Recensione manuale di Paolo Lodigiani
di Sergio Abrami
COSTRUZIONE MODERNA DI BARCHE IN LEGNO
- Manuale per progettisti, costruttori e appassionati
- HOEPLI editore
- Formato 260 x 195 mm
- Pagine 435
- Euro 39.00
Non bisognerebbe mai fare la recensione di un libro di un amico, si può correre il rischio di non essere obiettivi, ma in questo caso ho chiesto espressamente di avere l’onere e l’onore di presentare un libro che può essere anche una brillante idea regalo. Un regalo certamente gradito per aspiranti costruttori, aspiranti progettisti, appassionati di costruzioni navali e nautiche, di cultura del mare.
Per cultura, per passione o per deformazione professionale ho letto molti testi che nel passato hanno trattato questo argomento. Ho quindi dei riferimenti ben precisi.
Lodigiani, con la verve che contraddistingue i suoi scritti ha reso brillante e piacevole, ma soprattutto ben documentato ed attuale un argomento di nicchia che tornerà sempre più di attualità : la costruzione in legno. Il materiale di riferimento per le costruzioni ecosostenibili.
Uno stralcio della prefazione è più che doveroso ed esterna una identità di vedute che potrebbe forse viziare la mia recensione:
PREFAZIONE:
Chi scrive manuali in generale non lo fa per esprimere emozioni, per affermare idee o per sostenere tesi, e non è questo che il lettore si aspetta da lui. Se il lettore cerca emozioni compra un romanzo, se vuole conoscere opinioni un saggio, se vuole entusiasmarsi per una causa un pamphlet o un manifesto. Da un manuale chiede un tono quanto più possibile obiettivo e neutro, e un semplice testo che gli spieghi in modo chiaro e completo tutto quello che deve fare per raggiungere un determinato scopo pratico ben individuato. È ciò che mi propongo di fare con questo manuale sulla Costruzione moderna di barche in legno.
Devo peraltro riconoscere, e mi sembra doveroso farlo in premessa, che l’argomento di cui tratta è tale per cui non riesco a essere tanto asettico quanto si richiederebbe al perfetto autore di manuali. Per essere più preciso, delle quattro parole che compaiono nel titolo del manuale due (barca e legno) hanno a che fare con il mio sistema emotivo e, direi quasi, affettivo. Sulle altre due, pur meno coinvolgenti sotto questo aspetto, ho le mie idee e ci tengo ad affermarle e sostenerle, senza pretendere che siano condivise da tutti. Gli aspetti affettivi sono troppo personali per farne partecipi i lettori e d’altra parte sul mio amore per le barche, per i loro aspetti tecnici, culturali, storici, perfino mitologici, ho già scritto molto e non voglio ripetermi. Mi limito a riaffermare che, anche per chi non prova nei confronti delle barche una passione altrettanto viscerale quanto la mia, la barca non è mai un oggetto banale, come possono essere una sedia, un tavolo, una camicia.
Alcuni pensano che non sia nemmeno un oggetto ma un essere dotato di anima. In ogni caso è qualcosa che ha a che fare con la passione, il sogno, il desiderio.
Anche il legno ha qualcosa di diverso rispetto a tutti gli altri materiali e su questo esiste un’ampia letteratura: c’è chi sottolinea il suo essere un materiale “vivo”, figlio della natura e non di procedimenti industriali, chi ne mette in risalto il calore, chi l’aspetto estetico, arricchito dai disegni sempre diversi, chi il piacere per i sensi che deriva dal toccarlo, annusarlo, lavorarlo…
La lettura del manuale di Lodigiani mi ha soddisfatto pienamente: diventerà certamente un testo di consultazione in Studi e Cantieri e non solo di lettura di appassionati hobbisti e sognatori.
Chiarezza, ordine filologico, correttezza di informazioni sono il “banale” compendio di questo prezioso volume.
Un utile indice analitico ed una ricca bibliografia completano l’opera.
Unico appunto : la qualità delle immagini che non sempre è all’altezza della qualità del testo.
Chi è Paolo Lodigiani ?
E’ innanzi tutto un uomo di cultura a 360° E’ un appassionato di mare e di vela. Progettista e costruttore, fine divulgatore , punto di riferimento per gli autocstruttori in Italia e non solo.
E’ autore di numerosi volumi sulla progettazione e costruzione di barche in legno, sugli aspetti storici della navigazione e sulla cultura del mare in generale.
Scrive in modo piacevole evidenziando la sua capacità critica con uno spirito arguto e caustico.
Ed è anche – e che non lo sappia nessuno – un valente cicloturista “di lungo corso” .
“Articolo apparso sul fascicolo di dicembre 2008 della rivista “Vela e Motore” e qui riprodotto per g.c. dell’autore”.
Salve a tutti,
sono stato onorato in questo sito della pubblicazione della mia iniziativa imprenditoriale, che intraprendo da circa otto anni con l’obiettivo di dare nuova vita alla costruzione di barche in legno.
E’ molto bello leggere i commenti precedenti che sposano perfettamente la mia tesi, ho 43 anni e vivo a Prato in Toscana, la mia primaria è sempre stata quella di falegname per arredamenti su misura che svolgo da circa trent’anni, ma sin da adolescente sono sempre stato affascinato dal mondo della costruzione di barche in legno, ed alla fine ho realizzato il mio sogno, nell’arco degli ultimi otto anni dopo aver fatto esperienze nel settore, ho raggiunto l’obiettivo, con l’aiuto di un Ingegnere navale che ha curato la parte strutturale e le linee d’acqua, sono riuscito a progettare ed ingegnerizzare un motor-yachts di 44 piedi interamente costruito in multistrati marino omologato RINA e parti in massello, il tutto assemblato e protetto con resine epossidiche con l’aggiunta di sottili strati in fibra di vetro e carbonio.
Il risultato finale è stato eccellente sotto tutti gli aspetti, sia in termini economici che qualitativi che estetici, ma quest’ultimo è una questione di gusti.
Il mio contributo per l’ammodernamento culturale relativo alla costruzione di Barche in Legno, ha molteplici aspetti, gli eccellenti risultati ottenuti con un progetto completamente ingegnerizzato validissimo per produrre in scala industriale può essere adatto per dare lavoro a tanti giovani e non solo, ma anchea dare l’opportunità di proseguire una cultura ormai in via di estinzione, purtroppo non sono riuscito nella parte più importante, trovare i fondi per continuare la mia iniziativa e mostrarla in pubblico.
Ho bussato a tante porte ma ho trovato solo speculatori e sciacalli pronti a divorarmi, ed in questo, anche le Istituzioni locali hanno fatto la loro parte, nonostante la mia Città “Prato” sia assediata ormai da anni dalla crisi del Tessile, unico indotto per la popolazione, tutti i giorni non si parla d’altro DIVERSIFICAZIONE, appunto, anche se la mia iniziativa imprenditoriale diversifichi veramente, mi sono scontrato con un muro di gomma, non sono mai stato preso in seria considerazione da Assessori e Consiglieri, Sindaco e Presidente di Provincia compresi, perchè, nonostante il Cantiere Navale di Prato unica realtà della Città, fosse ormai da qualche anno un vero e proprio insediamento produttivo con circa 20 addetti più l’indotto, dava e potrebbe ancora dare molto lavoro, per questo motivo è stato citato in varie occasioni anche dalla stampa locale a pagine intere, a causa dell’enorme difficoltà nell’attingere al credito, alla fine sono stato costretto ad arrendermi.
Ho scoperto a mie spese che tutto quello che viene detto in quanto ad incentivi e sostegno alle Imprese che creano lavoro non corrisponde assolutamente alla realtà, per questo sono molto deluso e comincio a pensare seriamente come hanno fatto altri, di trasferirmi all’estero e forse, visto le mie competenze in materia, probabilmente sarò più apprezzato.
Mi scuso in anticipo per essermi dilungato troppo.
Marco Caccavella
Giustissimo quello che afferma Sergio Abrami circa l’ottenimento del top delle caratteristiche meccaniche per il compensato ed il lamellare, cioè solo con l’impiego della resina epossidica, polimero a cellula chiusa.
Credo che nella fase di riciclo di questi legni alla fine della loro vita, una volta recuperato e triturato, non è difficile separarli dall’epossidica indurita, visto che il peso specifico dei due materiali è diverso. Si potrebbe triturare i due materiali in una grana media tale da permetterne una buona separazione, inviando i due componenti per altri impieghi inerenti sempre alle costruzioni di imbarcazioni e similari.
L’importante è che questi polimeri non siano dispersi nell’ambiente, poiché sappiamo benissimo che non sono biodegradabili.
Per istruire il personale destinato a costruire imbarcazioni in lamellare con utilizzo di tecniche antiche e nuove, non è una cosa difficile a realizzarsi e credo che potrei, essendo stato un insegnante tecnico pratico per oltre sedici anni negli istituti tecnici statali, industriali e professionali, contribuire nella creazione di corsi specifici, data la mia grande comunicazione che ho con i giovani.
Ricordo che nelle ore di laboratorio meccanico i miei allievi erano tutti presenti e seguivano con grande interesse le mie lezioni, perché rendevo la materia interessante e ne facevo motivo di professionalità necessaria al loro futuro di periti industriali. Anche le donne che, con altri insegnanti avevano voti bassi, con me andavano benissimo.
Insomma il messaggio è che a tutto si può arrivare e nel caso specifico, ci vogliono le persone che svolgono la loro professione con vera passione, partecipazione e che siano degli ottimi comunicatori e se ne avessi la possibilità, tresmetterei tutte le mie esperienze ai giovani apprendisti di questo settore con vivo entusiasmo.
Giacomo Vitale
Giacomo Vitale ha sottolineato con la frase “Occorrono validi ingegneri esperti di vera progettazione di “barche serie” e non di smanettoni di programmi Auto CAD 3D… ” uno degli aspetti “tecnico-pratici” del relativo “abbandono” del materiale legno nelle sue varie declinazioni.
L’altro è la mancanza di personale in grado di costruire con tecniche nuove ed antiche in legno.
La rivoluzione della fibra rinforzata con resina poliestere se vogliamo è stata proprio questa. Un livellamento in basso dei requisiti per arrivare all'”oggetto galleggiante”. Dissento invece su “Ai fini della salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo e della lotta alle sostanze tossiche, credo che il legno, attualmente usato come compensato e lamellare nella nautica da diporto, sia ancora imbattuto da tutti i nuovi compositi chimici fino ad ora realizzati ed utilizzati”.
Il top delle caratteristiche meccaniche lo si ottiene purtroppo con resine “ad alto rischio salute”.
Sergio Abrami YD
Gentile Michele Anseloni,
in linea teorica le tue osservazioni sono validissime, ma per esperienza diretta posso assicurarti che il compensato corazzato ed il legno lamellare, incollati con la resina epossidica ed i suoi additivi, laminati sia nell’opera viva, morta ed anche all’interno della carena e nelle sovrastrutture di una barca, danno risultati eccezionali. La durata del manufatto nel tempo si prolunga in modo esponenziale, con un contenimento dei pesi apprezzabile e certamente inferiore alla vetroresina che nell’opera viva è portata ad intrappolare l’umidità che assorbe a contatto con il mare. Infatti questa umidità, entrando nel tessuto di vetro attraverso i micro fori della resina poliestere e le crepature che nel tempo si formano sul geolcoat, la fanno rimane intrappolata, senza avere la possibilità di migrare all’esterno una volta posta la carena in secca.
Purtroppo questo accumulo di umidità aumenta sempre più di anno in anno, con le conseguenze che si posso immaginare. Altro fatto negativo è costituito dalla catalisi che avviene tra resina poliestere, indurente e catalizzatore, uniti in percentuale al prodotto che viene creato con il tessuto di lana vetro e gelcoat. E’ una catalisi senza fine che fa degenerare le caratteristiche meccaniche del polimero, man mano che passano gli anni. Determinante ai fini della prestazioni e del mantenimento delle caratteristiche meccaniche della vetroresina sono i metodi di lavorazione adottati. Essi hanno delle specifiche molto particolari e se non osservate scrupolosamente, riducono di molto la vita utile del “manufatto” con vari problemi che esso può presentare anche dopo poco tempo dalla sua realizzazione: Il più insidioso ed irrisolvibile è l’osmosi…
Da considerare che le sovrastrutture di una unità da diporto realizzate in vetroresina (poliestere) esposte alle alte temperature ed al sole, creano una fuoriuscita di gas velenosi… Ma questo è un argomento che tratteremo prossimamente.
A livello di materiali alternativi al legno e leggeri, possiamo certamente considerare l’alluminio, ma non è economico… anche se validissimo sotto tanti altri aspetti.
Credo che il compensato ed il lamellare in legno, possano ancora dire la loro nelle costruzioni di imbarcazioni da diporto a 360° ed anche ai fini del peso. Occorrono validi ingegneri esperti di vera progettazione di “barche serie” e non di smanettoni di programmi Auto CAD 3D…
Ai fini dell’ambiente per proteggere la terra dal disboscamento, si dovrebbero intraprendere politiche internazionali serie di rimboschimento, esempio: un albero abbattuto, venti nuovi piantati…
Ai fini della salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo e della lotta alle sostanze tossiche, credo che il legno, attualmente usato come compensato e lamellare nella nautica da diporto, sia ancora imbattuto da tutti i nuovi compositi chimici fino ad ora realizzati ed utilizzati.
L’abbinamento compensato corazzato, lamellare in legno e resina epossidica con i suoi additivi ne sono un esempio…
Infine la possibilità di sostituire i motori benzina e diesel con delle turbine a metano, con potenze adeguate alle necessità di una barca da diporto, potrebbero essere delle strade percorribili nel futuro prossimo e considerevolmente interessanti ai fini delle riduzioni di emissioni nocive di CO2…
Attualmente la soluzione doppia sta avendo un timido riscontro tra i costruttori di motori, cioè: benzina – elettrico o diesel – elettrico.
Il tempo ci dirà poi come andrà a finire…
Giacomo Vitale
Uno studio americano relativamente recente ha confrontato (si trattava di pale eoliche , se non sbaglio) diverse soluzioni costruttive.
Il miglior rapporto peso, costo, prestazioni era appannaggio della soluzione “legno”. Non legno a solo ovviamente, ma ipregnato con epossidica. Daltronde il legno – così com’è – è già un “composito” …
Poi, sono pienamente d’accordo che per certe essenze il rischio estinzione è grande. Ma è un discorso lungo, che merita di essere approfondito.
S.A.
Apprezzo tantissimo le barche in legno per il loro “calore” e sono sicuro che il Libro di Lodigiani renda loro merito, tuttavia in questo momento di crisi energetica credo sarebbero più interessanti imbarcazioni più leggere di materiali più performanti.
Potrei sbagliarmi.. ma riducendo grandezza e pesi, ridurremo motori, inquinamento ecc.
Michele Ansaloni