Onore agli eroi di Tealdo Tealdi
Foto: Friends of the Hunley
Sottomarino H. L. Hunley
Era una missione suicida, ma la paura di morire non fermò l’equipaggio del primo sottomarino della storia. Il suo recupero dopo oltre 135 anni ci permette di capire il suo sacrificio.
Per più di un secolo il sottomarino H. L. Hunley ha riposato sul fondo del mare, appena fuori il porto di Charleston, con all’interno il suo equipaggio e lo scafo racchiuso in incrostazioni sempre più spesse e dure. Quando è stato sollevato nell’agosto 2000 al largo della Carolina del Sud, era più simile a un mostro marino che alla prima nave di questo tipo al mondo ad affondare una nave da guerra nemica, nell’inverno del 1864.
I resti dei suoi otto marinai sono stati rimossi nel 2001, per una degna sepoltura, ma la ricerca ha continuato e in pochi anni tonnellate d’incrostazioni sono state tolte.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti e ora Hunley ha veramente il look di un sub moderno. Evidenti i danni a prua, causati o da un’esplosione o da una collisione, anche se non è riusciti a risolvere pienamente il mistero del suo affondamento.
“Io non credo che sia un singolo evento che ha portato al naufragio “, ci ha detto Johanna Rivera della “Clemson University” responsabile della supervisione del progetto.
“Penso che sia una combinazione di fattori: “Forse hanno preso acqua dalla prua, forse erano inconsci per l’esplosione della carica, non abbiamo trovato la pistola fumante”.
Certo che, pensando a quella notte del 17 febbraio 1864, il giudizio che daremmo è quello di un tentativo disperato, addirittura suicida, coronato però da successo, in quanto la nave Yankee Uss Housatonic affondò, anche se la stessa cosa avvenne per lo Hunley, con la perdita del suo capitano e di tutto l’equipaggio.
In effetti lo Hunley era già affondato due volte, uccidendo la prima volta parte degli imbarcati e la seconda volta tutto l’equipaggio e quando intraprese quella che doveva essere la sua ultima missione nel bel mezzo della guerra civile, tutti erano ben consci del pericolo.
Anche il suo omonimo, Horace L. Hunley, che aveva contribuito a finanziare la sua costruzione dandogli il nome, era morto al timone nel secondo affondamento.
Dopo ogni volta, il sub veniva recuperato, i corpi rimossi attraverso due stretti portelli di cui era dotato e preparato per la missione successiva.
In effetti la Marina della Confederazione desiderava rompere il blocco costiero dell’Unione che stava strangolando la ribellione negli ultimi mesi di guerra.
L’Hunley era molto simile ad un sottomarino moderno, con un design elegante, assomigliante a un sigaro, con pinne per immergersi e per risalire e due tozze torri.
Purtroppo l’equipaggio aveva solo l’aria presente nel guscio per respirare, l’illuminazione era fornita da candele, il movimento garantito da una manovella. Sulla punta, al termine di un palo attaccato alla prua era posizionato un siluro che doveva essere conficcato come un arpione nello scafo della nave nemica e fatto esplodere, facendolo detonare con una corda.
La missione ebbe successo, causando l’affondamento della Housatonic, con la perdita di una parte del suo equipaggio. Purtroppo anche lo Hunley non riuscì a tornare, probabilmente per l’esplosione del siluro mentre ancora attaccato al sub. Molte ricerche sono state fatte per individuare lo Hunley, tutte negative, finché una squadra finanziata dal famoso scrittore americano di best seller Clive Cussler, riuscì a individuarlo nel 1995, utilizzando sofisticate attrezzature elettroniche.
Uno speciale laboratorio di conservazione è stato costruito a Nord Charleston, con l’aiuto della Marina e dello Smithsonian Institution, permettendo ai restauratori della Clemson University di togliere tonnellate di concrezione hard-rock, facendo attenzione a non danneggiare la struttura sottostante.
La rimozione delle incrostazioni, conclusa poco tempo fa, ha consentito agli esperti di pulire lo scafo, rimuovendo i sali che continuano a corrodere il metallo, e di passare alla pulizia dell’interno.
Quello che meraviglia di più è il coraggio dell’equipaggio che era conscio di andare incontro a un destino di morte sapendo che altri erano in precedenza annegati all’interno.
“Non so come abbiano trovato la forza di entrarci”, ha detto Johanna Rivera. “E’ così piccola e stretta all’interno che una volta chiusi i boccaporti, l’effetto claustrofobico è sconvolgente. Furono dei veri eroi”.
Dimensioni: 32 piedi
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!