Alberto Cavanna – La nave delle anime perdute – Edizioni Cairo
Editore: CAIRO
La nave delle anime perdute
Come sempre i romanzi di Alberto Cavanna ambientati tra il grande elemento, le navi o barche che lo solcano, con personaggi di mare di ogni tipo, sono molto intensi e descritti con molta passione. Spesso ispirati ad episodi reali poi intrecciati con la sua fantasia.
Tuttavia, questo suo ultimo e bellissimo lavoro è ricco anche di riferimenti storici reali e drammatici che commuovono e impressionano il lettore. Non mi sono distaccato dalla lettura divorando il libro in circa sei ore, tanto ne sono stato coinvolto ed in questo Alberto Cavanna, mio personale amico e ne sono fiero, è un maestro.
Visto che ho una esperienza diretta di cultura africana da circa trenta anni, quello che ho letto nel libro l’ho trovato molto ben descritto e reale.
Personaggio principale del romanzo è Giovanbattista Parodi, giovane rampante della borghesia armatoriale genovese che, per imposizione del padre, è ufficiale medico della Regia Marina e si trova ad essere disertore dopo la disfatta della battaglia di Lissa, oltre ad essere ricercato dalle autorità per un tremendo delitto che ha commesso..
Nel fuggire arriva a Marsiglia dove si imbarca su un elegantissimo e super veloce veliero commerciale denominato “Il Neptuno” al cui capitano, uno spagnolo di nome Blanco, uomo duro dedito nel suo lavoro di capitano, all’uso abituale di violenza fisica e psicologica orrenda verso i suoi sottoposti e non solo… a cui poco importa sapere realmente chi fosse Parodi e quali segreti nascondesse.
Anche a Parodi poco importava cosa trasportasse il veliero, nello specifico erano armi da scaricare lungo le coste del Dahomei, da dove ripartire dopo aver fatto abbondante carico di avorio. Qui però avviene il colpo di scena perché invece di scaricare a Cuba il carico di avorio come previsto, dirige verso le coste africane in direzione sud. Indubbiamente, il carico di armi non era una cosa legale a quei tempi, ma i velieri velocissimi impiegati su determinate rotte, per riuscire ad accumulare forti guadagni trasportavano di tutto e specialmente carichi “particolari”, come descritto più avanti…
Agli inizi il viaggio si svolgeva regolarmente ed “Il Neptuno” colpisce molto il giovane Parodi per la sua eleganza, la velocità elevata maneggevolezza. Per un veliero raggiungere circa 20 nodi con vento di poppa, a quell’epoca era incredibile. Devo dire che in più parti del romanzo l’autore descrive con certosina attenzione particolari tecnici riguardanti la navigazione, le vele e altro ancora che evidenziano la sua cultura professionale specifica e la formazione marinaresca, oltre la passione di scrivere alla sua originalissima maniera.
Tuttavia, con il trascorrere dei giorni Parodi impara a conoscere sia il Capitano che i membri dell’equipaggio ed inizia a nascere in lui una certa inquietudine che si materializza quando “Il Neptuno”, invece di fare rotta per Cuba come ufficialmente programmato, si trova a navigare parallelamente alle coste Africane in direzione sud, fino a scoprire che quella nave era impiegata per la tratta degli schiavi Africani… Una scoperta tremenda per tutto l’orrore che poi dovrà vivere in prima persona per il ruolo di ufficiale medico che lo stesso capitano gli affida.
Il suo compito era di fare in modo che quei poveri africani, posti nella stiva della nave e ammassati in spazi angusti al limite della sopportazione umana e incatenati nel più crudele dei modi, arrivassero al momento della loro vendita ai trafficanti umani, in buone condizioni fisiche per spuntare un prezzo quanto più alto possibile. In tutto questo l’aberrazione mentale e la cattiveria di quegli esseri che erano l’equipaggio del veliero è veramente durissima da descrivere, ma Alberto Cavanna lo fa in modo straordinario e le scene descritte mi sono passate come vissute dal vivo davanti ai miei occhi.
La traversata di questa nave negriera si trasforma in un incubo per tutte le atroci violenze che i poveri Africani devono subire, specialmente quando tentano di ribellarsi insieme a quello che subivano anche le donne con i loro bambini… episodi agghiaccianti che colpiscono moltissimo il giovane Parodi ed anche il lettore.
E’ tra queste donne che appare Nyatà con la sua piccolina, una donna maestosa con una immensa dignità, che mantiene pur essendo colpita da un dolore immenso per la condizione di violenza e schiavitù a cui viene ingiustamente costretta.
Parodi colpito da Nyatà cerca di proteggerla per sottrarla alle violenze a cui sarebbe stata soggetta dagli uomini dell’equipaggio e dallo stesso crudele ed inumano capitano del maledetto veliero negriero che, per avere il controllo assoluto della nave e di tutti i suoi uomini, li tratta alla stregua degli schiavi, obbligando Parodi a portarla nella sua cabina con l’ordine di abusare di lei.
Una mossa psicologica orrenda per affermare il suo comando a qualsiasi prezzo, in modo che non possa essere messo in discussione da nessuno a bordo. Una condizione di abominevole ribrezzo.
Parodi fa accompagnare Nyatà nella sua cabina e la maestosità di questa donna lascia il segno nella sua mente, affievolendo anche se per poco gli orrori vissuti a bordo del veliero. Chi conosce l’Africa e la vera cultura delle donne tra loro più colte, ha già scoperto quanto esse sono grandi, semplici, ma determinanti in tutto quello che fanno, sapendo amare intensamente w senza compromessi. Parodi in quel viaggio intrapreso per fuggire dai suoi guai, si trova immerso nell’oblio, quasi perso, ma quella donna è determinante per fargli capire e leggendo potrete rendervi conto.
Sono grandi le realtà descritte perché quelle donne fondano la loro vita su valori immensi ed irrinunciabili che la nostra “inciviltà attuale” sembra non riconoscere più… e posso dire che questa opera mi ha coinvolto, emozionato e colpito moltissimo. Sono certo che sarà lo stesso per chi avrà il piacere di leggere questo romanzo!!
Non ho dubbi che il libro sia bellissimo, come d’altronde tutti i suoi libri, difficili da interrompere una volta iniziati