Drago Guardia di Finanza “anni 70” – Maresciallo M. Santo Luigi – inseguimenti e foto di barche contrabbandiere
Mi ha scritto qualche mese fa Maurizio Santo, un giovane appassionato delle barche d’epoca di cui parliamo sul nostro blog e fin qui tutto normale.
La cosa particolare che mi ha colpito di questo simpaticissimo giovane è che ha un entusiasmo veramente unico e meritevole di apprezzamento per il suo lavoro e siamo diventati amici in men che non si dica, poichè il nostro DNA ha molte cose in comune.
Infatti riferisce che è un militare della Guardia di Finanza in servizio come appuntato di mare con la specializzazione di motorista da oltre dieci anni ed è figlio d’arte, perchè anche suo papà Luigi, purtroppo scomparso prematuramente, era nella Guardia di Finanza e prestava servizio sul famoso Drago, all’epoca dei grandi inseguimenti che avvenivano nel Golfo di Napoli e poi lungo le coste della Puglia per contrastare il contrabbando delle famose “bionde”.
Ho notato in questo giovane finanziere un’attaccamento notevole alla motovedetta Drago, capendo poi il perché e mi riferiva che lui era in possesso di foto scattate da suo papà e che per rendere completa la storia di questa speciale imbarcazione presente sul blog, non poteva mancare la pubblicazione delle foto in cui la “motovedetta militare”, fu protagonista di tanti inseguimenti e fermi di barche contrabbandiere… ed aveva ragione.
Maurizio racconta che suo padre, il Maresciallo M. mare Santo Luigi, direttore di macchina, ha svolto servizio nella Guardia di Finanza fino al 1994 tra Ancona, Bari, Brindisi e Otranto ed ha avuto un ruolo importante nella lotta al contrabbando di sigarette poiché riusciva ad intercettare le comunicazioni tra i contrabbandieri che avvenivano via radio ed in codice.
Scrive Maurizio:
Ricordo che da ragazzo mio padre mi diceva di non intraprendere la carriera militare perchè piena di sacrifici, rischi e che spesso costringe a rimanere lontano dalla famiglia e dai figli e quando era in servizio, spesso mancava da casa notti e giorni, impegnato nel suo lavoro che comunque svolgeva con passione e grande determinazione ed avevo per lui una profonda ammirazione.
Al suo ritorno mi raccontava spesso di come avevano inseguito quello scafo potentissimo che filava a oltre 50 nodi o come avevano fermato i contrabbandieri con un carico di sigarette e della lealtà che c’era tra contrabbandieri e finanzieri durante gli inseguimenti di quegli anni.
Il giorno di Pasquetta di tanti anni fa, avevo 12 anni, mi portò con lui in navigazione per tutto il giorno. Ci fu un inseguimento concluso con il fermo di un motoscafo carico di sigarette e la cattura di 2 scafisti ed io, piccolo piccolo, vidi tutto dalla plancia del guardiacoste Nuvoletta e rimasi stupito da tanta agitazione degli uomini dell’equipaggio e dalla calma di mio padre che mi diceva di stare tranquillo e seduto al mio posto.
Alla fine di questo emozionante evento, seduto su una montagna di scatoloni di sigarette fui ritratto in una foto ricordo che custodisco gelosamente tra le mie cose personali più care. La giormata si concluse con il rientro in porto a tutta velocità a bordo dello scafo sequestrato, al buio e con il rumore dei motori che rombavano a tutto gas.
Mio padre mi ha trasmesso l’amore ed il rispetto per il mare, la passione per la nautica e per la meccanica, l’amore e l’orgoglio di far parte della Guardia di Finanza di mare ed essere in servizio a bordo delle nostre unità navali.
Presentai la domanda per partecipare al concorso di ammissione alla GdiF quando mio padre era già venuto a mancare e sinceramente mi sono presentato alle selezioni preliminari senza tante aspettative; tra tanti partecipanti, mi chiedevo: prenderanno proprio me? Fui arruolato dopo aver superato tutte le selezioni e il primo ottobre 1997 ero a Gaeta per frequentare il 59 corso allievi finanzieri di mare.
Negli anni in cui frequentavo L’Istituto Tecnico Industriale, avevo trovato lavoro presso un cantiere nautico del mio paese in cui ho imparato tante cose che riguardano il settore della nautica. Mastro Vito, così si chiamava il esponsabile di quel cantiere, mi ha insegnato le diverse tecniche inerenti la lavorazione della vetroresina, la verniciatura, la meccanica ecc..
Questa in breve la storia del giovane finanziere, che si capisce figlio d’arte, ha comunque masticato pane, mare, imbarcazioni veloci della GdiF, inseguimenti di contrabbandieri ecc. sin da ragazzino; quindi la sua professione attuale si basa sulla sua passione viscerale per una professione che, direttamente ed indirettamente ha appreso da suo padre e che dovrebbe essere presa d’esempio e far capire che i giovani se ben guidati possono arrivare alconseguimento di ottimi risultati per il loro futuro.
Di seguito pubblichiamo le immagini che ci ha trasmesso ed abbiamo scelto, secondo noi, le più suggestive…
Un sincero grazie di cuore a questo bel contributo che ci ha offerto l’appuntato di mare Maurizio Santo ed alla Guadia di Finanza.
Giacomo Vitale
Vorrei unirmi alle espressioni di cordoglio per la prematura scomparsa del M.llo Mare Patrizio Avolio.
Non era molto tempo che ci conoscevamo, ma immediatamente era scattata una reciproca simpatia. Probabilmente perchè entrambi appassionati di modellismo navale, in particolare delle motovedette GdF. La nostra conoscenza si è poi approfondita quando il Comandante della Scuola Nautica di Gaeta, Col.Marcello Marzocca, mi ha “affidato” al M.llo Patrizio Avolio per la mia partecipazione alla mostra di modellismo, in occasione della XV edizione Gare Nautiche della GdF, accogliendomi con il suo sorriso ed una disponibilità unica.
Belli i momenti in cui mi ha fatto da Cicerone durante la visita al bellissimo “Museo” della Caserma Mazzini che considerava “una sua creatura”, facendomi sentire completamente a mio agio.
Lascio come piccolo omaggio alla Sua memoria: la foto di gruppo della chiusura della mostra di modellismo 2012, da lui organizzata con estrema cura e l’altra foto in cui appare con il modello della V6004 da me realizzato.
Un caro amico se ne è andato!
Addio Patrizio!
Roberto Mancini
..Ho conosciuto Patrizio circa cinque lustri fa.
Lui giovane finanziere scelto in forza all’officina navale ed io frequentatore di corso di specializzazione. Fu subito simpatia a prima vista, ambedue amanti sfegatati dell’universo mare e dei modellini costruiti come una volta, ossia squadrette righello, qualche foto e ovviamente i piani.
Ricordo le canne delle Breda che gli facevo al tornio e brunivo nell’olio esausto per il suo primo modello dell’ allora nascente “Corrubia”. Le tonnellate di ovetti Kinder aperti per recuperare le ruote di una macchinina alla nonna papera da cui ricavare i volantini delle sfuggite in coperta.. ovviamente con tutto l’umorismo tipico partenopeo.
Per un buon periodo ci vedevamo solo quando era di passaggio dalla mia sede di servizio, mentre lui era imbarcato su unità di addestramento. I suoi ed i miei saluti arrivavano sempre con il nostro passaparola tra colleghi, nonostante oggi la tecnologia abbondi.
Mancherà a tantissimi di noi e il mio pensiero va alla sua famiglia.
Ciao Patrizio
Riesco solo ora dopo un bel po’ di giorni trascorsi, a divulgare ufficialmente su AMB quella notizia odiosa ed insopportabile che non si vorrebbe mai dare…
Tuttavia, il richiamo alla realtà ed alle leggi del nostro vivere mi spingono ad annunciarvi con dolore e dispiacere che il giorno 22 ottobre 2012 il Maresciallo Capo mare Patrizio Avolio, in servizio presso la Scuola Nautica della Guardia di Finanza di Gaeta, ci ha lasciati.
I funerali si sono svolti a Gaeta il giorno 24 ottobre presso la chiesa “Santissima Annunziata”.
Addolora principalmente la prematura scomparsa di un caro amico, una persona semplice, molto appassionato del suo lavoro e dopo trascorsi in servizio a bordo di varie unità della Guardia di Finanza, come direttore di macchine, negli ultimi anni si era dedicato alla sua grande passione del modellismo, contribuendo alla realizzazione del Museo Storico della Guardia di Finanza, allestito in forma permanente nella Caserma Mazzini di Gaeta, su indicazioni del Comandante della medesima, “Colonnello Marcello Marzocca”.
Ho un bellissimo ricordo dell’amico Patrizio di cui segnalo essere stato di grande aiuto per recepire tutte le notizie tecniche necessarie al fine di eseguire un importante restauro, quello della ex m/v “Drago V 4000”, dismessa ed aggiudicata da un privato e che per molti anni prestò servizio presso la Scuola Nautica di Gaeta. Un grazie va a lui ed ai colleghi del centro Navale della GdiF di Formia se si è potuto realizzare tale obbiettivo, mediante lavori rispettosi del progetto e realizzati a regola d’arte.
Ricordo la passione con la quale il Maresciallo Patrizio Avolio mi parlava del Museo della caserma “Mazzini”, per l’esposizione e conservazione di reperti storici del Corpo, nonché del restauro e manutenzione di tutti i modelli navali della unità della GdF esposti nella mostra permanente, di cui si può vedere una sintesi al link di seguito indicato: https://www.altomareblu.com/guardia-finanza-mostra-modellismo/ che è proprio bella ed interessante da visitare.
Porgo l’ultimo commosso saluto all’amico e Maresciallo Capo mare Patrizio Avolio, di cui ricorderò sempre il suo sorriso e la sua passione per il lavoro che faceva e la sua immensa disponibilità a trasmettere il suo bagaglio di conoscenze marinaresche acquisite in tanti anni di onorato servizio, svolto presso la Guardia di Finanza di cui andava fiero.
Addio Patrizio!
Un caro saluto alla sua famiglia!
Giacomo Vitale
AMB
Ciao Rocco,
Siamo coetanei e non so se tu in prima persona sei stato al timone di uno scafo o in famiglia, come me, hai avuto qualcuno che ti ha fatto da guida e ti ha fatto appassionare e vivere per questo elemento naturale pieno di storia che circonda la nostra regione. Questo mare che ha visto solcare i motoscafi contrabbandieri che trasbordavano le casse di sigarette dalle acque greche verso il salento ed il brindisino. Quegli scafi che abbandonarono Napoli per riempire i porti pugliesi e continuare a “ lavorare “ in Adriatico.
Gli anni in cui vinceva il migliore e si sequestrava solo lo scafo con il carico, gli anni in cui si rispettavano gli uomini che col freddo e con il mare grosso andavano per mare rischiando la vita, nella speranza di tornare a casa sani e salvi. Gli anni in cui si offriva il caffè caldo ai contrabbandieri, quando venivano fermati.
Quella realtà che mio padre mi raccontava quando rientrava dalla navigazione e che io stesso ho vissuto quel giorno a bordo del “Nuvoletta” quando si fermò lo scafo. Gli scafisti vennero accolti a bordo e io stesso feci la loro conoscenza.
La nostra passione per i mezzi navali impiegati nel contrabbando e i nostri mezzi navali potrebbe essere molto utile a ricostruire un po’ di storia nautica di quegli anni e dei cantieri che realizzavano i Pezzella, Molimar, Esposito, Abbate, Cobra, Corbelli, Supertermoli. Le caratteristiche e la manovrabilità di ogni scafo, le foto, gli accorgimenti usati per renderli più veloci e quant’altro possa essere utile a far emergere a fini storici la realtà di quegli anni, prima che si rovinasse tutto, come tu stesso dici.
Aspetto tue notizie.
Maurizio Santo
Sono un ragazzo di 36 anni e sono molto appassionato di questo tuo racconto, solo che io mi trovo dall’altra parte delle vostre vicende.
Come racconti tu è giusto perché, prima di tutto ti parlo di 22 anni fa, quando il rispetto fra noi e voi era notevole.
Si partiva il pomeriggio o la notte e la frase era questa: “che vinca il migliore”. Purtroppo questo e durato solo per pochi anni… poi si è guastato tutto…
Comunque, come te sono appassionatissimo dei mezzi di entrambi. Dal Napoli, al Corbelli, al Supertermoli ecc.. e poi dal Drago alla Bigliani V 6012 ecc… ecc… Parlo cosi perchè derivo dal vecchio stampo contrabbandiero.
Cosa ne pensano gli altri non mi interessa!
Se vuoi saperne di piu fammi sapere.
Ti saluto
non ricordo bene, mi sembra che sia il RIGHEL o rigel
Quante volte ho visto la prua di quel colore.
Allora non era l’Aquilon…
si, era esattamente l’anno 1984.
Murru, ti ricordi l’anno?
Sono un finanziere di mare in pensione da un anno e mezzo, ma un pensiero mi gira sempre in testa: “Quando al largo volgiamo le prore, fiamme gialle si accendono in mare”. Prima strofa di una canzone del Cap. Messa, Comandante della 1 compagnia di Gaeta nel 1973.
Nei primi anni 80′, i contrabbandieri utilizzavano le ex motosiluranti inglesi, che erano in uso in molte marinerie nel mondo. Si trattava di motosiluranti della serie Vosper e simili, tutte di metallo e velocissime… Nonostante avessero oltre 30 anni di vita, raggiungevano velocità anche di 55 miglia ed era molto bello vederle planare sull’acqua.
Vi voglio raccontare un inseguimento con i guardacoste classe Meattini ed un Drago classe 4000:
Una sera di Maggio, alle ore 16.00, ci arrivò l’ordine di navigazione dalla centrale operativa di Bari. Notammo dal volto del comandante che doveva essere un’operazione importante, quindi mollammo gli ormeggi e ci dirigemmo dalle parti della costa di Barletta, dove di solito le motosiluranti scaricavano le sigarette. Quella notte doveva arrivare qualcosa di grosso… il comandante era stato informato dalla sala operativa e forse si trattava di una moto silurante con un carico di sigarette. Iniziammo dalle 21.00 il pendolamento della costa ed eravamo tutti emozionati, nonostante ognuno di noi avesse esperienze di almeno dieci anni di inseguimenti, ma sapevamo anche che se questa ex moto silurante riusciva ad ingranare le turbine, poteva raggiungere la velocità minima di 50 miglia. Noi ne facevamo al massimo 36, quindi dovevamo sorprenderli e fermarli prima che ingranassero le turbine.
Arrivò così la notte e le ore cominciavano a passare. Si fecero le 23, le 24, 01, 02, 03, 04, 05 e noi cominciammo a perdere la speranza di trovare la motosilurante. Albeggiava, allora io dissi al comandante: “Buttiamoci a terra, che sicuramente stà attraccata a terra e noi da qui non riusciamo a vederla, anche perché potrebbe essere in un altro tratto della costa.”. Ci portiamo a 0,5 miglia dalla costa ed iniziò il pendolamento ad una velocità di 25 miglia. Oramai, se fosse già scesa, poteva anche aver finito di scaricare. Mentre ero alla mia postazione radar, impostai una scala di 0,5 miglia, per aver una migliore definizione della costa. Dopo circa mezz’ora, in un tratto di costa, attaccata a terra, vedo un’ eco: “Eccolo, è lui!” gridai e chiesi subito al comandante: ricorda se in quel punto c’è uno scoglio? La risposta fu: no! Non c’erano dubbi, si trattava della motosilurante… “via, inizia la guerra!”.
I contrabbandieri ci videro e cercarono di guadagnare il largo, noi del guardacoste Meattini ed il Drago lo tallonavamo, il Drago ci superò ed affiancò la moto silurante. Arrivarono dei colpi di mitra verso la moto silurante, che continuò imperterrita la sua corsa. Allora il Drago, per non far aumentare la velocità alla moto silurante, guadagnò la prua della stessa zigzagando, per evitare di far ingranare le turbine. Noi del Meattini eravamo già alla massima velocità ed intanto avevamo preparato la mitraglia di bordo. Il comandante ordinò al Drago di togliersi dalla nostra prua e da quella della moto silurante. Ricordo che il mare era molto mosso… Il nostromo era alla mitraglia ed altri due finanzieri, di cui uno ero io, facevamo i servienti. Inserimmo il caricatore a chiocciola ed al via del comandante, iniziamo a sparare! Uno, due, tre caricatori. La moto silurante ed i suoi occupanti erano crivellati di colpi, ma non si fermavano.
Un altro caricatore e via, fuoco! Tre colpi ed all’improvviso una vampata mista tra polvere e fuoco ci colpì tutti e tre: era scoppiato un proiettile. Eravamo pienidi polvere da sparo, in faccia e negli occhi. Io avevo gli occhi talmente pieni di questa polvere da sparo da non vederci più ed eravamo anche bagnati. l’inseguimento non aveva fine, forse qualche proiettile aveva colpito un punto vitale del motore e la moto silurante rallentò. Intanto, avevano messo tutti i parabordi al dritto di prua ed il comandante diresse la nostra unità Meattini per abbordare la moto silurante e urlando disse: “Saltate!”. Feci in tempo a prendere un mitra e saltai sulla barca dei contrabbandieri, ma dopo alcuni secondi mi accorsi che ero saltato da solo.
Sparai alcune raffiche di mitra verso la plancia in alto, mentre il nostro comandante riuscì a riabbordare la motosilurante e così saltarono altri due. Urlando come pazzi ci dirigemmo all’ interno della moto silurante, mentre i contrabbandieri si erano rinchiusi nelle cabine, la nostra prima azione fu quella di fermare la navigazione dell’unità e stanare i contrabbandieri urlando: “Fuori!! Fuori!!” ed appena aperte le porte, li accompagnammo dirigere verso la plancia, che era sotto controllo di molti nostri colleghi. Alla controllo delle stive ci accorgemmo che già avevano scaricato più della metà delle casse di sigarette, che furono poi poi prese dai colleghi di terra, ma la soddisfazione fu vedere la sconfitta di questi uomini che lavoravano illegalmente, violando le leggi dello Stato Italiano.
Dopo vari controlli, iniziò il rientro verso Bari. Grande fu a soddisfazione di vedere issata sul pennone più alto della nostra barca, la bandiera della moto silurante catturata. Arrivammo agli ormeggi e ci accolsero i colleghi con le loro immancabili congratulazioni. Rientrati a Brindisi, issammo di nuovo la bandiera contrabbandiera e fummo accolti con tanto di sirene accese. Fu una grande soddisfazione!
Grazie a questa operazione fui premiato con un encomio solenne.
Continua… con un altra avventura!
Gentile Murru Bruno,
ti ringraziamo per questa testimonianza raccontandoci di quel fermo… che intriga, ma alla fine del tuo bel racconto, lanci un nuovo argomento e dici che successivamene i contrabbandieri iniziarono ad usare per i loro traffici le ex motosiluranti e poi… non ci dici più nulla?
Dai racconta qualche episodio ed invia delle foto di qualche “battaglia” è certamente cosa gradita a noi tutti di Altomareblu ed a molti lettori, per capire quante difficoltà e pericoli affronta un finanziere di mare nel suo lavoro…
Restiamo in attesa dei tuoi “racconti di mare”!
Un caro saluto.
Giacomo Vitale
Caro Lgt. Stefano Tarquini,
Ti ringraziamo per averci scritto e siamo contenti di averti ricordato degli anni in cui hai iniziato il tuo servizio nella Guardia di Finanza, al principio della tua carriera a bordo delle unità che hai citato, mentre eravate in perlustrazione alla ricerca di scafi contrabbandieri. Se vuoi pubblicare le tue foto inviale ad info@altomareblu.com e le inseriremo in questo tuo commento.
Se hai qualche inseguimento o evento particolare da raccontarci, corredato anche con foto o altra testimonianza, puoi inviarci tutto all’indirizzo di posta elettronica sopra indicato.
Un caro saluto.
Giacomo Vitale
Salve a tutti.
Leggere i vostri articoli è stato come un tuffo nel passato. Sono stato tra Bari e Brindisi tra il 1984 ed il 1986, all’inizio della mia carriera e sono stati il mio battesimo nella Guardia di Finanza. Indelebili per me nel mio cuore, come indelebili sono state tutte quelle nottate trascorse in mare alla caccia degli scafi contrabbandieri.
Come scordare il Nuziale o il mitico GL.104 e l’altrettanto mitico Sanna? Grazie per le foto (come faccio a pubblicarne un paio in mezzo agli scatoloni?), Grazie!
Lgt. Tarquini Stefano
Il ricordo di Luigi? Le notti passate in plancia, io al radar e lui con le orecchie in ascolto verso il baracchino, che ricordo, passarono dal “citisen band” alle “frequenze 2 metri”. Dopo qualche ora, una voce proveniente dalla radio, ci mette all’erta: sta arrivando il bambino, dagli le caramelle… Iniziava un via vai dell’equipaggio… tutti all’erta.
Ascoltavamo gli scafisti che avvisavano che stavano per mollare la mamma, mentre noi piano piano andavamo verso la nave madre. Ad un certo punto, mentre ero al radar, vedo un grosso punto “eco” che veniva verso di noi. Luigi ci avvisa che sono 8 m/s e che 4 sono vuoti e devono fare le lepri, ma grazie alla mia esperienza riesco a centrare quelli pieni, in quanto l’eco e più pieno, più colorato perché pieno di scatoloni, quindi le onde magnetiche di ritorno sono più forti. Iniziava l’inseguimento che poteva durare anche parecchie ore… si affiancava, iniziando il lancio di acqua con gli idranti, dirigendo il getto verso poppa dove erano i motori entrobordo, con la speranza di un guasto elettrico.
Dopo un po’, nel buio totale, vedevamo delle scintille provenire dal vano motore… evviva, aveva fatto avaria, accorgendomi che si stava fermando. Di conseguenza avvisavo la contro plancia: attenzione il M/S è fermo – 07, 05, 03, 02, 0… siamo sopra, saltiamo ed il m/s e nostro.
Siamo tutti stanchi ma felici, per l’ennesima notte avevamo fatto il nostro dovere. All’albeggiare rientrando agli ormeggi, era una grande soddisfazione vedere gli altri colleghi che da terra dicevano:
Bravi, bravi, avete preso il m/s ricercato da anni. Belle soddisfazioni!!!
Poi iniziarono con le ex motosiluranti…………
Ciao Maurizio,
sono un brigadiere appena andato in pensione, stavo guardando su internet i modellini, quando ho visto la foto di tuo padre, mi e venuto un colpo sapere che non é più tra noi. Sono stato imbarcato sul Meattini a Brindisi e non ti dico quanti inseguimenti e fermi abbiamo fatto grazie a tuo padre che riusciva a captare con il baracchino gli amici e con la direttiva, riusciva a sapere pure il punto. Bellissimi momenti. Poi nell’ 85 sono stato treasferito a Cagliari e li, nel 2008, ho terminato la mia carriera, poiché non mi soddisfaceva più.
Anche io sono un modellista navale, un po’ di meno oggi, la vista non mi aiuta più “dopo 35 anni di radar”.
OK mi ha fatto piacere ci risentiamo?
Ciao,
Bruno
Gentilissimo Ten. Colonnello Emilio Errigo,
La ringraziamo moltissimo per le sue parole di apprezzamento che ha avuto per l’Am Maurizio Santo, Vostro finanziere di mare e nostro validissimo collaboratore per la sezione della nostra rivista on-line che dedichiamo alle motovedette storiche delle GdF, riferite agli anni 70′- 80′, fino a quelle attuali, nonché per il modellismo navale delle unità della GdF.
Prezioso è stato anche l’aiuto storico di Maurizio Santo per le tante immagini e racconti legati agli inseguimenti di contrabbandieri, relativi agli anni 70′ raccolte e vissute dal suo papà, Mar.M.Luigi Santo.
Infine le porgiamo i nostri migliori auguri per il suo nuovo libro che ha sta scrivendo, “OCCHI DI MARE 2” e che certamente ottimo successo, per il grande interesse degli argomeneti trattati… Ricordo ai lettori che non lo sanno, che il libro da Lei scritto, “Occhi di mare” devolve i profitti delle vendite alle famiglie dei caduti della GdF. Siamo a disposizione per ogni eventuale “Sua” richiesta, per diffondere tra i tanti lettori che ci seguono, sia “Occhi di mare” che è regolarmente in vendita, sia per la prossima uscita del suo nuovo libro “Occhi di Mare 2”.
Come acquistare “OCCHI DI MARE”:
Costo del libro in Italia è di 12.00 € (IVA e spese di spedizione incluse)
Per acquistarlo basta prenotarlo al seguente indirizzo:
ETRURIA ARTI GRAFICHE – Viale della Vittoria, 14
00053 Civitavecchia (ROMA) ed indicare il nome del destinatario e l’indirizzo completo dove spedire il libro.
Tel. e Fax.:0766/23070
E.mail: etruria.artigrafiche@gmail.com
Giacomo Vitale
Comandante Carissimo,
certamente Lei non ha bisogno di presentazioni ed ho letto e apprezzato moltissimo il suo saggio “OCCHI di Mare” in cui presenta alla gente comune, la vita di tutti i giorni di Noi Finanzieri di mare.
Il nostro lavoro si svolge prevalentemente nell’elemento naturale più bello e affascinante e imprevedibile del mondo, il mare, a bordo di Unità Navali di volta in volta aggiornate e concepite in base al variare degli scenari operativi.
Proprio quelli che Lei ha descritto nel suo libro, quelli del contrabbando, quelli del traffico internazionale di stupefacenti e quelli dell’immigrazione clandestina. Senza parlare delle operazioni di salvataggio e soccorso in mare. Solo chi fa parte della nostra grande famiglia di uomini di mare può immedesimarsi ed aggiungere ulteriori dettagli a tutti gli eventi da Lei raccontati. Sono fortemente convinto che ognuno di noi dovrebbe portare a conoscenza della comunità e tramandare questo periodo fondamentale della nostra storia ai giovani di oggi. Da ragazzino aspettavo impaziente il ritorno di mio padre a casa ed ogni volta c’era una storia nuova da ascoltare. Poi il giorno dopo, in bici, correvo agli ormeggi per vedere lo scafo che era stato sequestrato, Napoli, Tullio Abate, Molinari, li conoscevo tutti…
Forse è nel mio DNA, che mi ha trasmesso mio padre, l’emozione e la voglia di fare al meglio il mio lavoro e per questo non finirò mai di ringraziarlo.
Non volevo… ma viene spontaneo rivivere i ricordi più belli della nostra vita… comunque.
La ringrazio per le bellissime parole e per i complimenti che ha fatto al mio papà ed alla redazione di Altomareblu e Le porgo i miei più siceri auguri per il suo nuovo libro che sta realizzando: “Occhi di Mare 2”.
Am Maurizio Santo
Sono il Ten.Colonnello (G. di F.) Emilio ERRIGO, Autore del
saggio “OCCHI di MARE”, nel quale narro di storie operative, inseguimenti ed abbordaggi vissuti dagli Uomini del Servizio Navale ed Aereo della Guardia di Finanza. Mi complimento con voi e con il Collega Maresciallo M.Santo Luigi. Belle le foto, interessante la storia e i ricordi famigliari. Grato a voi tutti della redazione.
Caro Patrizio.
con immenso piacere ricordo il periodo addestrativo trascorso alla Scuola Nautica della Guardia di Finanza di Gaeta. Due anni di corso in cui, insieme a tanti altri colleghi, siamo diventati Finanzieri e poi Finanzieri di Mare nelle varie specializzazioni necessarie per essere imbarcati sulle Unità Navali del Corpo.
Dopo avere frequentato il corso specifico, sono stato designato come “Motorista Navale”, mentre altri colleghi sono diventati “Nocchieri”, “Radaristi”, “Radiotelegrafisti” e “Furieri” ed oggi, ognuno di noi, svolge il suo compito di specialista nei vari reparti disseminati lungo le coste italiane.
Con voi istruttori, che costantemente avete contribuito alla nostra formazione, abbiamo condiviso momenti belli e brutti… e così doveva essere quel periodo transitorio che ha legato tutti noi del 59° Betelgeuse.
Come ben sai, durante quel periodo, abbiamo condiviso e tuttora condividiamo la nostra passione per il modellismo e in particolare quello dedicato alle nostre unità. Spesso ci sentiamo per telefono e tempo fa ti avevo inviato i link degli articoli che erano stati pubblicati sul sito e sono contento che ti sia piciuto il mio lavoro.
Sono stato sempre un tipo modesto e con la voglia di fare al meglio il mio lavoro. Durante il corso non ho raccontato a nessuno di mio papà e tantomeno di essere figlio d’arte. Lui era venuto a mancare l’anno prima del mio arruolamento e io volevo costruire il mio futuro nel miglior modo possibile, senza pesare o ricorrere a nessuno. In seguito agli episodi contingenti legati alla scomparse di mio padre, sono stato costretto a crescere da un giorno all’altro, sbagliando e imprando dai miei errori.
La cosa che mi dispiace tantissimo e non poter confidarmi e condividere con Lui tutto quello che faccio, chiedendogli i consigli quando necessario e raccontargli le mie avventure lavorative…
Ho visto che ti sei già messo in contatto con Giacomo e sicuramente avrai constatato che è una persona speciale e appassionatissima di mare, storia, nautica e motori.
Sicuramente verrò a trovarti a Gaeta per vedere quello che stai realizzando
Un caloroso abbraccio
Maurizio SANTO
Gentile Patrizio Avolio,
La ringrazio moltissimo per i suoi commenti che ha ha lasciato sul nostro CMS Altomareblu. Sono Giacomo Vitale, il responsabile di questo sito per le barche d’epoca, offshore, militari e da diporto e sono a Sua completa disposizione, come da Lei gentilmente richiesto, per scambio di idee ed opinioni e La contatto in privato per lasciarle le mie coordinate, in modo che possiamo scriverci direttamente.
Cordiali saluti.
Giacomo Vitale
Ciao, Maurizio carissimo, come va?
Navigando su internet ho scoperto il sito senza volerlo dove trasmetti il tuo operato modellistico. Devo ammettere, da quando sei stato mio allievo ne hai fatta di strada e noto con vero piacere che su questo sito sei ben voluto. Ho già mandato un commento positivo sull’amico Salvatore che come prima volta è riuscito ha realizzare con tanta maestria la V.5020 mi sono complimentato con lui e gli ho augurato di continuare così, perchè la classe non è acqua. Intanto mi sono letto tutti i commenti di questo sito e non mi avevi mai raccontato tutto ciò che il tuo papà faceva per te negli anni di duro lavoro, inoltre ho notato che molti lettori sono nostri colleghi e questo mi riempie di gioia. Intanto mi piacerebbe conoscere il responsabile nonchè direttore del sito in modo di approfondire magari domani scambio di idee e opinioni. Come al solito mi dilugo troppo…
Ti saluto e alla prossima.
Con stima e affetto Patrizio AVOLIO.
P. S.: Se può interessare, hanno radiato definitivamente e prossimamente sarà in vendita il mitico “G.71 GRASSO”
Un vero peccato.
Grazie Nino.
Sono sicuro che mio padre sarebbe stato felice di risentirti. Immagino che siete stati imbarcati insieme a Bari o a Brindisi. Sei ancora in servizio? Mi racconterai tu qualcosa di quel periodo.
Come vedi mi ha lasciato, diciamo, il testimone. Mio padre mi ha lasciato in eredità un profondo amore per il mare e mi ha sempre coinvolto nel suo lavoro. Spesso mi portava in navigazione, mi faceva stare a bordo quando si facevano i lavori ai motori, mi portava a vedere gli scafi che sequestravano durante le loro notti insonni.
Quando ho vinto il concorso e mi sono arruolato, purtoppo lui non c’era più e sia durante il corso e poi al reparto, ho cercato di dare il meglio di me stesso imparando quanto più era possibile. Ho avuto un ottimo maestro di vita e non finirò mai di ringraziarlo.
Invia, se possibile, qualche foto del D’aleo da inserire nell’articolo dedicato ai “Meattini”. Grazie!
Un Abbraccio,
Maurizio Santo
Caro Maurizio,
ho appreso, da questo sito, con sommo dispiacere della dipartita di Luigi, Tuo padre.
Ho comandato per oltre 13 anni il G. 34 D’Aleo e per qualche tempo Tuo padre è stato imbarcato con me quale Direttore di macchina.
Ho un vivissimo ricordo di Lui.
Con affetto.
Nino Candia
Caro Pietro anch’io sono rimasto affascinato dal Vespucci.
Forse era il 2000 quando approdò nel porto di Vibo Marina, mia prima destinazione dopo il corso da Finanziere . Gli alberi, le vele, le manovre, tutto perfettamente in ordine, gli ottoni lucidati a specchio… Portai con me mia figlia che allora aveva circa 3 anni e per salire a bordo impiegammo molto tempo, i visitatori erano tantissimi.
Fu una giornata fantastica, il sole primaverile rendeva l’aria piacevole e passammo a bordo molto tempo, scattando foto quà e là.
Realizzare un modello di vascello a vela da delle soddisfazioni incredibili, riuscire a portare a termine i pezzi che hai realizzato richiede tantissimo tempo, pazienza, assiduità e amore e spero che le tue figlie abbiano compreso quanto amore occorre metterci quando si realizza una grisella o una manovra con una bigotta a “Cuore”.
Scusa il gioco di parole…
Sicuramente avrai tanto tempo da dedicare al modellismo e chissa quale altro progetto hai in mente.
Io purtoppo non riesco a dedicare molto tempo a questa mia passione, lavoro e famiglia già ne richiedono tanto , ti posso assicurare però che l’incollatina quotidiana non manca mai.
Quale Vespucci hai realizzato, quello da 1250 mm? Hai delle foto da farmi vedere?
Nel frattempo ti ringrazio per i complimenti e aspetto una tua risposta.
Con affetto ,
Maurizio Santo
Caro collega,
ho lasciato la G. di F. di mare nel 1998, dopo 30 anni di servizio presso la Stazione Navale di Palermo, con le mansioni di furiere. La passione per i vascelli statici lo avuta sin da quando ho visto la nave scuola A.Vespucci a Livorno (la mia città). Ho tre figlie alle quali ho donato ad ognuna un vascello rispettivamente Hms.Victory; N.s. A.Vespucci; Hms. Prince (fuori tutto sono oltre 1 m.). Continuo a fare altri vascelli.
Ho fatto parte dell’equipaggio sul G.81 Giudice presso la Squad. Nav. di P. Empedocle. Il tuo lavoro è semplicemente superbo, bravo ti faccio i più sinceri complimenti, in bocca al lupo per il proseguo della tua carriera.
Caro Davide Angotzi,
ti ringrazio per i complimenti.
Anchio sono un fan di questi eccezionali Guardiacoste che nei primi anni 80 inseguivano i “Napoli contrabbandieri” carichi di sigarette, prima nel golfo di Napoli e poi nel canale d’Otranto.
Quando la velocità degli scafi contrabbandieri equipaggiati con i potenti Mercruiser 330 incominciava a salire e a superare i 35 nodi purtroppo diventò impossibile competere con i contrabbandieri che investivano enormi capitali per avere scafi sempre più efficienti e potenti dei nostri mezzi navali. Quando entrarono in linea i velocissimi “Drago”, i nostri colleghi diedero filo da torcere ai contrabbandieri.
L’unica pecca di questi incredibili scafi era l’autonomia per questo nei pattugliamenti delle coste venivano quasi sempre affiancati da un Guardiacoste classe Meattini, sempre pronto a rifornire di carburante i serbatoi.
Attualmente sto realizzando un modello di Guardiacoste classe “Meattini” e spero presto di pubblicare qualche foto di questa storica imbarcazione della Guardia di Finanza.
Gentile Davide Angotzi,
ti ringrazio a nome di Maurizio Santo per i tuoi graditi complimenti.
Peccato che non hai avuto la possibilità di essere ai comandi di una barca dalla carena innovativa come il Drago, con trasmissione step drive, eliche di superficie e velocità di punta rilevante per l’epoca in cui fu costruita. Infatti essendo un fan del Meattini, confrontando le prestazioni, avresti avuto il piacere di averle comandate entrambi.
Comunque sia l’Italcraft Drago che il Baglietto Guardiacoste – Classe Meattini, sono state due eccellenti unità della Guardia di Finanza.
Un caro saluto.
Giacomo Vitale
Con piacere ho letto tutta la pagina al volo…
Complienti a Maurizio Santo per le foto e il modello del Drago….
Purtroppo non ne ho mai avuto uno tra le mani ma sono passato da quasi tutte le altre classi…
Personalmente sono un fan dei Meattini che considero la migliore barca mai avuta dalla G. di F.
Saluto tutti i “naviganti”
Non sai dove sei capitato e il tuo nomignolo, “o pazz”, è tutto un poema e la dice lunga circa la persona che immagino tu sei.
Molto bene, sono più pazzo di te e qui nel nostro gruppo che anima questo sito, appunto mi chiamano tutti Giacomo ‘o pazz. Per quello che tu dici viaggiando di notte a velocità prossime ai 75 nodi, la visibilità è apprezzabile e certamente si riesce a navigare comunque, ci vogliono: cognizioni tecniche, padronanza assoluta del mezzo, crearsi dei punti di riferimento che ti diano la giusta sensazione per capire come essere in rotta e come intervenire in caso di necessità immediata e una buona dose di pazzia… In questi casi l’esperienza personale è determinante. Sono convinto che uomini validi, come certamente sono sicuro tu sei, si formano proprio in virtù di quella pazzia che tu ironizzi con il tuo nomignolo. Il pizzico di pazzia e la forte passione formano un Comandante di Motovedetta Veloce con i dovuti attributi, tutto il resto viene dopo.
Piacere di aver fatto la tua conoscenza ed a questo punto sono curiosissimo di conoscerti personalmente.
Per i “Levriero seconda serie V 7000” ho avuto occasione di vederlo da vicino alcuni mesi fa nella scuola militare sottoufficiali della G. di F. di Gaeta.
Adesso con questo commento mi incuriosisci molto… Spero di incontrarti presto.
Certo che voglio provare un levriero 2^ serie…
Dove e quando?
Attendo tue notizie con trepidazione…
Giacomo ‘o pazzo
Guido al buio e di notte da oltre 20 anni con velocità prossime al doppio di quelle di un Drago… posso assicuare che si vede… e come se si vede. E’ solo questione di abitudine! 75 nodi non sono poi tanti… sino a quando si và dritti il problema è quando bisogna virare a corto raggio….devi rallentare , scalare una marcia e chiudere ma sempre pronto ad allargare per riprendere la barca. Vuoi provare? “Classe Levriero 2^ serie”.
Il guaio, sai qual è, caro Bruno?
Che io fumo da quando avevo 12 anni. Avendone oggi 55 (e molti rotti), di più… pensa tu quanto avrei risparmiato, economicamente parlando, si intende! Ma tu sei medico e quindi non dovresti inneggiare a certe …soluzioni esistenziali!
In realtà, navigare di notte a tutta manetta è rischio praticamente “non valutabile”… Ho visto barche affondare per aver “infilzato” il manico di una scopa: è entrato in carena ed è apparso sotto al pagliolato. E la barca, come direbbe Trilussa: “Fece glu glù e nun se vide più”.
Ho anche visto altri scafi esplodere incocciando bombole di gas galleggianti. Io sono “planato” sopra ad un tronco d’albero: vero che era di giorno e in gara, ma pioveva e non si vedeva un beneamato… Insomma, guidare al buio e ad alta velocità è un terno al lotto.
Devi, insomma, avere “molta fame e famiglia a carico” per affrontare questi rischi. Oppure grande spirito di Servitore dello Stato per inseguire questi avventurosi… Io sono stato e rimango solo un piccolo cronista del mare.
Ciao, doc.
Antonio
Soccol contrabbandiere sarebbe stato fantastico!!
Cari saluti da Bruno
Baglietto 20M G34 D’Aleo – classe Meattini (ex Guardia di Finanza) in vendita
Ecco un recupero interessante sempre ex Guardia di Finanza…
Alex
Ho letto con grande attenzione e interesse il gradevolissimo “pezzo” di Maurizio Santo.
Mi ha fatto ricordare quella occasione in cui, nei primi anni Settanta, mentre stavo armeggiando attorno alla mia barca da corsa “Arcidiavolo”, venni avvicinato da uno sconosciuto che mi chiese se me la sentivo di portare scafi veloci di notte: dalla costa romagnola al centro dell’Alto Adriatico e ritorno… Due o tre volte per notte. L’offerta economica era molto attraente, i rischi di conflitti a fuoco con la GdF relativamente modesti se non nulli. Il tempo da dedicare all’impiego: una manciata di ore. La tentazione di dire di sì per “vivere” quel tipo di attività, capire come si svolgesse e ricavarne un bel servizio giornalistico era notevole ma alla fine prevalse il cittadino onesto che, ahimè e magari (chissà?) “purtroppo”, sono.
Spesso mi sono rammaricato per quel mio: “No, grazie. Non tengo famiglia ma tengo lavoro” che velocemente aveva chiuso l’offerta. Rammaricato solo per non aver provato, visto, sperimentato. In prima persona. Direttamente. Sul fatto, come si dice in gergo.
Mi sono anche detto che avrei potuto informare “prima” chi di dovere e spiegare che la mia era e sarebbe stata solo una “esperienza professionale”, una “curiosità giornalistica”. Ma, alla fine, ho sempre convenuto con me stesso che la prima risposta era stata la migliore.
Manca però alla letteratura un qualcosa che racconti questa parte di esperienza della vita in mare.
Il contrabbando dell’epoca (sigarette) era certamente fuori dalle leggi dello Stato ma infinitamente più “bonario” di quello odierno: schiavi, armi, droga, “pezzi di ricambio umani” eccetera e ciò traspare anche dalle parole di Maurizio.
Ho riconosciuto, nelle foto pubblicate, quasi tutte le barche “inseguite” e “catturate”: conoscevo bene chi le costruiva e gli sforzi che facevano per renderle velocissime su specifica richiesta dei loro “clienti” particolari…
Ora che son passati tanti anni, credo, bisognerebbe che qualcuno raccontasse quelle sfide. Sia dal punto di vista degli “inseguiti” che da quello, valorosissimo (oltre che faticosissimo), degli inseguitori… Le tecniche, le strategie, le barche usate eccetera.
Insomma: Finanziere con capacità di romanziere cercasi… Ma lei, caro Maurizio, non se la sente?
Antonio Soccol
Non c’è che dire…
Grazie a questi fantastici uomini che tutti i giorni lavorano anche per noi in mare, in condizioni spesso pericolose; basta guardare le immagini delle due motovedette Drago speronate per capire di cosa sto parlando…
Bellissime le immagini in navigazione delle motovedette durante gli inseguimenti e a pensare a Drago Dexsy
e al fantastico recupero/restauro realizzato da Wolfgang Willms,
se i miei conti non sono fatti male, dovrebbero essere gli unici due esemplari rimasti da diporto.
Dexsy è in vendita e questo mi rammarica moltissimo, di certo il futuro e fortunato nuovo proprietario si renderà bene conto che avrà una barca rarissima dalle prestazioni fantastiche con una tecnologia che ancora oggi… continua a far parlare: eliche di superficie, step drive ecc..!
Tra i tanti articoli, avevo dimenticato che di Drago Dexsy c’è un ampio e ben documentato articolo che mostra l’attuale splendore di questa bellissima barca d’epoca Levi.
Se potessi…
Alex