Solo la musica è all’altezza del mare (Albert Camus) di Tealdo Tealdi
L’Italia ha avuto grandissimi tenori, ma mai nessuno come Andrea Bocelli ha suscitato emozioni così intense. Ogni pezzo cantato dal Maestro, che passa attraverso i generi più disparati, riesce a toccare le corde più profonde dell’animo, fino a raggiungere vette impensabili.
I cantanti più famosi al mondo hanno voluto incidere con lui, ma solo lui è in grado di emozionare chiunque con la sua voce, che si libra come vento sulle ali della tristezza, facendo venire a galla memorie di un tempo lontano, suscitando brividi nella schiena e commozione sincera: un vero Angelo della Voce.
Quante barche ha avuto fino ad adesso?
Non molte, anche se, come per tutti coloro che amano andare per mare, si vorrebbe avere una barca d’ogni tipo e dimensione. Ciò è impossibile e allora si fanno scelte legate a diversi fattori: il costo, le esigenze di famiglia, il gusto personale, il tempo a disposizione…
La prima? A che età?
È una passione di famiglia, mio padre ha sempre avuto un gommone di cinque o sei metri. Credo che la mia passione per le barche affondi le proprie radici nelle vacanze estive dell’infanzia, quando con il babbo e mio fratello uscivamo in mare, per brevi escursioni.
L’ultima prima dell’attuale? Perché l’ha cambiata, scegliendo questa?
Ho avuto diverse esperienze, negli anni: da mezzi sovradimensionati, complessi e onerosi da gestire, a barche più piccole ma più aggressive, corsieri pronti a cavalcare il mare. Le stagioni della vita propongono diverse sfumature al concetto di divertimento e di vacanza…
Avevo bisogno di una barca solida, comoda e sicura: un mezzo da poter consegnare nelle mani di un capitano d’eccezione, mio figlio Amos.
Perché il mare e le barche?
Perché lo spazio marino è luogo di libertà, è custode di meraviglie e misteri che appassionano l’uomo e lo spingono a osare e a vivere esperienze indimenticabili.
Le barche sono lo strumento ideale – frutto dell’ingegno umano – per tale straordinario incontro…
Che sensazioni prova quando è in mare?
È il luogo in cui mi riposo, in cui mi ricarico di quelle energie che sono fondamentali per chi voglia affrontare il palcoscenico e un pubblico sempre più esigente.
Cos’è che ama di più: il mare o il navigare, la bonaccia o le onde?
Dipende dallo stato d’animo. Non amo le onde troppo aggressive, ma – soprattutto in passato – una guida sportiva, in mare aperto, mi ha dato grandi soddisfazioni.
Visto che i suoi impegni la portano in giro per il mondo, quanto tempo riesce a stare in mare?
Sempre troppo poco, per quanto vorrei. Il tempo che trascorro in mare dipende innanzitutto dagli impegni di lavoro. In secondo luogo dipende anche dal tipo di barca: per qualche anno, ad esempio, ho avuto un gommone di una decina di metri, molto pratico e veloce, ma non particolarmente confortevole per un uso prolungato.
Con un’imbarcazione come quella che ho adesso invece, il bello consiste proprio nel trasferirsi a bordo e trascorrervi in pace giorno e notte, ritemprandosi nel corpo e nello spirito.
Il layout e l’arredamento interno della barca è organizzato anche per lavorarci?
A bordo ho un pianoforte elettrico, che possiede però una meccanica identica a quella di un pianoforte classico. Il vantaggio consiste nel fatto che non si scorda e consente una regolazione del volume.
A parte questo, è proprio la distribuzione degli spazi della barca che permette il relax, lo studio e la coabitazione, nel rispetto della privacy.
Che differenza c’è tra suonare e cantare in barca e a terra? Ha composto qualche pezzo in barca?
Nel silenzio assoluto del mare, l’ascolto oppure lo studio della musica è particolarmente suggestivo, fruttuoso e ricco di emozioni.
Per esercitarsi preferisce rimanere in rada o riesce a farlo anche in porto?
Ho spesso scelto il mare anche per sedute di studio, di opere lunghe e complesse. I risultati sono stati molto positivi.
Spesso gli armatori raggiungono un alto livello d’intesa col proprio equipaggio, che tipo di rapporto c’è tra voi?
È fondamentale che vi sia un rapporto schietto e di grande intesa con coloro che sono a tutti gli effetti i nostri “compagni di viaggio”. Personalmente ho sempre trovato degli ottimi collaboratori.
Il suo piatto preferito a bordo?
Una pastasciutta, al sugo o semplicemente all’olio. E poi, naturalmente, del pesce appena pescato.
Perché ha scelto il nome Libertas?
In ragione del significato: pace e libertà sono due tra i valori più importanti per me. Ho avuto un’imbarcazione cui ho messo il nome di Pax, ora ho scelto Libertas, per ricordare a me stesso e a tutti coloro che avranno l’occasione di navigare su questa imbarcazione l’importanza primaria della libertà.
Quale è stata la traversata o crociera che gli ha dato più soddisfazione?
Direi, in genere, quelle che ho realizzato con la mia attuale imbarcazione, in quanto, grazie alle sue caratteristiche, come già accennato permette una navigazione sicura e prolungata, senza la necessità di mettere piede a terra.
Quale è la crociera ideale: da solo, con un amico o con la famiglia?
Senza dubbio con la famiglia.
Ci racconti un aneddoto particolare, tipo momenti difficili?
Abitualmente evito di infliggere lunghi racconti di mare ai miei interlocutori. Posso giusto citare un viaggio che feci, se non erro due estati fa, alla volta di Valencia, dove mi attendeva una sessione di registrazione, attraversando il Golfo del Leone in piena notte, con il mare decisamente in burrasca.
Gli piacciono le barche d’epoca?
Ne sono affascinato, anche se non ho mai approfondito, avendo privilegiato priorità quali sicurezza e confort, che sono più facilmente riscontrabili in un prodotto frutto d’una tecnologia più avanzata.
Quanto incidono le sue origini con l’amore per il mare?
Fin da bambino ho sempre percepito la medesima certezza che animava le convinzioni del mio babbo, cioè come il mare sia uno di quei paradisi, nei quali è più facile comprendere che la vita è un dono straordinario, che è sacrilegio sprecare anche un solo attimo.
Crediti:
- Le foto di Andrea Bocelli & famiglia sono di Giovanni De Sandro
- Le foto della barca: cantiere Gamma Yacht
By Guido Bonandrini of Gamma Yachts
During the construction of the boat I spent several days with the Maestro and his family, going over both the inevitable aesthetic aspects but also the technical details of the build. I was surprised by his expertise but it let me foresee his passion for the sea and sailing. I knew that Libertas, the name purposely chosen for the yacht, would be his coveted means to enjoy the free time from his career, a career that imposes rhythms and sacrifices unimaginable to us.
Present as usual for after-sales assistance and training for owners and crews in the use of our yachts, I was curious and pleased to meet such a special owner; not everyone can get so close to such a famous owner, but the intimate surroundings that only a yacht can give were perfectly suited. Plus I am also a lover of beautiful music!
Our meeting took place during the first sail, for four days at sea in the northwest Mediterranean.
On-board I was put perfectly at my ease; I immediately felt part of the Bocelli family and understood how important good cheer and hospitality, for people, not things, was to them. I understood how important it is for a man to have a woman at his side who shows and appreciates her worth. Veronica immediately appeared to me as a woman, not only of great beauty, but also determined and overflowing with love and passion.
During the first night at sea I took over the watch, so that the others should have their just repose; but shortly after dusk Andrea came to the bridge, sat beside me, and didn’t leave me my side for an instant. We talked about everything, from the yacht’s course and speed to music and musicians and good and evil. It’s true that the night always stimulates thought and reflection.
The last night in the open sea was memorable: the salon door was open to the boundless horizon and the yacht’s movement instilled relaxing tranquility, our souls blending with nature’s majesty. The Maestro was taking his daily exercise at the piano; I think that in the end music also requires the discipline needed in sport, both require dedication and self-sacrifice. I know something about this, having won two speedboat racing world championships in the 1990’s.
Andrea played the piano and sang the most beautiful songs from his Italian repertoire for all on board. I stood beside him, thrilled by his powerful voice, continuously asking for more songs. Or perhaps it was the spirit that emerged, of people who feel attracted by the joy given of simple but sincere and genuine things. Feelings that are not common to everyone.
Back in port I was on the dock checking the moorings. Andrea (who to me was no longer just a client) began practicing on the piano and his powerful voice reached all the way to shore. At the tavern behind me several customers were sitting outside, and upon hearing the music asked me what kind of hi-fi was installed aboard. Just then the Maestro came on deck, surprising the customers, and I joked “no hi-fi system, the owner wanted the original!”.
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