Rivista Marittima 2011 – novembre
Accademia navale di Livorno: il Piazzale Allievi addobbato per i 150 anni dell’Unità d’Italia
In primo piano sulla destra, è visibile il bompresso del Brigantino interrato.
EDITORIALE
LA STORIA NAVALE: UNA DISCIPLINA IN VIA DI ESTINZIONE?
Pochi italiani sono consapevoli del fatto che durante l’ultimo conflitto mondiale, grazie a un robusto mantenimento del Controllo del Mediterraneo centrale da parte della nostra Marina, circa il 90% dei trasporti logistici (uomini, armi, materiali e carburanti) riuscì a raggiungere indenne le coste nord africane.
Un numero ancora più ristretto di esperti comprende che, mentre la nostra Marina per assicurare l’arrivo a destinazione dei rifornimenti doveva affrontare severi sacrifici in una acerrima lotta quotidiana, gli Anglosassoni, grazie al controllo delle rotte oceaniche, riuscivano a far giungere in Egitto, attraverso il Mar Rosso, pressoché il 100% dei trasporti logistici necessari alle truppe che avrebbero vinto a El Alamein.
Senza contare che il 100% dei rifornimenti alleati, in valore assoluto, era cinque volte superiore all’eventuale 100% dei rifornimenti dell’Asse. In altre parole, senza la logistica e il controllo delle linee di comunicazioni marittime, le forze aero-terrestri non possono avanzare e vincere. L’astuzia di qualche bravo generale, quale fu Rommel, unita al valore e al sacrificio dei soldati può portare anche a grandi successi tattici. Si tratta, però di vincere qualche epica battaglia, ma non una guerra moderna dove il valore e il sangue versato non sono sufficienti a fronte della potenza industriale dei contendenti.
Non occorrono opere voluminose e ricerche lunghe e complesse per divulgare semplici concetti di strategia e informare il grande pubblico, sempre più desideroso di conoscere senza pregiudizi cosa sia successo durante la Seconda guerra mondiale e quale sia stato il ruolo della nostra Marina. Eppure, in Italia, gli storici di professione preferiscono dedicarsi ad altri settori e periodi.
I più noti difficilmente affrontano temi di storia navale che non siano lo studio della battaglia di Lepanto. Del resto nelle Università italiane i corsi di storia militare e quindi a maggior ragione i corsi di storie navale sono scomparsi. Non esistono più giovani docenti in grado di prendere il testimone da coloro che si erano distinti negli anni Settanta. I ricercatori attratti dalla storie navale, per sopravvivere, devono svolgere altre attività.
La conseguenza diretta a volte si paga con la disinformazione e il danno d’immagine. Infatti, entrando in questi giorni di shopping natalizio in qualsiasi libreria, possiamo leggere sulle locandine pubblicitarie di un nuovo libro edito da una casa editrice molto importante: L’ONORE D’ITALIA. EL ALAMEIN COSI’ MUSSOLINI MANDO’ AL MASSACRO LA MEGLIO GIOVENTU’, frasi lapidarie a grandi caratteri tipo: «A mandarli al massacro furono il tradimento degli ammiragli e la sanguinaria follia di Mussolini (. . .) I capi della Marina rivelarono agli inglesi le rotte dei trasporti verso Tripoli e Bengasi, privando in tal modo l’armata italo - tedesca dei rifornimenti necessari per raggiungere il Canale di Suez».
Libertà di pensiero e di opinione? Potrebbe passare definire Mussolini un «folle sanguinario». Si tratta di un giudizio soggettivo, forse un ‘eccessiva semplificazione, soprattutto se le azioni del capo del governo italiano di allora vengono confrontate con quelle degli altri dittatori del XX secolo, comunque un ‘opinione che merita rispetto. Viceversa, affermare che i vertici della Marina si macchiarono di tradimento senza alcuna prova tangibile costituisce un atto di denigrazione gratuita e superficiale.
Purtroppo, anche coloro che non acquisteranno o non leggeranno il libro, comunque recensito in questo numero, nel rispetto della libertà di espressione, da Enrico Cernuschi, leggendo la seconda di copertina e la pubblicità si faranno un ‘opinione sbagliata che difficilmente potrà essere smentita dai pur seri e ponderosi lavori pubblicati dall ‘Ufficio Storico della Marina Militare con tirature che non possono competere con l’editoria commerciale.
L’Italiano curioso che non si ferma davanti ai giudizi superficiali di giornalisti che si improvvisano cultori della materia per tentare di comprendere la nostra guerra marittima è quindi costretto a rivolgersi all’estero leggendo i libri di Vicent P. O’Hara, Robert Mallet, James Sedkovicb, Brian Sulliven, John Gooch.
Del resto, durante l’ultimo Simposio di storia navale tenutosi ad Annapolis (Stati Uniti) nel mese di settembre 2011, non era presente nessun relatore italiano e gli argomenti sulla guerre in Mediterraneo sono stati trattati dai vincitori che, grazie alla lingua inglese, esercitano la leadership anche nel settore della cultura storica. A noi non resta che consolerci con le nostre fiction caserecce e i Romanzi di Fantastoria.
Patrizio Rapalino
SOMMARIO: Rivista Marittima 2011 edizione di novembre
PRIMO PIANO
- La crisi finanziaria e il vertice di Cannes
Alessandro Corneli - Le unità d’assalto anfibio e gli elicotteri d’attacco in Libia
Francesco Palmas - Cinque guerre tra Israele e Arabi
Massimo Iacopi - India versus Pakistan
Pietro Batacchi
PANORAMICA TECNICO – PROFESSIONALE
- Escursus della pubblicità sulla Rivisti Marittima
Enrico Cernuschi - Gli Stati Uniti e il nuovo corso della Guardia Costiera
Michele Cosentino - EI Nino – Southems Oscillation (ENSO)
Stefano Monti - Formazione Over the Horizon
Cristiano Betini
SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE
- Il Bulukbasci della Regia Marina Ibrahim Farag Mohammed, MOVM
Valeria Isacchini - A 80 anni dal varo del Vespucci
Danilo Bufalini – Teresa Mezzucce
STORIA E CULTURA MILITARE
- L’avventura del Bremen
Carlo De Risio
RUBRICHE
- Nautica da diporto
- Scienza e Tecnica
- Scandagliando il web
- Che cosa scrivono gli altri
- Recensioni
RUBRICHE ON LINE
- Marine Militari
- Memoandum dei principali avvenimenti
SUPPLEMENTI ON LINE
- LE VECCHIE CANZONI DEI GIORNI DEI VELIERI
Itafo Ottonello
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