Rivista Marittima – aprile 2015
EDITORIALE
In questo mese cadono importanti ricorrenze per il nostro Paese; cento anni fa proprio in questi giorni, il 26 aprile 1915, il governo italiano firmava l’accordo noto col nome di «Patto di Londra» con il quale si impegnava a entrare in guerra affianco delle forze dell’Intesa entro un mese.
Questo sarebbe effettivamente avvenuto di lì a poco e l’Italia il 24 maggio del 1915, dichiarata guerra all’Austria, avrebbe abbandonato la neutralità partecipando anch’essa a quel primo conflitto mondiale che già dall’anno precedente vedeva contrapporsi le principali potenze europee.
I massacri della Grande Guerra ed i successivi trattati di pace non furono tuttavia sufficienti a dare stabilità all’Europa che nel giro di pochi lustri si trovò coinvolta nuovamente in un conflitto bellico ancora più lungo e sanguinoso, la seconda guerra mondiale, di cui quest’anno si celebra il settantesimo anno della conclusione.
L’immediato dopoguerra fu per l’Italia un periodo difficilissimo, dovendolo affrontare in condizioni economiche gravissime: incalcolabili erano infatti i danni prodotti dal secondo conflitto mondiale e in particolare il problema degli approvvigionamenti alimentari era serissimo, situazione ben differente da quella avutasi al termine della prima guerra mondiale, nel corso della quale l’Italia riuscì sempre a superare problemi di tal genere.
La successiva ricostruzione economica avvenne in sintonia con le scelte internazionali fatte dal Paese in quegli anni che si tradurranno anche nell’alleanza militare sancita dall’adesione al Patto atlantico del 1949. L’aiuto degli alleati fu senza dubbio fondamentale per il successivo boom economico italiano degli anni a seguire e i fondi del Piano Mar- shall furono principalmente utilizzati per finanziare le importazioni alimentari e delle materie prime.
Veniva dunque nuovamente ripreso e ampliato il progetto strategico di Cavour che voleva, sin dall’unificazione, un’Italia che, nel migliorare le condizioni economiche dei propri cittadini, operasse una politica economica del libero scambio esprimendo compiutamente la propria vocazione marittima.
L’articolo dell’Ambasciatore Casardi sugli interessi strategici italiani riprende appieno questi temi sviluppandoli in un’analisi chiara e diretta che evidenzia come politica di difesa, politica estera e politica di sviluppo economico del nostro Paese dal dopoguerra a oggi siano sempre state collegate; anzi, l’analisi si spinge oltre affermando che per gli interessi strategici italiani e dunque per la nostra sicurezza economica, l’interconnessione di tali politiche sia sostanzialmente una vera e propria necessità legata in modo imprescindibile al mantenimento di una geopolitica mondiale quanto più possibile stabile e pacifica. Troppo importante per un Paese non ricco di materie prime e di risorse energetiche è infatti mantenere sicuri e controllati i flussi di approvvigionamento delle materie prime e successivamente di esportazione dei prodotti trasformati, ovvero il sistema economico che assicura il libero scambio di questi beni e che avviene prevalentemente via mare.
Si capisce pertanto come desti preoccupazione l’attuale situazione geopolitica, delineata in modo preciso e articolato dal Professor Vittorio Emanuele Parsi nell’articolo di apertura della Rivista e approfondita nei successivi articoli della sezione Primo Piano; le prospettive dell’accordo sul nucleare iraniano evidenziano che il conflitto tra Sunniti e Sciiti in seno al mondo arabo è questione complessa che va oltre la guerra in corso dell’autoproclamato Califfato in Siria e Iraq ma coinvolge più o meno direttamente l’Iran, l’Arabia Sa udita e tutti gli altri Stati arabi oltre a Israele e gli stessi paesi occidentali. L’estensione dei fenomeni di crisi è poi tale per cui le aree interessate sono da una parte ormai a poche centinaia di miglia da casa nostra, in Libia, e dall’altra proprio in quelle aree, Yemen e Golfo di Aden, che, anche se più distanti, risultano strategiche per l’economia del nostro Paese e più in generale, per il commercio mondiale.
In tale quadro complesso e mutevole l’operazione Mare Sicuro, attualmente svolta nel Mediterraneo Centrale da un dispositivo di sorveglianza e sicurezza della Marina Militare, contribuisce concretamente ad assicurare la tutela dei sopra citati interessi nazionali. Nell’evidenza infatti di come le attuali aree di crisi siano tutte interconnesse e dipendenti tra loro e quanto la sicurezza del nostro sistema economico dipenda, al di là delle distanze geografiche, dal libero e sicuro uso del mare, allo stesso tempo è chiara la consapevolezza che il deterioramento del quadro di sicurezza della crisi libica e i rischi connessi alla minaccia terroristica debbano essere considerati per la loro vicinanza e per l’importanza geo-strategica del bacino del Mediterraneo una priorità non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa.
Stefano Romano
Sommario Rivista Marittima
- 10 Le prospettive dell’accordo sul nucleare iraniano
Vittorio Emanue/e Parsi - 16 Gli interessi strategici italiani
Paolo Casardi - 24 Sunniti e Sciiti: retroscena antichi di una moderna guerra asimmetrica
Andrea Marcigliano - 28 La situazione in Ucraina un anno dopo
Rodo/fa Bastianelli
- 36 La Marina polacca e la sfida baltica
Giuliano Da Frè - 46 Energia pulita dalle correnti dello stretto di Messina
Claudio Boccalatte - 54 La proliferazione dei sottomarini «midget» e costieri
Pietro Batacchi
- 60 Jihad e regole militari di ingaggio• Il Parte
Massimo Baldacci - 66 Un nuovo mondo in 60 giorni
Piero Carpani
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