Il ritrovamento dell’Ultima Dea; da barca offshore a…
Ultima Dea, nel suo libro “Milestones in My Designs” Levi scrive:
La Navaltecnica aveva ricevuto alcune ordinazioni per un cabinato veloce tratto da A’ Speranziella e ne aveva esposto un prototipo al salone di Genova del 1962. In quella occasione fui avvicinato da Pietro Baglietto, contitolare e progettista del cantiere costruttore di una gamma di cabinati di lusso famosi in tutto il mondo.
Mi chiese se mi interessava progettare una barca per un suo cliente che potesse vincere la Cowes-Torquay di quell‘anno. Non conoscevo il nome del potenziale armatore, ma accettai la sfida con molto entusiasmo. La barca era Ultima Dea e il suo armatore l’avvocato Gianni Agnelli.
Per quei tempi, Ultima Dea sembrava una centrale elettrica: montava 3 motori Maserati da 5,4 litri che sviluppavano ciascuno 430 HP a 6000 r.p.m.. La barca era lunga 36′ con baglio massimo di 12’26”. Ripensandoci sembrava un monumento.
Misi nel progetto tutta l’esperienza accumulata con A’ Speranziella e benché Ultima Dea fosse pesante, secondo gli standard di oggi era una barca molto rassicurante che non denunciò mai nessuna defaillance. Una volta risolti tutti i problemi, e furono tanti (soprattutto di natura meccanica), arrivammo a cronometrare più di 45 nodi.
La cosa che impressionava di più di Ultima Dea penso che fosse il livello del rumore ed i timpani erano al limite dello schianto quando i suoi 3 motori giravano a 6000 r.p.m. e di notte, dallo scappamento, si potevano vedere guizzare le fiamme anche se i motori avevano raffreddamento ad acqua.
Imparai un sacco di cose costruendo questa barca e conobbi molti qualificati tecnici dei motori d’auto: Giulio Alfieri (ingegnere capo della Maserati), Pollio (suo braccio destro), Guerino Bertocchi, il pilota collaudatore, vivida personalità legata in quel tempo ai più famosi corridori.
Guerino Bertocchi venne ad Anzio per il collaudo di Ultima Dea, così ebbi l’opportunità non solo di ammirare la sua abilità con i motori, ma anche di apprezzare il suo splendido “sense of humour”.
Il morale era abbastanza basso dopo due giorni di risultati piuttosto scadenti per la nuova barca. Il massimo che avevamo ottenuto erano 3000 r.p.m. su tutti e tre i motori invece di 6000. Guerino aveva provato ogni trucco nel suo turno alla guida e va detto che era un mago a risolvere magagne, a sintonizzare i carburatori di quei sensibilissimi cavalli. Pensavo che non ci fosse niente di sbagliato su quel fronte, ma che, come sempre si pensa quando non si riesce a raggiungere il massimo r.p.m., le eliche fossero difettose.
Erano eliche a tre pale speciali, di acciaio inossidabile costruite in America. Costavano una fortuna ed avevano richiesto parecchi mesi per essere costruite. Naturalmente, ero riluttante che ci si armeggiasse intorno e cercai in ogni modo di trovare difetti altrove. Alla fine, la notte del secondo giorno di prove, scoprimmo che nonostante ci fossero ben tre pompe su ciascuna alimentazione (2 elettriche ed una meccanica), la connessione in parallelo non consentiva la necessaria mandata. In breve cambiammo i condotti in modo da far lavorare le tre pompe in serie ed arrivammo al terzo giorno di collaudo.
Partimmo presto quella mattina d’Agosto, pieni di speranza: temevamo il proverbiale non c’è il due senza il tre. Il tempo era corso veloce e ci restavano solo dieci giorni per spedire via mare Ultima Dea in Inghilterra per la Cowes-Torquay 1962. Il pozzetto di Ultima Dea era a poppa e si entrava nella sala motori da uno sportello sistemato sulla paratia anteriore. La posizione di guida era a sinistra ed i controlli macchina vicino alla ruota. sulla plancia c’erano tre contagiri, perché la strumentazione di bordo era su un pannello separato sulla destra.
Guerino stava seduto in pozzetto, le gambe penzoloni nella sala motori in modo da tenerli sott’occhio tutti e tre; io stavo alla guida. Quando diedi gas e finalmente superammo i 3000 giri, il mio umore si sollevò a razzo, “3500”, gridavo chinandomi per dare un’affettuosa pacca a Guerino, “4000… 5000… 5500… 6000!” ce l’avevamo fatta, scatenandoci sull’acqua a quella eccitante velocità.
I miei occhi stavano stampati sui contagiri, ma con la coda dell’occhio potevo vedere le mani di Guerino che si serravano sopra lo sportello della sala motori ogni volta che decollavamo sulla cresta di un’onda lunga e passavamo in una nuvola di spruzzi. Non diceva una parola, ma una volta a terra mi apostrofò: “ho corso spesso con Nuvolari, Ascari, Villoresi e Fangio, ma con te una volta è già troppo. Mai più! Tutto quel che sembra interessarti è quel contagiri e farlo arrivare a quel tuo 6000 r.p.m. a qualunque costo!”. Ho saputo solo in seguito che Guerino non sapeva nuotare.
Un mese o due dopo toccò a lui: venne al cantiere con una Maserati 5 litri e mi caricò per un giro. Si precipitò a 200 Km/h per una strada stretta e mentre scalava dalla quinta alla quarta, mostrandomi il contagiri, mi disse: “toh, guarda! 7000 r.p.m.!”.
Bellissimo ed entusiasmante questa storia in cui “Sonny” Levi racconta con grande passione l’emozione di quei momenti frenetici in cui si cercava di mettere a punto i motori e la meccanica di questo famoso offshore unico al mondo che poi in gara alla Cowes Torquay del 1962 si comportò benissimo. Purtroppo fu ritirato sportivamente dallo stesso avv. Agnelli per un banale salto di boa e l’entusiasmo fu grande ed indimenticabile soprattutto per il progettista Renato “Sonny” Levi che iniziava a farsi conoscere nelle gare offshore, meravigliando un po’ tutti con quelle sue carene a V profondo che all’epoca erano viste con dubbi e riserve da altri progettisti e specialisti del settore.
Per molti anni di Ultima Dea non se ne è saputo più nulla e le ultime informazioni risalgono a circa una trentina di anni fa quando rimase in deposito e senza motori nei cantieri Baglietto per circa quattro anni. Fu poi fu venduta e trasferita dal diporto al settore merceologico come barca da pesca.
Una barca classica Levi ritrovata: Ultima Dea.
Abbiamo il piacere di annunciare il ritrovamento di “Ultima Dea” rimasta per circa 30 anni con lo stesso pescatore che la comprò dalle mani dell’avvocato Agnelli ed a cui si sarà affezionato in modo speciale, divenendo una parte della sua vita, visto il l’arco di tempo rilevante trascorso con questo “offshore… da pesca”. Incredibile ma vero…
Di seguito pubblichiamo le immagini e che dire, rispetto a com’era da offshore è stata modificata per adattarla all’uso di barca da pesca. E’ insolito vedere una barca offshore, nata per correre quarantasei anni fa, ritrovata oggi trasformata in barca da pesca. E’ comunque un grandissimo piacere ed un’emozione unica vederla dondolare in mare ancorata alla banchina e chi sa se…
Avete capito bene: la rivedo ancora una volta, dipinta di rosso, volare a pelo d’acqua tra mille suggestivi spruzzi, ai suoi 45 nodi con le lingue di fuoco che escono dagli scarichi, così come tanti anni fa era suggestiva ed unica al mondo. Non ho mai sentito o visto altre barche che dai loro scarichi sprigionassero lingue di fuoco….
Chi sa se un domani questo mio sogno potrà diventare una eccezionale realtà. E’ straordinaria la storia di questa barca dal nome tanto suggestivo e mitologico. Da un po’ di tempo il nome “Ultima Dea” ricorreva spesso nella mia mente, quasi come se volesse attirare la mia attenzione annunciandomi la sua ricomparsa. Poi in modo inaspettato ed improvviso, quasi fosse veramente una Dea della Mitologia Greca, è riapparsa come per magia, tra la nostra incredulità ed il nostro infinito piacere di appassionati delle “barche Levi”.
(Commento: G.V.)
Selezionare le immagini per ingrandirle
DATI DI TARGA BARCA CLASSICA ULTIMA DEA
- Lunghezza fuori tutto 10,79 m
- Lunghezza al galleggiamento 9,80 m
- Larghezza massima 3,81 m
- Larghezza allo spigolo 3,15
- Immersione 0,56 m
- Diedro alo specchio di poppa 22°
- Peso 7 tonnellate
- 3 Motori Maserati 8 Cilindri a V da 5,4 litri (1290 HP totali circa)
- Velocità 46 nodi
Lo stralcio dal libro “Milestones In My Designs” è stato pubblicato per g.c. dell’autore.
Altomareblu – Tutti i diritti riservati. Note Legali
Ciao Tonino,
bello il tuo ricordo di Anita Ekberg, certamente la tua mente ne avrà un ricordo emozionante e bellissimo..
Bellissimo è anche leggere di Ultima Dea, come semplicemente la descrivi e mi fa rabbia che l’attuale armatore, la stia facendo marcire trasformandola tristemente in un oggetto di sporca speculazione.
Ma porca miseria, è possibile che oggi nel nostro paese non esiste più amore e si pensa solo al danaro ed alla speculazione? Ti ringrazio per questa tua segnalazione e spero di incontrarti ad Anzio la prossima settimana… sempre se non hai altri impegni.
Un caro saluto
Giacomo
La Ekberg ha visitato i cantieri Navaltecnica ed io personalmente gli ho acceso la sigaretta,
emozionante la cosa, considerando la mia età, riguardo a l’ULTIMA DEA vederla partire dal molo all’uscita dal molo andare a manetta e sfidare il mare con la leggerezza di una farfalla all’epoca non era un sogno, una realtà, un mio collega l’ha vissuta a bordo nel tratto, ANZIO ,TORREASTURA e…. ne ero geloso.
Ora è solo vivere di un ricordo, peccato che di un gioiello si specula sopra.
Buongiorno,
come promesso Vi invio foto (via mail) del mio modello “Delta Tiger” degli anni 60′ (ancora imcompleto). Poiché non trovo alcuna traccia di questo scafo (forse solo un prototipo?) e che le indicazioni del fabbricante circa i colori sono molto frammentarie, volevo chiedervi se potete fornirmi relative informazioni o foto, visto che siete la” memoria storica” sul tema, essendo anche in contatto con la massima autorità, ovvero l´ing. Levi.
Cordialità,
Roberto
Caro Roberto,
come tu dici la situazione è quella che hai potuto constatare con i tuoi occhi e non so veramente cos’altro aggiungere se non il grande rammarico di non essere riuscito a portare in Italia il Surfury a causa della stupidità umana, per non dire altro ed a dire il vero mi sono talmente incavolato che non voglio più sentir parlare di queste persone ottuse e dalla mente chiusa e limitata… Nel caso tuo faccio una eccezione e mi informo circa il tuo quesito sul museo..
Per i modelli di imbarcazioni di cui parli, inviaci le foto ad info@altomareblu.com e ti diremo quali sono, con le loro caratteristiche tecniche… Grazie per averci scritto!
Un caro saluto,
Giacomo Vitale
Caro Giacomo, caro Alex,
grazie della Vs gantile risposta.
Sembra che siamo rimasti veramente in pochi (al mondo?) ad avere a cuore il destino di queste barche. Veramente sono rimasto un po´ “scioccato” nell’apprendere certe cose, ma no si possono che accettare certe decisioni, seppure a malincuore. Il mio solo rammarico è di non aver potuto visitare il museo a suo tempo.
Sono appena stato a Torquay, ma della storia gloriosa degli offshore non c’è nessuna traccia. Al Maritime Museum di Falmouth mi hanno guardato se come fossi un extraterrestre. Mi sapete dire se a Cowes posso trovare qualcosa di più? Si dice che da “Beken” abbiano ancora parecchio materiale…
Vi risulta che siano aperti al pubblico?
Sto ultimando dei rari modelli Delta di “Sonny” Levi, potreste gentilmente darmi delle informazioni al riguardo se vi mandassi delle foto?
Grazie e saluti
Roberto
Gentile Roberto,
questo tuo commento mi da l’opportunità di esprimere la mia opinione circa queste imbarcazioni di grande pregio ingegneristico come progetto, tecnico per la realizzazione, storico per quello che hanno fatto vedere sui campi di gara, dando dimostrazioni di una capacità ingegneristica geniale, unica al mondo, irripetibile…
Vengo al dunque:
Premesso che il nostro paese è manipolato da una democrazia pessima e invasa da una criminalità finanziaria devastante, che sposta gli interessi, volutamente, su tutto quello che può generare fiumi di danaro pubblico che finisce nelle tasche di chi tira le file di tutta questa tarantella. Gravissime sono le responsabilità politiche e mi riferisco a tutto il panorama politico, nessuno escluso. Mi smentisca, prove alla mano, chi può affermare il contrario.
Siamo di fronte a fenomeni di degrado culturale gravi e di una situazione paradossale in cui si taglia di tutto, in nome del contenimento della spesa pubblica, a partire dal lavoro, ma i compensi dei politici, che sono elevatissimi, il numero dei parlamentari tra le due camere che sono di circa 945, non si toccano.. Evidenzio che il parlamento degli USA, con 50 stati che compongono la federazione americana, di cui ogni stato è grande quanto una nazione Europea, ha appena 250 parlamentari unici, senza camera e senato come qui in Italia… chi è intelligente capisce!!!
Nel nostro paese le province regnano sovrane da istituzione inutile e costosa quali sono e non vengono abolite per ovvi motivi… Figuriamoci se chi ha il potere in mano si mette a fare karakiri… e ripeto: chi è intelligente capisce!!!
Il nostro paese è malatissimo e se non fosse per le capacità individuali di pochi che stanno fuori dai giochi di bussolotti appena descritti, saremo proprio nel fango più assoluto, per non dire altro. Quindi aspettare che lo Stato Italiano e Beni Culturali facciano qualche cosa di interessante per salvaguardare questo patrimonio motonautico di inestimabile valore, senza chiedere assolutamente quattrini ai contribuenti, è pura utopia.
Aggiungo che si potrebbe agevolare i privati appassionati che sono in grado di recuperare, riportando alla navigazione queste imbarcazioni uniche al mondo, magari defiscalizzando l’investimento, ebbene sarebbe il massimo ed immaginiamo questo principio esteso ad altre imbarcazioni di grande valore tecnico – storico…
Purtroppo quello che è a costo zero per i contribuenti, all’amministrazione dello stato non importa perché non muove interessi e quattrini. Mentre in questo caso si tratterebbe di favorire il recupero di testimonianze storiche importantissime, che hanno lasciato un segno indelebile della nostra marineria, dalla progettazione, all’esecuzione, realizzate da cantieri nautici unici al mondo nella costruzione di imbarcazioni di legno massello, compensato marino e l’eccezionale lamellare, che purtroppo stanno scomparendo…
Invece, dato il grave inquinamento che provocano le costruzioni di imbarcazioni in vetroresina ecc. si dovrebbe puntare di nuovo su questo tipo di realizzazioni in legno, che darebbero anche lavoro a tante persone, con un indotto nautico di tutto rispetto… e scusate se è poco..
Purtroppo si è invece provveduto a foraggiare l’industria dell’auto con investimenti pubblici per arrivare a tutto quello che si è scandalosamente visto in questi anni e che non cito, perché profondamente nauseato da questo disastro economico che non ha precedenti nella storia della nostra travagliata Repubblica Italiana, ridotta a poco meno di una repubblica delle banane.
Detto questo, la storia di Ultima Dea fa incazzare, passami il termine, perché tale barca, fu acquistata da un corallaro e successivamente ceduta ad un pescatore sardo, che dopo averne modificato la motorizzazione, la tiene abbandonata in un porticciolo sardo. Giuridicamente, l’unità in questione è registrata come peschereccio ed il suo pescatore – armatore la tiene ormeggiata e rigorosamente in disarmo, per percepire i contributi che lo stato assegna ai richiedenti ed aventi diritto, secondo una legge per la quale, il pescatore che si astine dal pescare, favorirebbe la ripopolazione della fauna marina… e fin qui tutto lecito… anche se discutibile sotto altri aspetti…
Qualcuno, appassionato di carene Levi, appresa la notizia da Altomareblu, circa il ritrovamento di “Ultima Dea” ha cercato di contattare il suo armatore per rilevarla e riportarla al suo antico splendore… Purtroppo il suo armatore ha chiesto una cifra esorbitante ed inammissibile per una barca ridotta in condizioni pessime…
Si capisce il perché di questa richiesta onerosa, ma non si può fare nulla… L’esistenza di leggi adeguate avrebbero potuto salvare “Ultima Dea”, in questo caso condannata ad una fine inaccettabile…
Per la questione di Surfury la situazione è controversa e difficile e se in effetti mancano i fondi per mandare avanti il Museo di Basildon/Essex, ci sono interessi speculativi occulti che hanno ingessato il tutto ed anche in questo caso l’Inghilterra che si è sempre distinta per la sua sensibilità tecnico storica rivolta alla nautica, aggiungo personalmente per le barche a vela, nel caso specifico, trattandosi anche di barca a motore con evidenti interessi inferiori, si sta assistendo ad uno spettacolo indecoroso e speriamo che non decidano di demolire tutte le unità presenti nel museo, per non spendere quattrini pubblici necessari a salvare il Museo con le sue barche…
Grazie per averci scritto!
Giacomo Vitale
La mia replica è semplice:
Il caso italiano e tu citi Ultima Dea, se abbandonata in un porto in ammollo, le autorità potrebbero intervenire attraverso segnalazioni di enti competenti e forzare il recupero o la messa in vendita se il proprietario non è intenzionato al recupero, sono sicuro che se una segnalazione arriva da chi è interessato a recuperare una barca, ne provi l’importanza storica, il salvataggio potrebbe essere cosa certa.
Ultima Dea, se le notizie sono corrette, dovrebbe essere stata plastificata e dunque, avrebbe perso la sua originalità, tolto un asse, motori ecc… ai fini di un “recupero” potrebbe essere solo una barca da museo che in quelle condizioni in cui si trova, parlo in prima persona, non mi sentirei di acquistare e di ipotizzare un restauro.
Per quel che riguarda Surfury, ne ho parlato a Venezia personalmente con Martin Levi che vive in Inghilterra, posso solo dire che mi sembra un problema burocratico/legislativo inglese, magari se si facessero pressioni alzando il livello di attenzione su tutta la vicenda di quel museo, si potrebbe evitare la demolizione di tutte le imbarcazioni contenute. Si, hai letto bene, abbattimento dell’intero capannone con tutto quello che vi è dentro.
Io sono andato circa un anno e mezzo fa in Inghilterra e tra le mie mete c’era quel museo che… per mancanza di personale era chiuso, ho provato a elargire una grossa somma per avere 1 sola ora di tempo per fotografare Surfury… non mi è stato concesso.
E’ una vergogna come il silenzio e il mistero sul futuro di tutte quelle imbarcazioni che, ricordo, non potranno lasciare il territorio inglese, queste le loro leggi.
Cosa fanno gli inglesi? Chiacchiere e non mi sembrano diversi dagli italiani come a Salerno hanno distrutto il Karama anche se sotto sequestro, qualche magistrato avrà autorizzato la demolizione di un bene storico, a me piacerebbe sentirne i motivi di quella decisione e non solo, lo stesso per il sindaco che a mio avviso, ha fatto un gesto veramente ignobile ma… nessuno fa o dice niente, Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Magistratura, beni culturali… vergogna!
Alex Vitale
Caro Alex,
nel mio ultimo intervento, a proposito di “Ultima Dea”, mi ero detto meravigliato e deluso nel comportamento “nostrano” col quale alcuni scafi storici vengono completamente ignorati e mandati in malora ed avevo contestualmente elogiato lo “spirito” inglese nel salvaguardare certi tesori della motonautica, così come nel campo dell´architettura, dell’automobile o altro.
Credo di essermi sbagliato a questo punto. Vengo a sapere che il “Motorboat Museum” di Basildon/Essex, una collezione di scafi da competizione unica in Europa (che ha presente tra i suoi reperti il leggendario “Surfury” di “Sonny” Levi) ha chiuso i battenti nel dicembre delo scorso anno per mancanza di fondi.
Sembra infatti che nessuno abbia tempo/voglia/mezzi per mantenere questo piccolo gioiello (che in fondo si potrebbe anche definire semplice capannone prefabbricato con custode).
…Sembra che stiano a guardare, ma non si sarebbe potuto reagire, ad esempio mobilitando gli yacht club (“royal” o meno) o le varie associazioni di appassionati esistenti?
Vorrei sapere la tua opinione e quella dei altri lettori a questo proposito.
Grazie e saluti
Roberto
Gentile Luca Di Fiore,
ti ringraziamo per la notizia e sappiamo benissimo che la barca fino a qualche tempo fa era in Sardegna ancorata ad una banchina ed in attesa che qualche potenziale acquirente si facesse avanti per acquistarla e restaurarla… Se ciò si avverasse sarebbe un acquisto interessante di una barca unica al mondo ed ancora oggi affascinante per le sue scelte tecniche fatte dal progettista Levi.. Un importante pezzo da collezione indubbiamente…
Grazie per la comunicazione.
Giacomo Vitale
Ragazzi,
Ultima Dea, fino al 2006, era in Sardegna sull’isola di S.Pietro.Suppongo sia ancora li.
Saluti
Caro Giacomo,
grazie per la gentile risposta e le preziose informazioni.
Che cosa si può dire…quanta ignoranza, quanta meschinità!
Il quadro, tutto sommato, è abbastanza deprimente.
C’è da sperare che gli inglesi riescano nell´impresa… chissà!!! Conoscendo il loro profondo amore e rispetto per le barche storiche verrebbe fuori sicuramente qualcosa di buono. Quanto sopra sicuramente non sarebbe successo se “Tramontana” fosse rimasta in patria.
Complimenti per l’ottimo lavoro e come disse il barone:
“l’importante non e vincere ma aver combattuto bene”.
Cordialità,
Roberto
Caro Roberto,
hai messo il dito sulla piaga ed hai perfettamente ragione. Purtroppo ci siamo interessati per salvare
“Ultima Dea” e premetto, solo nel nome della vera passione. Infatti, abbiamo trovato un nostro amico ed appassionato lettore ed a volte anche collaboratore della nostra rivista on line, che era disposto a rilevare la barca e riportarla agli antichi fasti, visto che siamo gli unici a poterlo fare poiché in questo caso e se necessario, potremo avvalerci direttamente della consulenza di “Sonny” Levi in persona, quindi con un pool di persone esperte di questo tipo di carene e che sanno come ed in che modo intervenire per salvarle, certamente si potrebbe arrivare a conseguire un risultato eccellente, ma non è stato possibile.
Purtroppo chi detiene “Ultima Dea”, pur tenendola letteralmente abbandonata in mare, visto che è relegata ad essere una barca da pesca, che nemmeno esce più per pescare, essendo anche in disarmo. In poche parole serve a prendere una miseria di contributo previsto per quei pescatori che non escono a svolgere il loro lavoro e che così indirettamente contribuiscono alla ripopolazione della fauna ecc… non mi dilungo.
Insomma “Ultima Dea” è relegata ad essere un mezzo… e pur avendo tentato in tutti i modi di entrare in contatto con il suo proprietario tentando una trattativa per acquistarla, questi non solo ha rifiutato il tutto, ma ha richiesto tramite terze persone una cifra assurda per poterla rilevare. Aggiungo che non è stato nemmeno possibile poterla vedere da vicino. Nonostante questo, c’era stata anche un’offerta molto apprezzabile, a mio parere supervalutando una barca che è ridotta male per il grande stato di abbandono in cui versa, ma non siamo stati in grado nemmeno di potergli far sapere di questa offerta interessante. Il messaggio che ci è stato inoltrato indirettamente è stato solo quella richiesta intrattabile, cioè: vuoi Ultima Dea? Pagami XX.000 € ed è tua. Fa veramente male al cuore, ma si devono fare i conti anche con la realtà, specialmente in questi anni che sappiamo essere difficilissimi per tutti. Inaccettabile!
Purtroppo anche il proprietario è una persona molto sprucida, che non lascia spazio ad un minimo di trattativa e che non intende ragionare e io sono molto incavolato contro questo tipo di persone che vogliono ricavare da un bene valori spropositati, che non stanno da nessuna parte.
Che altro dirti… la situazione è rimasta nel più profondo stallo e rimanendo così non credo ci possano essere sviluppi. Deve essere solo il proprietario di “Ultima Dea” a decidere di cederla ad un prezzo ragionevole, oppure di decretarne irrimediabilmente la sua condanna a morte, perché, date le sue condizioni, se non si interviene in tempi brevi, oltre alla sua fine, non c’è altra possibilità.
Per quello che fu la stupenda “Tramontana” che ancora oggi si trova lungo il Litorale Laziale vicino Sabaudia, abbandonata ed in avanzato stato di decomposizione, proprio in questi giorni sono in contatto con un gruppo di appassionati inglesi che hanno un sito che puoi visitare cliccando su: Tramontana e dovi trovi la storia di questa stupenda creazione del maestro Peter Du Cane, grande progettista di barche offshore ecc. e come puoi vedere, scorrendo nella pagina ci sono una serie di foto che ho scattato insieme al nostro Tito Mancini in cui si vedono le condizioni disastrose in cui si trova.
Nonostante tutto questo il nostro amico inglese Peter, tra pochi giorni verrà a vederla e stiamo cercando di entrare in contatto con chi la detiene per capire se si può concludere una trattativa per portarla in Inghilterra, dove questi appassionati vorrebbero ricostruirla.. Certo una impresa ardua, ma sappiamo benissimo che le tradizioni marinaresche degli inglesi sono fortissime e sono capaci di creare fondazioni o altre forme di autofinanziamento per poter salvare una barca storica come Tramontana, che vinse anche la classica gara Cowes – Torquay del 1962.
Ce la stiamo mettendo tutta affinché questo recupero possa essere portato al termine e informeremo gli appassionati lettori, con un opportuno articolo in cui documenteremo tutta la vicenda ed in che modo sarà conclusa. Incrociamo le dita e facciamo gli scongiuri che i nostri amici inglesi riescano a portarsela in Inghilterra. Se così fosse, certamente seguiremo questo importantissimo restauro.
Grazie per averci dato la possibilità, con il tuo attento commento, di dirla tutta in merito a “Ultima Dea” e “Tramontana”. Continua a seguirci.
Un appassionato saluto.
Giacomo Vitale
Ciao a tutti,
complimenti per il ritrovamento di “Ultima Dea”,
ma non fa un po’ male al cuore vedere questi capolavori ridotti cosi ???
Come “TRAMONTANA”, abbandonata a marcire sulla costa Laziale fino ad una decina di anni fa???
Pero, almeno questa e´ ancora “a galla”!!!……
Un cordiale saluto
Roberto
Ciao Mario, congratulazioni per l’acquisto del Delta 33 e buon lavoro, sarà certamente lungo…
Per il raduno è certamente un nostro obiettivo, ma ci vorrà del tempo e non credo poco per tanti problemi organizzativi, tra cui il fatto che tutte queste barche importanti, che sono perfettamente in vita, qualcuna in ristrutturazione, si trovano distanti tra loro e quindi il punto del raduno non di semplice scelta e ovviamente abbiamo pensato anche ad Anzio. Credo che sarebbe la prima volta che si riesca a mettere insieme delle barche speciali e sovente uniche com le barche Levi.
Infine sono tutte barche che partono da un minimo di 10 metri fino ad arrivare ad oltre 15 per qualche esemplare. Voglio dire che non sono le barchette che si mettono su un carrello e via…
Ti ringrazio per il tuo entusiasmo e forza con i lavori di ristrutturazione del tuo Delta 33 e ti ricordo che se hai domande o dubbi su come fare o qualsiasi cosa inerente al restauro, domanda sempre al minimo dubbio e non fare nulla se hai dubbi o peggio se non hai per nulla idea sul come fare. Io sono sempre pronto a rispondere a tutti. Prossimamente verrò ad Anzio e ci terrei a vedere come stai affrontando il restauro della tua baca. Vedi che dalle parti tue ce ne è uno che trovi anche qui nel blog, già restaurato…buon lavoro
Giacomo
Caro giacomo, ci siamo già sentiti per il delta 33 da me acquistato e ti scrivo in merito al raduno delle barche levi. Idea meravigliosa, se poi si riuscisse ad organizzare ad Anzio sarebbe un evento straordinario…….
Che bello!
Vi leggo e non posso fare altro che sognare ad occhi aperti, ho letto l’utlima novità riguardo “Dexsy” Drago Italcraft e mi convinco sempre più che le barche Levi sono un mondo a parte.
Bello sapere di queste rarità galleggianti come mi auguro che presto anche le barche d’epoca presenti nella sezione che riguarda la vendita, possano presto avere dei nuovi e appassionati armatori.
Raduno di barche d’epoca Levi?
Che dire, l’idea nasce da lontano ma fa parte di un percorso fatto di ricostruzione storica, ritrovamenti, recuperi ecc… c’è da dire che per gli altri… non resterebbe altro che restare a “Riva”…
Alex
Caro Bruno,
una cosa è certa le carene a V profondo richiedono un numero di cavalli adeguato per poterle governare correttamente. Metti poi che “Sonny” Levi è un grande amante delle barche veloci, vedi il suo ultimo pregetto Ram Wing 100, quindi in questa ottica tutto si spiega.
Indubbiamente i noti Mas multimotori hanno lasciato un segno tangibile per l’espressione della potenza necessaria a far muovere quella tipologia di imbarcazioni siluro che, sostanzialmente erano molto diverse dalle carene a V profondo di Levi.
Giusta la tua osservazione circa i capolavori nati per ordine dell’avvocato Gianni Agnelli e che abbiamo ritrovato con l’aiuto di vari amici appassionati come noi, che colgo l’occasione per ringraziare sinceramente.
Cosa altro che dirti:
Certamente proviamo a ritrovare anche Ultima Volta e ti ricordo che abbiamo ritrovato anche Bill Bull, attualmente a Marina degli Aregai conservata in un deposito e sprovvista di motori.
Insomma forse si avvicina il mio sogno di ritrovare tante barche speciali ed uniche al mondo progettate dal mitico ing.Levi e con un ultimo grande sforzo, non certo semplice da realizzare, tenteremo di metterle tutte insieme… Pian piano con il fiuto da segugi… ed un pizzico di fortuna.
Mettere insieme tutte queste straordinarie barche, grande scommessa, potrebbe essere una valida motivazione per organizzare un raduno meraviglioso ed unico al mondo!
Un caro saluto.
Giacomo
Tre motori Maserati per Ultima Dea, quattro BPM per il G50, ce ne stava di ferraglia nelle barche dell’Avvocato!
Mi sono sempre chiesto come fosse arrivato Sonny Levi a concepire quelle audaci motorizzazioni.
Poi mi sono venuti in mente i MAS sui quali segnalo un interessante articolo sull’ultimo numero di Arte Navale. Il MAS 432 del 1930 aveva tre motori Asso 500, e alcuni MAS del 1917 avevano quattro motori Asso 350. Vuoi vedere che il mitico Sonny si è ispirato a quella roba là?
Caro Giacomo ti manca solo Ultima Volta con il motorone diesel e le hai trovate tutte!
Pensa che meraviglia metterle insieme, Hidalgo, Corsara, Ultima Dea, il G50,…
Ci proviamo?
Un caro saluto. Bruno
Ciao Brunello,
è veramente una bellissima notizia quella che ci riferisci di G50. Erano mesi che la cercavamo in giro per i porti romani, dove ripetutamente ne era stata segnalata la sua fugace presenza, senza tuttavia ricevere alcuna testimonianza fotografica.
Sapere che G50 è in vita, tenuta nelle condizioni spendide che merita questo fast commuter speciale e unico al mondo ci entusiasma moltissimo.
Caro Brunello nel ringraziarti ancora per questa fantastica notizia che ci hai comunicato, restiamo in attesa di bellissime foto da pubblicare.
Approfitto della tua pazienza per chiederti di riferire all’armatore di G50 che, se vuole comunicarci tutte le notizie sulla storia della barca può inviarcele e dedicheremo ad essa un bellissimo articolo, come giustamente merita una barca simile.
Un caro saluto
Giacomo Vitale
Fantastico direi!
Sono due volte emozionato; la prima è per la notizia che ho letto con vivo interesse e speranza, la seconda… mi ha risposto niente meno che “Brunello Acampora”!!!
Scusa ma non potevo immaginare tutto questo e comprenderai di certo l’emozione ma una è forte, ricevere due emozioni assieme incomincia ad essere difficile da gestire…
La storia è bellissima e sono certo che ci saranno ancora altri particolari da scoprire, per le foto, non posso che aspettare con impazienza invitando Giacomo ed Antonio a pubblicare un articolo quanto prima con tutto quello che riterrai opportuno per la storia di questa affascinante ed UNICA barca Levi.
Mi farebbe piacere leggere una tua introduzione o specifica dei lavori eseguiti per questa barca d’epoca che conoscerai (ti invidiamo in molti) meglio di tanti altri che non potranno fare altrimenti come me, che sognare leggendoti per G50.
Un ritrovamento sperato e gradito, i rumors attorno a questa imbarcazione erano frammentari e avere da te un’informazione del genere, non può che fare piacere.
Un GRAZIE per aver risposto al mio appello e alle preziosissime notizie che ci hai dato!
Alex
Ciao Alex,
spero ti faccia piacere sapere che il G50 è in splendida forma!
Due anni fa ricevetti una telefonata dal suo armatore, che era in rada a Napoli con il suo dragamine tedesco interamente costruito in legno e trasformato (ovvero semplicemente restaurato) in yacht privato. Nel recarmi a bordo, vidi a murata l’inconfondibile sagoma del G50, in ottime condizioni generali. Motivo dell’invito era proprio chiedermi una mano nel sistemare il G50, ovvero i soliti BPM claudicanti: l’armatore si diverte infatti ad affrontare lunghe navigazioni con le sue barche d’epoca.
Basta dirti che, probabilmente l’ultima volta che l’avevo incontrato era nel sud della Francia una diecina d’anni fa.
Allora mi aveva chiesto di periziargli una “vecchia barca” che stava acquistando…e fu così che mi trovai a bordo di Corsara! Quando il neo-armatore arrivò in banchina gli dissi, anche in quel caso, che Corsara era splendida tranne la meccanica. Infatti i motori “CRM V-drive” (i motori erano già stati sostituiti con due MAN) sembravano piuttosto ridotti male.
Mi comunicò che sarebbe partito in ogni caso, come in effetti fece nel primo pomeriggio, per andare…in Grecia!
Tornando al G50, i quattro BPM erano dei ruderi. Già precedentemente erano stati cambiati ed erano nientedimeno che quelli di Barbarina (Barbarina che sappiamo essere “andata” per colpa dei funghi), ma ciò nonostante erano degli ammassi di ruggine di cui si riusciva a farne funzionare un paio per volta al massimo. Anche questa volta, l’armatore era giunto a Napoli, dalla Liguria, via mare.
Ho dovuto faticare non poco, ma alla fine il buon gusto dell’armatore ha avuto il sopravvento sul “buon senso” (?): non abbiamo sbarcato i motori previsti dal progetto originale per dei Mercruiser o peggio ancora per un paio di turbodiesel, ma semplicemente ordinato quattro BPM nuovi di zecca all’ing. Pasti. Pochi cavalli, tanta affidabilità e dopo un inverno di lavori, a cura dell’amico Genny Ingegno, G50 ha volato di nuovo.
Cosa ha fatto l’armatore appena terminati i collaudi (qualche ora di mare, eh) nel golfo di Gaeta? Ovviamente è saltato a bordo ed è partito…facendo rotta per la Grecia!
Adesso il G50 è di nuovo in cantiere da Genny per altri lavoretti e tutto procede molto bene.
Se vuoi ti faccio mandare un pò di foto. Ciao.
Brunello Acampora
Riviera Zanardeli 51…
certamente un punto di osservazione strategico e se all’epoca tu avessi saputo quanto fosse importante questa casa che si affacciava sui cantieri navali di Anzio, tra cui la Canav, chi sa quante foto avresti scattato, magari aiutato dal papà, da uno zio… E’ bellissimo sentire di quanto tu dici con molta disinvoltura e attraverso il tuo racconto mi sembra di rivivere questo film davanti ai miei occhi…
Purtroppo poi smetto di sognare e ritorno nella cruda realtà e impreco dicendo: mannaggia benedetto Bruno, ma una bella fotografia a colori all’imbrunire con le lingue di fuoco che uscivano dalle fiancate di Ultima Dea le avrei ammirate volentieri…
Ma ovviamente eri ragazzino, appena dieci anni e di sicuro ne tu, ne i tuoi familiari avevate la sfera di vetro per vedere cosa poi un giorno sarebbero diventati tutti quegli eventi che vivevate in prima persona e poi le macchinette fotografiche a colori non esistevano ancora e solo i fotografi professionisti all’epoca scattavano immagini a colori…
Sei stato assolutamente fortunato nel vedere e sentire tutto l’armeggiare che si fece per mettere a punto i motori Maserati di Ultima Dea che al principio, per un banale problema di pressione della benzina, non riuscivano per niente a superare i 3000 rpm.
Quell’ululato selvaggio di cui dici certamente si riferiva al momento postumo del problema sopra detto.
Grazie Bruno per averci fatto sognare Ultima Dea ad occhi aperti…
Giacomo
Ciao Pietro Paolo,
sembra incredibile, la notizia ci ha colto così di sorpresa che nel sapere che si trova in Sardegna, abbiamo poi tralasciato di farci dire estattamente in quale porto fosse.
Ovviamente appena sapremo dove si trova e se il proprietario sarà d’accordo, andremo a visitarla e faremo un bel servizio in merito.
Continua a seguirci ed appena ne sapremo di più ne daremo noizia sul blog.
Un caro saluto.
Giacomo
Mi ricordo.
Mi ricordo che c’ero. Era estate e trascorrevo le vacanze dagli zii ad Anzio che abitavano al secondo piano di Riviera Zanardelli 51. Anzio è uno di quei posti sul Tirreno dove hai la fortuna di vedere il sole sorgere e tramontare sul mare. E il sole s’era appena levato che fummo svegliati da un rumore assordante, una via di mezzo tra un ululato e uno sferragliare meccanico che sembrava originarsi da dentro la stanza.
Ci affacciammo, nulla. La strada era immobile. Qualche metro più in là, verso il mare, dal cantiere, era da là che proveniva quel casino. E fu allora che la vidi. Rossa, maestosa, bellissima. Trascorsi tutta la mattinata sulla banchina sottocasa a vedere armeggiare intorno a quell’oggetto incredibile che entrava ed usciva in continuazione dal porto. C’erano le lingue di fuoco che uscivano dagli scarichi, a murata, e il frastuono non me lo dimenticherò mai.
Erano anni strani quelli, ad Anzio. Poteva capitare di vedere Sonny Levi che provava “Ultima Dea”, Re Farouk che mangiava il gelato lungo il porto, Liz Taylor vestita da Cleopatra e Richard Burton vestito da Marcantonio, ubriaco alle dieci di mattina, in carriola per le banchine del porto.
Oppure Anita Ekberg e Marcello Mastroianni che scendevano da un Riva dopo una giornata al mare. E ancora Federico Fellini che girava un film al “Paradiso”. Alla Navaltecnica in un contrasto inverosimile c’era la nave di Cleopatra, quella del film, e il batiscafo Trieste, quello della fossa delle Marianne.
Io avevo una decina d’anni e mi chiedo se non sia stato un sogno.
Bruno
Che cosa incredibile , dov’è visibile ?
Saluti
Pietro Paolo
Rimane il mistero G50,
tanti affermano di averla vista, altri dicono che sia all’estero, altri affermano di averla vista nel Lazio, altri hanno amicizie con l’attuale armatore ma per il momento… nulla!
Il blog, grazie a quanti hanno collaborato, sono risuciti in questa bellissima “scoperta”, speriamo presto di dare comunicazione del ritrovamento di altre bellissime come G50 e anche “Spumante” di cui se ne perdono le tracce in Inghilterra e di cui, nessuno ha saputo più nulla; siamo qui!!!
Alex
Grazie Lino per tutto quello che ci riferisci e per l’entusiasmo con il quale hai accolto la notizia da “vero” appassionato. E’ stato realmente come un fulmine a ciel sereno e chi sa se un giorno potremo rivedere Ultima Dea planare velocissima ancora una volta spinta da tre motori… sarebbe una cosa straordinaria.
Un caro saluto
Giacomo
Come un fulmine a ciel sereno ecco che ricompare “Ultima Dea”… che dire!?
Mai notizia fu più lieta e inaspettata. Rivederla in acqua fa certamente un certo effetto, ma ancor di più ne fa sapere della sua utilizzazione come barca da pesca.
E’ noto a tutti che i pescatori nella scelta della loro “compagna” sono alquanto esigenti e di certo lo sarà stato acquirente che o conosceva i trascorsi della barca, oppure quale uomo di mare sarà rimasto affascinato delle linee di carena reputandole certamente idonee a svolgere la propria attività in modo sicuro.
Infine, sarebbe bello se qualcuno riuscisse a riportare all’originario splendore un gioiello del genere. Probabilmente non riuscirà a reperire la motorizzazione originale, probabilmente saranno necessare nottate insonni a cercare di ovviare ai mille problemi che tale oerazione comporterà, ma una cosa è certa, alla fine dell’opera Ultima Dea sarà lì a ricompensarlo di tutti gli sforzi profusi e ad affascinare tutti quelli che avranno la fortuna di vederla in banchina o magari in corsa al calar della sera.
Nel salutare, vorrei ringraziare coloro che hanno reso possibile questo ritrovamento.
Lino Marchese.
Grazie per l’incoraggiamento.
Seguiremo assolutamente il tuo consiglio e se il mio sogno si avverasse… sarebbe ancora più bello farlo rivivere a tutti gli appassionati di queste barche straordinarie ideate e disegnate da “Sonny” Levi.
Credo che anche lui, “grande genio”, si emozionerebbe non poco, nel rivederla planare sulle onde tra gli spruzzi di mare e sul filo dei quasi 45 nodi, come ai tempi della messa a punto dei motori insieme al tecnico della Maserati “Guerinio Bertocchi”.
G.V.
Grazie Alex è semplicemente la passione che ci anima e null’altro.
G.V.
Fantastica!
Una scoperta bellissima, emozionante vedere questa eccezionale barca ancora in vita e dondolante!!!
Cambiata la prua, molti particolari sono stati modificati come si vede dalle foto, lo stesso stato di conservazione e pulizia non sono il massimo ma considerando che la barca è utilizzata come mezzo da pesca…
Una barca offshore con un passato glorioso e appartenuta ad un’illustre signore italiano che si trasforma in barca da pesca, averla ritrovata ha comunque il suo fascino e il suo lato romantico; tanti non l’avevano dimenticata e con passione sono riusciti a ritrovare quest’opera del maestro “Sonny” Levi; Ultima Dea…
Complimenti al blog e a quanti hanno permesso tutto questo.. chi ha fatto le ricerche, le foto, ecc… bravissimi tutti!!
E’ un piacere leggere del ritrovamento di questa bella imbarcazione.
La descrizione che ne dà Sonny Levi è estremamente suggestiva, sembra di rivivere le sue emozioni.
Bravi tu ed Alex.
A proposito, un’amico ha smarrito un cane, non è che riuscireste a ritrovare anche lui?
Perdonate la battuta scherzosa ma, sono veramente contento, continuate pure così, salutoni,
ciao Tito.