Barca classica Sonny Vega 318: fine restauro
ASPETTO DEL “SONNY” VEGA 318 R.O.
Eccoci arrivati al penultimo appuntamento con i nostri lettori, in cui presentiamo il “Sonny” Vega 318 ultimato e che spero possa piacere ai tanti appassionati che nel corso di questo restauro ci hanno seguito e che ci hanno contattato ringraziandoci per le notizie tecniche che abbiamo fornito e per altri appassionati che hanno voglia di restaurare un motoscafo bello da 18 piedi, dalle linee di carena filanti e con una stellatura che ne assicura una corretta e veloce planata.
Bello ed efficace il suo roker che sta per profilo di carena convessa.
Il restauro di questo bel motoscafo l’ho svolto con grande passione ed essendo conservativo ho cercato di salvare e riutilizzare tutto quello che era possibile, riuscendoci in larga parte e mantenendo intatto l’aspetto di progetto della barca.
Per l’aspetto cromatico mi sono ispirato in parte al metodo di pitturazione del magnifico e plurivittorioso “Surfury“, secondo me la “barca offshore” più bella che sia stata mai progettata e realizzata. Guardandola di fianco da dritta o sinistra si nota bene la bellezza del profilo di carena, come potete di seguito vedere nelle foto pubblicate.
Prima di pubblicare questi articoli in cui abbiamo descritto delle quattro carene più piccole “Silver Wing” progettate da Levi per conto del Cantiere Vega di Giorgio Andreani:
- Silver Wing 14 (Vega Sonny 14 versione R – S con allestimenti interni diversi)
- Silver Wing 16 (Vega Sonny 16)
- Silver Wing 18 (Vega Sonny 318 S)
- Silver Wing 18 (Vega Sonny 318 RO)
di queste barche si trovava una discreta offerta sui vari siti di annunci ed erano spesso messe male, spogliate di tutto il loro armamento. Poi, dopo che AMB ha pubblicato di queste barche, in breve tempo sono scomparse dall’offerta e sembra che un certo numero di persone abbia capito che avevano tra le mani delle piccole barche vero, ma dotate di “grandi carene”, che valeva la pena tenersi, rimettendole in sesto correttamente e con il restauro del Sonny Vega 318 R.O. abbiamo fatto vedere come si può farle rinascere… E adesso queste carene “Silver Wing” di Levi sono quasi tutte del tutto sparite dai siti di annunci. Nello specifico possiamo dire: quando AltoMareBlu ed il web informano…
Ho solo pitturato in blu navy l’opera morta ed in azzurro classico la linea di galleggiamento, mentre per la coperta ed il pozzetto ho scelto il bianco che ha una leggera inflessione verso il panna. Lo stesso ho fatto per il piede poppiero scegliendo il colore che usa la Johnson per i suoi motori fuoribordo e che armonizza bene con tutta la livrea della barca.
Ho anche lasciato il supporto regolabile per il motore supplementare che prevedo di istallare da 4 – 6 HP quattro tempi a benzina. Ho anche lasciato la plancetta di poppa che è utile per salire e scendere dal mare, essendo in buone condizioni. Ho provveduto solo a lucidarla ed a dare diverse mani di olio di jojoba alle doghe di teak.
Carina anche la scaletta retrattile che ho provveduto con due semplici ganci di plastica, del tipo utilizzato per agganciare remi o mezzo marinaio alle paratie per fermarla e devo dire che questa semplice scelta mi ha soddisfatto perfettamente, evitando di utilizzare ganci che si bloccano, cordicelle a go-go o altri ammenniccoli vari che stonerebbero con l’insieme ordinato che rispetta il progetto e la versione originale.
Per la realizzazione del nuovo parabrezza ci ho penato un po’, in quanto aveva il profilato strutturale in alluminio deformato in un paio di parti ed ho cercato in vari modi di raddrizzarlo, riuscendoci in parte, anche se ho dovuto ricorrere ad una colla epossidica per livellare leggermente qualche deformazione che era rimasta. Ho cercato di sostituire questo profilo, ma non sono riuscito a trovarlo.
Mi è stato consigliato dalla ditta che mi ha riprodotto il nuovo parabrezza, di lasciare il mio profilo strutturale se recuperabile, in quanto oltre a non farli più come quello originale, non è garantito che un nuovo profilo possa essere ricostruito mantenendo lo stesso disegno, oltre ad un costo notevole per acquistarlo. A dire il vero viste queste premesse e le lievissime deformazioni, ho preferito recuperare quello originale facendo realizzare un nuovo parabrezza in acrilico di colore fumè.
Non ho scelto quello trasparente, poiché nel giro di poco tempo tende ad ingiallire a causa dei raggi ultravioletti. Infine, per uniformare il colore ho utilizzato una bomboletta per metallo con vernice alluminio dello stesso colore del tipo ad alta temperatura e devo dire che il risultato è stato piacevole alla vista, con una pigmentazione ottima.
Ho fatto riprodurre anche gli autoadesivi originali con una mia piccola modifica sulla disposizione a dritta e sinistra dei due giardinetti di poppa.
Non sono state effettuate modifiche di nessun tipo alla coperta ed ho montato solo un alberetto centrale davanti al parabrezza, in acciaio inox con inclinazione regolabile per la luce di fonda e di via.
Unica aggiunta un faretto a led come luce di profondità per eventuale navigazione notturna e la tromba caratteristica per barche. Circa le bitte ed i passacavi ho riutilizzato gli originali facendo cromare quelli più opacizzati.
IL POZZETTO
Molta attenzione e tempo ho dedicato alla realizzazione del pozzetto e degli impianti semplici, ma importanti che girano attorno, prestando molta attenzione alla sicurezza. L’impianto elettrico è stato c completamente rifatto secondo norma e tutto realizzato con cavi gommati di opportuna sezione passati in tubi rk agganciati con apposite fascette auto stringenti sotto i corridoi laterali della coperta.
Per i vari interruttori di servizi elettrici ho riutilizzato i due che si trovano sui tre pannellini originali Volvo Penta con la strumentazione originale perfettamente funzionante. Ho solo sostituito lo strumento del controllo livello del carburante che è abbinato con il nuovo galleggiante. Ho anche provveduto a sostituire le lampadine spia del cruscotto con altre a led visibili benissimo anche di giorno, oltre che di notte.
Per i servizi ho aggiunto un nuovo pannello con spie led ed interruttori di comando a destra del volante come si vede dalla foto pubblicata. Data la semplicità dell’impianto ho scelto una scatola di fusibili di protezione per tutti i servizi, del tipo lamellare, come utilizzato attualmente su tutte le auto. La scatola fusibili si trova sotto il cruscotto a sinistra in una cassetta stagna per protezione da umidità, pioggia o eventuali scintille, viste che nel gavone sotto al ponte si trova il serbatoio benzina originale di circa 80 litri che prossimamente sostituirò con uno in plastica omologato.
Per il tubo di alimentazione benzina ho utilizzato uno intero omologato R.I.Na. da 8 mmq di sezione, passandolo in un tubo rk da 16 mmq di sezione e senza giunture, dal serbatoio al punto di uscita nel vano motore fino al filtro decantatore Racor – benzina.
Per le batterie ne ho previste due da 70 Ah cadauna, con 680 A di spunto; una per l’avviamento del motore ed una per i servizi, abbinate da un partitore di carica che provvede tramite l’alternatore del motore alla corretta ricarica di entrambe.
Dal lalto sinistro del pozzetto sotto al corridoio di sinistra, nel punto in cui si incrocia con il piano trasversale del cruscotto troviamo uno sportello apribile bianco, che si intravede nella foto di riferimento e che da accesso al vano in cui si trovano l’interruttore differenziale per la protezione della linea 220V monofase proveniente dalla banchina, a cui sono collegati due interruttore magnetotermici per la protezione del caricabatteria Quick a due uscite 12V per la ricarica delle batterie ed una presa a bordo per utilizzare un aspirapolvere, uno strumento elettrico, o la semplice macchinetta del caffè… Insomma, un piccolo accorgimento che può tornare utile quando si è ormeggiati alla banchina che dispone della colonnina con le prese elettriche monofare a norme CEI.
Infine, sul lalto sinistro del cruscotto è stata istallata un’autoradio dotata di un apposito sportello richiudibile per proteggerla dagli agenti atmosferici.
Nel pozzetto sono state previste le luci a led poste verso poppa, a sinistra e destra sui pannelli laterali, oltre ad un’altra a prua dal lato del posto di comando. Gli stacca batterie sono tre: uno per il motore, un altro per i servizi e l’ultimo per il parallelo nel caso che una selle due batterie sia scarica…
Circa il posizionamento del salvagente omologato R.I.Na. – previsto dalle norme di sicurezza della navigazione, dotato della relativa boetta luminosa che si attiva automaticamente a contatto con il mare e che ha una durata delle batterie di cinque anni, ho scelto il tipo a ferro di cavallo che alloggia preciso nel sotto plancia, ancorato ad una apposita staffa avvitata sullo sportello di chiusura del gavone di prua che si trova sotto al coperta. In esso è alloggiato il serbatoio della benzina.
Come vedete al fianco del posto di comando, a dritta, è sistemato l’estintore, vista la prossimità del serbatoio carburante, oltre al VHF che va alloggiato sulla staffa bianca che si vede al fianco destro del pannello vicino all’estintore.
Ho acquistato i sediolini in Germania tramite e-Bay. Sono leggerissimi e realizzati con una robusta struttura in plastica caricata con fibre di vetro, che ne assicurano leggerezza e robustezza nello stesso tempo.
Quelli originali erano realizzati con struttura portante in legno di mogano, compensato di supporto, spugne che all’umido marino si deteriorano in breve tempo, costringendo a fare ricorso spesso ai tappezzieri nautici che non mi sono assolutamente simpatici in quanto per piccole o grandi cose chiedono sempre cifre folli ed ingiustificate.
Pensate che per quattro sediolini mobili, in quanto quelli che vedete nella foto si possono stendere a prendisole, mi hanno chiesto ottocento euro ciascuno… un furto diciamolo pure. Invece, quelli che vedete in foto sono costati, trasporto incluso, quattro volte di meno!! L’unica cosa che va detta su questi sediolini di buona fattura cinese, occorre eseguire una piccola modifica per bloccare il sediolino mobile in modo che rimanga fermo nella posizione seduto, in quanto potrebbe muoversi sedendosi in punta. Sto parlando dei due sediolini che guardano verso poppa quando i passeggeri sono seduti.
Concludendo, questa puntata del restauro del “Sonny” Vega 318 R.O. vi do appuntamento alla prossima stagione quando effettueremo una prova in mare che vi documenteremo con foto ed immagini e spero che questo lavoro sia piaciuto ai nostri lettori.
Se avete dubbi o domande da porre per coloro che si vogliono cimentare in un restauro simile, non avete altro da fare che contattarmi (vedere nella voce contatti, in alto a destra nella home page) e domandare. Cercherò di esservi d’aiuto con molto piacere trasmettendovi le mie esperienze di restauro delle “Carene Levi” e non solo.
Ultima nota: deve essere cambiato il bottazzo perchè quello esistente è vecchio e la sostituzione richiede tempo che questo anno non ho per niente avuto. Spero di riuscirci durante questo inverno!!
Ma un articolo con la prova a mare completa della Vega 318?
Hello Giacomo,
I also own a Vega Sonny 318 fitted with a Volvo Penta AQ130 with a 270 T drive and I wonder about the meaning of the letters RO and S written after 318.
Would like to hear from you
Kind regards
Alexander
E’ tutta ok la sua Sonny Vega 318 RO? Ha per caso problemi? E’contento di questa unità?
Insomma, siamo a sua disposizione e se vuole ci invii un po’ di foto.
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
Altomareblu
Ho la barca uguale!!!
Gentile Giacomo Marenco,
il “Sonny” Vega 318 di cui chiede le prestazioni con mare mosso, posso dirle che con motorizzazione Volo Penta AQ 130/piede 270T, l’eliche giuste originali possono essere due:
– Volvo Penta 813364-7 diametro 14″x passo 18″L – senso di rotazione elica sinistro
– Volvo Penta 814628 diametro 14″x passo 19″L – senso di rotazione elica sinistro
Piede Volvo Penta 280
– mozzo elica lungo – diametro 14″x passo 19″L – senso di rotazione elica sinistro
La carena a V profondo si comporta molto bene tagliando le onde al mascone egregiamente e rimanendo in assetto senza problemi.
Navigando con il solo conducente ha un comportamento molto aggressivo e va fuori dall’acqua con ottimo assetto e planata, con gran parte dell’opera viva tutta fuori dall’acqua, mentre rimangono in acqua il piede poppiero, l’elica ed il roker limitatissimo che rimane bagnato dall’acqua. Da tener presente che con due o quattro passeggeri seduti nei sediolini contrapposti a doppia seduta che Levi progettò con il preciso scopo di avere un assetto ben bilanciato, sia con il solo conducente, sia con due o quattro passeggeri, la velocità massima di 32 nodi si raggiunge con facilità.
Infine se si vuole aumentare la velocità massima di qualche nodo si può alleggerire la barca togliendo i sedili a quattro posti ecc.
Se la barca è nelle condizioni di progetto con relativa realizzazione efficiente, vale a dire motore piede poppiero “70 T ovvero con il trim regolabile, con la motorizzazione indicata nell’articolo può raggiungere velocità di punta interessanti. Importantissima è l’elica che se tra le due sopra indicate ed appositamente previste dall’ing. Levi, si ottengono prestazioni di tutto rispetto e velocità interessanti da 34 nodi circa.
Grazie per averci contattato.
Giacomo Vitale
Altomareblu
Ciao, dove posso trovare più informazioni riguardo alle prestazioni della tua 318?
Con il mare mosso come si comporta?
Velocità ?
In risposta a Hans.
Sono Giacomo Vitale autore del restauro del Sonny Vera 318 RO, motorizzato con Volvo Penta AQ 130/Power Trim Aquamatic 270T.
Mi fa molto piacere sapere che anche tu hai una barca simile alla mia in ottime condizioni.
Per il logo di cui mi chiedi posso inviarti le fotocopie di quelli che ho fatto fare per me e che potrei inviarti per posta, se per te va bene. Poi con questa fotocopia puoi rivolgerti ad uno specialista che può riprodurre perfettamente i decals che stai cercando.
Adesso ti invio una mail così puoi rispondere e siamo in contatto diretto. In questo modo posso inviarti le foto dei decals della mia barca.
Certo di aver fatto cosa gradita ti saluto e se hai domande da fare circa la tua barca, le eliche o qualsiasi cosa, sono a tua disposizione.
Grazie per averci scritto.
Giacomo Vitale
Grazie Alessandro per questo articolo sulla rinnovazione riuscita della tua Vega Sonny 318. Ho una 318 anche io, Volvo Penta 130, dell’anno 1973. E in ottima condizione e ne sono contento. Mi manca solo il logo “Vega”. Come sai deve essere un logo a sinistra e a destra. Poi dirmi dove trovare un logo così per completare il scafo?