Mante & Mobule
di Tania Militello
Quando si parla di mante e mobule, animali stupendi e affascinanti sui quali molto ancora rimane da scoprire, si pensa subito a mete esotiche e lontane: Maldive, Indonesia, Messico, Filippine. Sembra quasi che non possano esserci le mante laddove non ci sono palme… Invece non è così e ne abbiamo le prove!
Finalmente, dopo anni di silenzi e buchi neri qualcosa si muove grazie anche alle tecnologie del terzo millennio che permettono di mettere in contatto scienziati di diversa estrazione e condividendo informazioni, possiamo dire con certezza che il caro vecchio Mediterraneo è ancora vivo!
Il salvataggio di una mobula a Marsiglia
Al link di seguito indicato: www.facebook.com/beuchat.italia.spearfishing/posts/725724380822356 potete leggere e vedere l’immagine del salvataggio di una Manta avvenuto vicino Marsiglia e dopo qualche giorno un nuovo avvistamento: www.asso-ailerons.fr/observation-diable-de-mer-mediterraneens-a-marseille/
Infine, l’avvistamento di qualche tempo fa da parte degli scienziati del Tethys: www.corriere.it/notizie/animali/14_luglio_18/danza-mante-mediterraneo-def83360-0e8c-11e4-8e00-77601a7cdd75.shtml dimostrano che il Mare Nostrum, il tanto amato, sfruttato e trafficato Mediterraneo offre ancora grandi sorprese a chi gli si accosta con rispetto.
Gli avvistamenti all’interno del Santuario Pelagos
In tutti i casi si tratta di avvistamenti e incontri con “Mobula mobular”, detta anche “diavolo di mare”, specie chiamata così a causa della sua forma che spaventava gli antichi pescatori. In tutti i casi gli avvistamenti si sono verificati all’interno del Santuario di Cetacei, Pelagos, istituito nel 1999 ad opera di un gruppo di scienziati lungimiranti, capitanati dal nostro connazionale Giuseppe Notarbartolo di Sciara, esperto di fama mondiale di cetacei e mante.
Il Santuario Pelagos, unico nel suo genere, si estende per ben 87,500 Km², in una porzione di mare compresa tra Francia, Monaco, Italia e il Nord della Sardegna.
Cosa vuol dire questo? Beh, vuol dire che forse ancora qualche speranza per il nostro mare c’è. Vuol dire che proteggere, istituire un’aria marina protetta, diminuire il traffico marittimo, andare in giro a “fare proseliti”, perché la protezione di un ambiente così ricco sia una priorità di tutti i cittadini e non merce di scambio “acchiappa voti” per il politico di turno, alla fine paga anche se dopo venti anni… e questa è la più lampante dimostrazione: le mobule sono tornate e non solo: da sempre l’avvistameto di “stenelle” e altri cetacei è cosa frequente all’interno dell’area protetta e si vedono sempre più all’interno di Pelagos.
Sicuramente i più “sentimentali” tra di noi ne saranno emozionati, mentre qualcuno rimarrà invece indifferente, come se la notizia dell’avvistamento di un animale, considerato dalla IUCN “a rischio”, come la Mobula mobular, non sia affar importante, come tutti gli eventi bellissimi che accadono nei nostri mari e che nessuno rende noti.
D’altronde, non è importante sapere che il Pelagos è unica nel suo genere: infatti, si tratta della prima area marina protetta internazionale d’alto mare al mondo, per la protezione dei cetacei al mondo per la protezione dei cetacei e conta ben tre Stati stipulanti il patto: Italia, Francia, Principato di Monaco. Non serve neanche sapere che il Mar Ligure è uno dei più ricchi mari in Europa per biodiversità marina, e che qui si possono avvistare ben undici specie di cetacei, tra cui capodogli e balenottere comuni, di delfini e stenelle. Può interessare sapere tutto quello che vi ho appena descritto?
E’ Importante proteggere questo ricchissimo ambiente?
Tutti i giorni tra stampa e tv è voce comune che abbiamo la crisi a cui pensare, L’Alitalia, il fisco, le uscite infelici dei politici, i loro festini… gli sprechi, il PIL che si è “ammosciato” e …che ce ne frega delle balene, delle mobule, del mar Ligure e di Pelagos?
Ce ne frega eccome, perché dati alla mano si stima che nel 1998 a livello mondiale, il cosiddetto “whale-watching”, l’attività di avvistamento di Balene e Cetacei da barche, abbia generato una “spesa diretta”, cioè soldi effettivamente spesi per vedere gli animali mediante viaggi organizzati, gite ed escursioni per un totale di 299,5 milioni di dollari, oltre ad una “spesa collaterale” di soldi utilizzati per l’acquisto di beni collegati all’avvistamento, come ad esempio binocoli, mute da immersione etc.. è di circa 2113 milioni di dollari! (O’ Connor at al.2009)
Il “Manta Watching”, turismo di massa per l’avvistamento delle Mante genera nel solo piccolo microscopico Stato delle Maldive un introito annuale di 8,1 milioni di dollari, come già il Professore Notarbartolo scriveva qualche giorno fa su “Il Fatto Quotidiano”, “Attività responsabili e sostenibili di “dolphin-watching” hanno molti vantaggi:
- creano posti di lavoro
- arricchiscono l’offerta turistica delle località costiere
- consentono ad un numero crescente di persone il godimento di un vero spettacolo naturale…” (Notarbartolo di Sciara, Il Fatto quotidiano, 7 agosto 2014)
www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/07/delfini-per-contemplarli-entriamo-nel-loro-mondo-in-punta-di-piedi/1084423/#disqus_thread
Ecco io partirei da questo: iniziamo a conoscere cosa abbiamo sotto il naso capendo quanta ricchezza abbiamo a disposizione, purtroppo senza esserne neanche a conoscenza. Forse solo allora potremmo rimboccarci le maniche e capire che, se noi rispettassimo un po’ più la Natura e la spettacolare Cultura del nostro Paese, potremmo trovare sicuramente nuovi spunti per “attutire” l’effetto crisi.
BIBLIOGRAFIA:
Anderson, R. C., Shiham, A. M., Kitchen-Wheeler, A. M., and Stevens, G., 2011, Extent and economic value of manta ray watching in Maldives. Tourism in Marine Environments 7, 15–27
Complimenti per l’articolo e “benvenuta” tra i lupi di AltoMareBlu. Nuova autrice e interessantissima lettura, sono certo che ne leggeremo ancora delle interessantissime informazioni, si “sente” la passione e l’amore per il mare e chi vi ci abita.
Grazie per il tuo lavoro,
Alex