Modellismo – I disegni di Alvaro Matteucci – prima puntata
Verso la fine degli anni ’70 e l’inizio dei magnifici anni ’80 dedicavo gran parte del mio tempo libero al modellismo navale statico e dinamico. A quel tempo l’hobby del modellismo era in piena diffusione in tutti i suoi settori ed i giovani, uomini di mezza età ed i meno giovani che intraprendevano la costruzione di un modelli di navi, auto, aerei ecc.. aumentarono in modo esponenziale, tanto vero che vi fu un prolificare di negozi di modellismo un po’ dappertutto nel nostro paese.
Nella città in cui ho vissuto dal 1957 al 1986 vi era un negozio di modellismo “Modellismo di Anna Capuano” gestito con molta attenzione da una famiglia di veri appassionati, abbracciando tutti i settori del modellismo con una vastissima offerta. Tuttavia, il modellismo navale era il più ricco, con moltissimi articoli ed accessori disponibili delle marche più note del modellismo ferroviario, navale statico, car RC, a scoppio ed elettrico, navale RC a scoppio ed elettrico, aereo RC a scoppio ed elettrico e modellismo statico auto, aereo in scatola di montaggio. Purtroppo quella magnifica realtà non esiste più e non mi risulta che attualmente in Napoli e provincia ci sia un negozio che abbia eguagliato o migliorato quello di cui appena descritto.
Furono anni d’oro per il modellismo e per gli imprenditori delle ditte di articoli ad esso dedicati e più note divenne un vero business dai profitti interessanti.
Mi recavo almeno un paio di volte a settimana in quel magnifico negozio di cui ho una grandissima nostalgia, anche perché il sabato in particolare era il punto di ritrovo di diversi amici modellisti di cui alcuni bravissimi. In una delle mie solite visite, siamo agli inizi degli anni ’80, domandavo sempre delle novità consegnate dai corrieri che data l’alta affluenza di appassionati erano frequenti, chiesi alla titolare se avevano in vendita validi disegni e particolareggiati di gozzi napoletani o motorsailer per realizzare un paio di modelli belli ed inediti.
Ero stanco di vedere sempre le stesse realizzazioni di galeoni più o meno famosi come le caravelle di Cristoforo Colombo, il Victory, la Soleil Royal, il Bounty, il Cutty Sark, la Sovering of the Seas, l’Endeavour ecc. modelli che, se pur belli ed interessanti e sovente costruiti in modo impeccabile, se ne vedevano in giro tantissime copie ed ero alla ricerca di qualche cosa di nuovo e la passione per il mare e per le barche classiche di legno era fortissima e seppi così dei disegni di Alvaro Matteucci.
Sfogliando il ricco catalogo notai i disegni di un gozzo nominato Onda, dalle linee del tutto simili a quelle del gozzo napoletano e chiesi se quel disegno era disponibile. La risposta fu si ed appena aperto il piano di costruzione fu amore a prima vista.. lo acquistai. Fui colpito dalla cura e la semplicità con cui erano realizzati quei disegni, completi anche di preziosi suggerimenti scritti per la realizzazione dei modelli e scritte dallo stesso autore.
Scoprii successivamente che Alvaro Matteucci era un medico appassionato di mare e di quelle unità classiche in legno che si vedono nei tanti porticcioli sparsi lungo le nostre coste. Mi è stato riferito che quando il dottor Matteucci vedeva una barca che suscitava il suo interesse, la fotografava in modo quasi maniacale, rilevandone le quote per poi realizzare successivamente i disegni che poneva in vendita.
Una realtà straordinaria di quegli anni che non si ripeterà mai più!!
Ritornando al disegno che avevo acquistato si trattava del N° 30 Onda (il numero si riferisce al catalogo Matteucci di quegli anni). Un piano di costruzione completo di un gozzo che in realtà era figlio di mastri d’ascia di Pozzuoli, con propulsione prevalente a motore, mentre la vela latina era utilizzata in caso di avaria del motore o quando si dovevano raggiungere punti di pesca molto distanti dalla costa e l’autonomia del serbatoio del carburante non era sufficiente per il ritorno. La particolarità era costituita dal fatto che quei mastri d’ascia Puteolani si erano trasferiti in Versilia, continuando a costruirli nel pieno rispetto di quelle linee molto belle e classiche, utilizzandoli per andare a pescare per mantenere le loro famiglie.
Vedere quei disegni fu amore a prima vista e mi colpì la bellissima esecuzione con una dovizia di particolari ricca e con preziosissime istruzioni d’uso a corredo. Nelle tre pagine che ho riprodotto di seguito, scritte dall’autore con la sapienza di un modellista esperto, nonché di vero appassionato del mare, descriveva come eseguire le varie fasi di lavorazione del modello, con particolare attenzione alla nomenclatura marinaresca con cui indicava correttamente tutte le parti che compongono il modello, evidenziando grande passione e competenza, fornendo una informazione completa della tecnica costruttiva reale e riportata in scala. Quindi tali disegni rappresentavano e rappresentano ancora una scuola di conoscenza del linguaggio tecnico-marinaresco ed estremamente istruttivo, specialmente per i giovani che si avvicinavano e si avvicinano al modellismo navale.
Purtroppo Alvaro Matteucci non è più tra noi, ma era un vero uomo di mare e come molti di loro custodiva nella sua mente i segreti e le tradizioni tecnico storiche della marineria a cui apparteneva e che non devono mai andare perse.
A tale proposito segnalo la bellissima iniziativa dell’ANB di Bologna che ha presente nel suo catalogo generale 40 disegni di Alvaro Matteucci che pone regolarmente in vendita e con i quali potrete realizzare modelli del tutto identici alle vere unità e di cui potete leggere al seguente link: Alvaro Matteucci – i suoi disegni
Ritornando a qualche tempo dopo in cui avevo scoperto i disegni di Alvaro Matteucci, seppi dalla titolare del negozio di modellismo signora Anna Capuano che il dott. Matteucci era diventato cieco e che ormai non esercitava più quella attività di disegnatore che amava tanto, segnalandomi che aveva a disposizione alcuni suoi disegni, proponendomi di acquistarli tutti in blocco ad un prezzo speciale. Non ci pensai nemmeno un attimo e li comprai tutti. Erano una dozzina ed ancora oggi li custodisco gelosamente per tutto quello che esprimono ricordando un grande uomo di mare che svolgeva la professione di medico, innamorato del grande elemento e con l’amore per il modellismo navale disegnando barche velieri o pescherecci che tuttora vediamo nei nostri porti, quindi con possibilità di riscontro diretto. Costruire un modello navale mediante i piani di costruzione di Alvaro Matteucci è la certezza di realizzare un modello fedele alla realtà e di grande fascino.
Per rendere bene l’idea di come venivano realizzati i disegni e le preziosissime istruzioni ormai datate per alcune spiegazioni riferite a particolari che ormai oggi non ci sono più per l’evoluzione della tecnica dei materiali ecc. ma che sono una testimonianza storica preziosa riproduco di seguito una parte delle istruzioni del gozzo “Onda” che ho costruito per ben quattro volte perché piace molto e se avessi voluto, ne avrei potuto costruire tanti, vista l’insistente richiesta da parte di amici e conoscenti. Purtroppo il tempo a mia disposizione è stato sempre ridotto al lumicino e fino ad oggi non l’ ho più costruito.
Tuttavia, presto uno per me certamente lo costruirò.
Posso dire che nella cultura napoletana delle persone appassionate di mare, possedere un modellino di un gozzo realizzato a regola d’arte è motivo di piacere ed orgoglio, quasi come un quadro ed a volte anche di più, per tutto quello che rappresenta la costruzione in struttura tradizionale a chiglia ordinate paramezzale, correnti, fasciame a tavole longitudinali.. tutto in legno massello…
“ONDA” – Gozzo toscano da pesca: notizie storiche – istruzioni d’uso a cura di Alvaro Matteucci
Agli inizi del secolo alcuni pescatori di Pozzuoli emigrarono al nord e si fermarono a VADA (in provincia di Livorno), le cui secche”- note e temute sin dal tempo dei Romanini – erano ricche di pesce pregiato.Da allora la colonia si é accresciuta ed affermata meritando la stima della popolazione locale con la quale si é imparentata.
Presentiamo il disegno di una delle loro barche costruita a Livorno per rendere omaggio alle loro fatiche, alla loro operosità ed al loro attaccamento al mare.
L’imbarcazione che presentiamo,appunto, rigorosamente autentica, é una delle migliori del luogo ed é detta “la barca del Duccì”. E’ azionata da motore ARONA di 7-9 HP e si spinge,di norma a 8 – IO miglia al largo senza ricorrere alla velatura, che é di fortuna e non la più indicata. Le vele vengono infatti usate solo in caso di guasto al motore, oppure quando il banco di pesca é assai lontano ed il vento favorevole.
La barca porta di solito, 100 “pezzi” di rete (ogni pezzo di circa 30 m) oppure 50 pezzi di rete (tramagli) e 25 Palamiti(ciascuno costruito da 25 matasse di cordino lunghe 3 o 4 braccia ciascuna e porta da 25 a 80 ami).
Il modello realizzato “a pane e burro” può essere “statico” o navigante”; nel primo caso si consiglia di verniciarlo con colori a tempera, (tubetti per pittura all’acquerello, si trovano facilmente ovunque e basterà strizzarne il contenuto in un recipiente aggiungendo alcune goccie di Sintelin o Vinavil) o alla caseina, (Pelikan Plaka ° del tipo ETA della casa ZOOM di Giacarta). Nel secondo é opportuno ricorrere a degli smalti opachi del tipo di quelli usati per verniciare modelli in plastica.
Per quanto riguarda il motore adattissimi sono quei motorini che azionano-alimentati da pile di 1,5 V -le automobiline giocattolo giapponesi. L’asse é un GU/09 della MOVO e l’elica tripala, una GU/23 (diametro mm 21 ridotto pazientemente con una limetta a mmo 18) della stessa Casa. ‘
I colori della barca vera sono il Rosso per la parte immersa e la Cinta esterna 29) ed il grigio chiaro (per la restante parte della barca. Il simulacro di “murata” deve essere pure in grigio e non con un sopracolore come appare in disegno.
Nella tavola abbiamo pure riportato alcuni accessori di bordo,omettendo i più piccoli e le reti, perché pressoché impossibile realizzarli. Le reti, in ogni modo possono essere ottimamente simulate utilizzando del grosso “tulle” per abiti da donna, ma con trama assai rada, teso preventivamente su un telaietto,lavato ripetutamente con acqua calda e sapone in polvere, per togliere la salda), indi tinto in grigio con sfumature marroni, mediante i soliti colori a tempera.
Il colore giusto può essere ottenuto facendo bollire il predetto “tulle” (come fanno i pescatori con le reti) insieme a delle scaglie di corteccia di pino. Alcuni minuscoli sugherini infilati a circa 4 centimetri di distanza fra loro in un cordino cucito ad uno dei lati più lunghi del tulle, simuleranno efficacemente i galleggianti dei “tramag1i”.
ISTRUZIONI DI MASSIMA PER LA COSTRUZIONE
Procurarsi le tavolette indicate in disegno, con l’accortezza di non indursi ad adoperare legno di più facile reperibilità, ma di minor pregio, in quanto occorre ridurre le fiancate dell’imbarcazione allo spessore di circa 2 millimetri scarsi, operazione questa da compiere con l’aiuto di carta vetrata a grana assai grossa (ridotta – piegandola più volte – a piccoli pezzetti di circa mm 15 x 20) pressata contro il legno con il polpastrello del pollice o dell’indice. Occorre quindi che il legno sia senza nodi e si asporti facilmente con carta vetrata, requisiti caratteristici del Cirmolo, del Mogano ed anche del Nocino;
- ritagliare le tavolette sulle quali sarà bene tracciare con matita dura bene appuntita, le linee di riferimento da noi indicate in disegno – unire l’una all’altra, provvisoriamente, con piccoli chiodini ~ ed ottenere il profilo esterno dei due complessi(destro e sinistro), montati separatamente, asportando gli spigoli tra tavoletta e tavoletta, secondo il sistema detto appunto “a pane e burro”;
- ottenuto il profilo esterno della barca, se parare le varie tavolette e segare lungo la parte curva (corrispondente alle linee d’acqua dell’imbarcazione)-un contorno avente spessore di circa 4 mm.(tenendo la lametta inclinata in basso all’interno).
- incollare con Vinavil o Sintelin i pezzi E=F fra loro, indi dare al tratto di fiancata costituito dalle tavolette medesime lo spessore di circa 3 mm scarsi, asprortando la parte eccedente, come detto sopra, con ritagli di carta vetrata (a grana’ grossa) azionata col polpastrello del pollice.
- incollare al complesso suddetto la tavoletta D e portare anche questa allo spessore di 3 mm, indi procedere analogamente. Con le tavolette C 8 B messe in opera una dopo l’ altra.
- ora che le due fiancate sono praticamente già montate (ciascuna per suo conto) rifinirle accuratamente fino a ridurre lo spessore a circa mm. 2 scarsi (con la sensibilità dei polpastrelli e guardando il legno contro luce si accerta facilmente ove lo spessore é maggiore e deve essere ridotto ulteriormente scartavetrando, per cui l’operazione è in pratica assai più facile di quanto non si pensi);
- vuotare con una sgorbietta e carta vetrata assai grossa di grana, le due tavolette A che costituiscono il fondo dell’imbarcazione, incollare tali tavolette ai complessi già ottenuti e dare una ulteriore ritoccatina con carta vetrata ai punti di giunzione e dove fossero rimaste delle gobbe.
- preparare la chiglia fermandovi l’Agugliotto e la Femminella del timone nonché l’asse porta elica, il quale verrà fermato al suo posto con abbondante collante cellulosico mescolato a segatura di legno.Nella versione “statica” l’asse porta elica può essere ottenuto da un comune “refil” di matita Biro;
- incollare le due fiancate facendo attenzione ai riferimenti sopra la chiglia, montando così definitivamente la barca che é ora pronta a ricevere i “particolari”;
- costruire il basamento che sosterrà il modello quando questo sarà terminato, basamento che in questa fase serve a tenerlo ben fermo mentre si lavora :
- piazzare le ordinate (listelli di mm 1,5 x 2 che corrono dalla fiancata di sinistra a quella di dritta) incastrandole nelle tacche da noi ricavate nella chiglia. Tali listelli verranno preventivamente ed approssimativamente piegati a caldo sulla fiamma di una candela e in fase di montaggio forzeranno poi prendendo ad allargarsi, contro le fiancate medesime, facilitando l’operazione. Al riguardo precisiamo che a stretto rigore le ordinate dovrebbero essere costruite in piu pezzi, cioé Staminali e Ma dieri, ma la parte inferiore (madieri) non si vede in quanto coperta dai paglioli e quindi possiamo trascurare la circostanza. Aggiungiamo infine che le prime tre e le ultime quattro ordinate vengono invece costruite in due pezzi (uno per lato dell’im barcazione) e battono rispettivamente contro le controruote di prua, i braccioli ed il controdritto di poppa.
- piazzare il toppone 7 infilandolo nell’asse portaelica e incollandolo sul fondo.
- incollare la cinta interna superiore 16 (ritaglio di tranciato di pioppo di mm 1,50 x 10 ridotto in opera a 1 x 9), la serretta 10 (listello di mm 1,5 x 3,5) la cinta esterna 29 (listello di mm 1,5 x 3,5);
- incollare al loro posto i bagli 18 (che servono per appoggiarvi il fasciame del ponte) ai quali si incastrano nelle apposite tacche ricavate nella parte asportabile di chiglia e nelle tacche ricavate nella cinta interna.
- piazzare il sedile 8 con il relativo cazzascotte 9, indi togliere con un trincetto la parte di chiglia che abbiamo indicato in disegno con segno a tratteggio;
- mettere la paratia 19 (da compensato di mm 2) che dovrà essere incollata con molta cura al suo posto, quindi prendere un pezzetto di cartoncino ricalcarvi sopra (dal disegno)la vista in pianta della parte pontata dell’imbarcazione (ad eccezione della copertura 31), ritagliarlo un poco più grande e appoggiandolo sui bagli 18 e sulla cinta -interna 16- ottenere il profilo esatto della pontatura;
- ottenere la pontatura medesima in un sol pezzo e con l’aiuto della sagomina di cui sopra, da un ritaglio di trinciato di pioppo di mm 1,5. n.B. – Come rilevasi la pontatura si riduce – fra il secondo ed il terzo scalmotto n° 20 – a due “corridoi laterali i quali hanno una cornice che sovrasta la pontutura medesima di circa mm.2,50. Tale cornice può essere ottenuta preparando tre striscioline sagomate di compensato (dello spessore di mm. 1,5, alte circa 5 mm), nelle quali si praticheranno tanti incastri che dovranno corrìspondere ad altri analoghi ricavati nella suddetta pontatura in tranciato sulla quale le striscioline andranno incastrate ed incollate con molta cura.
- incollare al suo posto la pontatura in tranciato e le cornicette suddette, le quali una volta in opera dovranno essere ritoccate e rifinite sì da farle sporgere dal ponte solo di mm. 2,5;
- piazzare il capo di banda 17 (listello di mm, 2 x 7 piegato pazientenlente a caldo e rifinito poi in opra in maniera che rimanga a filo coprendole totalmente con le cinte 16 e 29) il quale partirà da poppa e terminerà al “corridoio”;
- piazzare gli “scalmotti 20 (listelli di mm 3 x 3 e ridotti a circa mm. 1,5 x 3 ove si incastrano fra fiancata e cinta interna) Ovviamente dovrà esserne fatta la relativa sede nella pontatura in tranciato, ricorrendo ad un punteruolo o limetta;
- mettere gli scalmotti 21 (listelli di mm. 1,5 x 2,5 che dovranno pure infilarsi nella pontatura in tranciato e incollarsi fra fiancata e cinta interna 16) ed i cazzascotte 9 (listelli di mm 1,5 x 2,5),
- piazzare il bordo superiore 30 (listello mm, 2 x 6 ridotto in opra a 1,5 x 4)
- montare il traversino 25 e mettere il bompresso(questo verrà fermato al traversino medesimo con un chiodino ed alla chiglìa, mediante una fascetta in lamierino -spessore circa mezzo millimetro, incollata e chiodata alla chiglia stessa) nonché la serpe (ritaglio di listello a forma triangolare che all’interno segue il profilo dell’imbarcazione e dalla chiglia ed é diritto all’esterno);
- fermare sulle fiancate- avvitandoli ed incollandoli- quattro piccoli occhiellini a vite in cui si incastrano i forcellini che reggono i remi. Detti forcellini(che si ricavano da rametti di scopa o stipa reperibili presso i carbona, che li vendono in fascinetti per accendere le stufe) sono poi fermati in alto con un sottile filo che passa attraverso il simulacro di murata ed il bordo 30);
- incastrare ed incollare il ritaglio di tubetto di ottone (da matita biro) che simula lo scarico del motore, tenendo presente che sporge dallo scafo di 2 mm nonché i ganci di alaggio (lamierino di mm1, ridotto nella parte piana a 0,5);
- Se il modello é navigante zavorrarlo con pezzetti di piombo incollati sul fondo a poppa indi preparare la galleria (o tunnel)-pezzi 12-13-14-ed incollarla al suo posto seguita dal pagliolato 11 che deve pure essere incollato. ‘. •
- costruire la copertura 31 costituita da un telaio laterale (che forza contro la pontatura) in compensato da mm 1,5, coperto con ritaglio di compensato di 1 mm sul quale verrà poi steso ed incollato uno strato di tela da fazzoletti verniciato di grigio;
- i quattro boccaporti (per accedere alla voga di sinistra, al motore, a prua e per infilare l’albero) si simulano con ritagli di compensato coperti di tela;
- piazzare l’albero, tendere le due sartiole volanti legandole ai due cazzascotte posti sui due simulacri di murata e legare strettamente fra loro i due tronconi di antenna;
- fermare la vela latina (ottenuta da “pelle di uovo” tuffata nel thé) all’antenna e l’antenna medesima al suo posto mediante la trozza in cavo e la drizza. Aggiungiamo che in realtà l’antenna non é issata come abbiamo esemplificato in disegno. Ad essa é infatti legato un bozzallo di mm. 5 ad una via, mentre un altro bozzello analogo ma a due vie é fermato alla drizza. Una cima parte dal bozzello ad un foro, passa nell’altro, torna al primo e poi al secondo, indi scende e si attesta alla galloccia sinistra dell’albero. Per issare l’antenna, prima si passa la drizza attraverso la feritoia con puleggia posta in cima all’albero, indi si tesa la cima passante fra i due bozzelli.
- La ritenuta dell’antenna é costituita da una cima che parte dall’antenna stessa,in basso, ove termina la velao.
- Uno dei capi si lega all’albero e l’altro al cazzascotte di sottovento posto sul simulacro di muruta a fianco dell’albero:
- mettere il fiocco come indicato in disegno e piazzare le altre manovre tenendo presente che la scotta della vela latina si attesta al cazzascotte di poppa e quella del fiocco al cazzascotte di sopravvento.
Con la pubblicazione delle spiegazioni che sono di grande aiuto per tutti i modellisti, dai più esperti a quelli con un minimo di esperienza, spero di aver contribuito a rendere l’idea di quanto ho appena scritto in questo pezzo. Inoltre, il dott. Alvaro Matteucci venne meno già molti anni fa e per un lungo periodo i suoi disegni non erano più in commercio. Successivamente l‘ANB di Bologna ha intelligentemente inserito nel loro catalogo, visibile anche on line, quaranta disegni di Alvaro Matteucci, con codice a partire dal 1004 al 1045.
Infine, lancio una proposta interessante:
AMB è interessata ad organizzare la prima mostra di modellismo on line permanente dedicata ai modelli realizzati con i disegni di Alvaro Matteucci!!
Pertanto, tutti i modellisti che ci seguono possono mettersi in contatto con lo scrivente Giacomo Vitale a cui inviare un buon numero di foto di ottima qualità dei modelli realizzati con i disegni di Matteucci. Raccoglieremo così tutte le foto dei modelli realizzati, catalogandole per nome ed autore ed arrivati ad un buon numero di lavori realizzati, pubblicheremo un articolo con una mostra permanente dei lavori più belli, che rimarranno per sempre su AMB a disposizione di tutti gli appassionati.
Continuate a seguirci poiché pubblicheremo altri articoli dedicati a questo formidabile disegnatore dello scorso secolo ed all’ANB di Bologna.
Dr. Matteucci, buongiorno a lei.
Nei primi anni ’80, ho scoperto i suoi disegni e ho fatto la SWALLOW e l’ALFREDO PADRE. Ora, tanti tanti anni dopo, li ritrovo in cantina in una cartelletta preziosa e subito il ricordo si fa vivace: i listelli, i colori, mia mamma che mi fece le vele…
Tengo molto a ringraziarla per la qualità del suo lavoro, la precisione e la ricchezza di dettagli.
Un vero MAESTRO !
Silvio