Rivista Marittima – aprile 2014
A cosa serve la Marina Militare?
Ad offrire al paese uno strumento flessibile capace di far fronte a molteplici missioni
EDITORIALE
Nell’editoriale del numero di ottobre dello scorso anno, in seguito alla tragedia di Lampedusa, venne attivata l’Operazione MARE NOSTRUM e ci chiedevamo quali compiti avrebbe dovuto svolgere la Marina Militare nei prossimi decenni e con quali mezzi. Il processo logico per stabilire quali debbano essere le caratteristiche delle future piattaforme navali è quello di delineare quali possano essere le future minacce in un potenziale scenario internazionale.
Le costanti note del problema sono essenzialmente due:
- la posizione geografica dell’Italia protesa a lambire una delle più grandi e più importanti vie di comunicazione
- la dipendenza del Sistema Paese dall’estero per l’approvvigionamento energetico.
Gli altri fattori sono invece per lo più variabili indipendenti. In effetti, il livello di instabilità presente sulla sponda Sud del Mediterraneo e in Medio Oriente è un fenomeno recente che potrebbe nel futuro normalizzarsi. Oggi possiamo solo costatare questi fatti: da ottobre del 2013 il fenomeno di migrazione dalle coste afroasiatiche ha assunto dimensioni da esodo biblico. Con la stagione estiva e il mare calmo è prevedibile che il fenomeno sia destinato ad aumentare.
A ottobre avevamo previsto che la minaccia simmetrica di tipo tradizionale, risalente alla Guerra Fredda, si sarebbe definitivamente allontanata dal Mediterraneo. Considerando l’attuale crisi in Ucraina, sembrerebbe che tale previsione sia stata troppo ottimistica.
Soltanto il fenomeno della pirateria sembrerebbe ricondotto alla normalità. Ma ciò grazie al quotidiano sforzo effettuato da numerose Marine, di cui la nostra esercita da anni un ruolo di leadership nel Golfo di Aden e nell’Oceano Indiano. Non dimentichiamo che ogni giorno i fucilieri di Marina del San Marco proteggono il transito dei nostri mercantili. Se dovessimo sospendere le operazioni antipirateria è presumibile che il fenomeno, presente anche in altre aree del pianeta, possa riemergere con i picchi del 2009-2010.
Per fare fronte a queste minacce di variabile intensità è necessario potere contare su uno strumento navale flessibile. Nel dubbio e nella difficoltà di prevedere il futuro con risorse finanziarie sempre più ridotte, l’opzione DUAL USE, ossia la possibilità di potere contare su piattaforme flessibili in grado di svolgere operazioni sia militari sia di sostegno alla popolazione civile, è l’unica strada percorribile in cui regna l’incertezza, così come più volte affermato su queste pagine.
Ciò non è valido soltanto nella realizzazione delle nuove unità navali che prevedono già in fase di progettazione capacità DUAL USE, ma anche nell’impiego tattico delle piattaforme oggi in servizio, studiate negli anni Settanta e Ottanta per as- sicurare compiti tipici della guerra fredda. Fino a qualche anno fa nessuno avrebbe considerato che una nave anfibia, oltre a svolgere operazioni da sbarco, poteva essere un ‘ottima piattaforma per agevolare il salvataggio in mare di grandi masse di migranti.
L’impiego di navi anfibie in operazioni umanitarie conseguenti a calamità naturali era ovviamente sempre possibile, ma di norma i disastri naturali si verificano saltuariamente. Non si tratta più di sporadiche operazioni di salvataggio che fino all’anno scorso coinvolgevano massimo un elicottero e un pattugliatore. Non si tratta più di salvare qualche marittimo o pescatore vittima di un naufragio, ma di un esodo giomaliero di migliaia di persone in cui è necessario garantire una buona tenuta al mare e spazio sufficiente per imbarcare centinaia di persone assetate e affamate, tra cui donne incinta neonati e bambini. Di qui l’importanza di potere contare su navi anfibie dotate di bacino allagabile, ponte di volo per elicotteri e ospedale.
Qualcuno sostiene che la presenza di unità navali favorisce l’afflusso di nuovi migranti. In realtà l’esodo avverrebbe ugualmente a prescindere così come dimostrato dalle statistiche già prima dell’attivazione della Mare Nostrum. Ciò che il dispositivo navale garantisce è che tale esodo non si trasformi in immani tragedie e che coloro che sfruttano il traffico clandestino vengano arrestati.
In effetti, chi avrebbe mai previsto che un sommergibile, mezzo navale che apparentemente non ha nulla di DUAL USE, potesse venire impiegato per svolgere attività discreta di raccolta di prove contro pirati e scafisti in procinto di sfruttare il traffico di migranti? Grazie al impiego di sommergibili è stato possibile individuare e registrare in modo discreto attività illecite in mare e trasmetterle in tempo reale, grazie a modemi sistemi di comunicazione satellitari, alla magistratura italiana in modo da procedere all’arresto dei colpevoli.
La flessibilità dello strumento navale è stata messa in luce anche durante la missione volta dal Gruppo Cavour nel Golfo Persico e nel periplo del continente africano. Si è trattato non soltanto di un’operazione di «diplomazia navale» classica, in cui un gruppo navale è chiamato a sostenere la propria politica estera e l’industria nazionale, ma di un ‘apertura al dialogo nei confronti di quei Paesi da cui spesso fuggono quelle centinaia di migliaia di migranti che poi tentano l’attraversamento del canale di Sicilia dopo un penoso viaggio attraverso il deserto del Sahara.
Così come illustrato nel discorso pronunciato dall’ammiraglio di Divisione Paolo Treu al rientro della missione, oltre alla promozione delle eccellenze imprenditoriali italiane rappresentate dalla portaerei Cavour, la Marina Militare, grazie al XXX Gruppo Navale ha svolto un’intensa attività umanitaria a favore dei più bisognosi al mondo di cui andare fieri come Marinai italiani che hanno tenuto alta l’immagine dell’Italia nel mondo.
Patrizio Rapalino
SOMMARIO
PRIMO PIANO
- Il rientro del 30° Gruppo Navale
Paolo Treu
- L’impatto della crisi ucraina per l’approvvigionamento energetico
Enrico Magnani
- Le recentissime vicende politiche italiane viste da Parigi
Renato Giocondo
- Una strategia marina per l’Europa
Aurelio Caligiore – Vìncenzo Ventra
- La doppia vita di Mister: Spread
Enrico Cernuschi
PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE
- La Marina e la revisione dello strumento militare nazionale
Renato Battista La Racine
- Le unità anfibie classe «America»
Pietro Batacchi
- Linee di sviluppo del NATO Centre for Maritime Experimentation
Manuel Moreno Minuto
SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE
- La Fiera Campionaria Navigante del 1921
Claudio Rizza
STORIA E CULTURA MILITARE
- La politica estera italiana
Rodolfo Bastianelli
RUBRICHE
- Lettere al direttore
- Osservatorio internazionale
- Marine militari
- Nautica da diporto
- Scienza e tecnica
- Che cosa scrivono gli altri
- Recensioni e segnalazioni
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