Testimone della Storia – Jeanne D’Arc
769 scali e 1,7 milioni di miglia percorse in 46 anni di attività, la Jeanne,
com’era amichevolmente chiamata, è stata insieme nave scuola e ambasciatrice di pace nel mondo,
formando oltre 6000 ufficiali, fino al suo addio alle armi, Maggio 2010 a Brest
JEANNE D’ARC
di/by Tealdo Tealdi – foto/photos by Marine Nationale de la France collaborazione di/cooperation of Vincent Groizeleau
Il 27 maggio scorso a Brest, il comandante della porta elicotteri Jeanne d’Arc, il Capitano di Vascello Patrick Augier, ha pronunciato la frase: “Timoni al centro, macchine ferme”, e il cuore della nave ha cessato di battere dopo 46 anni, suscitando un’ondata d’emozione. “Quando ero giovane” ha detto Augier, “avevo un suo poster sopra il letto e sono entrato in Marina per partire con lei, perché rappresentava la tradizione, il viaggio e la ricerca della libertà”.
Da Singapore a Rio, dal Capo di Buona Speranza a New York, passando per l’India, il Canale di Suez e Panama, dalle zone tropicali al Circolo Polare, nella sua lunga attività la Jeanne d’Arc ha coperto una distanza pari a nove volte quella fra la Terra e la Luna, toccando 769 scali in 85 Paesi diversi.
Nel suo ultimo viaggio l’incrociatore portaelicotteri francese ha ripercorso il suo primo itinerario del 1963/64: Casablanca, Dakar, Rio de Janeiro, Valparaiso, New York, Québec, Saint-Pierre e Miquelon (due isole a sud di Terranova facenti parte delle Collettività Oltremare della Francia).
L’apparato propulsivo è stato oggetto di molte cure e ha permesso alla nave di toccare, durante l’ultima missione, velocità superiori a quelle della prima volta. In un’epoca in cui l’informatica la fa da padrone sulle navi moderne, entrare nella sala macchine della Jeanne d’Arc e trovarsi davanti alle sue quattro caldaie (battezzate Eglantine, Mirabelle, Clara e Morgane), era come fare un passo indietro nella storia.
Un mondo rumoroso fino a 115 decibel, con temperature spesso sui 50° e oltre, con pochissima strumentazione, niente computer o climatizzazione, dove una fuga di vapore a 450° e 45 bar era sempre possibile, con risultati mortali.
Eppure per l’ultimo viaggio si è voluto far raggiungere alla Jeanne d’Arc la stessa velocità toccata durante la sua missione di 46 anni prima, cioè 27 nodi e a questo gli 85 marinai e ufficiali del reparto caldaie, coadiuvati dai 110 per lo scafo, si sono votati pienamente.
Così nella notte tra il 25 e il 26 maggio i 40.000 cv delle caldaie, hanno spinto, con le due eliche a 240 giri al minuto, la nave nelle acque della Manica a 29,4 nodi. Il rischio è stato notevole: arrivare al porto di Brest con i motori in avaria e trainata dai rimorchiatori sarebbe stato davvero devastante. Ma la nave ha mostrato ancora una volta la sua stoffa.
La Jeanne d’Arc, è stata senza dubbio la nave francese più conosciuta all’estero. In quanto nave scuola è stata anche una ambasciatrice della Francia nel mondo e ha lavorato per rinsaldare i legami tra la Patria e le comunità locali, in particolar modo quelle francesi all’estero.
Una habituée che richiamava moltissimi visitatori e che, in onore alla propria missione, ospitava eventi mondani, cocktails e ricevimenti, anche molto impegnativi, con 31 cuochi e 35 maîtres d’hôtels e camerieri a bordo, adattando il menù alle regole religiose dei Paesi ospitanti.
La Jeanne d’Arc, costruita per rimpiazzare la nave omonima precedente, che risaliva alla Prima Guerra Mondiale, fu varata a Brest nel 1961, l’anno in cui Youri Gagarin diventa il primo uomo nello spazio. In attesa di rimpiazzare il suo predecessore, prende il nome di La Résolue.
Nave polivalente, poteva imbarcare 20 elicotteri Super Frelon e Alouette III, ma ha ospitato anche i famosi Sikorski HSS-1.
Tra le sue caratteristiche:
Un hangar poppiero con ponte di volo per 6 grandi elicotteri, 2 cannoni da 100 mm e 6 lanciatori per missili MM.38 Exocet. In tempo di pace fungeva da nave scuola e poteva ospitare fino a 158 cadetti Il 16 luglio 1964 diventa Jeanne d’Arc ed entra in servizio. Nella sua vita operativa ha potuto vedere le presidenze di Charles de Gaulle, Georges Pompidou, Valery Giscard d’Estaing, François Mitterrand, Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy. Tranne il primo e l’ultimo, tutti si sono recati a bordo almeno un volta.
Stazza: 11.170 tonnellate |
Lunghezza: 182 metri |
Larghezza: 24 metri |
Immersione: 8,56 metri |
Numero: R97 |
Data di entrata in servizio: 30/06/1964 |
Varo: 30/09/1961 |
Equipaggio: 677 persone (46 ufficiali di cui 16 istruttori, 158 allievi ufficiali, 473 membri dell’equipaggio) |
Propulsione: 2 motori a turbina da 20.000 cavalli alimentati a vapore surriscaldato a 450°C da 4 caldaie multi tubulari assimmetriche, 2 eliche a 4 pale a passo |
Sistemi di combattimento: 2 torrette da 100 mm (quattro in origine), 4 mitragliatrici da 12,7 mm, 6 missili Exocet, 6 elicotteri (12 in tempo di guerra) |
Porto base: Brest |
Autonomia: 13.900 km a 15 nodi, 7.000 km a 25 nodi |
Velocità massima: 26,5 nodi |
In totale 45 missioni effettuate, di 6 mesi cadauna, 6.400 allievi ufficiali imbarcati e non solamente francesi: sulla Jeanne si sono formati ufficiali provenienti da tutti i continenti (compreso il Principe Alberto di Monaco nel 1981). Per molti di loro questa esperienza ha significato confrontarsi con realtà a volte molto dure.
Haiti, Indonesia subito dopo il grave terremoto che ha sconvolto il Paese nel gennaio 2010.
Dovunque vi fosse bisogno, la Jeanne d’Arc era presente, con le sue attrezzature e i suoi uomini,
toccati per sempre dall’intensità dell’esperienza vissuta.
La Jeanne d’Arc è stata inviata in soccorso a popolazioni colpite da disastri naturali, quali terremoti e tsunami, e ha dovuto affrontare scenari difficili e momenti pericolosi.
C’è stato, ad esempio, il ciclone Mitch in Atlantico nell’ottobre 1998 o la liberazione, nell’aprile 2008, di 30 membri dell’equipaggio della nave Ponent, in ostaggio dei pirati al largo della Somalia.
Nell’aprile 1988 è stata tratta in salvo una giunca di “boat people”, di soli 6,5 metri con una quarantina di persone a bordo.
Anche se nave da guerra, la Jeanne d’Arc è stata spesso messaggera di pace, come ad Haiti nel 2004, o ha prestato soccorso ai sopravvissuti di catastrofi come nel 2005, a Meulaboh (in Indonesia), dove lo tsunami aveva ucciso la metà dei 60.000 abitanti.
Intensa è stata l’attività di sostegno all’associazione Louis Carlésimo, per bambini gravemente malati, che ogni anno si recavano a bordo per una settimana, per svolgere una serie di attività, che li facevano sentire come i loro coetanei.
Il ritorno per l’ultimo rendez-vous è stato attraverso le acque della Senna, salutata al suo passaggio da migliaia di persone, consapevoli di assistere a qualcosa di straordinario: a una pagina di storia francese (e non solo) che si chiudeva. Alcuni dei boat people salvati sono andati a Rouen, per salutarla, in omaggio a una cultura che onora gli anziani, contenti di vederla andare in pensione con dignità.
Dovunque la nave si è fermata o è transitata, l’evento è stato accolto con grandi espressioni di accoglienza: fuochi d’artificio, passaggi radenti sul ponte di aerei ed elicotteri militari in formazione, centinaia di piccole imbarcazioni a farle festa mentre gli allievi ufficiali e l’equipaggio era schierato sul ponte.
Durante il fine settimana seguente più di 12.000 persone sono state accolte a bordo, per dare la possibilità a molti ex marinai e ufficiali imbarcati di ricordare la nave che li aveva accolti e, ai più giovani, di toccare con mano una leggenda.
Articolo pubblicato sul N.62 ottobre/novembre 2010 Arte Navale e qui pubblicato per g.c. dell’autore.
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