Millantato credito
di Vittorio di Sambuy
La creazione di aree marine protette è certamente una cosa giusta ma, come per tutti i Parchi, esse andrebbero lasciate libere alla fruizione da parte del pubblico. In alcune di esse è peraltro accettabile l’accesso a numero chiuso onde evitare affollamenti, ma l’interdizione totale andrebbe limitata a casi eccezionali dove esistono motivi gravi per tutelare uno specifico ambiente particolarmente delicato.
Appare ad esempio poco giustificabile il divieto assoluto di visita all’isola di Montecristo!
E’ pure accettabile che l’accesso ai parchi sia consentito a pagamento, purché vi esistano servizi adeguati (spiagge manutenute e pulite, attrezzate con impianti igienici, cestini per i rifiuti eccetera). Ove questi mancano i balzelli a cosa servono?
Il ministro Prestigiacomo paventa che la riduzione delle spese impostole, avrebbe ripercussioni deleterie per la gestione dei parchi e la loro sopravvivenza. Le sue lamentele sono state ampiamente riprese dalla stampa quotidiana e dalle principali organizzazioni ambientalistiche.
Va osservato che in molti parchi il denaro pubblico è speso malissimo, con sprechi evidenti ed è lì che bisognerebbe operare in prima battuta, eliminando costi, per esempio di rappresentanza, che nulla hanno a che vedere con la gestione del parco stesso.
Alcuni parchi si definiscono nazionali ma sono di fatto solo comunali perché ne discriminano la fruizione a favore dei residenti.
E’ il caso del Parco di La Maddalena, che si estende anche a isole di appartenenza ad altri comuni e su cui ai non residenti di La Maddalena è vietata la pesca sportiva da imbarcazione. C’è addirittura puzza di incostituzionalità….
La Maddalena è un tipico caso dove la riduzione delle spese imposte dall’UE sarebbe possibile senza modificare in alcun modo la funzione primaria di preservare la fauna, giacché vi sono alcune zone che sarebbe facile dismettere in quanto in esse non c’è assolutamente nulla da preservare.
UN PASSO INDIETRO
Originariamente nelle Bocche di Bonifacio era stata prospettata la creazione di un’area protetta internazionale, prospiciente alle coste sia della Corsica sia a quelle italiane. Il parco internazionale non si è poi fatto per gretti motivi campanilistici, sono invece sorti due rispettivi parchi nazionali. In quello francese (con le isole di Lavezzi, Piana e Cavallo) dove l’accesso è libero, non vi sono zone vietate alla navigazione e alla balneazione; fra l’altro l’ingresso vi è gratuito.
Il Parco de La Maddalena è stato istituito con D.M.17.05.1996. Esso è ufficialmente classificato Nazionale, ma “lo ripetiamo perché si tratta di un caso di millantato credito”, in effetti è solo Comunale perché i residenti vi godono di favoritismi, specie per quanto si riferisce alla pesca, preclusa al resto del pubblico. In questa discriminazione, in pratica razzista, si potrebbe ravvisare un vizio di incostituzionalità.
A maggior chiarimento si riporta la definizione che, di fatto, stabilisce la classificazione delle aree marine protette che “devono contenere uno o più ecosistemi intatti… omissis… tali da richiedere l’intervento dello Stato ai fini della loro conservazione”.
La procedura per la loro istituzione comporta un’istruttoria preliminare da parte del Ministero dell’Ambiente che prevede una valutazione scientifica sulle caratteristiche dei luoghi e sui programmi di ricerca attuabili…omissis.
Infine il Ministero emette il D.M.che definisce, tra l’altro le fasce di protezione (la cosiddetta zonazione).
Tutta questa procedura non appare sia stata seguita per la zonazione del Parco de La Maddalena, dove invece furono inclusi come zona MA (di tutela integrale marina in cui sono vietate la navigazione, l’accesso, la sosta e l’ancoraggio nonché di conseguenza la balneazione), i tre isolotti disabitati denominati Li Nibani che fronteggiano l’entrata di Porto Cervo. In essi non vi era alcunché da tutelare, come dichiarato anche dall’ICRAM, l’Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare, ente governativo che invero non fu mai interrogato ufficialmente né coinvolto in merito. Ciò mi è stato confermato personalmente dal Presidente allora in carica.
Si sostenne che i Nibani avrebbero dovuto servire come zona di ripopolamento, ma ciò non è avvenuto e anzi, dopo 14 anni, le numerose colonie di cormorani che vi allignavano sono emigrate altrove giacché la fauna ittica non si è sviluppata come sperato e i fondali sono deserti più di prima.
La decisione di classificare zona “MA” i Nibani sarebbe stata presa perché nelle isole abitate dell’arcipelago non vi era la possibilità di inserire aree di protezione integrale a causa dell’antropizzazione delle coste ma forse ha contribuito anche un senso di rivalsa nei confronti della Costa Smeralda. Certamente contribuirono anche interessi (teoricamente in conflitto) fra amministratori comunali e armatori dei barconi che portano a spasso per spiagge i turisti a pagamento.
Mentre il rispetto delle norme è stato sempre implementato attorno ai tre isolotti Li Nibani, nonostante che il perimetro della relativa zona MA non sia mai stato segnalato con le boe rosse regolamentari e le tabelle a terra siano così piccole da non poter essere lette neppure con un binocolo 7×50 da bordo di una barca ovviamente dall’esterno della zona vietata, sugli specchi d’acqua delle altre isole classificate “TA” (divieto di accesso anche sulle spiagge) nelle corrispondenti zone “MA” l’ancoraggio e la balneazione sono sempre state tollerate. Si tratta delle isole Bisce, Mortorio, Le Camere e Soffi, certamente note a molti diportisti e assai apprezzate per la limpidità e trasparenza delle loro acque.
Incidentalmente va osservato che gli isolotti citati non fanno geograficamente parte dell’arcipelago né appartengono al comune di Maddalena ma a quelli di Arzachena e di Olbia, (i cui residenti non godono però degli stessi vantaggi riservarti ai maddalenini – vedi sopra).
Un suggerimento al Ministro: per dimezzare la spese sarebbe perciò quello di eliminare dalla zonazione originale quelle zone MA e TA (di tutela integrale) di tali isole secondarie e lontane (fino a 10 miglia) dall’arcipelago propriamente detto. Mi si potrebbe obiettare che questa dismissione non inciderebbe in pratica sul bilancio dell’Ente parco perché queste isole sono praticamente dimenticate e non “costano”. Il che in definitiva è un male perché un bene ambientale andrebbe sempre monitorato e curato.
UNA PARENTESI TECNICA SUI RIDOSSI
Premesso che alcune migliaia di imbarcazioni da diporto nei mesi estivi e fino a metà settembre gravitano sugli insediamenti turistici di Cugnana, Porto Rotondo, Portisco e Porto Cervo e che i venti dominanti in zona sono ponente, levante e scirocco, i ridossi lungo la costa sarda sono tutti ottimi con regime di ponente e non solo sono esposti al levante ma soffrono soprattutto del moto ondoso sollevato dai mezzi in transito sulla rotta costiera.
Questa rotta, dal Porto di Cugnana al passo delle Bisce, dal quale si accede alle acque dell’arcipelago della Maddalena, è lunga circa 10 miglia. Essa è molto trafficata nelle ore centrali della giornata dalle 11 in poi dai mezzi che si spostano per raggiungere un ridosso dove dar fondo per passarvi la giornata. La velocità mediamente tenuta da questi mezzi non supera i 20 nodi, proprio a causa del forte moto ondoso. Ciò comporta più di mezz’ora di navigazione per raggiungere le zone MB (cioè accessibili) del parco, dove l’ormeggio è permesso previo pagamento di una tariffa giornaliera che va da 2 euro al metro per i natanti più piccoli in su per le imbarcazioni maggiori.
E’ importante notare che le isole classificate “riserva integrale” delle zone TA e MA si affacciano tutte alla rotta citata e offrono i soli ridossi sia da levante e scirocco ma soprattutto dal moto ondoso che si forma lungo la rotta costiera.
CONCLUSIONE
I divieti di accesso alle bellissime isole foranee dove – vale la pena di ripeterlo – non c’è niente d’importante da tutelare, sono controproducenti per attirare il turismo nautico, che finirà per recarsi altrove. Se oggi, vietate alla fruizione e quindi non redditizie, dette isole venissero perciò aperte alla balneazione (eliminando cioè le zone MA, pur mantenendovi le zone TA) potrebbero diventare fonte di reddito non indifferente per il Parco, risolvendo per altra via i problemi del Ministro Prestigiacomo. Le modalità più opportune per semplificare la riscossione del tributo devono soprattutto tener conto di salvaguardarne la flessibilità. Poiché le varie forme di abbonamento mensile diventano gravose in caso di maltempo che ne impediscono lo sfruttamento integrale, occorrerebbe prevedere dei sistemi basati su carnet da obliterare volta per volta come per esempio il “gratta e posteggia” diffuso a Milano.
Si tratta comunque di dettagli e non è questa la sede più opportuna per discuterne.
Cara Signora,
Lei si sarà certo documentata ma mi domando se nella zona c’è mai stata.
Io invece la frequento fin dall’epoca della guerra quando ero ufficiale di Marina e si passava a La Maddalena con le nostre navi e si ormeggiava nella rada di Santo Stefano
Poi ci sono ritornato in barca nel 1957 e finalmente a metà degli anni Sessanta ho fondato il Centro Velico di Caprera che ho poi frequentato ogni anno a farvi l’istruttore e navigando – a vela – per tutto l’arcipelago nonché nella riserva delle Bocche di Bonifacio e dintorni.
Da quando ho smesso di navigare con le barche del CVC lo faccio con il mio piccolo fuoribordo (5 metri, 25 cavalli).
I fondali li conosco assai bene e in quanto agli uccelli le garantisco che i numerosissimi cormorani che vi si vedevano prima della creazione del parco ora sono migrati altrove. Infatti è sparita tutta la fauna ittica, saccheggiata dai Maddalenini.
Prendo atto che il comune coinvolto nel parco è uno solo, ma è un’anomalia perché Arzachena e Olbia si affacciano alla zona di costa a sud di Capo Ferro. Infatti anche nella zonizzazione dell’autorità Militare il tratto di costa da Capo Ferro al Golfo di Cugnana non dipende da La Maddalena ma da Golfo Aranci. Alcune informazioni sul ripopolamento su cui lei insiste non corrispondono a verità e l’opinione che “non ci sia nulla da preservare” non è mia ma di un ex Presidente dell’Icram, un mio buon amico.
(Presumo che lei sappia chi è e cosa deve fare l’Icram).
Qualora lei dovesse passare d’estate da quelle parti mi cerchi con un email e sarò lieto di ospitarla sulla mia barchetta e farle toccare con mano la verità.
Vittorio di Sambuy
@Francy.
Sono certo che l’autore non era intenzionato a fare “non informazione” e non si tratta di un blogger ma di un serio e arguto giornalista ;)
Il blogger, l’esperto di social media, il marketer… il cattivo, quello posso essere io :))
Non entro nel merito della questione, sicuramente il tuo commento ha aggiunto nuovi tasselli al puzzle e questo, non sempre è possibile su riviste cartacee… tv ecc.
Credi che angoli del web come questi, possano in qualche maniera fare informazione? Provocare condivisione? Secondo me si ed è bello vedere la contribuzione e il completamento dell’informazione dell’articolo dai commenti che giungono.
Spero di leggerti presto e ti ringrazio per il tuo commento, per me è stato prezioso!
Alex
Gentile sig. Sambuy,
ho letto con interesse il suo articolo e ho deciso di scriverle perché mi rendo conto che, a volte, i bloggers scrivono dei post senza documentarsi a dovere.
Tutto ciò che ho scritto in questa risposta, è stato possibile in virtù di una tesi di laurea sulle aree marine protette italiane messe a confronto con quelle europee, per cui ho lavorato mesi, dove ho avuto accesso ad atti e testi, che oggi mi permettono di dirle che, alcune sue frasi, non sono assolutamente attendibili ma facilmente smentibili grazie ad una corretta informazione.
Innanzitutto il Parco Nazionale dell’Arcipelago di la Maddalena, di cui lei parla, è stato istituito grazie alla legge quadro sulle aree protette che regola i Parchi nazionali italiani, la 394 del 6/12/1991.
Inoltre, il Parco Nazionale di La Maddalena è l’unico Parco italiano ad avere un solo comune all’interno del suo territorio e questo comune è La Maddalena (OT). Quindi l’Arcipelago non tocca “altri comuni” quali Arzachena, Palau o Olbia come lei asserisce. Sicuramente avrà letto sui giornali l’estate scorsa l’intenzione di allargare i confini del Parco anche ai paesi vicini a La Maddalena… c’è stata addirittura una polemica in merito!!!
Sempre sui giornali nazionali o sul sito del parco stesso avrà avuto modo di leggere che nel giugno scorso è stato siglato un protocollo d’intesa tra Italia e Francia proprio per il rilancio del Parco Marino Internazionale delle Bocche di Bonifacio. Non è assolutamente vero che il Parco marino non si è fatto “per motivi campanilistici” ma semplicemente perché è una procedura piuttosto complessa e non esiste un quadro normativo internazionale che la possa avallare.
La Riserva naturale delle Bocche di Bonifacio ha a disposizione, visto che non è un parco italiano, di maggiori risorse per operare: i francesi, infatti, hanno un finanziamento pari al bilancio complessivo del Parco Nazionale di La Maddalena: infatti le risorse della Riserva corsa sono maggiori del 60% rispetto a quelle dell’Ente Parco italiano!!!
Infine per quanto riguarda la zona di Mortorio, Libani, Soffi e Le Camere è zona di tutela MA, come ha scritto lei giustamente, ma lo è perché – e qui voglio proprio essere precisa – l’allegato A (Norme di Salvaguardia dell’Ente Parco) del D.P.R. 17 Maggio 1996, classifica questo tratto di mare come MA, cioè come massimo livello di tutela.
E soprattutto non è assolutamente vero che non c’è nulla da proteggere dal punto di vista ambientale! visto che ci sono numerosi siti di nidificazione di particolare interesse naturalistico.
Spero che la prossima volta si documenti meglio, proprio come ho fatto io, perché le persone che leggono il suo blog non si “mal informino”.
La ringrazio della sua attenzione,
Una lettrice informata