Nautica e civilta’ – Errata corrige…
di Antonio Soccol
Dunque: alle 10 e 20 del mattino del 10 giugno 2009, la milionesima parola inglese è entrata a far parte dei dizionari. Un milione di parole ha l’inglese, mezzo milione ne ha il cinese cantonese, trecentomila l’italiano, duecentocinquantamila lo spagnolo e appena centomila il francese.
Lo garantisce un istituto texano che si chiama Global Language Monitor. La cosa particolare è che i giornali inglesi, i famosi tabloid con diffusione da circa 5milioni di copie al giorno, sono scritti con appena trecento parole e guai se in quelle redazioni qualcuno osa sconfinare: è un “must” indiscutibile perché è la chiave per esser certi che qualsivoglia lettore possa capire tutto di tutti gli articoli pubblicati.
Buffo, no? Una lingua che dispone di un milione di lemme ridotta ad usarne appena trecento. Questo dimostra la saggezza del nostro attuale premier che suggeriva e suggerisce ai suoi collaboratori:
Bisogna sempre parlare come se tutti avessero fatto al massimo le scuole elementari: solo così vi capiscono e vi capiranno.
E i fatti gli danno ampia ragione.
Beh, quello che io devo dire ora è perfetto solo in latino che è una lingua morta: quella di “Romolo e Remolo”, per capirci!. Ma la cosa straordinaria è che in inglese si dice eguale eguale. E in francese quasi. Insomma: non bastano un milione di parole per avere la precisione che aveva la nostra madre lingua… C’è da pensarci, specie se, dopo le elementari, avete fatto qualche altro anno di studio. O, magari, vi è capitato di leggere un paio di libri.
L’espressione è “errata corrige”. Che vuol dire “c’è (stato) un errore e lo correggo”.
E adesso venivamo a chi deve fare lui qualche “errata corrige”. Si tratta di un signore che ha creato un sito web che risponde al sito “Motoscafi e Barche Veloci”.
Come ben sappiamo il mondo di Internet è ricco di siti e non tutti sono affidabili. Questo di cui parlo ha una straordinaria caratteristica: è primatista in quello che si dice fare del “millantato credito”. Di chi cioè è un millantatore che, secondo il nostro Zingarelli, è uno “smargiasso, uno spaccone”.
Nel suo sito infatti il titolare di questo sito, che si firma Greco Roberto (proprio così: cognome e nome), pubblica una fotografia a colori, “rubata” dal libro “Milestones in my designs” di Renato “Sonny” Levi, dell’imbarcazione “ ‘A Speranziella” e come didascalia scrive: “Roberto Greco alla guida di una Speranzella.”
A pagina 33 del libro citato, Renato “Sonny” Levi scrive quanto segue:
‘A Speranziella è stata varata, nel Southampton Ocean Village, il 23 luglio 1989. Tutto si è svolto perfettamente come da copione: Anna, mia moglie, – che in quel giorno festeggia il suo compleanno – ha rotto la classica bottiglia. La barca è scivolata elegante in acqua, io sono salito a bordo per provare i motori, alcuni giornalisti hanno fotogratato il tutto e poi mi hanno posto delle domande. Anche la TV (BBC) ha fatto un servizio di parecchi minuti.
Le stesse cose, più o meno, e nella stessa data, si erano svolte, sul molo di Anzio, 28 anni prima. Per la stessa barca.
“Lovingly restored to former”, ha, infatti, titolato su sei colonne, nel luglio del 1989 il Southern Evenigi Echo. Pauline e Nigel Bowdler, una simpatica coppia inglese, ha comprato, nel 1987, la mia vecchia ‘A Speranziella che dal 1964 – anno in cui l’avevo venduta- aveva passato molte mani e non tutte proprio delicate. In due anni di duro lavoro personale e con l’aiuto di alcuni amici e con un importante investimento economico hanno riportato lo scafo all’antico splendore. Poi hanno chiesto ad Anna e a me di presenziare alla cerimonia del varo che hanno voluto nella stessa data del primo. E la barca sembrava nuova.
Le foto che illustrano questo testo mostrano Renato “Sonny” Levi al volante dello scafo e sua moglie Anna sorridente al suo fianco. Dietro, seminascosti, i due nuovi armatori della storica imbarcazione vincitrice della Cowes-Torquay del 1963. Ma la foto è la stessa che Greco Roberto ha messo nel suo sito web e che, stando alla didascalia, vedrebbe lui ai comandi.
Dunque il signor Greco si spaccia per essere Renato Levi.
E questa è una, perché le sorprese non finiscono qui. Sfogliando le pagine del sito si arriva ad un’altra immagine. Questa.
E la didascalia recita testualmente: “Ultima Dea: ai comandi Greco ex responsabile tecnico della Canav”.
Come si vede la barca porta il numero di gara 18. La cosa strana è che “Ultima Dea”, costruita dalla Canav di Anzio o su progetto di Levi per l’avvocato Gianni Agnelli, ha avuto come numeri di corsa il 16 e il 21. Ma l’elemento più sorprendente è che, nella foto messa sul web, ai comandi figuri, assolutamente riconoscibile, il ben noto avvocato Agnelli. Dunque Greco Roberto è anche Gianni Agnelli.
Tecnici esperti mi garantiscono che il numero di gara è un fotomontaggio. Di sicuro quello scafo era nato con ben tre Maserati da 5,4 litri ciascuno per complessivi 1290 cv ed era arrivato terzo nella Cowes -Torquay del 1962 (poi squalificato per aver preso una boa dal lato sbagliato, ma prima della squalifica Agnelli si ritirò per evitare grottesche situazioni). Nel 1966, l’imbarcazione venne iscritta alla gara italiana Viareggio-Bastia-Viareggio, di certo con altra motorizzazione per rientrare nei termini del nuovo regolamento e affidata alla guida di Vaccari. Ma, scrivono le cronache del tempo, “ruppe un bilanciere e si ritirò”.
Cosa significa tutto questo?
La solita mania italiana: darsi dei crediti, farsi credere ciò che non si è. E se ci si spaccia per Levi o Agnelli… cosa vuoi che sia? Chi vuoi che se ne accorga? E poi, caso mai, basta smentire…
Nella sua biografia il nostro straordinario sosia di personaggi famosi nonché millantatore inimitabile scrive anche testualmente:
Greco Roberto nel 1962 Direttore Tecnico dei Cantieri Navaltecnica di Anzio con Sonny Levi e il Comandante Petroni realizzarono il primo scafo in lamellare costruito in Italia , La Speranzella che nel 1963 vinse la regata off – shore Cowes – Torquay . Il logo CANAV al quale Sonny Levi aggiunse un cavalluccio marino con un ombrello fu il distintivo di tutte le costruzioni dei 4 tipi prodotti nel Cantiere di Anzio tra cui le famose motovedette per le Capitanerie di Porto “Supersperanza”.
E qui, in così poche righe, ci sono una infinità di balle e di imprecisioni: dal nome dello scafo al non trascurabile dettaglio che, nel 1962, il direttore tecnico della Navaltecnica fosse tale Renato “Sonny” Levi, che ‘A Speranziella – si sottointende, grazie al fondamentale contributo di Greco- sia stata costruita in lamellare marino come Levi già faceva da molti anni nel suo cantiere a Bombay in India e che il logo della Canav (cavalluccio marino con ombrellino da golf e non da pioggia come tutti pensano) altro non fosse che quello della famiglia Levi sin dagli anni Cinquanta.
Che dire?
La risposta l’ho trovata in un libro uscito di recente. Scritto dal francese Carl Aderhold (uno storico, direttore editoriale presso le edizioni Larousse) è stato pubblicato da Fazi Editore e si intitola: “La strage degli imbecilli”. Aderhold non ha mai ucciso nessuno ma nel suo romanzo, straordinario e divertentissimo, sogna di eliminare tutti gli imbecilli che circondano la vita di un uomo normale: dal vicino di casa al portiere, dall’automobilista arrogante, agli impiegati perdigiorno, fino alla moglie, all’amante, al fratello dell’amante, a quattro capiufficio eccetera. Per un totale di centoquaranta omicidi rabbiosi raccontati in circa 400 pagine.
Dopo questa liberatoria orgia di sangue e molto riflettere, l’interprete arriva a tracciare il ritratto del perfetto imbecille. La contro copertina del volume sintetizza che è “un vittimista e logorroico, in genere contagioso che abusa del proprio potere e non dà mai scampo. E, insieme ai suoi simili, regge le sorti del mondo”.
Non so perché ma questa lettura mi ha tranquillizzato: da Greco Roberto voglio solo un “errata corrige”. In una gradevole intervista concessa a Rosella Simone, Aderhold ha, infatti, dichiarato con esemplare chiarezza:
Non serve cercare di opporsi. Gli imbecilli non dubitano di nulla. E’ dunque da imbecilli sperare di poterli cambiare”.
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Caro Antonio Pollastrini,
ti ringrazio molto per queste tue testimonianze che sono utilissime per la ricostruzione storica della Canav Navaltecnica di Anzio.
Come ben sai, sono trascorsi ormai oltre 46 anni dalle prime vittorie delle carene costruite da questo mitico ed indimenticabile cantiere ed è facile che qualche ricordo potrebbe essersi offuscato, ma queste testimonianze sono di grande aiuto e servono appunto per bypassare eventuali dimenticanze…
Come promesso, presto verrò ad Anzio per incontrarmi con te e qualche altra maestranza presente in zona e con le quali sei ancora in contatto. Sarà per me un piacere vedervi e sentire da vicino dalle Vs. voci, i racconti di episodi accaduti appunto nei mitici anni di massimo splendore di quello che fu un cantiere speciale ed unico al mondo…
Un caro saluto,
Giacomo Vitale
Ho conosciuto il Signor Greco,
all’epoca ero ragazzotto e all’interno del magazzino scorta, dove registravo le ordinazioni del materiale necessario, preparavo il collante, sia per la coperta dei gioielli che per lo scafo e questo mi fu insegnato dal grande mastro d’ascia Nello Bini…
Con la venuta di Greco prese lui le redini, mentre io ero anche giustamente aiuto magazziniere.
I giorni delle gare, sia alla VBV (Viareggio – Bastia – Viareggio), che alla Cowes-Torquay ecc. Greco era con noi, mentre sentivamo il resoconto delle gare tramite il baracchino…
Ciao Flavio,
grazie dei complimenti e ricordo che AltoMareBlu è anche in gran parte costituito da persone che scrivono come te, è un “poco” di tutti per fotografie rarissime, contributi di video eccezionali e di tante altre bellissime iniziative, barche, restauri e quant’altro.
Rispetto a quanto tu chiedi, nel caso Greco, è abbastanza evidente che il racconto lasciatoci sul AltoMareBlu è “vicino” alla verità mentre, quello che afferma sul suo sito… non ha prove per poter affermare il contrario e le fotografie fornite a corredo di quelle informazioni, lo vorrebbero ai comandi di Ultima Dea alla Cowes Torquay (dove c’era l’avv. Gianni Agnelli) e su Speranziella restaurata (ai comandi Sonny Levi in persona).
I ritocchi fatti al numero di gara è un qualche cosa di grottesco ed evidente, per farla breve, noi nel nostro articolo abbiamo potuto verificare quanto detto, il sig. Greco è stato realmente direttore della struttura dove sono nate quelle unità, è vero che spesso usciva nei collaudi con i motoristi ecc… non ci risulta tutto quello che afferma sul suo sito web, avremo immaginato un errata corrige o si tratta magari di distrazioni o di ricordi errati o scritti da terzi per enfatizzare la figura di una persona che ha fatto parte di quell’enturage, che non ha però con quelle foto, fatto ciò che afferma nelle sue pagine web.
In Italia non ci sono leggi specifiche in questa materia, il millantato credito va comunque dimostrato e fa parte dell’ordinamento di procedura civile ma noi, cosa possiamo fare, guerra a tutti quelli che hanno lucrato o scritto inesattezze su Levi e tutto il mondo che girava e che ci gira ancora oggi intorno? Dimostrare il contrario, non credo con quel che hanno fatto su quel sito possono fare di più ma sai, le immagini riguardo quei tempi, quelle realtà, quegli eventi, sono così rare che è veramente una forzatura scrivere che in quella foto c’era il sig. Greco ai comandi.
Per me va bene tutto, credo di poter parlare a nome di tutti e quanto pubblicato mi sembra coerente e corretto, che Greco abbia scritto dopo aver concesso a noi i suoi ricordi nel suo sito elevandosi a quel che non è stato, non sta a me giudicarlo ma ai lettori e magari all’Autorità Giudiziaria ma è così talmente banale come situazione, evidente, che non sprecherò ulteriore tempo a discuterne.
Chi ci vuole bene, ha compreso lo spirito del nostro lavoro, sa e non c’è altro da aggiungere.
A presto, grazie,
Alex
Gentili Antonio ed Alessandro,
Leggo sempre con grandissimo interesse e scrupolosità il sito, e mi sono imbattuto in questa pagina: La storia della Canav (Cantieri Navaltecnica) di Anzio che credo faccia parte degli albori del sito stesso.
Bhe, sentendomene parte anche se senza alcun meritato titolo… credo sarebbe il caso di chiarirci le idee sul sig. Greco, che premetto non consco.
Non ho ben chiaro se è l’uomo a cui si è affidato il racconto della storia della Navaltecnica di Anzio o se è il millantatore che a ragione credo, denunci Antonio.
Nello spirito critico e costruttivo che mi anima nei confronti del Vostro pregevole lavoro, spero di aver dato un contributo.
Attendo notizie, buon lavoro e buon tutto,
Flavio!
Gen.le Roberto,
chi è il sig. Greco non saprei ma quanto fatto mi sembra evidente, prove alla mano, sito ancora in linea e nemmeno corretto, credo sia abbastanza chiaro chi non è ma dice di essere. Dopo tanto tempo dalla pubblicazione dell’articolo in AltoMareBlu, nemmeno un commento o il “pudore” di un “errata corrige” sul sito, ciò lascia pochi dubbi sull’atteggiamento e sulla poca importanza che si da al web e alla branding reputation.
Non credo che AltoMareBlu possa giudicare alcuno ma quando ci sono prove inconfutabili (vedi anche caso Aspronadi e la copia di testi ed immagini dal nostro weblog) c’è poco da dire, la serietà e l’intento sono esclusivamente rivolti ai nostri lettori affinché comprendano da soli chi dice la verità. Non a caso esiste un “Registro Storico Internazionale delle Carene Levi” che è bene ricordare, certificato dal suo stesso progettista; caso unico ma che inconfutabilmente elimina qualsiasi dubbio su carene non Levi (vedi anche articolo “Barche d’epoca Levi; Annunci ingannevoli su eBay“) che di sovente si prova a vendere come se fossero delle originali.
Immagino che di questi problemi ci siano casi simili anche per altri tipi di carene e progettisti come i Riva ma li, esiste anche un problema sulle quantità che hanno interessato alcuni modelli. Nel caso delle carene Levi, sia la produzione che quelle che sono riuscite in qualche modo ad arrivare fino ai giorni nostri, sono molte meno. Questo facilita di molto la ricerca della storia della singola unità, tante sono state impegnate in gare o appartenute ad illustri armatori ed è un bene, un valore, una gioia immensa vedere queste esclusive e rarissime “opere d’arte”, solcare ancora i nostri mari o attirare magneticamente l’attenzione quando arrivano in un qualsiasi porto.
Per quanto la sua domanda, caro Roberto, inoltrerò la sua richiesta a progettisti che ci seguono sperando di ricevere delle risposte interessate al suo progetto.
Grazie per il commento,
Alex
(admin AltoMareBlu)
Hoops,
..ho appena finito di scrivere un messaggio al sig. Greco chiedendo lumi per la costruzione di uno scafo veloce di 38′. (Chi meglio di lui?) Attendo risposta.
E mi sono subito imbattuto nel vs articolo. Ma chi è in effetti questo sig. Greco? Purtroppo ci si lascia prendere da queste false realtà virtuali, con molta facilità. Prima un individuo lo si poteva scrutare dietro le pupille per capirne l’essenza. Adesso? Boohh!! E quindi?
A chi posso rivolgermi per avere un bel disegno di carena veloce, 50-60 nodi, su uno scafo in “Composite” 38′ (Tipo Wally Tender) con tre per 300 Hp Evinrude?
Grazie per la segnalazione.
Roberto Mancuso
Non serve cercare di opporsi. Gli imbecilli non dubitano di nulla. E’ dunque da imbecilli sperare di poterli cambiare.
…Io penso che questa risposta sia l’unica cosa giusta che abbia pronunciato questo autentico “signore”.
Vito
Salve,
ho letto l’articolo tramite facebook… ahah bella fantasia quel sig. Greco, forse non sapeva che il sito http://www.altomareblu.com è specializzato e incentrato su tutta la produzione Levi, la sua storia e tutto cio che gli ruota intorno… praticamente il succo è che… a voi non la si fa ;)
Valerio Suster