Restauro motovedetta d’epoca classe Super Speranza
Questo articolo inizia con una intervista al C.te Tito Mancini della CC PP Guardia Costiera che conosce benissimo questa fantastica unità, avendo comandato la gemella 234 per diversi anni e lascio a lui la parola a ruota libera, in modo che possa dirci tutte le caratteristiche della Super Speranza, ovviamente anche dei difetti, se per caso ce n’erano. Ma leggiamo cosa dice:
Super Speranza, barca molto manovriera con una marcia avanti ed una indietro girava su sè stessa come niente. Per farla abbriviare un pochino dovevi dare motore a colpettini, se no subito si sollevava di prua. Pur non essendo molto alta, ma abbastanza pesante, sentiva il vento, ma con mare calmo teneva bene la rotta.
In navigazione si virava sempre con i timoni, mentre in manovra era più agevole usare le manette, tanto che girava quasi su sè stessa.Ovviamente con il timone aveva un raggio di virata molto ampio che dipendeva sia dalla velocità del momento che dalla forza del mare e appena facevi l’accostata tendeva a coricarsi su un fianco, ma senza mai abbassare la prora per quanto era possibile ovviamente, perchè la tendenza era quella di rimettersi diritta.
Con mare formato si comportava come un tappo di sughero e visto come era anche pesante, scivolava sulle onde che era una bellezza.
Ovviamente, con mare grosso era preferibile navigare al mascone, mentre con onde brevi sbatteva sull’onda aprendola ed il vento sollevava degli spruzzi che sbattevano sul parabrezza.
Anche con mare formato, pioggia, vento, si manovrava sempre dalla contro plancia esterna, mai dalla plancia coperta, per via della poca visibilità, ovviamente indossando la tuta cerata e non ho mai preso un raffredore..
Con mare formato 3/4 dovevi stare attento a prendere le onde di piena poppa, poichè diventava ingovernabile se non diminuivi la velocità. L’onda presa di poppa faceva quasi perdere l’effetto dei timoni con la tendenza a puggiare a dritta oppure a sinistra, ma era sufficiente di ridurre a velocità e riprendendo il controllo del mezzo.
Con mare agitato indossavo il berretto con visiera, mi asciugavo gli spruzzi di mare e guardavo… Insomma la barca si può dire che la guidavo con i piedi, sentendo tutti i movimenti, orecchie per il motore e mani per guidarla ovviamente sempre in piedi. Il timone serviva anche per reggerti quando c’era mare grosso e chi mi stava a destra ed a sinistra, se c’era, restavano in piedi tenendosi ai corrimano.
Sulle Super Speranza non era previsto il sediolino per chi stava al timone e se il mare era calmo si poteva stare seduti sui due sedili laterali, il resto dell’equipaggio era agli strumenti, Il radar e tutto il resto erano in plancia, al coperto.
Uno scafo magnifico così come le sorelle maggiori, 239, 240, 241, 242, 243 ecc.
Non ho mai riscontrato difetti della Super Speranza se non quelli dovuti all’alloggiamento. Del resto non è possibile poter parlare di difetti e per me è stata sempre una “barca viva” che rispondeva in pieno alle mie richieste e non mi ha mai abbandonato, anche quando c’era qualche avaria, si rientrava sempre in porto, magari con un solo motore. Per vedere dei difetti avrei forse dovuto confrontarla con altre barche, ma le altre non eguagliavano assolutamente le sue doti di navigazione e la consideravamo quasi una cara amica a cui, insieme agli equipaggi, affidavamo la nostra vita.
Inizialmentete montava motori CRM di serie, poi successivamente furono cambiati con i più potenti AIFO. Io avrei voluto montare gli ISOTTA FRASCHINI, ma non fu possibile. Era l’epoca in cui l’Aga Kan gareggiava negli offshore con gli Isotta Fraschini che erano motori leggeri e più performanti rispetto agli Aifo ed i CRM
Le Super Speranza, erano barche che cavalcavano l’onda senza essere mai dure su di essa.
Oggi le carene che si costruiscono sono “dure” sull’onda ed hanno uno scafo fatto per essere più veloce, che con mare formato picchiano sull’onda e non la fendono come le Super Speranza, un concetto diverso strutturalmente e sono costruite in alluminio per essere più leggere. Quando c’è mare formato queste nuove motovedette sono più difficili da condurre e guidi dall’interno, non essendoci la controplancia e ti manca il vento in faccia… insomma la Super Speranza Levi era tutta un’altra cosa…
L’abitabilità delle cabine posteriori era molto scarsa, eppure con quelle ci siamo andati in Albania e abbiamo vissuto per 2 mesi a bordo.
Qui terminano le libere impressioni del C.te Mancini e le immagini di cui vedete nel presente articolo sono di una motovedetta classe Super Speranza “speciale” la CP 233 ex Guardia Costiera radiata dal servizio per limiti di età e venduta all’asta.
Questa “gloriosa” CP 233 è un pezzo di storia della Guardia Costiera, avendo partecipato al tragico evento nel quale con il suo coraggioso equipaggio permise di salvare 25 naufraghi della nave mercantile Inglese “London Valour” affondata davanti alla diga foranea del porto di Genova il 9 aprile 1970 a causa di un’iprovvisa e violentissima libecciata.
Su questo blog cliccando sui link indicati potete vedere le immagini e due brevi filmati che ricordano il tragico evento al quale parteciparono sbigottiti tutti i cittadini di Genova.
DATI DI TARGA:
- Lunghezza fuori tutto 13,10 m
- Lunghezza al galleggiamento 11,12 m
- Larghezza massima 4,68 m
- Larghezza allo spigolo 3,81 m
- Diedro allo specchio di poppa 23°
- Peso 12 tonnellate
- Motori :n° 2 Aifo 821 SRM da 440 HP a 2300 RPM cadauno- Potenza Tot.880 HP
Motovedetta Super Speranza
Dalle immagini pubblicate questa Super Speranza, anche se ha molti anni di servizio sul groppone, si presenta in condizioni più che buone ed il restauro nella prima fase dall’esterno consiste principalmente nello smontaggio delle sovrastrutture con l’ eliminazione di tutto quello che riguarda le parti che non devono più essere più rimontate secondo le necessità del nuovo armatore, cercando un giusto alleggerimento che possa giovare alla barca ai fini delle prestazioni.
Esempio tutto il cristo che fa da supporto alla crocetta posta a ridosso della cabina di poppa, a mio giudizio può tranquillamente essere eliminato e sostituito con un altro, ma questa volta di mogano, con una bella crocetta dal profilo morbido ed accordato, in modo da poter montarci sopra il fanale di fonda, posizione, un doppio faro in stile anni 70′, le le trombe ecc… Questa modifica dipende molto dall’abilità del mastro d’ascia del cantiere a cui affidare i lavori di recupero della ex motovedetta, secondo un mio criterio di alleggerimento di tutta la sovrastruttura, dando alla barca un aspetto di una elegante unità da diporto e spogliandola dell’aspetto militare.
Super Speranza da diporto – fotomontaggio
Un discorso a parte deve essere fatto per il ponte ed il pozzetto e qui subentra una componente importante, cioè il budget economico per il restauro della barca. Se non si vuole spendere troppo allora è necessario iniziare dai ponti rimuovendo i rivestimenti in Treadmaster nero, da prua al pozzetto fino a poppa, levigare il fondo il compensato multistrato portandolo a nudo, in modo da verificare eventuali parti marce che vanno sostituite ed ovviamente laminare tutta parte del calpestio del ponte con almeno due mani di resina epossidica con l’uso degli additivi per tappare eventuali microperdite dal ponte alla coperta.
Un suggerimento: appena effettuata la laminazione con la prima mano di epossidica sul ponte portato a leno nudo, applicare un’altra mano di epossidica bagnato su bagnato. Dove necessario, addensare l’epossidica con silice colloidale o altri additivi specifici e con una stecca flessibile pigiare sulla mistura in modo che penetri in profondità sul ponte, andando ad otturare tutti i microfori e forellini esistenti, specie nelle giunture, poichè negli anni potrebbero essersi scollate creando dei punti odiosi di infiltrazioni che sono dannose per la vita della barca e vanno assolutamente eliminate.
Se invece si vuole realizzare un ponte con doghe di teak il lavoro è più complesso ed impegnativo, economicamente parlando e occorre la mano esperta di un bravo mastro d’ascia. Con un intervento simile si darebbe un aspetto “elegante” alla barca, ma è una scelta che andrebbe valutata per bene, poichè comporterebbe, di conseguenza un completo rifacimento degli interni che, come si vede dalle immagini, sono tutti pitturati in bianco, mentre a mio giudizio, elevando il tono della barca in modo classico, sobrio ed elegante, si dovrebbero rifare tutti in legno chiaro, conferendo un aspetto molto piacevole, magari alternando con qualche paratia rivestita si apposita similpelle in bianco oppure verniciando le stesse con ottima vernice bianca satinata.
Un’attenzione particolare deve essere posta alla ventilazione delle parti scatolate e chiuse che sono a ridosso delle sentine e gli armadi stessi, poichè questo accorgimento, in caso la barca rimanga inutilizzata per un po’ di tempo, eviterebbe l’accumularsi dell’odioso fenomeno dell’umidità che macchia e danneggia tutto dai tessuti alle parti vernicate o pitturate ed anche se vi sono in commercio degli ottimi prodotti che riescono a togliere le macchie nere dell’umidità , va precisato che tutto ciò è possibile solo se tali macchie sono recenti ed ancora umide.
Se invece sono vecchie macchie impregnate dai tessuti è quasi impossibile eliminarle, mentre per i legni, se gli strati di vernice sono diversi, minimo quattro e perfettamente dati, allora i prodotti detergenti possono certamente essere efficaci, magari dopo aver rimosso le macchie si può anche lucidare con degli appositi polish della 3M e tutto ritorna a splendere.
Nel caso che le mani di vernice date sul legno nudo siano sfogliate o discontine e l’umidità abbia macchiato i legni o i compensati, vanno azzerati gli strati di vechia vernice ormai rovinata, a legno ben asciutto ovviamnete e rifatto tutto il trattamento del legno con i vari strati di vernice da dare.
Una particolare attenzione in questa fase. Usate sempre per le vernici prodotti di qualità al top, i risultati saranno eccezionali e durevoli nel tempo. Ovviamente per gli interni le mani di vernice devono essere minimo quattro. Sconsiglio in modo assoluto l’uso di prodotti economici che danno risultati pessimi e non dimenticate che, dovendo rifare il lavoro, spenderete tanti soldi in più inutilmente. Va ricordato che le barche in legno sono “vendicative” nei confronti del suo “armatore furbo o taccagno” e sono peggio della donna che amate, se le trattate male si vendicano in modo a volte esagerato e vela fanno pagare… molto cara… Quindi occhio, se siete dei buoni marinai e dei veri appassionati, trattate bene l’oggetto della vostra passione, con attenzione e soprattutto con amore.
Mi permetto di suggerire una cosa importante a chi acquista una barca Levi da restaurare: cercate sempre di riportare la barca nelle condizioni iniziali previste dal grande progettista “Sonny” Levi. Prima di avventurarvi in modifiche dubbie e rovinose che starvolgono la classe della Vs barca stracciando inutilmente tanti soldi, potete anche interpellarmi, inviandomi foto e spiegando cosa avete intenzione di fare, io vi risponderò sempre cercando di guidarvi secondo quanto detto.
Insomma non sfregiate le vs barche Levi e ricordate che sono degli autentici capolavori. Chi non è esperto, ma intende acquistare una barca Levi da restaurare deve rivolgersi a cantieri che hanno l’opportuna competenza per ristrutturarle.
Concludendo circa la Super Speranza è importante smontare tutto l’armamento della barca, motori compresi, facendo un’attento esame della carena sia all’esterno, dove vanno controllate e riparate eventuali delaminazioni. Anche gli impianti elettrici ed idraulici ecc.. vanno verificati con attenzione e trattandosi comunque di una barca di un certo impegno è opportuno che tutta la ristrutturazione sia programmata e periziata da un tecnico esperto che sappia guidarvi nel modo giusto attraverso scelte attente che permettano di intervenire dove necessario sotituendo quello che è obsoleto, ripristinando invece tutto quello che può essere recuperato e che contribuisce a non stravolgere le origini della barca.
Infine ricordo che esistono due tipi di restauro:
- conservativo
- restauro ex novo.
Nel primo caso si cerca di riportare la barca come era all’origine, cercando di recuperare tutto quello che è possibile e sostituendo solo quello che è necessario.
Il restauro ex novo invece, comporta la sostituzione di tutte le parti vecchie ed è radicale. Se eseguito da bravi artigiani dà sicuramente risultati eccezionali e si perde l’originalità con una spesa rilevante.
Non entro in merito alla scelta da fare e concludo lasciando decidere sempre all’armatore . Personalmente forse preferisco un restauro conservativo, anche se a volte ho visto delle barche ristrutturate in modo radicale e fedeli al progetto iniziale che mi hanno lasciato a bocca aperta… La scelta è vincolata anche al badget di cui si dispone, poichè in entrambi i casi essa determina la scelta dell’uno o dell’altro tipo di restauro.
Un vivo ringraziamento a “Ruggero Concas” ed alla “Capitaneria di Porto di Porto Torres” che hanno permesso di acquisire la bella e dettagliata documentazione fotografica pubblicata in questo articolo.
G.V.
la 313 fu costruita a Viareggio mi e stato raccontato dai capi miei superiori imbarcati con me il compianto capo Frau Capo Orunesu che hanno partecipato al varo
Congratulazioni al Presidente dell’Associazione Marinai d’Italia Sez. di Oleggio (NO)!!
Ciao Francesco,
bene per la tua precisazione e congratulazioni per le belle esperienze indimenticabili che hai vissuto sulle motovedette Ciarli Papa della Guardia Costiera e per l’encomio ricevuto!
Un caro saluto e grazie ancora per le notizie che ci hai comunicato che sono comunque storia di vita vissuta dai nostri marinai, ieri con le stellette e comunque oggi uomini di mare.
Giacomo Vitale
Ciao Vitale,
scusa la mia lunga assenza, ma impegni aziendali mi portano spesso fuori Italia.
Dunque, le M/V su cui sono stato imbarcato sono quelle che ho scritto e l’encomio l’ho ricevuto con la CP217 di Savona, al comando c’era l’allora secondo capo Luigi Zippo. Oltre alla CP217 sono stato imbarcato ad Anzio sulla CP234 e sulla CP236 di Savona ed il comandante era il TV Medaglia d’Oro Telmon.
Eventualmente ho foto fotocopia dell’originale dell’encomio.
Colgo l’occasione per comunicarti che finalmente, dopo tanti anni, sono presidente dell’Associazione Marinai d’Italia di Oleggio (NO).
Marinai una volta, marinai per sempre!!
Un saluto,
Francesco
Salve Francesco,
mi dispiace comunicarti che tra i membri dell’equipaggio della CP 234 decorati con la medaglia d’argento al Valor di Marina, non compare alcun membro dell’equipaggio di nome Francesco. Di seguito l’elenco che puoi anche vedere nell’articolo di riferimento al seguente link:
https://www.altomareblu.com/genova-9-4-1970-london-valour-il-naufragio/
MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR DI MARINA
MANCINI Tito, nato a Milano il 18 novembre 1945, Serg. Np. Compamare Genova
SALZILLO Domenico, nato a Marcianise il 1 aprile 1949, Serg. Np. Compamare Napoli
FORNARI Giuseppe, nato a Civitanova Marche il 11 marzo 1948, Np. Compamare Ancona
ORLANDI Rocco, nato ad Ortona il 12 ottobre 1951, Np. Compamare Pescara
MAZZEI Silvano, nato a Marina di Campo il 16 agosto 1949, Np. Compamare Portoferraio
REANO Aldo, nato a Ciccondo il 26 dicembre 1949, Np. Compamare Savona
PAMATO Luciano, nato a Sant’Orso il 16 gennaio 1949, Np. Compamare Venezia
Probabilmente c’è stato qualche errore da parte tua nel citare le m/v sulle quali hai navigato.. e restiamo in attesa di una tua comunicazione a rettifica. Grazie per averci scritto!
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
Ciao Giacomo e a tutti coloro che sono stati sulle Super Speranza.
Sono stato imbarcato sulla 234 ad Anzio come motorista, al comando c’era il TV Losardo Francesco. Fui trasferito dopo sei mesi circa a Savona come direttore di macchina sulla 217, al comando c’era il Cc Zippo Luigi e poi sulla 236, al comando il TV Telmon, con cui fummo encomiati per le ricerche dei naufraghi nel Golfo di Genova.
Ho un bellissimo ricordo di questa motovedetta, superba e agile contemporaneamente.
Saluti Francesco
Ti ringraziamo Emilio per la tua testimonianza circa il tempo in cui sei stato a bordo di questa moto vedetta mentre svolgevi il servizio di leva. Ora la ex CP 233 Super Speranza è in buone mani restaurata e allieta la navigazione dell’armatore che ha deciso intelligentemente di acquistarla.
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
AMB
Su questa gloriosa imbarcazione dal 10/1986 al 02/1988 ho trascorso 17 mesi della mia vita.
Militare di leva presso la capitaneria di porto di Porto Torres con il grado di sergente (motoscafista). Anche allora questa motovedetta si è messa in mostra per alcuni soccorsi al limite del possibile.
Tantissimi auguri a chi la possiede attualmente quell’imbarcazione rappresenta per me un pezzo di vita.
Mitica CP 233
Emilio
Gentilissimo Domenico,
ti do del tu perché chi ha la sensibilità di acquistare una Super Speranza, oltre ad essere un estimatore di “barche serie”, è certamente uno dei nostri… quindi sputo fuori il rospo subito:
Vivissimi auguri per il meraviglioso acquisto e.. “in culo alla balena per il futuro…”, lunga vita a questa straordinaria ex motovedetta della Guardia Costiera che conosco personalmente, poiché sono andato a Reggio Calabria una quindicina di giorni prima dell’asta, in quanto un altro appassionato come te, mi aveva chiesto una perizia tecnica del suo stato ed altre informazioni di carattere generale… Ho anche un bellissimo dossier di foto che ho personalmente scattato e sono certamente a tua disposizione per realizzare il “dossier storico” dell’ ex m/v.
E’ in assoluto la più bella Super Speranza serie 230 ceduta dalla Guardia Costiera a privato e devi fare i complimenti al suo Comandante Maresciallo Barbieri che l’ ha curata con passione e grande amore, come se fosse stata una sua figlia.. basta guardare lo stato del ponte, degli interni, della sala motori ecc..
Purtroppo le amministrazioni dello Stato sono in piena crisi… e la tua Super Speranza poteva far parte del “Museo Storico” della Guardia Costiera e conservata in perfetta efficienza per metterla a disposizione del pubblico interessato a visitare tale gioiello, per le sue caratteristiche costruttive e per il fantastico progetto di Renato “Sonny” Levi.
Una testimonianza capolavoro della nostra marineria che doveva assolutamente rimanere sotto la tutela dei “Beni Culturali”… e meno male che l’hai acquistata tu, che a monte di tutto sei un appassionato di barche serie e poi sei anche un privato, quindi niente burocrazia e tutela diretta della ex CP 238 e ricorda che ti stai assumendo un onere ed un impegno morale di notevole rilevanza, sia per la storia della nostra marineria, che ricordo nel caso specifico, era fatta da uomini straordinari, padroni di una tecnica costruttiva, quella del lamellare, che ormai quasi nessuno pratica più e sia del più importante e grande progettista al mondo di barche offshore, da circuito chiuso, da diporto, one off, da lavoro e di tutto quello che si poteva progettare ed appellato barca: Renato “Sonny” Levi.
Circa la domanda che mi porgi per la questione documenti e sul come fare, ti contatto in privato.
Congratulazioni da parte di tutto lo Staff di Altomareblu e di tutti i lettori appassionati di tali unità, che condividono il nostro pensiero in merito alle barche storiche…
Giacomo Vitale
Salve a tutti.
Sono nuovo del forum e comunico a tutti con sommo piacere che oggi ho firmato per il passaggio della motovedetta CP 238, acquistata all’asta e finalmente divenuta mia.
Qualcuno di voi che è venuto in possesso di una classe Super Speranza mi saprebbe dare qualche informazione su come ottenere i documenti dei motori e la certificazione della barca?
Attualmente la barca si trova presso la Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, dove il maresciallo che la comandava, oltre ad essere triste per aver venduto la SUA barca, mi ha detto che non sapeva che tipo di documentazione fare per farmi avere tutti i documenti.
Qualcuno di voi potrebbe aiutarmi???
Cordialmente ringrazio e faccio i vivissimi complimenti per la gestione di questo sito.
Domenico Giovinazzo
Gentilissimo Marco,
ti ringrazio veramente tanto per il tuo apprezzamento circa Altomareblu. Devi sapere che quando decisi insieme a mio figlio e gli altri fondatori di questo blog, di partire con questa affascinante avventura legata alle barche ed al mare, presi un impegno con me stesso, cioè quello di far capire a tutti i nostri lettori ed amici, che quando ci scrivono, trovano da quest’altra parte una persona pronta a rispondere alle loro domande e non una macchina… quindi nel giro di pochi minuti o al massimo qualche ora rispondiamo sempre a tutti ove possibile e nel caso occorra tempo per acquisire notizie che non abbiamo nei nostri archivi, cerchiamo sempre di rispondere a tutti in ogni caso.
Tornando alla CP 2040, ho appena contattato il C.te Tito Mancini al quale ho spiegato del forte e bellissimo rapporto umano che è rimasto con il C.te della CP 2040 e tutti i marinai che si sono avvicendati durante il suo periodo di comando di questa unità e di cui si è compiaciuto e mi ha detto che dopo queste feste dovendo andare al Comando Generale della Guardia Costiera, chiederà notizie in merito alla CP 2040 e te le comunicherò immediatamente. Infine chiederà, nel limite del possibile, anche notizie storiche circa gli interventi di rilievo nei quali l’unità ha partecipato.
Insieme a Tito Mancini ti auguriamo un felice 2010 e ti prego gentilmente di porgere anche i nostri sinceri saluti e gli auguri al tuo ex C.te della CP 2040, Capo Loverci e speriamo presto di potervi conoscere di persona.
Giacomo Vitale
La ringrazio Giacomo per tanta solerzia. E’ veramente da tanto che cercavo un sito come questo, non vedo l’ora di sapere qualcosa e magari poterla comunicare al mio capo con il quale ci scambiamo gli auguri oramai quasi da ventanni, per rendere un’ idea dell’ambiente che si è vissuto sulla 2040. Basti pensare che il capo invia gli auguri ad ogni singolo marinaio che ha servito sotto il suo comando sino a che la 2040 è stata ad Olbia.
Gentile Marco,
ti ringraziamo per le tue sentite parole che rendono benissimo l’idea di quello che hai vissuto a bordo della 2040 da direttore di macchine. Il messaggio lo hai lanciato e vediamo anche attraverso Tito Mancini, che oltre ad essere un pilastro importantissimo di Altomareblu, a novembre del 2008 è andato in pensione da C.F. della G.C. ed aveva un ruolo fondamentale per la vita di tutte le M/V della G/C, visto che si occupava proprio della loro sussistenza, chi più di lui potrebbe darci qualche notizia in sintonia con quello che tu cerchi?
Appena ho novità ti contatto e grazie per averci scritto.
Giacomo Vitale
Altomareblu
Quanti ricordi e che nostalgia. Nel 1991 sono stato il direttore di macchine sulla 2040 comandata da Capo Loverci… gran uomo di mare. Posso garantirvi che è stata una motovedetta CP veramente gloriosa che ha effettuato numerosi salvataggi. Purtroppo so pochissimo della sua storia e sarei veramente grato a chi sapesse darmi qualche informazione in merito.
Grazie 2040 mi hai fatto conoscere il mare che non ho mai più lasciato.
errata corrige art.57.
Riguardo la Motovedetta AMMA 902,
cortesemente NON contattate più il Poligono in quanto per l’eventuale dismissione della stessa saranno pubblicati appositi bandi ancora da definire.
Grazie della collaborazione.
Gentile Frank Massaro,
ho dimenticato di dirti che, se vuoi, puoi inviarci le foto che raffigurano le condizioni attuali della tua barca e sono comunque disponibile per darti dei consigli sugli eventuali lavori da eseguire.
Invia le foto a info@altomareblu.com
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
Gentile Michelangelo,
ti ringraziamo per la tua segnalazione!
Giacomo Vitale
Vorrei comunicarvi che al Poligono di Quirra ci sono le ultime due Supersperanza ancora in servizio, AMMA 901 del 1965 e (in fase di radiazione) AMMA 902.
Su queste due unità sono imbarcato dal 1989 ed è inutile dirvi che gioielli così non ne fanno più.
Gentile Frank Massaro,
l’Antigua 38 fu costruita a partire da 1973 dal cantiere Posillipo di Latina, che era molto conosciuto come cantiere nell’ambiente dei costruttori di imbarcazioni da diporto, per aver realizzato in compensato marino altri modelli, tra cui ricordo l’Antigua 34 ed il più grande Martinica.
L’Antigua 38 era una barca molto interessante, giusto compromesso tra un fisherman dal flying bridge presentato in versione corta, per gli armatori pescatori ed un altro dal fly più lungo espressamente realizzato per i semplici diportisti. Era comunque un ottimo cabinato da crociera con una carena a V dalle prestazioni marine di tutto rispetto.
Lo scafo era realizzato in compensato marino dallo spessore di 14 mm, avvitato su un’ottima struttura in olmo, dove le ordinate avevano una distanza media tra loro di 45 cm, mentre la chiglia era realizzata in lamellare di mogano da 10 centimetri di spessore. Il ponte era di 12 mm di spessore su cui erano riportati i filarotti di di teak gommati, mentre le sovrastrutture erano realizzate in compensato di 15 mm di spessore.
La carena, derivata dall’Antigua 34, era ottima e navigava bene. Da notare che con i motori posti allo stesso numero massimo dei giri, virando solo di solo timone, descriveva un arco molto grande. Tuttavia questa caratteristica di navigazione dell’Antigua 38 si poteva controllare facilmente in vari modi. Gli interni erano spesso in legno naturale chiaro lucidati e quindi molto caldi all’occhio. Insomma un ambiente accogliente e funzionale, tanto che a prua la cabina armatoriale aveva due letti a V e sulla sinistra era presente un bagno bello e confortevole, mentre a dritta vi era una cabina con due letti sovrapposti. Passando dal lato cabine – notte al saloncino, occorreva salire tre scalini ed in quest’ultimo a dritta si trovava un divano, mentre a sinistra c’era la classica scaletta per accedere al fly.
Motorizzazioni previste dal cantiere:
2×160 HP Perkins
2×225 HP Caterpillar
2×250 HP Volvo Penta
2×275 HP Perkins
2×280 HP Volvo Penta
2×300 HP Perkins
Come nell’ Antigua 34, anche sul 38 le sovrastrutture erano in compensato marino, per cui si deve prestare molta attenzione nel caso di un eventuale acquisto, che tutto sia in buone condizioni e non marcito, pena affrontare lavori di restauro onerosi.
Rara da trovare in vendita sul mercato dell’usato, l’Antigua 38, se in buone condizioni, potrebbe valere fino a 40.000 €.
Una precisazione è d’obbligo: è importantissimo verificare le condizioni della barca che eventualmente si vuole acquistare. Nel caso di ricostruzione del ponte e del fly perché visibilmente marciti o in presenza di infiltrazioni d’acqua, il valore della barca scende anche oltre il 50%, perché tali opere di ripristino hanno un costo elevato. Quindi molta attenzione nel verificare quanto detto ed il resto della barca, facendosi guidare da un perito del settore, cosa che consiglio assolutamente in ogni caso per avere un quadro chiaro del da farsi sia per la parte economica, capendo se il budget a propria disposizione è sufficiente e quali opere necessita la barca.
DATI DI TARGA
lunghezza f.t.: 11,62 mt
larghezza mass.: 4,12 mt
pescaggio: 1 mt
serbatoio gasolio: 1400 litri circa
serbatoio acqua: 400 litri circa
Motorizzazioni: varie ed indicate nella descrizione della stessa.
Cordialità.
Giacomo Vitale
Salve,
ho acquistato un Posillipo Antigua 38 motorizzato Caterpillar 2 x 250 CV del 1975. Desidero avere qualche doumentazione tecnica sia dello scafo che dei motori, dovendo accingermi ad un restauro. I cantieri Rizzardi non sembrano interessati a nessuna collaborazione.
Tante grazie,
Frank Massaro
Con grande piacere vedo in foto la mitica CP313 su cui sono stato imbarcato tra 1988 e 1989. Con tale unità abbiamo fatto sgomberi, poligono, salvataggi di vite umane… Nel periodo in cui ero in servizio era comandata da un Capo di 1 classe a volte duro, ma con un cuore grande. Si chiamava Giovanni Frau che dopo venti anni di tale esperienza di imbarco ha lasciato l’unità. G. Frau era una persona in gamba che mi ha insegnato ad amare il mare osservando una certa disciplina…
Quando avevi un problema di qualunque genere, non si tirava mai indietro, ponendosi al timone, oppure con grande pazienza ti insegnava i trucchi della navigazione e con lui ricordo capo 2 Cl Luciano Orunesu. Ricordo ancora un altro grande maestro e direttore di macchina Bianco, il Capo Carta, ma di quel periodo voglio ricordare due marinai: Gianni Fara e Paolo Marcia….
Infine, vorrei fare una richiesta affinché un giorno tutti gli ex imbarcati della CP313 si ritrovino, Comandanti compresi, per rievocare la storia mitica di tale unità, che rimane nel cuore di chi vi ha prestato servizio.
Mauro Sainas
Ringrazio per la veloce ed esauriente risposta.
Mi spiace non poter modificare la barca in open ero convinto che il problema fosse aggiungere e non togliere.
Quanto prima farò delle foto che vi trasmetterò, ancora grazie.
Distinti saluti.
Franco
Gentile Franco,
ti ringrazio per il quesito che ci poni e per averci scritto e rispondo per gradi.
Premettendo che il Bronte 40 è un cabinato disegnato dal duo Levi – Harrauer, (l’ing. Levi ha progettato la carena e l’arch. Harrauer le sovrastrutture dell’unità oltre agli interni), ricordo che il materiale di costruzione è costruito in vetroresina e sandwich di belcobalsa, con resine isoftaliche e resinature interne in epossidica. All’epoca della costruzione di questi esemplari, dal 1976 in poi, era certamente una barca d’avanguardia per queste scelte tecnologiche che, personalmente per una serie di motivi tenici ometto, ma che tratterò in altra occasione, ne limitano eventuali possibilità di intervento al solo ripristino delle condizioni iniziali dell’unità. Inoltre ricordo che la barca nasce come cabinato e modificarla in open, comporta una serie di interventi complessi che devono essere suffragati da un progetto di un ingegnere navale abilitato per poi sottoporre la barca ad un collaudo straordinario Rina, che ne determini la riuscita tecnica della trasformazione, precisando i termini tecnici dell’intervento e la trasformazione, da cabinato in open.
Insomma una cosa complessa e costosa che sconsiglio assolutamente. Inoltre la vetroresina non lascia molti margini di intervento e non è il lamellare di legno, che dà infinite possibilità di trasformazione e riparazione con interventi che praticamente riportano la barca al nuovo, come se fosse stata costruita in quel modo.
Concludendo, per semplicità e garanzia di una buona riuscita del lavoro, avendo già provveduto il cantiere di origine, come riferito, alla ricostruzione dello specchio di poppa che era rimasto notevolmente danneggiato dall’incidente segnalato, suggerisco il ripristino delle sovrastrutture e del fly come erano originariamente.
Infine se ci invii delle immagini eloquenti e quante ne vuoi, ci daresti anche l’opportunità di capire meglio lo stato attuale della barca in cui si trova e ragionarci con maggiori cognizioni di fatto. Ovviamente tutto questo è solamente per dare un corretto orientamento sul da farsi. Resta d’obbligo una visione diretta dell’unità in questione per esprimere poi un parere tecnico assolutamente definitivo ed autorevole.
L’indirizzo a cui inviare le immagini è il seguente:
info@altomareblu.com
Cordiali saluti.
Giacomo Vitale
Io e un mio amico,
siamo entrati in possesso di un Bronte 40 che dopo essere affondato a causa dell’impatto con un tronco gallegiante che ha divelto i timoni e un pezzo dello specchio di poppa, è stato recuperato e mandato alla Alfamarine per la ricostruzione della parte danneggiata dello scafo e poi, parcheggiato in giardino per rimontare i motori (rifatti a nuovo dal costruttore) e sistemare l’interno.
Purtroppo il propietario non potè portare a termine i suoi propositi a causa di una grave malattia. Adesso passati vari anni vorremmo rimettere in mare questa bella barca, il mio amico insiste per rifarla come in origine con il fly, mentre io vorrei trasformarla in open perchè cosi avrebbe una linea più filante e attuale, oltre a semplificarci i lavori (il fly è danneggiato comandi, strumenti, poto guida, ecc).
Voi cosa nè pensate?
Franco
Carissimo Ciro,
comprendo benissimo tutti i tuoi problemi, ho convissuto con loro per quasi 44 anni.
Come tu dici, la passione per il mare nonchè la tipologia particolare del lavoro che si svolge nel Corpo, mi hanno aiutato molto a superare quelle avversità, …soprattutto esistenziali…..
Come avrai compreso, anche io ho fatto parte dell’organizzazione essendone uscito da poco.
Non ti nego che ho un pochino di nostalgia, leggere la tua mi ha riportato indietro con gli anni, quando da “ragazzino” mi sentivo in condizioni di saltare i fossi per la loro lunghezza.
Ho cercato di passare tutta la mia carriera da imbarcato, prima di sposarmi, dissi a mia moglie che lei non sposava me ma le Capitanerie di Porto, lei comprese l’antifona e rispettò i miei desideri.
Tra alti e bassi, oggi siamo ancora assieme ed insieme stiamo invecchiando.
Comprendo benissimo il desiderio di avere una barchetta tutta tua, per trasmettere il tuo “piacere” di navigare anche a chi ti è più vicino ma, un amico che le barche le costruiva una volta mi disse:…”le barche migliori sono quelle degli amici”…
E’ una filosofia che ho adottato ma, i risultati sono stati molto deludenti, a nessuno dei miei ragazzi piace particolarmente il mare, se non per fasi il bagno e…prendere il sole sulla spiaggia…
Non voglio farti impazzire domandandoti…ma chi è questo tizio che mi scrive?
Sono il tizio a cui Massimo Maccheroni ha fatto l’intervista a pag.45, sul Notiziario della Guardia Costiera n°6/2008, inoltre ogni tanto “scribacchio” su altomareblu, e se è un merito, ho contribuito a diffondere la conoscenza di alcune nostre unità su questo CMS.
Un cordialissimo saluto,
Tito
Gentile Massi,
la CP 236, a suo tempo, da Savona fu destinata ad Imperia, dove dovrebbe trovarsi, in quanto radiata e non più utile al servizio attivo.
Quindi per ulteriori notizie bisogna che tu ti rivolga alla Capitaneria di Porto di Imperia. Grazie per averci scritto.
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
potrei avere notizie della c.p.236 capitaneria di porto di savona anni 90.grazie
Noto con piacere che ha preso a cuore la mia discussione e che è un nottambulo come me!
La mia affermazione sull’Italia era una provocazione, che naturalmente non era indirizzata a lei ma in generale!
Secondo me, il 60% del progresso è regresso, non volendo però sfociare in discorsi privati o offensivi o senza cuore, ritengo che le barche anche in lega, quindi piu’ leggere e performanti per qualcuno, dovrebbero navigare solo con mare “olio”.
Comunque il suo discorso l’ho compreso molto bene e le posso dire che le do pienamente ragione sulla vetroresina.
Credo che barche da lavoo come le nostre devono dare come primo impatto sicurezza e poi devono essere di facile utilizzo. In poche parole, perchè noi lavoriamo con ogni tempo, in ogni condizione, per ogni esigenza… Le prime due M/v su cui sono stato imbarcato rispondevano alle esigenze di lavoro appena descritte!
Certo che una barca piccola veloce e leggera arriva prima sul punto dell’emergenza, ma è anche vero che poi è limitata, ma non voglio dilungarmi in merito…
La mia passione per il mare è vera e sincera e se inoltro domanda d’ imbarco sarò imbarcato, ma è anche vero che ho una famiglia con bambini piccoli e per loro, molte volte devi rinunciare alle passioni! Mi accontenterei anche di un gozzo per vivere il mare la domenica, ma subentra un problema: “non ho un centesimo”.
Ho comunque raccolto l’occasione, nell’ aver risposto al mio post, di aver imparato comunque qualche qualcosa in piu’ di quello che conoscevo 10 minuti fa!
Cordiali saluti.
Ciro
Caro Ciro,
leggo dalle tue parole la sofferenza, ovvia per un vero uomo di mare, ad essere relegato dietro ad una scrivania! Segui sempre la tua passione e se sei fortemente determinato a ritornare a bordo di una motovedetta, non esitare, provaci ancora.
Informati domandando ai tuoi superiori o semplicemente interessati delle disponibilità che si creano a bordo delle CP per avvicendamenti o altro e prenotati per un eventuale imbarco, tenendo presente che potresti essere spostato in qualsiasi posto si rendesse disponibile in tutta Italia.
Comprendo le tue valutazioni tra le differenze che passano tra la CP 250 e la CP 313 Dante Novaro ed una risposta alla tua domanda ce l’ho:
Le tecnologie costruttive delle imbarcazioni, hanno subito dei radicali cambiamenti negli ultimi trenta anni e si è passati, nella costruzione delle motovedette della G.C., dall’uso del lamellare in mogano, alla vetroresina. I pareri sull’evoluzione tecnologica dei materiali sono discordi ed essendo un perito metalmeccanico, quindi preparato allo studio dei materiali metallurgici, ma anche con spiccata preparazione personale per la costruzione del compensato marino corazzato e quindi del lamellare, tecnica applicata in altri settori, ripresa e perfezionata dal progettista di barche più famoso della motonautica mondiale, Renato “Sonny” Levi, che ha creato, per i progetti delle sue imbarcazioni una tecnica di incollaggio di quattro strati di compensato marino da 5 mm di spessore, incollatiti a freddo, con colla resorcinica ed incrociati tra loro a 45°, con risultati eccezionali, non mi risulta siano state fatte prove a fatica di unità realizzate con questo sistema costruttivo, ma la forte struttura autoportante che davano questo tipo di costruzioni, rendevano le tante motovedette costruite in vari cantieri, delle unità molto affidabili che sono state amate dai tanti uomini succedutisi a bordo delle medesime.
Purtroppo i costi ed il progresso hanno portato alla vetroresina, ma ti assicuro che non è altrettanto valida come gli ingegneri attuali la decantano, anche se le tecniche costruttive si sono evolute, rimane sempre un materiale in gran parte chimico e con caratteristiche tecnologiche nettamente inferiori al lamellare in mogano.
Posso affermare con assoluta certezza che la vetroresina, che richiede per la sua realizzazione un largo uso di resina poliestere, ha dei limiti che non potranno essere mai superati, poiché la catalisi di questo prodotto chimico non finisce mai nel tempo e porta, per una serie di motivazioni chimiche, a diventare un polimero instabile che peggiora nel tempo generando una serie di microfori che favoriscono l’odioso fenomeno dell’osmosi che è incurabile. Io lo definisco il cancro della vetroresina e vorrei essere smentito da qualche esperto ingegnere chimico addetto alle stratificazioni ed ai collaudi di tali materiali, ma con dati alla mano, cioè con prove fatte presso le Università che ne hanno competenza. Concludendo troverei invece di gran lunga superiore la costruzione di carene in lamellare di mogano, con lo stesso sistema brevettato da “Sonny” Levi, ma con l’uso della resina epossidica, che è un polimero a cellula chiusa, dalle caratteristiche tecnologiche evolute, al posto della colla resorcinica. Insomma l’abbinamento compensato lamellare realizzato con epossidica, a mio avviso, potrebbe essere la giusta alternativa alla vetroresina, anche per motivi ecologici… certo qualcuno potrebbe obiettare che la resina epossidica allo stato liquido e non ancora mescolata nei componenti A e B è altamente tossica, ma una volta polimerizzata non è poi tanto inquinante come la vtr e premesso che tutti i materiali in cui sono costruiti le barche, a fine vita devono essere selezionati e riciclati, senza disperderli nell’ambiente. Il compensato di mogano o di altre essenze in legno, incollato con la resina epossidica polimerizzata, una volta triturato il tutto, può essere separato e comunque riutilizzato nel settore , creando del nuovo compensato marino corazzato ecc… Quindi un impatto decisamente minore rispetto alla vtr che per la sua triturazione e riciclaggio, richiede
lavorazioni con macchinari costosissimi e addirittura in Italia, non risulta esserci alcuna impresa legalmente autorizzata che sui cura dello smaltimento della vtr. Ad essere sincero, abbiamo avuto notizia di una impresa del genere, ma poi nel cercarla per andarla a visitare e scrivere qualche articolo in merito, non siamo poi riusciti a localizzarla. Il problema del recupero e quindi del riciclaggio di determinati materiali che non sono biodegradabili nell’ambiente è di grande dimensione e va affrontato comunque con grande serietà se vogliamo consegnare ai nostri posteri un ambiente quanto meno possibile inquinato, visto che danni alla nostra terra ne sono stati fatti tantissimi. Io non sono un ecologista sfrenato o estremo, ma cerco di osservare il fenomeno da un punto di vista pratico e con occhio rivolto anche alla creazione di nuovi posti di lavoro importantissimi e credo anche stabili… E’ un discorso molto lungo e mi fermo qui, ma certamente avremo modo di trattarlo in altra occasione. Pertanto, continua a seguirci.
Scusami Ciro, mi sono fatto prendere dalla discussione tecnica, ma, come vedi, questa passione in me è veramente forte e basta una scintilla che subito mi accendo… é stato per rispondere alla tua domanda che ho sconfinato nella tecnica costruttiva di certe unità, che erano in uso nel Corpo delle C.P. G.C. e comunque, non è un problema dell’Italia, ma un processo tecnologico che l’industria del settore applica nella costruzione delle unità moderne. Evoluzione tutta da dimostrare e che in realtà si è rivelata spesso essere un vero “bidone” e ci sono molte persone che capiscono quello che ho appena scritto.
Vorrei essere smentito autorevolmente se possibile!
Valida invece l’alternativa oggi, di costruire imbarcazioni con carene il lega di alluminio. Ma questa è un’altra cosa di cui scriveremo prossimamente.
A te Ciro, un caro saluto e mi permetto di dirti che è meglio seguire sempre le tue aspirazioni professionali, specialmente se sono animate da entusiasmo e vera passione, offrendoti soddisfazione, stabilità ed equilibrio per la tua vita futura.
Giacomo Vitale
Buonasera sig. Giacomo,
le sue parole mi rendono felice!
Purtroppo per me, da circa due anni svolgo un lavoro sedentario in ufficio, ma la mia esperienza per mare è molto forte in me e sono sempre portato a sapere consciamente ciò che faccio.
Volevo dire ancora che, dieci anni fa, la mia prima esperienza, il mio battesimo del mare, l’ho fatto sulla motovedetta CP 250 in servizio a Livorno. Poi sono stato imbarcato su altre motovedette diverse, ma mettendole a confronto con la CP 313 non c’e’ storia! Sembra e dico solo sembra, che sono passato dalla figlia CP 250, alla mamma CP 313 e se ci fate caso, sembra una 250 ingrandita.
Mi domando e dico: perchè le cose belle e funzionali devono sempre sparire?
Forse è un problema dell’Italia?
Gentile Ciro,
ti ringraziamo per questa bella ed appassionata dimostrazione di affetto che dimostri per la Dante Novaro e mi congratulo per i forti valori che porti in te e che ti fanno onore. Veramente belle queste motovedette che hanno hanno allevato e cresciuto tanti “figli”, dando loro la giusta esperienza per diventare dei “veri marinai”.
Un caro saluto
Giacomo Vitale
Salve a tutti,
mi chiamo Ciro e sono nuovissimo, ho solo 10 anni di C.P. sulle spalle!
Vi posso dare gli ultimi aggiornamenti della mitica e gloriosa motovedetta CP 313 ” Dante Novaro”. E’ viva e vegeta ed ancora in servizio! Naviga nell’arcipelago Maddalenino! Ha un equipaggio che l’ama letteralmente e la cura come se fosse un pezzo di cuore!
Ci sono stato imbarcato per tre anni, dal 2004 all 2007 e un pezzo di cuore lì l’ho lasciato! Non voglio fare discussioni sulle caratteristiche o sulle doti di questa unita’, perché i propri “GENITORI” non si giudicano!
Chi è stato imbarcato sulla Dante si sente accresciuto professionalmente e spiritualmente! Barca di grande lavoro, grande sofferenza, ma grande accrescimento!
Questo commento è solo una semplice testimonianza.
Un saluto a tutti.
Ciro
Caro Simone,
ti ringraziamo per questo tuo commento e siamo contenti di averti emozionato nel rivedere le immagini di questa straordinaria motovedetta appartenuta alla Guardia Costiera Italiana, felicissimi che sia in mani amorevoli che le assicureranno ancora tanti anni di navigazione.
Certo gli anni non li può nascondere questa Signora del mare, ma conserva il suo spirito di “Grande Reginetta del Mare” e se lo può permettere di farsi appellare così, se solo ricordiamo che la sua grande tenuta in mare 8 permise di salvare tante vite umane, comandata dal coraggioso C.te Telmon, oggi Ammiraglio in pensione e del suo valorosissimo equipaggio che insieme permisero quella impresa indimenticabile di grande valore umano.
Fossi in te una passeggiata a Porto Torres la farei, magari contattaci prima di andarci, per essere sicuro di trovarla ormeggiata. Avviseremo preventivamente il suo attuale armatore, che sono sicuro, te la mostrerà con piacere, visto che sei stato un ex marinaio della sua ex CP 233.
Un caro saluto,
Giacomo Vitale
Ho navigato sulla CP 233 e la adoro! è bello vedere che è stata restaurata ed è ancora più bella… grazie per avermi fatto vivere l’emozione di rivederla in queste stupende foto… tanto, nonostante i buoni propositi, non sono più tornato a Porto Torres dal 1994
Le Motovedette tipo Nelson
Il C.te Tito Mancini, ha qualche tempo fa scritto delle motovedette del tipo Nelson, ne consiglio una approfondita lettura.
Alex
Risposta al commento 33:
Gentile Gianluca,
scusaci se ti rispondo solo ora, dal 28 ottobre del 2008, giorno in cui è pervenuto il tuo commento. Purtroppo si è trattato di una svista, ma ti rispondo comunque con delle indicazioni circa la prova che tu desideri per la barca Colombo Super Indios 31, potresti rivolgerti alla rivista “Nautica”.
Inoltre, se non lo sai, esiste il “Registro Storico Colombo” in cui trovi la scheda tecnica della barca che a te interessa e puoi anche contattarli per richiedere ulteriori indicazioni.
Ti indico il link: http://www.colomboclub.it/home, al link di seguito indicato, trovi un file .zip di questa unità che potrebbe interessarti:
http://www.colomboclub.it/article/archive/50
Buona visione.
Un cordiale saluto,
Giacomo Vitale
Gentile Pierpaolo,
ti ringraziamo per la notizia e se il tuo amico vuole inserire un annuncio nella nostra rubrica “barche in vendita”, basta che ci invii le foto e tutte le notizie necessarie a info@altomareblu.com
Ricordo che questo è un servizio gratuito che offriamo ai nostri lettori.
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
dimenticavo:
un mio amico di Olbia si è aggiudicato l’asta bandita qualche anno fa per la CP 2025. Un bellissimo bestione che ha già cominciato a sistemare ma, per vari motivi, penso che ora voglia vendere.
Carissimi tutti,
e carissimo Alessandro,
sono un fortunato che ha fatto il servizio militare tra Circomare La Maddalena (ora credo Compamare), e Compamare Olbia tra l’8.5.78 e il 31.10.179.
18 mesi di leva, lunghissimi ai tempi ma di vacanza a posteriori.
Posso dirvi che la 2017 era di stanza a Circomare La Maddalena, al comando del Capo Di Meglio, eccellente Capo NP, che più volte affrontò salvataggi avventurosi e mare come può essere tra le Bocche di Bonifacio e il continente.
Ricordo che, con i motori originali, mi pare fossero Cummins, più volte ebbe problemi, specie con gli invertitori. una volta tornò dalla ricerca di naufraghi di un catamarano i cui relitti dello scafo frantumato aveva seguito sul filo della corrente fino a Montecristo. Lì ebbe la solita avaria all’invertitore di un motore, rientrando, appunto, al minimo con solo un motore. Durante il ritorno, si incontrò con un’altra Keith Nelson, non ricordo se la 2025 o la 2040, entrambe di stanza ad Olbia, al comando della quale era il Capo Cicoria, che scherzosamente amava farsi chiamare Sandokan e con i suoi tigrotti rifocillarono l’equipaggio della 2017, di ritorno dalla missione, riempiendoli di caffè, viveri e sigarette.
In seguito, ormai congedato, ogni tanto mi capitava di tornare alla Maddalena e farmi due passi a Cala Gavetta dove erano ormeggiate le unità di circomare: la CP 227 e la 2017. Per anni ho ritrovato le stesse persone di equipaggio. Nell’84 -’85 (a meno che non fosse sulla 227) era comandata dal capo Viviani, il quale mi disse che erano stati sostituiti i motori con altri più potenti e che erano stati montati dei flap. Io al tempo non ero ufficialmente imbarcato ma addetto ai lavori di ufficio dai quali spesso disertavo per andare a pescare sulla banchina , ma qualche giretto su quei bei paranzoni ogni tanto mi veniva concesso, bei tempi…
Comunque maggiori notizie potrebbe dartele il mio ex commilitone Ruggero Concas, che ho visto intervenire in altra parte di questo blog e che era imbarcato su questa unità e che saluto cordialmente a distanza di…oooppss… TRENT’ANNI!
E sei poi il capo Ruggero mi volesse salutare… faccia lui,
Complimenti per l’acquisto, barca da mare tosto.
Uno spettacolo vederla con mare formato quando si infila come un treno in galleria tra le ondate di prua.
Ciao!
Pierpaolo
Gentile Alessandro,
congratulazioni per l’acquisto della ex CP 2017. Purtroppo per le info che ci richiedi, circa questa unità, non ne abbiamo, ma se riusciamo a sapere notizie ti informeremo certamente.
Grazie per averci scritto.
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
Salve a tutti,
vorrei sapere se avete a disposizione info e foto della CP 2017 del cantiere Nelson.
L’ho acquistata da poco e mi piacerebbe costruire un pò di storia passata, di quella recente ho già info perchè l’ultimo comandante è stato un mio parente ed è ora l’attuale comandante della Dante Novaro vi ringrazio anticipatamente a presto…
Alessandro
Buonasera,
vorrei il vostro parere sul Colobo Super indios 31:
me ne sono letteralmente innamorato!
Esiste qualche articolo o prova dell’epoca che possa andare a vedere?
Saluti da neofita
Gianluca
Caro Walter,
ti ringrazio per il consenso che manifesti per questo nostro lavoro realizzato da veri appassionati di “vere barche d’epoca”.
Per le notizie dell’Antigua che tu hai acquistato ti inoltro in privato due schede tecniche rilevate dal mensile “Nautica” nella rubrica “Le barche di una volta” curata dall’Arch. Gino Ciriaci e si riferiscono all’Antigua 34 e all’Antigua 38. Potrai trovare tutta una serie di notizie tecnico storiche inerenti alla tua imbarcazione che difficilmente rilevabili altrove.
Buona lettura e se vuoi inviaci le foto della tua barca, mi interessano e potrei anche pubblicarle, specie se stai facendo un restauro. Mi interessano le foto prima, durante e dopo il lavori di ristrutturazione. Inoltre pubblicando le foto della tua barca, lasceremo on line un riferimento a tutti gli appasionati possessori di unità Antigua dei cantieri Posillipo, accompagnando le immagini con commenti e consigli tecnici per una buona riuscita del lavoro.
L’ Antigua 36′ e 38′ sono due barche che mi piacciono molto.
Un appassionato saluto,
Giacomo Vitale
Grazie per aver messo a disposizione di tutti questo sito.
Ho acquistato un’ Antigua dei Cantieri Posillipo. mi piacerebbe avere notizie, disegni di questa barca.
Grazie,
Walter
Ciao Ennio,
vedo che ci segui con assiduità e ti ringraziamo per il tuo interesse al nostro blog.
Siamo felicissimi di sentire che la ex CP 233 gode di ottima salute ed é ben mantenuta dall’attuale armatore.
Ci farebbe molto piacere ricevere le foto che hai scattato alla ex CP 233. Se sono belle le pubblicheremo sul blog, indicando il tuo nome.
Puoi inviare le immagini alla nostra info: info@info@altomareblu.com
Grazie
Per quanto riguarda il contatto con l’Ammiraglio Telmon domando e poi ti informerò.
Ciao.
Giacomo Vitale
Casalmaggiore, 11/09/08
Sono Ennio Grassi di Casalmaggiore, se leggete il riferimento n° 12 dell’ 08/02/08, sono stato il primo marinaio ad essere imbarcato sulla C.P. 233 ancora in allestimento a Messina “cantieri Rodriguez”. La MV. gode di ottima salute.
L’ho rivista dopo 40 anni, è ormeggiata a Porto Torres (Sardegna), porticciolo “Il Cormorano”, molto ben restaurata, mantenendo le stesse forme, “senza fronzoli”, come dice il Bruno, commento n° 27.
Ringrazio il custode del porticciolo per avermi fatto scattare alcune foto. Grandissima emozione.
Mi piacerebbe contattare, per convenevoli saluti, il sig. G. TELMON. Come posso fare?
Grazie di cuore,
Ennio Grassi
Ciao Gianni,
scusami se ti rispondo con un po’ di ritardo e ti ringrazio moltissimo per questa tua testimonianza.
Il C.te Tito Mancini oltre ad essere un pilastro fondamentale di questo blog é anche un mio carissimo e fraterno amico e non sai quante chiacchierate facciamo parlando di queste stupende opere d’arte che il “geniale ingegnere Sonny Levi” ha saputo progettare ed in pochi saputo apprezzare per le loro grandi doti di navigazione.
La CP comandata dall’allora C.te Telmon all’epoca del naufragio della London Valour, oggi Ammiraglio in pensione, era la CP 233. Ti ringrazio per aver ricordato anche il valorosissimo C.te Enrico dei Vigili del Fuoco che é sempre nei nostri cuori e nella nostra mente per la sua grande generosità umana e per il suo coraggio di pilota di elicottero.
Per il resto non posso dire che avrebbe fatto piacere se la CP 233 fosse stata acquisita nel museo storico delle unità della G.C. che si sono distinte per eventi particolari e per la loro ingegneristica di grande rispetto rendendola unica nel suo genere, tanto da definirla “roccia”
Un carissimo saluto
Giacomo Vitale
Saluti a tutti.
Ho letto con molto interesse l’articolo sulla CP 233, e mi ha fatto tornare molto indietro nel tempo quando ero Direttore di Macchina sulla CP 236 di base a Savona nel periodo 1979-1981. Le senzazioni descritte nella conduzione di queste imbarcazioni fatta dal C.te Mancini mi hanno fatto rivivere quel periodo.
Selezionare l’immagine per ingrandirla
Inoltre sempre in quegli anni era in servizio a Savona l’allora C.te Telmon, protagonista nel salvataggio dei naufraghi della London Valour effettuato con la CP 231? di Genova, e nel suo ufficio facevano mostra una serie di foto scattate in quell’occasione dall’ elicottero del C.te Enrico. Si potevano distinguere i marinai distesi sulla battagliola che afferravano i naufraghi intrisi di nafta per issarli a bordo. Questa operazione valse all’Ammiraglio Telmon la medaglia d’ Oro.
E’ un peccato che la Marina si sia “sbarazzata” di questi splendidi mezzi senza pensare ad una conservazione di tipo museale, pazienza, speriamo che la passione di qualche privato riesca a mantenere in buono stato di conservazione una CP serie 230
Un saluto a tutti
Gianni
@Riccardo,
ciao, ci hai incuriosito però… vuoi vedere che tra le tante foto che sicuramente hai ci sono anche alcune che ritraggono la CP313 Dante Novaro la tua regina dei mari?
Ci piacerebbe vederle… se le hai, non esitare, se ne hai… ci farebbe piacere se tu le volessi condividere con noi!
Alex
Scusate se intervengo.
A proposito della CP313 Dante Novaro: ero imbarcato nel 1983, e se puo’ servire a fare chiarezza posso dire che e’ uno scafo classe Vosper Thornicroft unico nel suo genere (almeno in Italia) e con orgoglio l’ho condotta in navigazione (e pulita curata lucidata e ci ho fatto pure il carenaggio a mano, carta vetrata e olio di gomito a 40° all’ombra a Cagliari nel luglio 83 (be’, non ero solo).
Come i cavalieri che si scansano e si inchinano al passaggio di una bella dama, cosi’ le onde per timore cedevano il passo alla CP313 regina dei mari.
Semplicemente stupenda!
Finalmente un bel sito. Complimenti!
Grazie, caro Antonio, di tutte le spiegazioni.
Molto bello anche l’articolo sul Dart.
Per quanto riguarda il pericolo di reclusione per blasfemia, sarò confinato a Vulcano dal 26 luglio al 10 agosto. Però non andrò con mezzoretta. E’ vero, il carburante ormai costa un botto, più semplice noleggiare in loco un gommone.
Ti aspetto con arance e sigarette, forse si potrebbe progettare un’evasione su di un “Exocetus Volans”…
Un abbraccio,
Bruno
Ciao Marzio,
ti ringrazio per la tua segnalazione e se hai modo di contattare l’armatore, digli di mettersi in contatto con noi, in modo da poter avere le immagini delle fasi di restauro di questa ex motovedetta della CP GC.
Una volta avute immagini e notizie pubblicheremo un articolo ad essa dedicata ed al restauro di questa bellissima unità.
Salutoni
Giacomo Vitale
Volevo segnalare che la CP 253 si trova in fase di restauro presso un cantiere di siracusa.
Caro Bruno,
scusami se solo ora rispondo al tuo commento (il numero 6) in cui “mi tiravi dentro” con lo sfottò del “maestro” e scrivendo così della tua barca:
< Intanto la carena. E' vero, è una gran bella carena, 22° a poppa, una marcata convessità che la rende sempre morbida sull'onda. E' la carena della Speranza, stesso angolo, stessi pattini, stessa convessità. Anche stessa larghezza, anzi, ancora un po' aumentata. Fu per questa ragione, credo, che lo studio tecnico dell'Alfamarine, dopo i primi esemplari prodotti con eliche di superficie, optò per una più tradizionale linea d'asse.Mi piacerebbe sentire Soccol in tal senso, che si arrabbia se lo chiamo maestro, ma c'è poco da fare, è il maestro.Credo che con un rapporto lunghezza/larghezza intorno a 3 le trasmissioni di superficie perdano parte della loro efficacia. Penso al Drago, ai Delta 33 e 38, al Minidrago, che stavamo quasi a 4. E' vero che oggi si montano eliche di superficie ovunque, l'ing. Levi addirittura propone di montarle sui gozzi…(Lui, con la L maiuscola non è il Maestro, Lui siede alla destra del Padre e spesso lo sostituisce)Però credo che questo richieda una diversa distribuzione di pesi. Antonio correggimi. Non credo che la Speranzella funzionerebbe con le eliche di superficie, bisognerebbe arretrare i pesi e stringerla al galleggiamento. >
Naturalmente ogni tipo di propulsione si scarica sullo scafo con effetti, diciamo, collaterali che vanno valutati e in funzione dei quali è, talvolta, opportuno fare (rivedere) alcune sistemazioni.
Le eliche di superficie per loro natura “mirano” a lavorare in superficie, perciò ad alzare il culo della barca. E’ ovvio quindi che, se hai molto peso a prua, rischi di avere una carena molto bagnata.
Ma le eliche di superficie hanno anche una spinta molto più piatta di quelle tradizionali… e qui è dove si vede il bravo progettista:-) Perché una spinta piatta è ben diversa da una che invece “mira a salire” con 18/20 gradi (o oltre)… e quindi porta la carena della barca ad esser “MOLTO” bagnata.
Non faccio mai scommesse, ma quasi quasi sono tentato questa volta di farne una: lo studio tecnico di Alfamarine non cambiò affatto la trasmissione del tuo modello di barca per i motivi da te supposti ma per il semplice fatto che le eliche immerse facevano “meno paura e più mercato”… Insomma, una decisione da “ufficio commerciale” più che da “studio tecnico”. In materia abbiamo probanti dichiarazioni di decine e decine di cantieri che considerano le eliche di superficie cose esclusive per “piloti capaci” e non da “clienti”. E, comunque, chiedilo a Fazzioli… dato e non concesso che ti dica la vera verità. (verità che poi, come diceva J.P. Sartre, “ha sempre infinite facce”).
In merito alla ipotesi di “Speranziella” con eliche di superficie, vale quanto sopra. Il rapporto L/l non ha la minima importanza (ti autorizzo a smentire categoricamente chiunque, Bruno per primo, lo sostenga): si tratta solo di “saper fare” la modifica. E quindi ci vuole uno che ne capisca. Non è problema da poco, lo so. Ma lascia perdere l’idea che una propulsione con “surface props” possa funzionare solo con un rapporto vicino a 4. E’ una “percezione”, non una realtà idrodinamica.
Quanto a stringere Speranzella al galleggiamento, ricordati che la blasfemia in italia è reato. Ma se insisti, dimmi dove ti incarcerano che ti porto subito sigarette e arance:-)
Un caro abbraccio,
Antonio
PS: scrivere “una tradizionale linea d’asse” non è usare linguaggio chiaro (né corretto). Le trasmissioni con eliche di superficie non ce l’hanno la linea d’asse…?
Caro Marzio,
ti ringrazio per la tua sensibiltà e per aver compreso il mio semplice spirito di vero appassionato e comprendo anche la tua posizione per come ti esprimi.
Dispiace sentire della 237 che si trova abbamdonata a Siracusa. Secondo te si potrebbe fare qualche cosa? Per esempio: pottresti fotografarla ed inviarci le immagini che pubblicheremo e chi sa se si potesse trovare qualche persona appassionata come noi evitando
che questa unità storica della CP vada persa per sempre?
Io sono qua a tua disposizione per quello che posso rendendo noti eventi eclatanti, nella speranza che qualcuno li raccolga. Almeno tentiamo, facciamo qualche cosa se possibile, prima che sia troppo tardi, oppure già lo è, non so. Fammi sapere.
Sono felice nel leggere che la 241 si sia salvata da una ingloriosa fine e che gode di “ottima salute”.
Non ho avuto modo di conoscere l’Ammiraglio Telmon, oggi in pensione e mi è stato riferito da chi lo conosciuto, che é una persona eccezionale e sarei onoratissimo di stringergli la mano, così come ho fatto con il C.C. Tito Mancini, che era un componente dell’equipaggio all’epoca del salvataggio dei naufraghi della London Valour e che oggi é un mio carissimo amico fraterno.
Quando vuoi scriverci senza esitare. Certe nostalgie dette a persone che le sanno raccogliere, capire, viverle a distanza di anni, anche se solo in un racconto, danno immenso piacere a persone che, come me, sono un uomini di mare, sapendone farne tesoro ed imparare certamente cose nuove, leggendo di semplici o straordinari racconti di mare vissuti.
Il messaggio te l’ho lanciato e sono a tua disposizione “sempre”, così come recitava quel vecchio e bellissimo motto delle Capitanerie di Porto che mi permetto di citare ancora una volta, così come hai fatto tu: “SEMRE OVUNQUE E SUBITO”.
Consentimi un sincero abbraccio!
Giacomo Vitale
Caro Giacomo,
non ho il piacere di conoscerti, ma volevo esprimerti tutto il mio apprezzamento per l’impegno profuso per portare avanti il ricordo della storia della C.P. (notare che non ho volutamente usato il termine Guardia Costiera), e delle sue Unità.
Purtroppo volevo segnalare che molte di queste vedette, che per tanti di noi non erano semplici barche, ma possedevano anche un anima ed un “carattere”, una volta vendute a privati, hanno fatto una fine ingloriosa.
Una di queste è la CP 237 (classe 1967), per tanti anni in servizio presso la Capitaneria di Catania, ed oggi ridotta ad un relitto a Siracusa.
Miglior destino ha avuto la CP 241 di Compamare Siracusa divenata una sorta di monumento alle sue “sorelle”.
Volevo anche ricordare l’uomo che comandava la Cp 233, Ammiraglio Telmon, che ho avuto l’onore di conoscere quando era Direttore Marittimo di Palermo.
Potrei continuare a scrivere per ore ma, preferisco finire quì, non vorrei che la nostalgia di bei tempi passati tornasse.
E come recitava il vecchio motto delle Capitanerie di Porto: “SEMPRE, OVUNQUE E SUBITO”.
Caro Marzio, sono contentissimo per questo tuo prezioso commento e posso dirti che, inaspettatamente la rubrica di questo blog, dedicata alle mitiche motovedette della Guardia Costiera progettate da un altrettanto personaggio mitico ed unico al mondo, “Sonny” Levi, sta avendo un successo incredibile ed é tra gli argomenti che ogni giorno vanta moltissimi accessi da tutto il mondo, specie dall’Europa ed USA, oltre che dall’Italia in maggior numero.
Le ex motovedette della Guardia Costiera piacciono molto e creano orgoglio e piacere, ricordando ai moltissimi giovani e meno giovani, che si sono succeduti nel loro periodi di imbarco, momenti difficili e duri, impegnati in compiti prevalentemente di salvataggio.
Ricordo, uno per tutti, il salvataggio dei venticinque naufraghi del mercantile London Valour affondato il 9 aprile 1970 davanti alla diga foranea del porto di Genova. Tutto nacque a causa di una improvvisa “maledettissima libecciata”, con mare 8 e forza del vento incredibile, colpendo in pieno la nave che a motori spenti non ebbe il tempo di dirigersi al largo per salvarsi. Purtroppo una concomitanza di fatalità negative provocarono il catastrofico naufragio della stessa. La straordinaria CP 233 Super Speranza ed un coraggioso equipaggio permisero il salvataggio di molti marinai imbarcati sul mercantile come sopra detto.
Forti emozioni, rammarico e sgomento per quelle persone che non si riuscì a strappare ad un triste destino.
Esperienze di vita fortissime che hanno formato moltissimo, nell’evento citato ed in tanti altri, che hanno lasciato un segno nella memoria di chi era imbarcato in quegli equipaggi e di chi oggi vi fa parte.
Caro Marzio, da quello che mi dici ho motivo certo di pensare che tu sia un esperto conoscitore di queste unità, forse sarai stato imbarcato o lo sei attualmente, non so e concordo con te circa la tua analisi.
Purtroppo oggi costruire queste unità in legno lamellare costerebbe troppo e visti i bilanci esigui che lo Stato concede al Corpo della G.C., si deve ripiegare su unità a costi ridotti. Una motovedetta attuale potrebbe costare sino a 750.000 € circa, ma una di lamellare di mogano…anche più del doppio e date le risorse…il ripiego é ovvio.
Bello comunque che c’é chi acquista queste autentiche “Signore del mare” e le cura in modo egregio godendosele, navigando sempre in tutta sicurezza e sfoggiando degli esemplari di ex motovedette dall’onorato servizio, in grado ancora oggi di navigare, con grande orgoglio degli attuali armatori che le hanno salvate da una ingiusta demolizione. Bravissimi a tutti questi appassionati armatori che evidenziano una cultura marinaresca lodevole e che fa ben sperare affinchè queste unità abbiano una lunghissima vita!!!
Noi ci prefiggiamo il compito di parlarne e diffondere la loro storia, facendo in modo che possano avere una vita indeterminata.
Un carissimo saluto e quando vuoi e lo ritieni opportuno scrivici sempre.
Giacomo Vitale
Mi fa piacere vedere che qualcuno si prenda ancora cura ed abbia a cuore di queste “vecchie signore” che hanno fatto la storia del corpo delle capitanerie di porto.
Scusate la mia presunzione, ma sicuramente erano di gran lunga migliori delle nuove vedette in linea oggi.
Gentile Pietro Ruscelli,
ti ringrazio per questa tua interessante comunicazione. Puoi inviarci le immagini della CP 248 e le dedichiamo un articolo nel quale indicare tutto quello che è necessario per porre in vendita questa meravigliosa motovedetta d’epoca, indicando come farsi contattare dagli interessati.
Ovviamente questo vale per tutte le barche Levi, quindi non devi far altro che trasmettere i dati e pubblichiamo l’articolo ad essa dedicato nell’apposita rubrica delle “barche Levi in vendita”.
Puoi anche contattarci privatamente scrivendo a:
info@altomareblu.com o telefonandomi al: 380 42 38 113. Grazie.
Cordiali saluti.
Giacomo Vitale
Se volete una cp 248 o altre imbarcazioni chiamatemi o scrivetemi….
Pietro Ruscelli
Gentile Ennio,
ti ringrazio per questa tua testimonianza ed in effetti era proprio così come dici la CP 233, cioè senza difetti. Quel difettuccio iniziale di cui tu parli si riferiva certamente al gasolio e succesivamente questo problema fu superato. Interessante che tu abbia seguito per tre mesi l’ultimazione della costruzione di questa gloriosa motovedetta insieme ai commilitoni che hai nominato.
La CP 233 è stata radiata e venduta all’asta lo scorso anno ad un privato della Sardegna e vedo se riesco a saperne di più…
Ti ringrazio per questa gradita testimonianza. Un caro saluto.
Giacomo Vitale
sono Ennio Grassi di Casalmaggiore, classe 1947.
Sulla CP 233 proprio nessun difetto. Forse l’unico inconveniente era che prima di mettere in moto, almeno per la prima volta nella giornata, bisognava scendere in sala macchine a pompare o l’olio o il gasolio per metterli in pressione (non ricordo bene).
Ma scusatemi: io sono il primo marinaio ad essere stato imbarcato sulla CP, marzo 1968 circa. Ancora in allestimento a Messina per tre mesi ho seguito i lavori di ultimazione della barca, poi a ruota sono arrivati il sgt. di macchina Gian Carlo Urbinati, il capo di terza Reboli Franco e il ten. Sig. Giuseppe Telmon.
Mi piacerebbe sapere dove si trova per andarla a rivedere.
Grazie,
Ennio
Salve Pietropaolo,
siamo certissimi delle notizie che abbiamo fornito circa la CP 313 Dante Novaro.
Sai la Dante Novaro è un esemplare unico e le sue caratteristiche per lunghezza, larghezza e dislocamento lo confermano e non danno adito ad errori.
Le altre motovedette che tu citi, sono vagamente somiglianti, ma nelle dimensioni sono molto più piccole.
Se per caso a te risultassero notizie differenti, gentilmente informaci. Grazie per la collaborazione.
Cordiali saluti.
Giacomo Vitale
Scusate maaaa…. siete sicuri che la Dante Novaro sia stata costruita nei cantieri Keith Nelson? Non si starà confondendo con le altre motovedette in dotazione anche a la Maddalena e ad Olbia? (la 2017 e la 2040)
ciao, Pierpaolo
Caro Sig. Giacomo,
non immagina quale felicità mi hanno donato le vs. preziose notizie relative alla “Dante Novaro”. Un particolarissimo “GRAZIE” all’insostituibile C.te Tito Mancini che tanto si è prestato nella ricerca dei dati da me richiesti. Nel caso in cui dovessero esserci altre foto disponibili relative alla CP 313, sarei oltremodo felice di riceverle. Nel rinnovare la mia ammirazione e stima al lavoro da Voi svolto, Vi ringrazio nuovamente per tutto quanto fatto.
Daniele M.
Caro Daniele il C.te Tito Mancini fa sapere che la motovedetta di cui chiedi informazioni e cioè la CP 313 è ancora in servizio presso Compamare “La Maddalena”.
DATI TECNICI
CP 313 – Dante Novaro
Cantiere di costruzione: Keit Nelson Italia S.p.A. – Viareggio
Anno di costruzione: 1977
Scafo:
• Materiale:…………………… Vetroresina rinforzata
• Lunghezza max:…………. mt. 22,8
• Larghezza max……………. mt. 06,1
Motori :
• N° 2 motori Isotta Fraschini tipo ID 36 SS – 4 tempi a V – i.d._td
• Potenza max per ciascun motore HP 1.380 a 1885 g/m
Ecco le immagini:
Un caro saluto ed una grazie sincero al C.te Tito Mancini che sempre con grande passione, competenza e pazienza risponde alle nostre domande e dei gentili lettori circa le notizie storiche richiste e riferite alle motovedette d’epoca che hanno prestato servizio presso le CC PP della Guardia Costiera Italiana.
Giacomo Vitale
Carissimo Bruno,
oggi per il web è, come si suol dire, una giornata “moscia” sarà anche il particolare momento internazionale e quello nostro italiano che mette apprensioni a noi tutti e come dicevo nessuna telefonata e nessun commento..
Pochi istanti fa, vista la situazione, mi sono detto: questa sera chiudio il pc ed una volta tanto me ne vado a dormire presto, invece di fare come al solito le 3 o le 4 del mattino… ed ecco arrivare questa tua graditissima mail.
Io credo che tu abbia già detto tutto circa la bontà della carena del tuo Bronte, esprimendoti in un modo molto chiaro, marinaresco e ricco di particolari, per cui non aggiungo altro e ti ringrazio immensamente per questa tua testimonianza vissuta in mare.
Per ricevere la risposta di Antonio, dovrai gentilmente attendere la prossima settimana, visto che attualmente è fuori per impegni personali e senza la possibilità di connettersi al web..
Un caro saluto
Giacomo
Caro Pietro Paolo, caro Giacomo, cari tutti,
sono un fortunato possessore di un Bronte 40s motorizzato Cummins 320×2 e sento il dovere oltre il piacere ovviamente di fare alcune precisazioni su carena e trasmissioni.
Intanto la carena. E’ vero, è una gran bella carena, 22° a poppa, una marcata convessità che la rende sempre morbida sull’onda. E’ la carena della Speranza, stesso angolo, stessi pattini, stessa convessità. Anche stessa larghezza, anzi, ancora un po’ aumentata. Fu per questa ragione, credo, che lo studio tecnico dell’Alfamarine, dopo i primi esemplari prodotti con eliche di superficie, optò per una più tradizionale linea d’asse.
Mi piacerebbe sentire Soccol in tal senso, che si arrabbia se lo chiamo maestro, ma c’è poco da fare, è il maestro.
Credo che con un rapporto lunghezza/larghezza intorno a 3 le trasmissioni di superficie perdano parte della loro efficacia. Penso al Drago, ai Delta 33 e 38, al Minidrago, che stavamo quasi a 4. E’ vero che oggi si montano eliche di superficie ovunque, l’ing. Levi addirittura propone di montarle sui gozzi…
(Lui, con la L maiuscola non è il Maestro, Lui siede alla destra del Padre e spesso lo sostituisce)
Però credo che questo richieda una diversa distribuzione di pesi. Antonio correggimi. Non credo che la Speranzella funzionerebbe con le eliche di superficie, bisognerebbe arretrare i pesi e stringerla al galleggiamento. Il mio amato Bronte, anzi la mia amata “Mezzoretta”, è piuttosto larga ed ha il metacentro un po’ troppo avanzato per poter funzionare con le eliche di superficie.
A dire il vero ce l’ha un po’ arretrato rispetto alla Speranza, diciamo una via di mezzo e questo fa si che navighi meglio con il serbatoio d’acqua a prua (600litri) pieno e con quelli del carburante, ai lati dei motori in sala macchine (1200litri) pieni per metà. Penso che il progetto sia stato un po’ una sorta di compromesso, ma con questa configurazione la barca naviga che è una bellezza trovandosi tutti gli appoggi limitando l’uso dei flaps allo stretto necessario cioè alle condizioni del mare.
Vi racconto un episodio:
Domenica d’agosto del 2006, dopo ferragosto, tempo assurdo, perturbato che sembra di stare in atlantico e non in mediterraneo. 22 nodi da ovest in rotazione verso nord ovest e onda adeguata. Necessità di rientrare da Ponza ad Anzio perché il giorno dopo si lavora, porca miseria e il traghetto rimane in porto perché c’è troppo mare.
Gli aliscafi, quegli assurdi oggetti russi costruiti per le acque interne di quelle parti e non per l’onda corta e ignorante del tirreno, non si muovono neanche a parlarne.
Evito sempre di navigare in condizioni impegnative, non me la vado mai a cercare. Se c’è mare preferisco il bordo a terra, cioè al ristorante. Comunque levo gli ormeggi qualche minuto prima delle 10 in un momento di calma prima che vento e mare inizino a pompare. Esco fuori da Gavi e mi sembra che si possa fare, non vedo grossi problemi. Timono tutte le onde che è una goduria. In mare solo barche a vela con due mani di terzaroli. Bolino a venti nodi con un pelo di flap a sx.
Confesso che avrei gradito qualcuno alle manette mentre timonavo, ma l’equipaggio, moglie figli e cane non credo che mi avrebbe assecondato. Sono in porto a mezzogiorno con il vento che ormai soffia a trenta nodi.
Ad Anzio ancora dicono che quel giorno in mare c’era solo il dottore!
Io dico che quel giorno in mare c’era solo una “carena Levi”! “Grande barca”!!
Saluti a tutti. Bruno
Ciao Pier Paolo,
le motovedette radiate nella maggior parte dei casi vanno messe all’asta secondo precise direttive. Le unità danneggiate ed invendibili vengono demolite. Vi è anche la possibilità che queste motovedette possano essere donate ad enti particolari che rispondono a determinati requisiti, ma ciò accade solo in casi veramente molto rari.
Il Bronte 40 S open è certamente una stupenda barca non in legno. Disegnata da Sonny Levi ha una carena eccezionale che si distingue sempre, come tutte le barche disegnate dal geniale ingegnere, per le sue straordinarie doti di navigazione. Gli interni e le opere esterne sono state disegnate dall’architetto Franco Harrauer che a me piace molto avendo disegnato anche lui delle barche molto belle con uno stile classico che ricorda sovente quello delle barche Levi.
Prossimamente pubblicheremo una serie di barche progettate dal noto architetto, costruite e vendute da diversi cantieri italiani.
Fu costruita dall’Alfa Marine dal 1976 al 1988 in 143 esemplari ed appena uscì sul mercato piacque molto per le sue notevoli doti di navigazione. D’avanguardia era il materiale di costruzione utilizzato, cioè VTR a sandwich di belcobalsa con resine isoftaliche e resinature interne con epossidica.
Ancora oggi dopo tanti anni dalla costruzione il materiale impiegato è certamente all’avanguardia e gli esemplari naviganti lo dimostrano egregiamente. Oltre al disegno speciale della carena è da evidenziare la trasmissione step-drive (brevetto Levi) che conferiva ai tre diversi tipi prodotti: fischerman, motoryacht, open, le speciali doti di navigazione come detto. Fu motorizzata con potenza totale da 640 a 800 HP.
Insomma veramente una gran bella barca…
Un caro saluto
Giacomo Vitale
Quando sono radiate queste motovedette vanno all’asta ?
Ho visto la foto di un Alfamarine 40 Bronte ( open ) del 79 , mi piacerebbe sapere se la carena è Levi ?
Molti saluti
Pietro Paolo Cavalletti
Ciao Daniele,
nel ringtraziarti per i tuoi graditi apprezzamenti, siamo felici che si noti la grande passione con la quale svolgiamo il ns lavoro. Per darti risposta circa la tua richiesta di avere notizie della motovedetta 313 “Dante Novaro”, giro subito la domanda al C.te Tito Mancini ed appena avrò risposta e dati pubblicherò tutto qui di seguito ed il sistema provvederà ad avvertirti in automatico con una mail.
Un caro saluto.
Giacomo Vitale
Stupenda ! Qualcosa di eccezionale .
Visto che siete degli esperti, io stò cercando notizie e foto sulla Motovedetta CP 313 “Dante Novaro” operante più di 20 anni orsono presso la Capitaneria di Cagliari. Sapreste aiutarmi nella ricerca ?
Vi ringrazio e mi complimento nuovamente per il lavoro svolto.
Daniele
Semplicemente meravigliosa.
E’ la barca definitiva, ogni tempo e ogni luogo.
Ci vedrei bene due motori MTU da 600 o gli Iveco 8460 da 500. Ha un angolo di poppa poderoso che richiede molta potenza.
La lascerei così com’è senza i fronzoli ridicoli delle barche attuali. Chi la capisce buon per lui.
Gli altri che si comprino un Ferretti.
Bruno