Carene non Levi: cosa sapere…
In questi anni AltoMareBlu ha intrapreso l’avventura del web illustrando gran parte dei progetti di Renato “Sonny” Levi e fondato il relativo “Registro Storico Carene Levi”, nel quale vengono iscritte e certificate tutte le carene originali realizzate dal noto progettista, è capitato diverse volte di dover rispondere ad alcuni lettori in merito a barche che ritenevano erroneamente essere state progettate da Renato “Sonny” Levi.
Il diniego verificatosi più volte, alle richieste di iscrizione nel registro storico internazionale delle Carene Levi, ha creato qualche difficoltà e per evitare inutile confusione, visto che Levi ha lavorato con molti cantieri italiani ed esteri, è stato interpellato nei casi più difficili per avere la sicurezza di certificare ed iscrivere “solo” le carene da lui progettate.
Di seguito l’elenco e le spiegazioni:
Cantiere Canav di Anzio: Rudy 1969
Durante l’anno 1966, si concluse la collaborazione tra Levi e la Canav di Anzio e lo scopo per il progettista era rimanere libero di collaborare con altri cantieri al fine di eseguire più progetti diversi tra loro, dando la precedenza assoluta alla sperimentazione di nuove soluzioni tecniche riferite ai tipi di carene, alle trasmissioni, alle eliche ecc…
Questa decisione si rivelò un successo per la sua carriera del progettista, evidenziando il suo coraggio, una inesauribile inventiva, grande intuito e lungimiranza. Oserei dire e non credo proprio di esagerare, che questa incredibile persona è certamente geniale e lo hanno dimostrato gli oltre duemila progetti che ha realizzato in tutta la sua brillante carriera.
Levi lasciò il cantiere “Canav – Navaltecnica” di Anzio, nel 1966. Tra il 1967 e gli inizi del 1968, fino alla chiusura del cantiere avvenuta qualche anno più tardi, la Canav – Navaltecnica costruì in diversi esemplari una barca denominata Rudy. Nel complesso lo stile della barca richiamava molto quello dei modelli di successo come la Sperazella II Serie (Cabin Cruiser) ed il Settimo Velo, però i Rudy avevano un disegno di carena notevolmente diverso rispetto le carene disegnate da “Sonny” Levi e realizzate dal cantiere Canav – Navaltecnica, che rimasto orfano del progettista emigrato verso altri lidi, cercò di sfruttare quell’immagine che si era creata dal 1962 al 1966, realizzando appunto il Rudy:
- Lunghezza ft 9,80 mt
- larghezza ft 3,24 mt
- dislocamento 6,6 tonn
- motori 2 x 190 HP TD Perkins a 2600 giri/min
Chi guardava dal di fuori del cantiere, pensò che quella barca fosse un progetto Levi, mentre in realtà non lo era. Quanto detto non vuole essere assolutamente un motivo discriminatorio verso tale modello che è certamente una bella barca d’epoca.
Cantiere Canav di Anzio: Speranzella II Serie 1968
Sulla scia di quanto detto per il Rudy, il cantiere verso la fine del 1967 mise in produzione la “Speranzella II Serie” costruendola in pochi esemplari somiglianti in linea di massima alla Speranzella Levi II Serie (Cabin Cruiser), cercando di sfruttarne la scia del successo della famosa barca, mantenendo in parte il nome di quest’ultima.
- Lunghezza ft 10 mt
- Larghezza f.t. 3,20 mt
- Motori GM – USA 6 cilindri a V a due tempi 2 x 190 HP a 2800 g/min
In realtà il disegno di carena di questa “Speranzella II serie” si differiva in diversi particolari tra cui:
- La diversa disposizione delle ordinate di calcolo
- L’andamento della carena fino allo specchio di poppa
- Il posizionamento dei pattini assolutamente diverso
- La motorizzazione
- Le sovrastrutture
- Gli interni modificati rispetto alla Speranzella Levi, con soluzioni simili a quelle del Rudy, motivo per il quale spesso le due barche venivano e vengono ancora oggi confuse tra loro.
Per i motivi elencati, la Speranzella II Serie prodotta in vari esemplari dalla Canav – dal 1968, fino alla chiusura definitiva del cantiere, non è una carena Levi.
Cantiere Italcraft Gaeta: Sarima
Abbiamo scritto del Sarima in varie occasioni: Sarima Italcraft: barca d’epoca o Sarima Aghatos: storia di fatalità e passione! e più volte ci è stato chiesto se questa barca é un progetto Levi.
La risposta è la seguente: Il Sarima costruito dall’Italcraft non è una carena disegnata da Levi.
- Lunghezza ft 7,00 mt
- Larghezza ft 2,76
- Motorizzazioni varie da 110 a 150 HP Mercruyser ad un solo motore o a due motori. Successivamente sono stati montati anche motori Volvo Penta da 170 HP e non si escludono altre motorizzazioni istallate dal cantiere a richiesta dei committenti, anche di potenze superiori.
Cantiere Squalo Pozzuoli: tutti i modelli
Spesso i nostri lettori ci hanno scritto chiedendoci se le barche costruite dal cantiere Squalo di Pozzuoli – Napoli, sono state progettate da Levi. La risposta è no! Le barche costruite dal cantiere Squalo sono state progettate dall’arch. Franco Harrauer.
Italcraft: Aermar 36 e 36 FB
Dopo il successo ottenuto negli anni ’70 con il Drago progettato da Levi, furono prodotte dall’Italcraft 77 unità denominate Aermar 36 e 36 FB, dotate di trasmissione Step Drive, eliche di superficie con timoni che le semintubavano. Per le caratteristiche della trasmissione “ispirate” al Drago Levi, furono in molti a scambiare questa barca per un progetto Levi. In effetti l’Aermar 36 e 36 FB non sono carene progettate da Levi.
- Lunghezza ft 11,00 mt
- Larghezza ft 3,85
- Motorizzazioni 2 x 260 HP Aifo diesel
- Velocità massima 38 nodi
- Velocità di crociera 28 nodi
Iag Nautica: 38′
Lo Iag 38′ è una barca costruita dall’omonimo cantiere verso la metà degli anni ’70 in vari esemplari ed ancora oggi, dopo oltre 35 anni se ne trovano in giro diversi esemplari.
Con una lunghezza di 11,58 mt, era motorizzato con motori 2 x 250 HP Volvo Penta o similari.
Il disegno di questa barca ricordava nell’aspetto quello delle carene Levi che all’epoca facevano tendenza, ispirando molti cantieri… Inoltre, il cantiere Jag Nautica, su progetto Levi per la carena e Franco Harrauer per le sovrastrutture, realizzò l’originalissimo motorsailer a carena planante denominato “Exocetus Volans”.
Probabilmente per le due circostanze descritte lo Iag Nautica 38′ era scambiato erroneamente per una carena Levi. In realtà questa barca non è una carena Levi!
Laver
Come descritto da Franco Harrauer tutte le barche costruite dal Cantiere Laver di Salerno erano progetti proposti dalla collaborazione del duo Levi – Harrauer: il primo per il disegno delle carene ed il secondo per la realizzazione di interni e sovrastrutture.
Sonny Levi nel suo libro Milestones in My Designs scrive di aver disegnato per il cantiere Laver il modello Laver 30′ ed il modello Laver 40′. Pertanto escluso i due modelli citati, tutte le altre barche costruite dal Cantiere Laver, per varie motivazioni, non sono considerate dallo stesso Levi suoi progetti.
Questo articolo è stato pubblicato per informare semplici appassionati ed armatori di carene Levi che spesso ci hanno scritto per sapere quali sono quelle autentiche e quali le non lo sono.
Ci siamo limitati a descrivere quelle più richieste, mentre in realtà ce ne sono ancora altre di cui parleremo in futuro.
Ottima ed opportuna precisazione!
Grazie,
Giacomo Vitale
In relazione all’articolo “Carene non Levi: cosa sapere…” avrei una piccola osservazione.
Innanzitutto, vorrei segnalarvi che esiste una sostanziale differenza tra i verbi: “progettare” e “riconoscere”.
Mi spiego meglio.
Dall’articolo si evince chiaramente che fanno parte del “Registro Storico Carene Levi” solo ed esclusivamente le unità “progettate” da Renato “Sonny” Levi.
Orbene, il termine “progettate” utilizzato nel contesto dell’articolo, lo trovo improprio per il semplice motivo che se ad esempio: un cantiere costruttore avesse “ipoteticamente” costruito un numero di barche Levi superiore a quello concordato con lo stesso progettista senza comunicarglielo, in questo caso non si potrebbe certo dire che dette barche non sono state progettate da Renato “Sonny” Levi. Ovviamente, dette barche dovrebbero avere le medesime identiche caratteristiche di quelle costruite precedentemente, delle “fotocopie” insomma.
In questo caso, sarebbe più appropriato utilizzare il termine “riconosciute da…” in quanto, esiste un vero e proprio plagio con relativo danno economico per il progettista, che ha tutte le ragioni affinché dette “barche fotocopia” non siano da lui riconosciute e quindi, non essere inserite nel “Registro Storico”.
Quindi, la valenza per la validità dell’iscrizione nel Registro non consiste, almeno nel caso da me citato, nell’avere o meno progettato quel “tipo” di imbarcazione ma, nell’aver riconosciuto come “sua” la specifica unità appartenente a quella serie.
A maggior chiarificazione del vostro articolo,
Tito Mancini