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La notizia: ritrovato “Alto Volante”

2 Commenti/in Altomareblu News, Giacomo Vitale, Restauro barche d'epoca legno/da Giacomo Vitale

EDITORIALE
di Giacomo Vitale

In questo periodo assolutamente poco felice per il nostro paese… noi appassionati della nautica a motore anni ’60 – 70′ non smettiamo mai di dare la caccia a famose realizzazioni di cui si sono perse le tracce.

L’ ing. Francesco Fiorentino, autore di AMB, verso la metà dello scorso maggio mi ha telefonato dicendo di aver ritrovato “Alto Volante“.

Alto Volante Alto Volante vista poppa

Ovviamente, quando si ricevono queste notizie si rimane sempre un po’ dubbiosi fino a quando non si vedono le immagini che suggellano l’annuncio e danno la certezza che si tratta veramente della barca di cui si parla.

Ebbene, nel caso specifico si trattava proprio di “Alto Volante” Levi 27 – disegnata da Levi e prodotta dalla Viking Marine, fu ordinata dal duo Jhon Dalton & Don Shead. Di seguito le immagini attuali di Alto Volante che ci ha inviato il suo attuale armatore, che si trova in Inghilterra, ci riferisce quanto segue:

Posseggo “Alto Volante” da quasi due anni. E ‘stata salvata dopo essere stata su un rimorchio nel retro di un cantiere per quasi trenta anni!

Come potete vedere dalle fotografie è in pessime condizioni e necessita di un restauro completo ed attualmente in corso, essendo un costruttore di barche di professione. Intendo ristabilire tutta la barca e la sua struttura quanto più possibile simile all’originale, anche se è mia intenzione utilizzare motori e sistemi di propulsione più moderni per renderla più pratica all’uso.

Vorrei saperne di più della sua storia, in quanto non sembra esserci documentazione in riferimento alle due edizioni della Cowes-Torquay nel 1965 e ’66 alle quali ha partecipato. Fotografie di quello che poteva essere sia internamente che esternamente sono un po’ carenti, ma sono fiducioso che ulteriori informazioni possono venire fuori e comunque sia vado avanti con il restauro.

Alto Volante Alto Volante vano motori

Di seguito le immagini di progetto di Alto Volante ed in gara.

Alto Volante alla Cowes-Torquay 1964

Alto Volante alla Cowes-Torquay 1964

Alto Volante alla Cowes-Torquay 1964 Alto Volante alla Cowes-Torquay 1964

Le immagini a colori sono state tratte da filmati presenti sul web,
fanno riferimento alla gara offshore Cowes – Toquay degli anni 1964.

Il ritrovamento è avvenuto in conseguenza di un mio articolo pubblicato su AMB che voleva essere una “nuova idea”  per ri-motorizzare, dopo un restauro di tutto lo scafo e gli impianti, una Speranzella “Cabin Cruiser II Series” di Levi e costruita dalla Canav di Anzio, di cui potete leggere all’articolo: Restauro vintage: Speranzella – Top System?

L’articolo a firma dell’ing. Fiorentino per l’ingegnerizzazione della propulsione, per il cambio dei motori ed il montaggio delle propulsioni Top System dotati di eliche di superficie, lo studio del nuovo bilanciamento idrodinamico dello scafo. Mentre la mia firma è dovuta all’idea della nuova motorizzazione e propulsione, la ristrutturazione della carena e di tutti gli impianti di bordo secondo le normative e le esperienze personali maturate nei restauri di unità negli ultimi dieci anni.

Ecco i dati del progetto di Alto Volante che ha una carena identica a quella del Corsair:

Disegni Corsair 27 Corsair 27

Alto Volante, rispetto al Corsair 27 aveva una motorizzazione più grande che passava dai 600 HP a 800 HP

Alto Volante has the same hull as the 27 Levi, see drawing attached with specifications listed.
Compared to the Corsair 27, High Flying had the following engines:

  • Ford Interceptor 427 c.u.:
  • HP: 2 x 400 = 800 HP
  • R.P.M.: 4.800
  • Riductio gear: 1,52:1
  • Prop R.P.M.: 3150
  • Props: 17″Dx 22″ P
  • Speed 43 knots

Respect to “Levi 27” has the TV show “V-drive”.

The technical scheme proposed by Ing. Levi on “Alto Volante” in 1963, was revived a year later, in 1964, the Second Speranzella.

trasmissione V-drive Alto Volante 27 - Speranzella Seconda

trasmissione V-drive Alto Volante 27 – Speranzella Seconda

Un progetto ambizioso che vuole far capire quanto oggi sono ancora attuali, a circa cinquanta anni dalla loro progettazione, le carene disegnate da Levi e che nelle gare offshore famose di quegli anni non riuscirono a vincere costantemente come avrebbero meritato a causa di motorizzazioni non troppo affidabili che spesso venivano meno, mettendo in ombra la validità assoluta di quei progetti.

L’offshore che in assoluto subì le maggiori delusioni a causa dei cedimenti meccanici dei motori fu Arcidiavolo, ma anche Speranzella ecc..

Infine, preciso che l’ offshore come era concepito a quei tempi, cioè partendo da barche assolutamente di serie che gareggiavano complete di tutte le loro strutture, era straordinariamente valido e metteva alla prova barche destinate alla vendita per i clienti diportisti che, supportati da risultati agonistici le acquistavano a “giusta ragione”.

Infatti, per testare una barca destinata alla produzione e vendita non esiste migliore test dell gare agonistiche di durata. Infatti, esse consentono di verificare non solo in generale i progetti di tali unità, ma anche le soluzioni tecniche adottate nello specifico per gli impianti e quant’altro.

Oggi purtroppo non è più così e quelle gare affascinanti che interessavano tantissimo sia gli addetti ai lavori, i potenziali clienti ed i semplici appassionati di motonautica, basta guardare le foto della VBV, Trofeo Napoli ecc. siamo negli anni 1966 – 1977. (vedi  il libro “L’avventura dell’OFFSHORE” venti anni di motonautica scritto da Claudio Nobis, testi di Antonio Soccol, Carlo Marincovich, Fabrizio Ricci e con la collaborazione di:

  • Attilio Petroni, per la consulenza tecnica e storica
  • John Crouse per le classiche ed i profili dei piloti USA
  • Dag Pike per le classiche ed i profili dei piloti UK
  • Antonella Ravazzolo per le ricerche e la documentazione

Fotografie:

  • Archivio storico FIAT
  • Beken of Cowes
  • Forza 7
  • Jhon Crouse
  • Guido Alberto Rossi
  • Wills Trophy International

Edito da Mursia è un testo ormai introvabile, ma preziosissimo che descrive benissimo le gare di quegli anni (1966 – 1975) ed interpreta in pieno quanto appena descritto.

l'Avventura dell'Offshore di Claudio Nobis - Edizioni Mursia

l’Avventura dell’Offshore di Claudio Nobis – Edizioni Mursia

Si ripropone semplicemente il concetto di un grande come “Enzo Ferrari“: le gare servono per sperimentare soluzioni tecniche nuove per offrire agli utenti l’auto per tutti i giorni “sicura” ed affidabile.

Purtroppo, oggi assistiamo a gare inutili come quelle del circuito chiuso che non servono a nulla… una categoria da cancellare immediatamente a favore di nuove gare “offshore” su cui dirottare le risorse degli sponsors e quanto altro al fine di offrire al pubblico dei diportisti barche valide sperimentate nelle gare e non “pompate” da pubblicità che spesso propina con i migliori intenti del marketing “orrendi oggetti galleggianti” non ben definiti, magari lussuosi e che non hanno nulla in comune con la barca cosi detta nell’ambiente marinaresco “marina”. Personalmente definisco questi galleggianti “oscene cafonate”,  in cui il lusso inadeguato di qualche architetto da strapazzo si adopera per spillare quattrini dalle tasche di “lauti ignoranti” che della motonautica non hanno la minima cognizione.

Ritornando a parlare della tecnica, con il notevole progresso fatto dai motori diesel “common rail” di ultima generazione e l’invenzione di nuovi sistemi propulsivi dotati di eliche di superficie, si possono riportare in auge queste stupende carene e dimostrare che, nonostante l’uso errato di software per disegnare nuove carene, si fa per dire, si assiste invece a spettacoli deprimenti di carene assurde che violano i minimi concetti evolutivi di cui i progettisti Levi ed Harrauer, giusto per fare un paio di nomi validi, hanno ampiamente dimostrato nelle loro creazioni.

Alto Volante running rev1

Per Alto Volante, non possiamo fare altro che congratularci con l’attuale armatore che ha mostrato interesse alla nostra nuova proposta propulsiva per una carena eccezionale e se realizzata, non mancherà certamente di stupire per un vintage interpretato secondo un nuovo concetto che ha un grande rispetto per quello che è la barca d’epoca in tutte le sue strutture originali.

Invece, trovo “intelligente ed innovativo” dotare queste ottime carene, di nuovi motori, affidabili, poco inquinanti e dai consumi contenuti. Ciò vuol dire che chi effettua questa scelta vuole veramente navigare ed in sicurezza.

Insomma, un motivo di studio diretto che potrebbe essere la base per un cambiamento radicale delle propulsioni con motori diesel di ultima generazione e gruppi con eliche di superficie. Il tutto permetterebbe velocità di crociera lodevoli e consumi ridotti, con un margine di sicurezza elevato.

Credo che di più non si possa ottenere e mi auguro che tali esempi possano essere di sprone per la produzione in serie di nuove barche del futuro prossimo… e pubblicheremo certamente tutte le esecuzioni di questo ed altri progetti simili in corso d’opera.

All’armatore di “Alto Volante” le nostre congratulazioni e ringraziamenti per credere nel nostro progetto.

Vi terremo informati… Continuate a seguirci!!

Tags: Barca offshore, Eliche di superficie, Giacomo Vitale
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2 commenti
  1. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    23/08/2019 in 13:59

    Ciao Brunello,

    è un piacere ritrovarti qui su AltoMareBlu e leggo con interesse ed attenzione quanto riferisci circa il ritrovamento di Alto Volante.

    Dopo aver consultato Milestones In My Designs, ovvero la Bibbia di alcun degli oltre duemila progetti di carene del più grande progettista di imbarcazioni offshore, da diporto, lavoro ecc. Renato “Sonny” Levi e nostro amico comune, ho tratto alcune conclusioni, ma mi sono venuti molti dubbi, in quanto parlando con “Sonny” in una delle occasioni in cui siamo incontrati a Roma, ricordo che mi disse del Levi 27, su mia domanda, chiamato Alto Volante. Ricordo mi disse che era una carena molto bella e veloce, dotata di trasmissioni V-drives.

    Inoltre, a pagina 82 dell’altra preziosissima pubblicazione di “Sonny” “dhows to deltas” a pag. 82, descrive del Levi 27 e del Corsair e inserisco con il copia ed incolla quello che è scritto nella parte che interessa la ricostruzione storica del Levi 27 “Alto Volante”:

    “Inoltre è stata prodotta una vera e propria imbarcazione da corsa Viking Marine per la partnership John Dalton/Don Shead, chiamato Alto Volante. Il cui scafo era identico a quello della produzione Corsair, lo stampo del ponte speciale è stato realizzato con una cabina praticamente inesistente.
    Alto Volante era alimentato da una coppia Ford Interceptor 427 cu.in. motori montati a poppa guidando due eliche in acciaio inox e trasmissioni V-drives. Barca molto veloce anche se lei non lo ha mai avuto successo nelle varie gare a cui ha preso alla parte a causa di problemi meccanici.

    A questo punto la barca che avevo individuato come carena Levi nell’articolo di riferimento a cui il tuo commento, sembrava essere un mio errore, ma non è cosi e ti spiego:
    Infatti, a pagina 201 del Milestones… dedicata alla straordinaria avventura del “Virgin Atlantic Challenger II” dice testualmente: Erano passati 13 anni da quando avevo vinto la sfida lanciatami dai fratelli Sonnino Sorisio per la progettazione del Drago, il più veloce cruiser diesel della storia mondiale della nautica da diporto. A farmi vincere quella sfida (e a non obbligarmi a montare su quel “fast commuter” le ali che avevo tenuto come “arma segreta”) erano state le eliche di superficie ed il mio sistema brevettato Levi Step Drive.
    Lo stesso brevetto era stato applicato a barche come “Alto Volante” errore dovuto al fatto che il Drago, il Dart ed Arcidiavolo avevano trasmissioni step drive, ma non il Levi 27 che aveva invece trasmissioni “V-drives”.

    Insomma, chi ha impaginato le descrizioni di cui detto ha confuso trasmissioni “Step drive” con “V drives” e qui è nato l’errore di cui detto

    Continuando a riprodurre quello che Levi affermava a pag. 201 del “Milestones In My Designs”…

    I vantaggi erano molti ma non potevo nascondermi che c’erano anche alcuni elementi negativi: nelle produzioni da diporto, questi creavano fastidi e preoccupazioni sia ai costruttori che ai clienti. In particolare il Levi Step drive permetteva, ai bassi regimi, una manovrabilità piuttosto modesta. Insomma: le manovre in porto erano spesso difficili perché le eliche avevano poca efficienza in marcia indietro e perché una singola pala di timone non svolgeva un sufficiente lavoro di governo. In marcia avanti e agli alti regimi non c’erano problemi e, perciò, le barche da corsa o quelle ad alto rapporto peso potenza non si lamentavano di questi inconvenienti.

    Inoltre, a pagina 138 e 139 sempre del Milestones, vi sono foto e disegno di Alto Volante costruito in Gran Bretagna sulla lunghezza di 38’6″, un cabinato da diporto capace di buone prestazioni anche nel settore agonistico, grazie anche alla sua ottima velocità.

    Di seguito i suoi dati di targa:

    Lunghezza f.t.: 11,73 m
    Lunghezza al galleggiamento: 10,06 m
    Larghezza massima: 3,05 m
    Immersione: 0,61 m
    Diedro allo specchio di poppa: 26°
    Peso: 6 tonnellate
    Motori: Ford Sabre 2×250 HP
    Velocità: 42 nodi

    Concludendo: ti ringrazio moltissimo per la tua segnalazione, ma vedo che anche tu sei stato tratto in inganno da quell’errore apparso sul Milestones.. circa Alto Volante che a questo punto è assolutamente lei e non altra barca levi a noi non nota.

    Infine, se vedi la quarta foto di Alto Volante che abbiamo pubblicato in cui vedi un flex posto in sentina sulla carena lato poppa, puoi notare più in avanti, dove vi sono le tracce della paratia del vano motore che è stata rimossa, puoi vedere sul fondo i due fori di passaggio degli assi collegati al V drive che passavano il fondo dello scafo, che sono stati otturati con resina epossidica ed addensante al silicio o altro additivo per lo scopo…

    Nota finale. Forse sono troppo zelante, ma voglio ricordare che un altro elemento che smentisce che Alto Volante sia stata una barca con trasmissioni Step-drives è il fatto che essa fu costruita nel 1966 e Le trasmissioni “Step-drives” Levi furono presentate nel 1973 al debutto del Drago Italcraft realizzato su imput dei Fratelli Sonnino Sorisio, all’epoca titolari del noto cantiere che allora si trovava a Bracciano.

    SI CONCLUDONO LE MIE INDAGINI IN MERITO ALL’AUTENTICITA’ DI “ALTO VOLANTE” CHE A QUESTO PUNTO RIMANE CONFERMATA PER LE MOTIVAZIONI ESPRESSE DURANTE LE FASI DI INVESTIGAZIONE.

    Grazie Brunello e spero di essere stato esaustivo nel risponderti e comunque io sono sempre qua e se vuoi puoi anche chiamarmi telefonicamente per spiegarti di più e meglio…

    Per quanto dici di AltoMareBlu ti ringrazio tantissimo per i tuoi graditi apprezzamenti e quando vuoi, se siamo sempre a disposizione tua e di tutti i nostri appassionati lettori. Se hai notizie e progetti interessanti come piacciono a noi, rendici partecipi insieme ai lettori di AltoMareBlu che certamente apprezzeranno…

    Un abbraccio,
    Giacomo Vitale

  2. Brunello
    Brunello dice:
    22/08/2019 in 23:27

    Ciao ragazzi,

    salvo errori ed omissioni mi permetto di segnale che a mio parere:

    A) la barca nelle foto – certamente Levi – per me non è l’ Alto Volante che voi stessi recensite in un altro articolo (Streaker 39); forse c’erano due Alto Volante? Devo verificare.

    B) Alto Volante quello più famoso – forse una delle migliori carene di Sonny secondo fonti molto ben informate – si distingueva non solo per una ruota di prua un po’ più profonda ma anche per essere la prima applicazione (credo prima di Drago!) del sistema propulsivo Step Drive ad eliche di superficie fisse inventato e brevettato da Sonny Levi. Lo specchio di poppa era quindi rovescio. La carena di Corsair non era uguale a quella di Alto Volante (1974).

    C) Infine una nota sulle trasmissioni dì superficie: lungi da me criticare le Top System, voglio però ricordare che Levi era totalmente contrario a qualsiasi sistema brandeggiabile e con la pinna di deriva posta dinanzi alle eliche. Esattamente come Fabio Buzzi, dopo di lui. Per cui, se rimotorizzare con motori moderni è QUASI SEMPRE lecito (non sempre però: i BPM del G50’ che venivano da Barbarina andavano per forza restaurati o sostituiti con identici capolavori d’ingegneria meccanica italiana d’epoca. Come pure il Carraro di Ultima Volta… ci sono quindi eccezioni ) quando si parla delle trasmissioni di superficie no: un sistema di superficie brandeggiabile retrofittato su una barca d’epoca di Levi sarebbe un vero e proprio sacrilegio, credimi sulla parola. E non dico che andrebbe male, anzi. Solo che il primo Step drive della Storia andrebbe resturato.

    Ciao e complimenti per il blog sempre stupendo!

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