadine.
Non si può restare indifferenti al fascino della sua collocazione in una antica fortezza situata a chiusura dello scenografico porto antico. Costruzione che è stata ricostruita dopo il terremoto di 1979 ma che fortunatamente ha subito pochi danneggiamenti durante le recenti vicende belliche dei balcani – 1991- 1993.
L’esposizione permanente è stata aperta in 1986. Consiste di circa 4.000 pezzi di proprietà dal museo, che illustrano la storia navale di Ragusa e della regione circostante. Fra le esposizioni ci sono i modelli di nave , quadri, cannoni ed altre armi, strumenti nautici. Il museo possiede una biblioteca importante che contiene molti libri rari , carte nautiche del Coronelli e materiali archivistici importanti.
Le fortificazioni e le mura a difesa di Ragusa nelle quali il museo si inserisce testimoniano una attività di costruzione attenta e sistematica che per i secoli ha protetto la Repubblica di Ragusa dagli invasori. Il Forte o Castello di San Giovanni è appunto una delle quattro fortezze della città. La sua costruzione è iniziata nel quattordicesimo secolo per assicurare la protezione al porto sia dalle onde che dai nemici che si avvicinano dal mare alla città fortificata.
Nel 1889, il castello è stato ristrutturato creando ex novo due piani e trasformando le feritoie dei cannoni in grandi finestre.
Le sale principali del museo sono ospitate sull’ala sud della fortezza. Hanno un andamento semicircolare che conferisce loro scenografie suggestive.
Come dicevo all’inizio non ci sono “pezzi” unici, ma il materiale è ben disposto , la didascalie sono in croato ed in inglese. Molti musei italiani, e non solo navali o del mare peccano da questo punto di vista.
Pregevoli alcuni modelli, soprattutto quello della “nave ragusea”. Ho trovato molto bello il bicchiere in vetro colorato di manifattura siriana o egiziana del primo secolo trovato al largo dell’isola di Meleda ed alcuni estratti di manuali di calcolo della stazza del 1600.
La stazza – per pagare le gabelle – era espressa in “carri” che corrispondono a circa 2 TSL. Adesso si usa il termine tonnellate, ma non è una massa, è un volume (di carico) si tratta infatti di tonneaux ovvero barili (1 T.S.L = 2.83 mc). Stazza deriva da stagia, asticella per misurare.
Note:
Sono riuscito a fotografare la città-museo deserta – la sera Ragusa è una bolgia incredibile di folla multilingue – solo “grazie” ad un incendio che ha mi ha costretto ad abbandonare l’albergo sulla costa minacciato dalle fiamme. Ho avuto modo così di scattare foto quasi surreali.
L’immagine della Fontana Grande – progetto del napoletano Onofrio della Cava del 1438 – senza la ressa quotidiana, lo “stradun” – il corso principale – con i marmi lucidati dal calpestio con solo un furgone rosso al centro valgono la sveglia e lo stress del “go out, go out – fire brigade !”
Informazioni utili
I siti WEB .
Quello istituzionale è: www.mdc.hr/dubrovnik
Testi in croato, in inglese ed in tedesco. Contiene di informazioni aggiornate su orari, eventi speciali , tariffe ecc. non solo del museo di Ragusa, ma anche degli altri musei dalla città.
Suggerisco di entrare al Museo facendo il percorso sulla cinta delle mura una passeggiata per i camminamenti di quasi 2 chilometri. A metà del percorso c’è il Museo, potete visitarlo e poi riprendere il giro sul camminamento. Merita.
Orario del Museo:
- Invernale 9.00 – 14.00
- Estivo 9.00 – 18.00
Chiuso il lunedì e nei giorni festivi.
Biglietto ingresso:
- adulti 35 HRK
- bambini 15 HRK
Una visita attenta richiede minimo 1 ora.
Ragusa – Dubrovnik storie antiche e recenti
Ragusa – Dubrovnik che è stata definita da Byron “La perla dell’Adriatico“ è una città Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco . Violentemente bombardata nella Guerra Serbo Croata del 1991 è stata amorevolmente restaurata. Merita un viaggio.
A mio avviso bisogna assolutamente arrivarci via mare , in barca o in nave – Linea Fiume – Spalato – Ragusa – Bari / R o con le numerose navi da crociera che vi fanno tappa per assaporane appieno il piacere della scoperta.
Se per non perderne memoria volete vedere le sconvolgenti immagini a testimonianza della stupidità umana dei bombardamenti di Dubrovnik – che non era un obiettivo militare – le trovate su YouTube
Ragusa è citata da Shekespeare nel Mercante di Venezia ed in altre sue opere. Anche Marlowe nel Doctor Faust cita le navi ragusee. Se volete conoscere maggiori dettagli sulla Repubblica di Ragusa – storie e dati – vi consiglio www.nobiliragusei.it
Ragusa – Dubrovnik due nomi una storia
Laus (scoglio – rupe) da qui Lausa, corrotta in Raugia, Ragosa e poi definitivamente Ragusa. Dall’antichità romana al 1814 – Trattato di Vienna – la città si chiamerà Ragusa. E’ stata una piccola, ma indipendente Repubblica Marinara – qualcuno l’ha definita la 5° Repubblica Marinara – conosciuta in tutto il mondo .
E’ sopravissuta indipendente per 1180 anni. Oltre 85 consolati nei porti del Mediterraneo, rappresentative diplomatiche a Barcellona, Madrid, Roma, Vienna, Parigi, Londra. Rivale commerciale e non solo di Venezia crebbe tra il 15° ed il 18° secolo. Nel 16°secolo aveva 200 navi, 300 nel 18° .
Alla fine del 1700 navi Ragusee veleggiavano per Baltimora, New York, Boston, Avana, Brasile : il nuovo mondo. La Repubblica di Ragusa venne travolta dalle guerre napoleoniche e perse l’indipendenza ma non la lingua. Al Congresso di Vienna, la famosa “restaurazione”, al quale partecipò la Francia sconfitta, la Repubblica di Ragusa non venne ammessa e fu “d’ufficio” annessa all’Impero Austriaco – nonostante le promesse del 1813 della diplomazia britannica che cercava alleati per sconfiggere Napoleone -.
Lo storico Luigi Romani parla in un suo saggio recentemente pubblicato su La Rivista Marittima (Mensile della MMI dal 1868) di un vero e proprio atto di “pirateria internazionale” nei confronti della consistente flotta Ragusea (circa 700 imbarcazioni tra navi oceaniche e di piccolo cabotaggio) che vennero confiscate senza alcun indennizzo ai proprietari.
La lingua
A Ragusa si passò dal latino del periodo romano ad un neolatino denominato Dalmatico. Col tempo anche il latino volgare raguseo si trasformò in italiano. Ed in questa lingua – o in latino – , vennero scritti tutti gli atti ufficiali, le leggi, i trattati. Dal 1472, per decreto di stato l’italiano divenne la lingua ufficiale della Repubblica.
Curiosità
Nel 1510 arrivò in Inghilterra la prima nave di Ragusa. Colpì certamente la fantasia dei britanni se il termine (nave) Ragusea, storpiato , traslitterato in Argosy, divenne sinonimo di imbarcazione grande e con ricco carico. Ma il termine argosy in inglese può significare anche flotta appartenente allo stesso armatore.
Ragusa – Dubrovnik: la denominazione attuale deriva dal nome di una tribù, i Dubroni, dallo slavo dubrova > bosco, foresta. Nel XI secolo a nord di Ragusa vivava una tribù di Dubroni, di religione cattolica. Temendo la distruzione da parte degli scismatici, chiesero e ottennero protezione entro le mura di Ragusa. Potente città stato riconosciuta da Pontefici, Stati, signori europei e Sultani del Levante. Certe volte la storia gioca brutti scherzi…
Interessante e coinvolgente, i riferimenti storici – filologici anche se abbozzati, mi sono piaciuti.
Buon lavoro