Rivista Marittima – febbraio 2013
Il Capo di Stato Maggiore della Marina cedente, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli accompagnato dall’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi durante la deposizione di una corona all’Altare della Patria, in occasione del passaggio di consegne avvenuto il 28 gennaio c.a.
EDITORIALE
[quote]In Mediterraneo i marinai sanno che il mare in tempesta a volte li investe con una serie di onde non sempre regolari. di cui soltanto alcune hanno la forza di aprire il vuoto davanti alla prora facendo scivolare la nave verso il basso e rompendosi con una violenza inaudita sui vetri della plancia, Soltanto anticipando «l’incappellata» con il timone e assecondando l’onda in modo da prenderla al mascone e non in piena prora, è possibile attenuare il fenomeno del beccheggio che può sempre causare, quando troppo violento, qualche grave problema. Il buon marinaio sa anche che regolando in anticipo la velocità della nave in funzione della lunghezza d’onda prima o poi arriverà a destinazione, mentre chi tenta di mantenere la rotta più breve e la massima velocità facendo troppo affidamento sulla tecnologia e non rispettando la natura, prima o poi potrà avere qualche avaria significativa che renderà inutile la sua corsa verso la destinazione finale.
Il cacciamine che deve giungere in una zona di operazioni assegnata alcune ore prima dell’invio di una Forza Anfibia per controllare la sicurezze dei fondali dovrà partire IN AVANTI E IN ANTICIPO in quanto se le condizioni del mare dovessero rallentare la sua rotta o provocare, per l’ansia di giungere in tempo, il danneggiamento di delicati strumenti come sonar o veicoli subacquei, tutta la missione sarebbe compromessa.
Essere «in avanti e in anticipo» è l’unica Tegola che deve rispettare il marinaio per arrivare a destinazione nelle migliori condizioni e per portare a termine la sua missione.
In un Paese democratico come il nostro in cui l’articolo 11 della Costituzione prevede che: «L’Italia ripudia la guerre come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo», difficilmente il Governo ordinerà l’esecuzione di un ‘operazione militare senza un dibattito parlamentare e senza essersi consultato con gli alleati. Pertanto la Marina Militare è l’unica Forza Armata che nell’attesa della «luce verde» può, mentre si pianifica l’operazione, muoversi «in avanti e in anticipo». Quando arriverà l’ordine, per esempio di evacuare il personale di un consolato da un Paese in preda alla guerra civile, la nave anfibia designata si trova già sul posto appena fuori dalle 12 miglia delle acque territoriali, dove da qualche giorno è in pattugliamento un nostro sottomarino per attività intelligence.
Se le informazioni indicano che il canale d’accesso nel porto potrebbe essere minato, in area sarà giunto il cacciamine pronto a guidare la nave anfibia e una fregata di scorta verso la banchina. Se al personale dell’Ambasciata si dovessero unire all’ultimo momento, senza preavviso, qualche centinaio di cittadini stranieri appartenenti ad altri Paesi, l’imprevisto potrà essere risolto con facilità grazie agli spazi disponibili di una nave anfibia. I fucilieri di Marina potrebbero garantire la cornice di sicurezza in banchina durante la delicata fase di imbarco dei rifugiati sulla nave che rappresenta il territorio italiano.
In caso di rischi di attacco la nostra portaerei, protetta da un cacciatorpediniere, già in mare da un mese con una nave logistica, per compiti di sorveglianza e addestramento, potrebbero proteggere le operazioni con l’impiego eventuale di aerei ed elicotteri, rimanendo, però, fuori vista ottica in modo da non costituire una provocazione della sensibilità altrui e comunque a pochi minuti di volo «in avanti e in anticipo», senza indiscrezioni pericolose per la sicurezza del personale. Quando il governo dovrà il giorno dopo riferire in Parlamento la nave anfibia con il suo carico di profughi sarà già sulla rotta di ritorno e basterà dire: MISSIONE COMPIUTA e raccogliere una standing ovation anche da parte dell’opposizione, tutti uniti e fieri di essere Italiani.
Questa è una operazione tipica, ormai più volte sperimentata con successo, che può essere condotta con un gruppo aeronavale costituito da un sottomarino, un cacciamine, una nave anfibia, una fregata, un caccia torpediniere, una portaerei (dotata anche di un moderno ospedale), una nave di supporto logistico con aerei ed elicotteri imbarcati, truppe da sbarco e forze speciali (Incursori) con circa 1.600 professionisti a bordo comandati da un Ammiraglio di divisione con il suo staff permanente.
Certo che sono rare le occasioni storiche in cui per un insieme di circostanze il motto «in avanti e in anticipo» faccia parte del DNA di chi sarebbe responsabile del processo decisionale di una operazione del genere dal Ministro della Difesa fino al Capo di Stato Maggiore della Marina attraverso il Capo di Stato Maggiore della Difesa.
Possiamo dire che con il numero della Rivista Marittima di febbraio 2013 l’Italia ha fornito una risposta al quesito del colonnello del Regio Esercito Cristoforo Manfredi che nel 1893 si chiedeva in un saggio dibattuto su queste stesse pagine: L’Italia deve essere Potenza terrestre o Marittima?Patrizio Rapalino
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SOMMARIO
- PRIMO PIANO
- Io conto su di voi!
Giuseppe De Giorgi - Geopolitica della nuova Russia
Massimiliano Iacopi - La guerra di Gaza
Franco Maria Puddu - Acque interne a rischio
Ezio Ferrante - Come cambia l’export militare francese
Renato Giocondo
PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE
- L’impatto della riduzione dei budget della Difesa sulle Marine europee
Pietro Batacchi - Gli OGPV classe «Holland»entrano in servizio
Luca Peruzzi - Propagazione della luce nel mare
Stefano Monti
SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE
- L’operazione Thunderhead
Lorenzo Striuli - Gli Stati Uniti e il Mare
Paolo Bembo - Giro di barra: punizione fisica auto motivante
Roberto Domini
STORIA E CULTURA MILITARE
- L’alleata degli <<U-Boote>>
Enrico Manfredi
RUBRICHE
- Lettere al Direttore
- Osservatorio Internazionale
- Marine militari
- Nautica da Diporto
- Scienza e tecnica
- Diario di guerra
- Che cosa scrivono gli altri
RIVISTA MARITTIMA – Mensile della Marina dal 1868
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Ufficiali, Sottufficiali, Graduati, Militari, Allievi e Personale Civile di ogni grado, ruolo e funzione; delegati dei Consigli della Rappresentanza Militare e delle Organizzazioni Sindacali; componenti della Giustizia Militare; pastori della Chiesa Castrense; appartenenti ai Corpi ausiliari delle Forze Armate; aderenti alle Associazioni Combattentistiche, Partigiane, d’Arma, di Categoria e di Specialità; oggi, in questa data importante nella mia vita di uomo e di servitore dello Stato, nel momento in cui mi appresto a concludere una vita militare, dopo due anni di mandato da Capo di Stato Maggiore della Difesa e dopo quarantaquattro anni con ‘le stellette’, esprimo a Voi tutti il mio più vivo apprezzamento e la più profonda gratitudine per quanto avete fatto e state facendo per l’Istituzione che rappresentate e per il Paese.
In questo giorno particolare rinnovo il mio deferente saluto al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo ed in modo particolare al Ministro della Difesa, che rappresenta per le Forze Armate il primo riferimento organizzativo e disciplinare. Mi inchino riverente di fronte al ‘Tricolore nazionale’, che per noi militari ‘vive’ nelle Bandiere e negli Stendardi dei Reparti e delle Unità.
Parimenti desidero commemorare la Figura del Milite Ignoto; l’Eroe senza nome, che – non condottiero ma semplice cittadino e uomo d’armi – è assurto a “Simbolo” dell’onore militare e del tributo solenne di riconoscenza di tutta una Nazione. Attraverso questo “Simbolo” rinnovo un grato e commosso pensiero a tutti i Caduti, in pace e in guerra, delle Forze Armate e alle Vittime del Dovere; gli Uomini e le Donne che hanno lottato e pagato con l’estremo sacrificio l’ideale di Patria e di Unità nazionale.
Il Loro esempio – testimonianza di chi ebbe il coraggio di agire, di “persone normali che fecero cose straordinarie” per difendere il valore della dignità e del dovere – continui ad ispirare l’operato quotidiano di ogni appartenente alla Difesa.
Rinnovo paterna e solidale vicinanza ai feriti in servizio, che considero emblematica prova di compostezza, dignità e determinazione nell’affrontare un cammino non facile di recupero psico-fisico e purtroppo, di convivenza con le indelebili conseguenze di quanto accaduto.
Come è mia abitudine da sempre, con proposito sincero e sentito, desidero riservare una menzione speciale ai nostri affetti più cari – familiari, conoscenti, amici – che costituiscono quell’universo silenzioso di presenze fondamentali, sempre al nostro fianco e in nostro sostegno – da dietro le quinte – nell’impegno quotidiano.
Rinnovo profondo cordoglio a coloro che hanno dolorosamente conosciuto la tragedia della perdita di un congiunto o di una persona cara nell’adempimento del dovere.
Ad Essi, unitamente a coloro che si trovano a sostenere il percorso di convalescenza dei nostri feriti, confermo i sentimenti di profonda riconoscenza e partecipe rispetto. Questi ultimi due anni della mia vita professionale da Capo di Stato Maggiore della Difesa sono stati impegnativi ed esaltanti!
In primis voglio ricordare le sfide, i rischi e le opportunità connessi agli sviluppi di quella che, con i media è assurta alla ribalta con l’appellativo di ‘primavera araba’.
Un fenomeno di profonda modificazione del quadro geo-strategico di riferimento in un’ area immediatamente contigua al nostro Paese, la cui evoluzione è tuttora incerta e che vede un impegno nazionale di assoluta rilevanza, al quale le Forze Armate italiane hanno contribuito svolgendo un ruolo di primo piano.
Esse sono state protagoniste importanti nella positiva risoluzione della crisi libica e sono pronte, qualora necessario, a fornire supporto anche in aree limitrofe.
Questo sforzo si è affiancato alle operazioni già in corso in altre regioni travagliate. Colgo l’occasione per rivolgere un particolare plauso ai tanti Militari che, impegnati nelle diverse missioni internazionali – in terre e mari lontani – portano con orgoglio la Bandiera italiana sul braccio.
Ringrazio, inoltre, tutti i Colleghi che con il loro apporto giornaliero in ogni area e settore della Difesa contribuiscono a rendere tutto ciò possibile.
In questo contesto va affermandosi la necessità di uno Strumento Militare sempre più ‘moderno’, proiettabile ed interoperabile, mentre il Paese, sotto la pressione di una crisi finanziaria globale, vive un momento di particolare complessità e difficoltà.
Ciò ha comportato l’avvio della revisione dello strumento militare, che costituisce un altro tema rilevante e centrale di questo mio biennio alla guida delle Forze Armate. E’ necessario rimodularsi in un’ ottica di razionalizzazione e di efficientamento al fine di mantenere un adeguato livello qualitativo in termini di operatività, in coerenza con le risorse effettivamente disponibili.
Un bilanciamento certamente non facile, che si muove su una linea di compromesso sottile e delicata e che può essere conseguito in toto soltanto con il più ampio senso di partecipazione e responsabilità.
Alla soglia dei nove lustri di carriera militare, lasciando l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Difesa, voglio esprimere il fermo convincimento che le Forze Armate sapranno realizzare, grazie alla piena adesione di Voi tutti della ‘Grande Squadra della Difesa’, quel necessario e consapevole rinnovamento. Una compagine coesa, fatta di Uomini e Donne consci dell’importanza del proprio contributo.
In coerenza con questi principi cardine, chiedo a Tutti di continuare ad essere fedeli testimoni del più nobile ‘agire militare’ e di quel tratto sobrio, trasparente e concreto che da sempre ci caratterizza e contraddistingue.
A coloro che mi hanno preceduto in questo incarico va il mio ammirato pensiero e la piena riconoscenza per l’essermi potuto giovare dei frutti del Loro duro lavoro.
All’ Ammiraglio BINELLI MANTELLI, che sta per subentrarmi, l’augurio di sempre maggiori affermazioni e successi, certo che saprà continuare nell’ opera da noi avviata. A Voi tutti ed alle persone a Voi care il più affettuoso e fervido auspicio di prosperità, benessere e serenità. Viva le Forze Armate! Viva l’Italia!
Roma, 30 gennaio 2013
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