Modellismo: Guardia di Finanza G.62 Calabrese
Cenni storici – modalità costruzione m.v. Calabrese GdF
Nella metà degli anni’60 il Comando Generale della Guardia di Finanza acquistò otto motosiluranti classe Dark costruite nel 1956 dalla Vosper in Inghilterra per la Royal Navy, che dopo un breve periodo di impiego erano state messe da parte.
Le suddette unità, dopo il trasferimento in Italia via mare, vennero prese in consegna dal cantiere Baglietto di Varazze, che effettuò alcuni lavori di ammodernamento e ri-motorizzazione. Infatti, furono montati una coppia di con motori CRM 18/D-S da 1350 Hp sovralimentati, 18 cilindri a V, che permettevano di raggiungere la velocità massima di 28 nodi.
Le otto motovedette furono riconsegnate alla Guardia di Finanza nel 1969.
Particolari costruttivi:
Erano caratterizzate dalla costruzione mista dello scafo con chiglia, ordinate e coperta in lega leggera, mentre il fasciame era in mogano a triplo strato e sono ricordate come unità molto marine e robuste, ma poco veloci. Vennero radiate tutte all’inizio degli anni ’90.
Ferruccio Candia, già noto ai lettori di AMB per l’esecuzione di un’altro bellissimo modello il Guardiacoste G.34 D’aleo presenta questa volta un’altro modello altrettanto bello ed interessante per la meticolosità con cui sono stati costruiti i suoi particolari e tutto l’insieme: il G. 62 Calabrese, di cui la costruzione risale agli anni ‘70:
Materiali di costruzione del modello:
- Chiglia e le ordinate in compensato marino da 8 mm
- Rivestimento dello scafo in compensato di betulla multistrato da 1 mm.
- La coperta, sull’originale in alluminio, è stata costruita con compensato da 0,8 mm effettuando una finta chiodatura come sulla barca vera
- Particolarmente impegnativa è risultata la costruzione dell’alberetto a traliccio e della controplancia.
Il modello era nato statico pur montando astucci, eliche, timoni e flap regolabili manualmente, come nella barca vera, ma dopo la posa in opera degli ultimi particolari il modellista Ferruccio Candia si rese conto di aver fatto una grosso errore.
Infatti, qualche giorno dopo la fine della costruzione acquistò due motori “Decaperm 6V” con doppio asse di trasmissione, di cui uno ridotto. Per motorizzare il modello fu costretto a tagliare la coperta di 20 mm circa all’interno della battagliola, portando via l’intera struttura e vedere il modello realizzato con tanto impegno così ridotto veniva da piangere…
I motori furono collegati sull’asse ridotto ottenendo una ottima velocità con 2 batterie da 6V ed una autonomia di circa 20 minuti. Tuttavia, dopo un po’ e per una volta soltanto, i motori sono stati montati sull’asse diretto ed alimentati a 12V. Risultato: una velocità pazzesca e motori al limite della fusione. Il modello ha navigato parecchio in acqua salata e servirebbe un piccolo restauro (il terzo). Non ha danni, ma una mano di pittura non gli farebbe male.
Purtroppo ri-pitturare un modello finito di questo tipo non è facile e bisogna smontare più di un particolare per fare un buon lavoro rischiando di fare danni. Sulla Calabrese l’alberetto a traliccio e la contro-plancia sono molto complessi e metterci le mani diventa un problema.
I complimenti a Ferruccio Candia per la realizzazione del modello navigante del G.62 Calabrese GdF che tuttavia rimane come testimonianza storica dell’unità vera che ormai non esiste più.
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