Visione subacquea – una storia italiana
di Sergio Abrami YD
Chiacchierata in pozzetto su strani oggetti galleggianti non identificati
Un caro amico cultore come me del “sapere nautico”, avendo trovato alcune informazioni su miei battelli a visione subacquea progettati nel 1988 mi ha chiesto di fornirgli ulteriore documentazione esortandomi con queste testuali parole:
Credo che sia arrivato il momento di tirare fuori questa tua invenzione… e chi sa se possa avere oggi il successo che in passato è mancato, forse perché poco conosciuta…
Gli rispondo non a “tamburo battente”, ma di getto come in una conversazione in pozzetto o in plancia tra amici che hanno le stesse passioni per il mare e per le costruzioni navali che diventano mestiere, senza però mai perdere di vista l’aspetto creativo e soprattutto il lato umano delle cose.
Innanzi tutto nessuna invenzione, ma per contro una discreta opera di sviluppo o inviluppo alla Munari. *Vedi la mia citazione preferita su Facebook.
”Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare.
Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità.
… Eppure la gente quando si trova di fronte a certe espressioni di semplicità o di essenzialità dice inevitabilmente questo lo so fare anch’io, intendendo di non dare valore alle cose semplici perché a quel punto diventano quasi ovvie.
In realtà quando la gente dice quella frase intende dire che lo può “rifare”, altrimenti lo avrebbe già fatto prima”.Bruno Munari
Semplificare – andare sempre all’essenziale.
I battelli semi-sommergibili a visione subacquea nascono in Australia, sulla costa orientale, con l’ obiettivo di far visitare ai turisti la barriera corallina.
Abbiamo quindi un imbarcazione realizzata in tre parti fondamentali:
- Una cabina subacquea per vedere il fondo con l’illusione di essere svariati metri sott’acqua
- Un ponte passeggeri convenientemente ombreggiato
- Importanti riserve di galleggiamento sapientemente frazionate.
Nel 1988 due giovani soci di un neonato “Studio Carena”, di cui uno Albera, che in seguito diventerà Presidente del porto di Cremona, mentre l’altro Fermi, diventerà Editore e Direttore di una piccola ma prestigiosa rivista di nicchia “Il battelliere”, che quest’anno celebra i 18 anni di esistenza, vengono da me chiedendomi di progettare, per le esigenze di un potenziale “turismo subacqueo nazionale”, un battello con funzioni simili a quelli australiani, ma più economico da realizzare e gestire… Va detto che tutto questo capitava quando di “parchi marini” non se ne parlava ancora..
E’ il mio destino. Non sarei capace di fare cose barocche ridondanti.
Mi impegno a riguardo e nasce il progetto 56.88, numero che la dice lunga sulla quantità di lavoro che a quei tempi in un anno si riusciva a realizzare. Le linee sono:
- La tavola 56.88.1165 del dicembre 1988 (l’ultimo numero è un progressivo che parte per scaramanzia con il 113 e si riferisce alle linee d’acqua del LIMIT del maggio 1971 – ora siamo alla tavola n° 4188 e siamo fermi da tre anni..)
- L’imbarcazione si chiamerà Aquavideo – senza la “c”, alla latina
- A tutti gli effetti si tratta di un piccolo trasporto pax
- E’ una chiatta con una cabina attaccata sotto, la sezione è a T
Due grandi palpebre creano una zona d’ombra che da l’illusione di essere metri sott’acqua e danno stabilità e riserva di galleggiamento. Forme semplici, facili ed economiche da costruire in lega leggera, un materiale che è una banca di energia, riciclabile all’infinito, facile da lavorare, facile da mantenere.
Sul fondo una vera miniera di piombo ben isolato. Un motore FB a prua e guisa di bow truster per facilitare le manovre, a poppa un EFB Diesel – in origine doveva essere un FB diesel.
I giovani neo imprenditori cremonesi si danno da fare e trovano un neo costruttore in Sardegna, il Comandante Vittore Mannazzu – pilota di porto a Porto Torres, persona deliziosa ed appassionata che si “inventa” il cantiere “Croce del Sud ed Orsa Maggiore”. Il mio lavoro di progettazione, completamente fuori dagli schemi, ha fatto nascere in quaranta anni di carriera tante di quelle attività che ne ho perso il conto.
In realtà i due giovani imprenditori dello “Studio Carena”, prima partecipano ad una gara per una imbarcazione destinata al neonato “Parco Marino di Ustica”. Indimenticabili le corse per preparare i disegni, come le corse notturne al classico ultimo minuto per portare a Roma, al Ministero i plichi con offerte, disegni e documenti vari!
Lo schema del bando “fotografa” la nostra “Aquavideo” dovrebbe esser cosa fatta, ma manca qualche documento o questo non è in originale… Insomma, per motivi cartacei la gara la vince il battello in ferro dei CN Rio di Sarnico. Ma il loro sarà un buco nell’acqua… Ho visto la barca Acquario abbandonata e corrosa dalla ruggine in quel di Ustica 6 o 7 anni fa.
Il primo “Aquavideo” va in acqua a Porto Torres e viene acquistato da una società turistica di Villasimius. Quindi articoli su L’Espresso, Panorama ed ovviamente sui quotidiani locali, poi il vuoto assoluto. Forse l’Aquavideo era arrivata troppo presto! Essere i primi sul mercato se mancano “i polmoni” è controproducente. L’apnea e le spese di promozione sono fondamentali.
L’evoluzione della specie.
Passano alcuni anni e poi nei primi anni ’90 mi avvicina un imprenditore bresciano che costruisce attrezzature nautiche, accessori, finestrature. E’ il proprietario di una avviata azienda alle porte di Brescia che alla sua chiusura sarà coinvolto in vicende giudiziarie ricollegabili a Mani Pulite, da cui viene poi scagionato. Successivamente genererà altre dinamiche aziende frutto del know how acquisito da ex dipendenti che si occuperanno non solo di finestrature ed oblò per la nautica, ma anche di finestrini per treni, trattori e locomotive.
Questo abile e tenace imprenditore, un venditore nato, aveva un sogno nel cassetto: far vedere i fondali con un mezzo piccolo, individuale, max 2 pax da dare a noleggio. Facile da gestire in flotta e facile da spedire in container.
Mi metto all’opera e nasce qualcosa di veramente originale e pratico. Costruzione in PRFV , inaffondabile, sicuro e divertente. Propulsione a pale con un ingegnoso strema di governo e propulsione progettato e realizzato “in casa”. Ce ne sono a decine in mar Rosso ed a Cuba. E’ l’EasyTWO.
Dopo la propulsione a pale, si trasforma in elettrico, poi in FB4T. Le linee : Tavola 38.91.1724 del dic 1991. Una carena inusuale, quasi un trimarano con pianta triangolare con una bolla in policarbonato per la visione subacquea e ben 770 kg di rottami di ferro resinati sul fondo.
Nel frattempo però giungono richieste per un battello più grande. Tanti bozzetti per la nuova ditta nata, risorta dalle ceneri della precedente in locali molto, molto più piccoli a poca distanza dal Garda, ma con tanta voglia di fare. Una ditta che si occupa solo di visione subacquea e di attrezzature relative.
Per me tanto lavoro di bozzetti e preventivi , ma anche allora i soldi sono pochi e tutte le barche progettate da me e proposte dal Cantiere risultano troppo care. Il tutto, con grande scorno, si ferma sempre a livello di preventivi.
Questa si invece è una mia invenzione !
Ed è a questo punto che nasce, se così si può dire, la mia invenzione, da una battuta di spirito, da un moto di stizza con un fondo di verità, poiché per andare piano le forme di carena non sono essenziali.
- Le cisterne per gasolio costano poco e sono già fatte
- I tubi di grosso diametro ed i raccordi sono in commercio
- Più l’oggetto pesa, meno zavorra è necessaria per immergere la cabina sub.
Facciamo stare la gente seduta in posizione da auto a gambe allungate. L’occhio dell’osservatore seduto si trova ad una altezza inferiore a 60 cm dal pagliolato e poi si guarda in basso. Finestre semitonde che interessano anche parte del fondo e l’illusione di essere in profondità è completa.
Scherzando, ma non troppo, dico:
- Tagliamo a metà una cisterna
- Aggiungiamo poppa e prua – sempre con forme sviluppabili
- Finestriamola
- Facciamo un piano di coperta con bordo libero basso
- Si naviga solo in meteo favorevole per visione sub
- Due galleggianti laterali per dare la stabilità necessaria e creare spazio in coperta
- Un raccordo tondo a prua per non far danno in manovra ed il gioco è fatto
Proposta accettata !
La costruzione sarà però il PRFV per ridurre la manutenzione.
Stampo modulare diviso in tre parti:
- Prua
- Sezione centrale
- Poppa
Inoltre, simmetria bilaterale in coperta, il tutto smontabile per essere trasportato agevolmente in container.
La corsa all’economia propria del cantiere produrrà purtroppo componentistica misera realizzata con tubi mancorrenti esili e visivamente miseri rispetto al disegno ed al progetto, finiture più grossolane che “essenziali”, ma c’è un mercato che assorbe questo tipo di “oggetti”. Nasce così finalmente una famiglia di scafi modulari B&WT2W – 3W – 4W – 5W – 6W dove la sigla vuol dire:
- n: numero
- W: finestre (windows)
Lo stampo è un modulo base a due finestre moltiplicato per n volte.
B&W che pronunciato in fretta gioca sull’assonanza della ben nota industria bavarese dell’automotive, è il nome della nuova ditta. Ora, dopo ennesima chiusura, è rinata nel Sud Est Asiatico e la gestisce il figlio ed un bel “international” completa il marchio…
Ma torniamo agli oggetti a visione subacquea.
Nel 2000 il progetto 04.00 “tavola 2714 gennaio 2000” è il modello di partenza della famiglia “895” che col tempo si “stirerà” a 925 centimetri. Nasceranno anche versioni chiuse con condizionatore che operano in Mar Rosso, ma anche ristoranti galleggianti a visione subacquea, spediti smontati ad Aruba. Poi nel 2004 un altro ciclo di crisi. Fatture di consulenze mensili non pagate, royalties perse ecc ecc. I primi a non essere pagati, come ben sanno gli addetti ai lavori sono i tecnici, gli operai hanno per un po’ qualche chance in più, altrimenti non producono…
Si trovi un altro incarico, qui tra un po’… Così mi apostrofa l’imprenditore, che a onor del vero si era sempre comportato correttamente facendomi capire che “la va a pochi” . Preventivi sempre troppo tirati, che a malapena coprivano i costi del materiale, pagamenti persi causa clienti finali “evanescenti”. Ed intanto però si sfruttano schizzi e piani di massima per costruire senza pagare, battelli derivati . Vengono cercati tecnici per operazioni spot – le barche per navigare devono avere le carte in regola -. Questo fino alla fine del 2010.
Poi, bello bello il “tizio” mi telefona dicendo di avermi visto al Salone di Genova e aggiunge che lavorando sull’estero si avvale di altri progettisti giovani, meno cari e ansiosi di fare per essere conosciuti, ma che avrebbe piacere, visti i pregressi, di riprendere la collaborazione con il mio Studio..
Io dico 0k!, basta saldare il pregresso… non sono grandi cifre, ma è una questione di principio e di correttezza nei confronti dei colleghi.
“Mai! Mi sono salvato dal fallimento, afferma il tizio, mentre ribatto a muso duro: grazie anche a me… e il tizio da faccia di bronzo replica: il passato è passato. Così ha avuto il coraggio di proferirmi per telefono il sempre attivo imprenditore! Per dignità ho detto fermamente di no. Ho appreso successivamente da una e-mail di un cliente, che questo imprenditore dichiara che seguo le sue costruzioni. Un nome, una garanzia. (era forse lo slogan di qualche lassativo..) Che dire? Mi sono affrettato a smentirlo.
Siamo usciti dal seminato
Siamo usciti dal seminato, ma in una conversazione tra amici è facile “perdersi”. Poi, come in molti avranno certamente capito, ho un sol grande difetto: sono “permaloso”, mentre gli altri sono tanti, ma piccoli, piccoli…
Guardando il futuro.
Quasi un quarto di secolo di esperienza in battelli a visione subacquea. Una naturale visione di vecchia data e rispettosa dell’ambiente per scelta di materiali e di sistemi propulsivi, merita di essere sfruttata. Il turismo di nicchia, del conoscere e del navigare lento potrebbe così ammirare il “Ninfeo di Baia”, e Aquilea .
Molte sono le località che potrebbero dotarsi di un mezzo nuovo in grado di trasportare passeggeri non più giovani a visitare i nostri tesori sommersi, per non parlare di gite di istruzione scolastica . Per quanto mi riguarda non ci sono limiti, se non di carattere economico, alla corretta progettazione di un mezzo attuale, innovativo forse quanto basta per accedere ai favoleggiati contributi europei, ma in grado comunque di autofinanziarsi e rientrare in tempi brevi nei costi.
Tenendo ben presente i classici moduli pullman GT ovvero 50 pax o 25 pax per rendere remunerativo il servizio.
Non deve stupire il ritardo con il quale si parla o riparla di visione subacquea in Italia. Non sempre, soprattutto da noi, idee brillanti hanno il successo commerciale che si meritano.
Nella nautica il caso più eclatante a mio avviso è quello del Brevetto CABI – Cattaneo sul sistema d’elica controrotante . Brevetto del 1936 – vedi illustrazione allegata
Soluzione riscoperta oltre mezzo secolo dopo dalla Volvo con il “Duoprop”.
Il divertente è che in America, dove la pubblicità comparativa è possibile, anzi è lo standard in molti settori, tra cui la nautica, la Mercruiser – produttrice dei piedi Bravo – a suo tempo ironizzava la proposta dell’europea Volvo Penta con l’affermazione : usereste voi a ridosso del 2000 un brevetto italiano di anteguerra?
Tutti si aspettavano che dopo il duemila sarebbe cambiato tutto, la storia è però un flusso di avvenimenti che scorre lento ed inesorabilmente travolge tutto, non ha barriere, muri temporali da scavalcare. Così pochi anni dopo, consci della validità della soluzione “italiana”, anche Mercruiser ha proposto la sua soluzione a doppia elica controrotante.
Per chi non lo sapesse anche il piede è un brevetto italiano “preda bellica”.
Ma noi , purtroppo siamo esterofili…
Ci tenevo molto a pubblicare questo articolo, a parte la personale amicizia con Sergio Abrami, YD noto nel settore della progettazione nautica, è la sua “geniale idea” che ebbe verso la fine degli anni ’80 e che oggi torna attualissima, visto il diffondersi dei “Parchi Marini Protetti” inibiti al diporto nautico per motivi diversi, riconducibili generalmente alla salvaguardia della flora e della fauna marina.
Nello specifico mi sta a cuore la valorizzazione e la divulgazione della bellezza straordinaria dei tesori di “Baia sommersa”. Un immenso ed incantevole patrimonio con origini Greco – Romane, in cui brillavano costruzioni stupende come il “Ninfeo di Baia” di rara e travolgente bellezza. Una chicca per i veri cultori ed amanti dell’archeologia in genere e nello specifico subacquea, da valorizzare assolutamente.
La possibilità di utilizzare queste imbarcazioni con il fondo trasparente e con un minimo di 25 – 50 posti a sedere per visionare i capolavori di “Baia sommersa” sono un’ottima e geniale soluzione che, abbinata alla propulsione elettrica a cui aggiungere una propulsione diesel da utilizzare solo in casi di emergenza. Inoltre, anche la possibilità di noleggiare una piccola barca come “Easy due”, con propulsione a pedali”, mi sembra un’ottima opportunità da realizzare in tempi brevi per coloro che vogliono accedere ai “Parchi Marini protetti” in assoluta autonomia, noleggiandoli presso piccole imprese costituite in loco espressamente e gestite da giovani.
Le procedure per poter aprire queste imprese sono l’utilizzo di questi mezzi rappresentano una “grande idea” di cui descriveremo in un articolo espressamente dedicato all’argomento. Visto che le Istituzioni locali sono praticamente carenti di nuove idee, ci permettiamo di “suggerirne qualcuna”
allo scopo di trarne l’utile ed il dilettevole a 360°, dove tutti devono ricavare i propri vantaggi, dall’Ente che gestisce il patrimonio sommerso degli Scavi Archeologici di Baia, quindi il turismo archeologico legato alle bellezze dei Campi Flegrei, ai giovani che si uniscono per creare una ditta di noleggio attrezzata con detti mezzi, creando ricchezza per loro per l’Ente Gestore e per i turisti che attratti da questa assoluta novità.
Come ben sappiamo dalla cronaca di questi ultimi giorni tremendi per l’economia mondiale, i governi dei paesi più industrializzati del mondo sono alle prese con decisioni strategiche per impostare una politica economica di rigore che permetta di uscire dalla crisi generata dal debito incontrollato di tutti questi paesi, con l’obiettivo di far ripartire l’economia.
Per la Campania ed il sud dell’Italia in generale, visto che non abbiamo gli insediamenti industriali del nord, la nostra industria è il turismo, per le bellezze naturali e le testimonianze archeologiche di cui la nostra terra è ricca e che i turisti appassionati vengono ad ammirare da svariate parti del mondo…
Ebbene, considero questa invenzione del progettista Sergio Abrami una grande possibilità di rilancio per permettere ai turisti di visitare queste bellezze sommerse come se fossero immersi nell’acqua e nella massima sicurezza e rispetto dell’ambiente, visto che il progetto prevede tutto ciò.
Un richiamo all’attenzione da parte delle Autorità competenti tra cui: Regione Campania, Sovraintendenza alle Belle Arti, Ente Parchi Marini.. è d’obbligo e ci aspettiamo che si “diano una mossa” agevolando imprese di giovani che hanno intenzione di avviare piccole aziende, come detto nelle righe. E’ giunta l’ora di fare i fatti e mettere da parte le chiacchiere, i “proclami del faremo, diremo ed inguacchieremo” che non interessano più a nessuno… e chi è “intelligente capisce”…
Grazie Sergio per la “geniale invenzione” e per averci dato l’opportunità di diffonderla attraverso “AltoMareBlu!!!
Chi sa se questa tua idea potrà essere una ulteriore opportunità per mettere in moto un nuovo lavoro, così come hai fatto in passato per la realizzazione di tuoi nuovi progetti.. Sono certo che tutto ciò ha le carte in regola per determinare un successo. Vi terremo informati sugli sviluppi…
Giacomo Vitale