Modellismo: Il piccolo Arcidiavolo di Leonardo Petroli
Testo e foto di Leonardo Petroli.
Come ho scritto in un mio recente libro il modellismo è cultura, ricerca storica, divertimento.
Quando mi è stato chiesto dall’amico Antonio Soccol, famoso giornalista nautico, di costruire un modellino dell’Arcidiavolo, ho capito che in questa proposta c’erano tutte e tre le componenti citate.
Sarebbe stato per me un onore riprodurre una barca disegnata dal mitico Renato “Sonny” Levi e dato che in tutta la mia ormai “lunga” carriera di navi-modellista non avevo mai riprodotto uno scafo di questo famoso progettista, la cosa mi attraeva in modo particolare, oltre al fatto di fare un favore ad un amico, per cui ho accettato con entusiasmo tale richiesta.
Sono stati necessari diversi incontri con Antonio per studiare bene i disegni e le foto che gentilmente mi ha messo a disposizione.
Prima fase: la cultura
E’ stato indispensabile capire bene come erano fatti questi scafi e ricordo che abbiamo discusso per parecchie ore sulle scelte tecniche fatte allora dal progettista che portarono a realizzare quella stupenda imbarcazione che permise di battere il record mondiale di velocità della categoria OP2.
Seconda fase: la ricerca storica
A questo punto è scattata in me quella molla che si chiama sfida con se stesso. La sfida di riuscire a realizzare un modello di questa “storica” imbarcazione.
Terza fase: il divertimento
Ovviamente, doveva essere una riproduzione fedele all’originale e dato che in commercio non esiste nessun pezzo utilizzabile, dovevo pensare di auto costruirmi tutto.
L’amico Antonio mi informò che i modelli dovevano essere più d’uno perché avrebbe avuto il piacere di farne avere uno anche al famoso progettista “Sonny” Levi ed un altro al pilota Tognelli, così dovetti pensare di fare una piccolissima serie di modelli tutti uguali.
La soluzione più logica fu quella di fare lo scafo in resina ma per realizzare ciò ho dovuto prima costruirmi un master in legno di cirmolo. La scala 1:20 fu una scelta concordata con Antonio perché non doveva essere né troppo piccola, né troppo grande e questa scala ci sembrò la più adatta allo scopo.
La prima foto è molto eloquente, si vede in alto il pezzo di legno da dove sono partito e sotto i tre pezzi che compongono lo scafo più i due sedili. Nella seconda fotografia si vedono i pezzi finiti e verniciati pronti per ricavare gli stampi dove poi viene colata la resina.
Nella foto si vedono i vari pezzi in resina da assemblare e non ancora stuccati, come invece lo sono nella successiva foto.
Nella foto accanto il prototipo dello scafo con un bellissimo disegno della barca vera tratto dal libro “Milestones in my designs” di Renato “Sonny” Levi-editions Ka.
Prima di verniciare il modello è indispensabile che vengano provate tutte le parti meccaniche; il prototipo di ogni pezzo è stato realizzato a mano e rigorosamente in scala 1:20. Dovendo fare più di un modello, ovviamente, ho pensato di realizzare uno stampo in resina per uno o più pezzi alla volta e poi, col sistema della cera persa, fusi in ottone.
Nella foto a seguire si vedono alcuni dettagli ancora uniti dagli ingressi di colata. Ogni singolo pezzo va poi staccato, pulito, lisciato con carta vetrata e poi nichelato per farlo apparire come fosse d’acciaio dato che fonderli direttamente in acciaio sarebbe stato più complicato.
Tutti gli strumenti e la bussola devono essere invece ricavati al tornio (vedi fig: 6-7). A questo punto sorgeva il problema di come fare “il vetro” a forma di cupola. In commercio non esiste nulla che si possa usare per tale scopo perciò cosa fare? Un modellista non si pone problemi… decide di “farselo”!
Dalla a sinistra si vede come si può ottenere: su una basetta di legno si fissano tante dime, ottenute al tornio, del diametro voluto, corrispondente al diametro interno della bussola o dello strumento poi si prende una sottilissima lastra di acetato, sp. 0,1-0,2, lo si scalda leggermente con un accendino o una candela, la si posa sulla dima e velocemente si preme sopra la bussola o lo strumento ottenendo così il “vetro a cupola” desiderato. (vedi foto)
Ovviamente si taglia tutto quello che c’è in eccesso e il nostro “vetro” è fatto. All’interno si posiziona un tondo di legno in testa al quale ho incollato un dischetto di cartone bianco con disegnato o i punti cardinali della bussola o il nostro strumentino con tanto di lancetta rossa indicatrice. Si vernicia con vernice nera opaca ed il tutto è fatto.
Le bussole realizzate.
Uno dei dettagli più impegnativi da realizzare è stata l’elica. Gentilmente Antonio Soccol mi ha procurato un esemplare vero da cui ho potuto fare tutti i rilievi necessari. Dopo la solita fusione sono passato alla fase più delicata: l’equilibratura, poi la lucidatura e per ultimo la nichelatura. La foto 09 evidenzia le fasi principali, l’elica dopo la fusione a sinistra e a destra finita.
La foto a fianco evidenzia gli scarichi del motore con la relativa copertura apribile, il tutto è ricavato a mano. Notare lasse motore, il cavallotto, il timone con la presa acqua per il raffreddamento del motore ed il bauden a dritta per il comando timone.
I particolari della poppa vista a sinistra e a dritta
Verniciare questi modelli è stato molto impegnativo perché dovendo fare ben sette colori diversi seguendo un disegno ben preciso, ho dovuto costruire delle “maschere”, una diversa dall’altra, praticamente una per ogni colore destra e sinistra.
Cosa estremamente importante, non bisognava vedere differenza di spessore tra un colore e l’altro, perciò la carta usata per la mascheratura doveva essere molto sottile anche per seguire i vari disegni in coperta, quindi è stato un lavoro di estrema precisione anche per la verniciatura.
Nella foto a destra si vede il lavoro di mascheratura per ogni colore e il sistema di “imbragaggio” per sostenere il modello durante la verniciatura a spruzzo.
Nella foto 16 la mascheratura per il colore nero a sinistra, a destra tolta la carta come appare il modello con i vari colori.
Nella foto 17 si notano i vari colori a prua con al centro della coperta il “corrimano” per poter camminare sulla coperta senza andare in acqua. Terminata “l’operazione” verniciatura è sorto il problema di come fare le scritte.
Se io avessi usato dei trasferibili o degli adesivi sarebbero stati fuori scala come spessore, perciò ho pensato a una soluzione che pur essendo “antiquata” è pur sempre molto valida specie in questo caso: la decalcomania.
Oggi le ditte che fanno questo genere di lavoro sono pochissime e lo fanno solo per grandi tirature. Perciò dopo aver disegnato tutte le scritte ho trovato, fortunatamente, una ditta che me le ha fatte in piccolissima tiratura.
Nelle foto di seguito pubblicate si può notare tutta la fase di verniciatura del modello proposta in successione e che evidenzia le varie fasi di avanzamento nella realizzazione del modello:
La foto mostrano chiaramente come la soluzione è stata ottimale. In uno dei tanti incontri con l’amico Soccol, ho affrontato il problema bacheca pensando, personalmente, di farne una normale in plexiglas tanto per proteggere il modello dalla polvere e dagli eventuali urti, con il modello appoggiato a un normale basamento invece ecco l’idea geniale di Antonio che, con mio grande stupore mi ha proposto:
Sai Leonardo, mi piacerebbe che questo modello fosse appeso sul tetto della bacheca come se fosse imbragato da una gru e sul fondo mettere uno specchio per vedere come è fatta la carena che è una delle caratteristiche del modello.
L’idea era bellissima, realizzarla però non era facile.
La soluzione migliore mi è sembrata quella di usare gli stessi agganci esistenti sulle murate per sollevare l’imbarcazione vera e usare dei cavi di treccia d’acciaio piombati e fissati al tetto della bacheca. Le foto dimostrano come è stato realizzato il tutto e l’ottimo risultato ottenuto.
La foto sopra è un controluce che mette in evidenza l’ardita linea dello scafo.
Nella foto a fianco, la piccola flotta di mini-arcidiavoli realizzati, cinque modelli unici nel loro genere.
Nella foto il particolare del posto di guida, oltre al volante si vedono gli strumenti di bordo e a destra il pulsante di avviamento.
La vista della poppa del modello dove si possono notare le particolarissime e geniali linee dello scafo.
Nella foto l’aggressiva prua del “arcidiavoletto” visto a volo d’uccello.
Nella foto un modello finito sopra al disegno originale di quel genio delle carene quale è Renato “Sonny” Levi.
L’autore con il modello finito.
Sono certo che gli amici di AMB che si occupano di modellismo dinamico, come Roberto Mancini ed altri, ti sapranno certamente consigliare.
Un grazie per averci contattato.
Un caro saluto,
Giacomo Vitale
Mi servono 2 eliche: una destra e una sinistra da circa 8-9 cm…
se avete la possibilità contattatemi..
Gentile Michel GD,
la ringrazio per l’apprezzamento e per me questo è solo un hobby e niente altro.
Faccio parte del Consiglio Direttivo della Federazione Italiana di Navimodellismo Navimodel e tutti noi lavoriamo, gratuitamente, per cercare di propagandare il modellismo navale ai giovani, organizzando anche Campionati Italiani o Internazionali.
Spero sempre di migliorare in questa mia passione, perché questo è il mio fine.
Si, mi ricordo che ci siamo conosciuti a Sarnico nel 2009, perché ora mi dedico quasi esclusivamente a riprodurre i modelli dei famosi motoscafi
“Riva” di Sarnico.
Cordiali saluti,
Leonardo Petroli
Buongiorno,
fate un lavoro notevole!
Ci siamo visti all’epoca dei Riva’s days a Sarnico in luglio2009…
Cordialmente
Michel GD
Ciao Vincenzo,
grazie per quello che dici e che è assolutamente condivisibile.
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
Una cosa straordinaria, non può esser meglio di così. Complimenti per il difficile lavoro, la motonautica ha bisogno di esperti modellisti.